“Cosa fare con Suso?” se lo chiedono da tempo buona parte dei tifosi del Milan. La discontinuità di rendimento è stata una costante per l’ala spagnola dal suo arrivo in Italia nel gennaio del 2015, una delle poche in una squadra che ha visto cambiare giocatori e allenatori in continuazione. Una domanda che si staranno facendo anche al Milan, ora che il mercato è aperto e che è arrivato un allenatore che gioca senza esterni offensivi, al momento l'unico ruolo che sembra possibile per Suso. In molti a questo punto danno quasi per scontato che Suso lasci il Milan, per incompatibilità tattiche ma anche alla luce delle difficoltà affrontate da Suso nell’ultimo anno.
La comfort zone di Suso
Se pensiamo a Suso, pensiamo immediatamente a un giocatore che riceve palla sulla fascia destra, con i piedi sulla linea laterale, all’altezza della trequarti. Anche quello che può fare dopo, possiamo immaginarlo: andare in diagonale od orizzontale verso il centro del campo, muovendo il pallone con l’esterno sinistro mentre punta il diretto avversario, temporeggiando per capire come può coglierlo di sorpresa. A questo punto le scelte sono due. O riesce a rientrare sul sinistro, la sua giocata preferita, per tirare o crossare o il difensore è riuscito a mandarlo verso il fondo, dove Suso può provare il cross di destro o rientrare nuovamente sul sinistro per avere il campo più aperto.
Questo è il tipo di giocata che gli abbiamo visto fare in tutti questi anni in Italia, il che non vuol dire che sia prevedibile - al massimo monotona - ma anzi, Suso mantiene sempre un certo indice di imprevedibilità, grazie alla sua rapidità e pericolosità.
Potremmo chiamarlo “Paradosso di Robben”: il difensore conosce esattamente la sua scelta preferita (che è anche quella in cui è più efficace), ma proprio per questo motivo Suso ha un potenziale di manipolazione del difensore non indifferente. Chi lo fronteggia si trova spesso spalle al muro, sa che non può concedergli il rientro, ma esasperando la difesa verso l’interno del campo si rischia di dare troppo spazio verso il fondo e, di conseguenza, di creargli le condizioni per crossare da una posizione molto pericolosa.
Gosens rimane stretto, Suso temporeggia e lo attira a sé, per poi sorprenderlo non appena il tedesco prova a contrastarlo, andando verso il fondo e crossando di destro. Masiello, constatato il vuoto alle sue spalle, non se la sente di accorciare per togliergli tempo e spazio per il cross e sceglie di rimanere a protezione della zona, invano.
Suso sa rendersi pericoloso anche dalle zone più distanti, lateralmente, dall’area di rigore. Non è solo un tiratore compulsivo, ma ha dimostrato anche una certa sensibilità nella calibrazione di cross e traversoni da distanze più cospicue, in questo caso usando prevalentemente il piede forte.
Al contrario di Gosens prima, qui Murru decide di concedergli meno spazio verso il fondo, scegliendo inoltre un approccio attendista: non lo affronta subito per non venire saltato, ma indietreggia. Suso non perde tempo e, spostando il pallone sulla sinistra, pennella un cross perfetto sul secondo palo.
Stiamo parlando quindi di un giocatore difficile da difendere in uno contro uno per buona parte dei terzini della Serie A. Abbiamo visto che lo spagnolo sa rendere le sue scelte poco leggibili, grazie alla capacità di lettura dei movimenti dell’avversario e alla sua rapidità. Questo richiede spesso alla squadra avversaria un raddoppio di marcatura per rischiare il meno possibile quando Suso riceve in zona pericolosa. Il miglior modo per sfruttare le capacità di Suso è quindi affiancargli un terzino capace di accompagnare con regolarità le sue ricezioni, sovrapponendosi internamente o esternamente, per portare via un uomo o sfruttare gli spazi che vengono creati dallo stesso Suso.
Qui Calabria, dopo il passaggio, prosegue nel corridoio intermedio. Suso percepisce che Sandro lo ha seguito, temporeggia per dare modo al compagno di proseguire la corsa e lo pesca con un elegante colpo di tacco, creando una situazione di parità numerica.
Al di là della sua abilità al tiro, Suso è un giocatore che ama ricevere con i piedi sulla linea per poi adeguare le sue scelte offensive al comportamento di compagni e avversari, mostrando anche un discreto repertorio di varianti associative e creative.
Limiti e problematiche
La comfort zone di Suso è al tempo stesso il più grande ostacolo verso il definitivo salto di qualità. Tralasciando la marginalità del suo contributo difensivo, aspetto sotto il quale non sarebbe appropriato avanzargli delle richieste pretenziose, Suso rimane abbastanza monocorde nell’interpretazione del ruolo. Se, come abbiamo visto, quando può ricevere sull’esterno e decidere se andare sul fondo o rientrare Suso mantiene un certo grado di imprevedibilità, sono i movimenti richiesti a un attaccante esterno contemporaneo a mostrarne i difetti.
Suso rimane troppo spesso vincolato alla ricezione sui piedi in posizione defilata, alternandola al massimo con qualche smarcamento in profondità sempre sulla corsia esterna. Raramente riesce a smarcarsi per ricevere in maniera pulita tra le linee, muovendosi alle spalle del centrocampo avversario, perché preferisce arrivare nei mezzi spazi con il pallone tra i piedi, dopo aver ricevuto sull’esterno. Questa scarsa vena per gli smarcamenti tra le linee vanifica il repertorio di giocate verticali di cui sarebbe tecnicamente capace, e diventa anche un limite tattico per la sua squadra, costretta a cercarlo spesso defilato e perdendo così di imprevedibilità nello sviluppo della manovra.
Suso sembrerebbe avere bisogno di un allenatore che riesca a spingerlo a un maggior movimento senza palla tra le linee, velocizzandone i tempi della giocata. Suso ha tutte le qualità per essere un rifinitore e un finalizzatore di qualità anche in zone del campo più insidiose che la semplice corsia laterale, ma è difficile trovare un contesto tattico in cui sviluppare queste potenzialità, o un allenatore in grado di lavorarci con costanza e ottenere dei risultati (l’esempio perfetto è Guardiola con Bernardo Silva).
Con Giampaolo Suso sembra invece una delle pedine più sacrificabili, in virtù del sistema di gioco prediletto dall’allenatore, dove lo spagnolo sarebbe chiamato con buone probabilità a operare nel ruolo di seconda punta o in quello di trequartista, posizione in cui Giampaolo ha però storicamente preferito profili di altra tipologia. Non si tratta di un matrimonio da escludere a priori, ma attualmente viene difficile immaginare un Suso perfettamente a suo agio nel partire da una posizione più accentrata per poi muoversi verso l’esterno, ossia esattamente l’opposto del suo stile prediletto. Più volte Suso ha dimostrato anche una certa indolenza verso ruoli e posizioni diverse, dimostrando che l’attaccante esterno è il suo ruolo naturale nonché quello dove si trova a più agio.
Contro il Benfica l’allenatore ha provato Suso nella posizione di trequartista, alle spalle di Castillejo e Piatek, ottenendo dei buoni riscontri da parte dello spagnolo, che è stato tra i migliori, dimostrando anche una volontà di muoversi tra le linee che non gli riconoscevamo. Una sua conclusione da lontano è stata fermata solo dal palo (anche la sua pericolosità di calcio da zone centrali può aumentare notevolmente), ma soprattutto ha dimostrato una sensibilità da rifinitore che in zona centrale può renderlo più pericoloso che partendo dall'esterno e non ha chiuso con almeno un assist solo per l'imprecisione dei compagni. Tuttavia non è facile valutare quanto questa strada sia percorribile, vista anche la presenza in rosa di Paquetà e Krunic, arrivati da poco e forse più adatti a ricoprire il ruolo di trequartista nell'interpretazione di Giampaolo.
In sostanza non è facile rispondere alla domanda “Cosa fare con Suso”: un giocatore prezioso da avere in rosa, anche per cambiare le partite in corsa, ma anche di un giocatore di difficile adattamento agli schemi di Giampaolo e con un buon mercato. Suso si potrebbe rivelare più utile come cessione, portando nelle casse del Milan soldi necessari all’interno del progetto di ristrutturazione finanziaria che sta portando avanti la nuova proprietà. Certo, non bisogna neanche svenderlo e se dovesse dimostrarsi più adatto al ruolo di trequartista (per la seconda punta i rossoneri sembrano volersi muovere diversamente) rispetto a Paquetà, potrebbe essere il brasiliano il sacrificato, anche se è difficile immaginarlo. Insomma Giampaolo in queste settimane dovrà valutare quanto Suso possa far bene nei suo schemi e solo dopo avallarne una cessione.
Se dovesse andar via, l’ideale per lui sarebbe trovare una squadra in cui possano essere sufficienti i suoi punti di forza attuali, oppure un allenatore capace di modernizzarlo ulteriormente rendendolo più fluido e smaliziato nel gioco tra le linee. Oggi, comunque, Suso non è un giocatore completamente indipendente nel rendimento dal contesto che lo circonda; senza un ulteriore ampliamento del pacchetto di giocate offensive, rimarrà un profilo di buona qualità a cui però bisognerà sempre andare incontro, creandogli delle situazioni tattiche a lui congeniali. Non sono in tanti a poterselo permettere.