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I migliori video del fenomeno #SerieATimMen
12 set 2024
12 set 2024
Calciatori della Serie A a cavallo degli anni '10 e musica indie.
(copertina)
IMAGO / Insidefoto
(copertina) IMAGO / Insidefoto
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Se c’è una cosa che avrà sempre successo, per come funzionano i meccanismi mentali ed emotivi dell’essere umano, quella è la nostalgia. Nell'epoca dei social, poi, tutto diventa ricordo, un passato migliore. Basta che ci capiti davanti agli occhi mentre scrolliamo col telefono.

Se nella musica e nella moda la nostalgia e il recupero degli stili degli anni ‘70, ‘80, ‘90 diventano delle tendenze da cui creare nuove tendenze, anche il calcio ha la sua forma di nostalgia. Anzi, è forse l’oggetto che più si presta a essere rimpianto, perché niente sarà mai come guardare le partite in TV con la spensieratezza dei giorni che furono, quando al massimo dovevi pensare alla scuola, gli amici, i compiti.

Su internet è pieno di pagine, siti, account, forum, foto e video più o meno retorici, più o meno nostalgici, più o meno pesanti. Spesso questi tentativi mostrano un rifiuto del presente e un'idealizzazione del passato che non corrisponde alla realtà.

Nei giorni scorsi però qualche impallinato inglese di Premier League ha fatto centro, creando un trending topic su X (o Twitter) usando il sentimento della nostalgia in maniera diversa, più discreta. Un fenomeno che è nato con il nome di #BarclaysMen, un hashtag che rende tutto immediatamente comprensibile: sono clip di giocatori della Premier League dell’epoca Barclays (stagioni 2001/02-2015/16) con in sottofondo canzoni indie associate al giocatore.

Non è niente di nuovo, perché le compilation di calciatori con canzoni in sottofondo esistono dalla notte dei tempi e sono un filone immortale di YouTube. Tuttavia, il fenomeno #BarclaysMen ha qualcosa di speciale, legato a una certa autoironia che manca totalmente alle pagine di nostalgia legate al calcio. L’epoca Barclays, quella 2001-2016, è quella in cui la Premier League è diventato il campionato più popolare del mondo, ma è comunque un’epoca in cui il calcio inglese conservava ancora un certo radicamento nel passato.

La Premier diventava un fenomeno globale, ma continua a essere popolata da mediani con la faccia da film di Guy Ritchie e da allenatori con l’aspetto da working class men o da avventori del pub in fuga dalle mogli: Tony Pulis, Sam Allardyce, Steve McLaren, Harry Redknapp: insomma, avete capito, quel tipo di allenatore lì. In più, il calcio che si praticava era molto più spartano, vicino all’ideale platonico del calcio britannico, fatto di velocità, tiri da trenta metri, ma anche di campanili e calcioni nonché di una certa rozzezza a livello tattico.

La celebrazione del periodo “Barclays” della Premier League è emersa in contrapposizione all’epoca “woke” del calcio inglese, dove per “woke” si intendono i difensori che diventano mediani, i gol in cutback, quelli di tap-in e, in generale, tutto ciò che non rientra nell’idea di calcio di Sean Dyche. Non è un caso, allora, che a essere celebrati non siano i grandi campioni di quell’epoca (Henry, Cristiano Ronaldo, Giggs, ecc.), ma gli eroi minori, i campioni della classe medio-bassa o quelli dimenticati delle grandi squadre, il vero tessuto identitario di ogni campionato e i nomi che più ci dà soddisfazione ricordare quando seduti ad un tavolo con i nostri amici iniziamo a ricordare il calcio del passato.

Era naturale che un fenomeno del genere si espandesse. Anche in italia, ovviamente, dove quello tra indie e calcio era un matrimonio destinato prima o poi a consumarsi. Certo, nel nostro Paese il fenomeno non ha ancora avuto contorni definiti dell’era “Barclays” in Premier League: così capita di trovare video di Batistuta negli anni ’90 come di Mattia Destro con la maglia del Genoa nell’epoca Covid.


Se questo esercizio del #BarclaysMen serve a celebrare tempi in cui c’era meno splendore ma una felicità più autentica, tutta la golden age della Serie A non andrebbe considerata, mentre dovremmo celebrare gli anni in cui faticavamo in Europa, le nostre big iniziavano a regredire ma la classe media si riempiva di eroi che allietavano le nostre domeniche.

Per questo abbiamo scelto le clip provando a inserirle in un periodo che parte da Calciopoli, quindi dal 2006/07 in poi e chiudere con la stagione 2014/15, quando l'Italia è tornata a farsi rispettare nelle coppe, con una finalista di Champions League (Juventus) e due semifinaliste di Europa League (Napoli e Fiorentina). Stesso vale per i calciatori: scegliere quelli che, almeno per un momento, hanno fatto parte di squadre di media-bassa classifica, oppure calciatori di big che sono caduti presto in disgrazia o che hanno vissuto un periodo di minorità del loro club.

Adrian Mutu x I Cani

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I Cani (dove per I Cani si intende fondamentalmente Niccolò Contessa) sono forse la band più usata per questi video. Ci sta: è LA band dell’indie italiano, quella che ha saputo meglio recepire lo spirito del tempo. Il video di Mutu è un mischione: c’è addirittura un frame del suo esordio con l’Inter, ma anche qualche momento al Chelsea, i gol bellissimi con Fiorentina e Parma. La canzone scelta è Lexotan e chissà se è un riferimento ai problemi di Mutu o a quella frase che fa: La nostra stupida, improbabile felicità / La nostra niente affatto fotogenica felicità / Sciocca, ridicola, patetica, Mediocre, inadeguata, inadeguata... felicità.

Mauro Zarate x Empire of The Sun

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Tra agosto e settembre 2008, Mauro Zárate sembrava destinato a rivoltare come un calzino la Serie A. L’argentino era stato un pioniere dei trasferimenti in Arabia, visto che nell’estate del 2007 si era trasferito dal Vélez all’Al-Sadd. Poi, un anno dopo, il passaggio alla Lazio e un esordio da 6 gol nelle prime 5 partite di Serie A. I primi gol di Zárate erano delle prodezze: dalla distanza, dopo aver saltato l’uomo, su punizione. Poi, però, gli avversari hanno imparato ad arginarlo, perché l’argentino aveva il grosso difetto di non voler mai passare la palla. In generale, però, Zárate per i laziali sarà sempre un ricordo dolcissimo.

Javier Pastore x I Cani

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Compilation del genere nascono per celebrare momenti come quello in cui Javier Pastore, patrimonio del calcio, era solo roba di noi appassionati della Serie A. Lo stupore delle prime volte in cui lo abbiamo visto è difficile da descrivere, ma basterebbe un episodio per ricordare che esperienza fosse Pastore con la maglia rosanero: il pubblico di uno stadio caldo come il Franchi di Firenze che, dopo l’esibizione in un Fiorentina-Palermo 0-2, alla sua uscita si alza in piedi per tributargli un applauso, grato di aver assistito a tanto talento, perché la bellezza trascende la fede. Il collegamento con Storia di un artista de I Cani è semplice da spiegare.

Diego Ribas Da Cunha x Poker Face

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Diego è indubbiamente uno dei prodotti di questa sottocultura della Serie A. Un’idea accennata di fenomeno, bruciata in poche settimane. Il video ci fa vedere che forse siamo stati affrettati, che dietro quella patina di attesa smodata c’era un calciatore coi colpi. O forse è pura illusione. Lady Gaga qui serve forse a dirci proprio questo: faccia da Poker. Personalmente mi sarei tenuto sulla musica italiana, una roba tipo Quello Che Non C'è degli Afterhours: Ho questa foto di pura gioia/ È di un bambino con la sua pistola / Che spara dritto davanti a sé / A quello che non c'è.

Robert Acquafresca x Mina e Celentano - Acqua e Sale

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C’è stato un periodo in cui Robert Acquafresca è sembrato poter essere il futuro centravanti della Nazionale italiana insieme a Balotelli. Poco più che ventenne era stato decisivo per le salvezze del Cagliari, prima con Ballardini poi con Allegri. Per un paio d’anni il centravanti di origini polacche era stato uno dei migliori attaccanti del campionato, slanciato, dotato di ottima tecnica e di presenza in area. Ricordare il passato spesso serve a rimestare promesse non mantenute e Acquafresca, per chi aveva creduto in lui, rappresenta un po’ questo, visto che dopo l’addio al Cagliari è sparito piano piano. Unica nota stonata: il tappeto di Mina e Celentano c’entra poco, a meno che non siate fan dei karaoke estivi nei villaggi vacanze.

Alexis Sánchez a Udine x The Zen Circus & Brian Ritchie

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Il video riporta azioni dei primi due anni di Sánchez in Serie A, dove si intravedeva il suo potenziale. Gli highlights migliori, però, sono quelli del terzo anno. Pochi giocatori hanno travolto la Serie A come il cileno nella stagione 2010/11, che quell’anno da promessa si è trasformato in fuoriclasse. Potremmo chiedere ai tifosi di Palermo, Milan, Cagliari o Genoa cosa significasse affrontarlo in quel periodo: un ciclone, capace di devastare difese e portieri a furia di doppi passi e sterzate, fino a trascinare una delle squadre di culto del calcio italiano ai preliminari di Champions League.

Alessandro Rosina x Subsonica

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Qui siamo alla combo geografica: Alessandro Rosina al Torino e i Subsonica che hanno rappresentato lo spirito più sotterraneo e viscerale della città. Tra l’altro, se ci pensate, c’è anche una somiglianza fisica tra Samuel (il leader dei Subsonica) e Rosina. Si può avere nostalgia di Rosina? Certo che si può.

Stefano Mauri x Rock Mafia

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Intelligenza calcistica superiore, spesso decisivo nei derby, controversie giudiziarie: Stefano Mauri trasmette proprio le vibrazioni giuste per questo tipo di nostalgia un po’ più discreta. Proprio come il suo modo di giocare a calcio: un trequartista incursore di ottima tecnica ma non appariscente, con un gran senso per gli inserimenti. Mauri, negli anni di Reja, è stato decisivo per riportare ad uno status migliore la Lazio di Lotito. Il tappeto musicale della clip tutto sommato è gradevole, così come il velo di luce fioca che lo riveste.

Marek Hamsik x Tre Allegri Ragazzi Morti

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Marek Hamsik, le maglie larghe, la faccia glabra, i capelli sparati all’insù, il primo Hamsik quello degli anni di Reja, Mazzarri, Benitez, ma anche Hamsik, più scavato, le maglie Kappa attillate, la cresta sopra il cranio rasato. L’Hamsik con Sarri, un adulto in mezzo ai bambini. Alle sue spalle i Tre Allegri Ragazzi Morti cantano di giorni migliori, canzoni da cantare a squarciagola in motorino e chiedersi perché. Il mondo prima che arrivassi te.

Giuseppe Sculli x Zen Circus

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Giuseppe Sculli e quell’era in cui le seconde punte erano tutte prodotti della provincia italiana, specie quella del sud. Soprattutto erano tutti fortissimi, funamboli col pallone tra i piedi, guizzanti senza, imprendibili nelle giornate buone. Un immaginario da aperitivi al bar in ciabatte con campari e gin e troppe sigarette, le maglie chiazzate dal sudore, i pomeriggi passati al campetto. Sculli è stato una figura minore all’interno di un archetipo minore e forse per questo ci sta così bene in questa wave.

Poche band in Italia hanno saputo raccontare la provincia come i Zen Circus. Ascoltate il testo di questa canzone, “Vecchi senza esperienza”, e ditemi se non ci sta bene.

Massimo Maccarone x I Cani

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Massimo Maccarone al Siena, i gol calciando da fuori area, i primi palloni Nike che viaggiano come missili, gli scarpini colorati, i colletti sghembi. Parliamo di un periodo preciso, dal 2007 al 2010, forse neanche così eccezionale per Big Mac, che poi all’Empoli avrebbe fatto meglio. Eppure che sta lì fissato nella nostra memoria, un’equazione semplice: Maccarone al Siena, sì certo Serie A al suo meglio. Sotto ancora i Cani, e che altro se non H I P S T E R I A? Le Lomo, le Polaroid, l'immagine di sé che mette ansia…

Pocho Lavezzi x The Zen Circus

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Lavezzi è stato un eroe del popolo, uno degli ultimi calciatori davvero ribelli della Serie A, per il modo di giocare anche più che per la sua vita fuori dal campo. Un argentino leggermente fuori forma di un metro e settanta che decideva di partire palla al piede, saltare tre uomini e arrivare in porta. Un personaggio picaresco, irriverente, che non rispettava nessuna convenzione, un po’ come nello spirito della canzone dei Zen Circus in sottofondo.

Milos Krasic x GUÉ PEQUEÑO

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Se Gué è il più grande esempio di longevità del rap italiano (almeno un disco all’anno da ormai diciotto anni), Krasić è durato giusto il girone di andata della sua prima stagione alla Juventus. Il nesso della canzone col calciatore? Non lo so, forse l’oro potrebbe richiamare ai capelli di Krasić, ma in ogni caso il Guercio sta bene insieme a tutto, figuriamoci con un fantasma del passato juventino come il serbo: quanta attesa c’era per lui vedendo quelle clip di Studio Sport in cui veniva mostrato a ripetizione un gol in cui saltava tutta la difesa del Manchester United con la maglia del CSKA Mosca? Quell’attesa è stata rispettata per una manciata di partite, in cui Krasić è parso troppo veloce per la Serie A. Poi, come sempre, i nostri terzini hanno trovato un rimedio.

Mauricio Pinilla x Dandy Warhols

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Personalmente preferisco le clip con canzoni italiane, per mantenere uno Genius loci del fenomeno. Pinilla però è il perfetto calciatore per l'idea che portano avanti. Pinilla e i gol bellissimi senza sforzo, Pinilla e i suoi tatuaggi, Pinilla matto come un cavallo, Pinilla e le sue rovesciate. Soprattutto Pinillia che una ne giocava bene e dieci no. Pinilla che, sotto sotto, ci manca ancora.

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