Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Milan Djuric dominatore dei cieli
11 mag 2022
Un fattore quando la palla è per aria.
(articolo)
10 min
Dark mode
(ON)

Milan Djuric si aggira per il campo coi suoi due metri, le spalle grandi, le gote rosse, i capelli lunghi lisci raccolti in un codino da samurai giapponese. La pelle tesa e gli occhi stretti gli danno un’aria orientale, dura e solenne. È un giocatore chiave per la Salernitana, per seguire il suo folle progetto di salvezza dopo un campionato passato in zona retrocessione, e lo è non per come gioca a pallone con i piedi ma come ci gioca con la testa.

C’è sempre qualcosa di potente e controintuitivo in un calciatore che gioca meglio con la testa che con i piedi. Qualcosa persino di controculturale, in un’epoca in cui l’efficientazione tattica e statistica ha dimostrato l’inutilità di giocare col pallone per aria. Gli stili di gioco possono cambiare, certo, e l’attuale Champions League ha dimostrato una varietà di ecosistemi sempre poco sottolineata (forse per un terrore non precisato per il pensiero unico calcistico guardiolista). Eppure, dopo decenni di evoluzione, siamo arrivati a qualche regola condivisa: il calcio si gioca palla a terra, passandosi la palla con la massima precisione possibile. Con la palla a terra si può provare a esercitare il controllo, l’eliminazione delle variabili della dimensione aleatoria, che è la grande chimera inseguita dal calcio contemporaneo.

Alzare la palla in cielo, al contrario, è una specie di resa a queste variabili. Con la palla in area si rinuncia alla costruzione paziente e razionale di un’azione; si rinuncia all’idea di undici esseri umani che possono costruire con calma e coerenza una cosa bella e fatta bene. Alzando la palla si cerca una scorciatoia violenta e casuale alla porta avversaria, una scorciatoia affidata alla capacità di un uomo di saltare più di un altro - di prendere posizione, allargare le braccia, colpire con la testa, cioè una parte del corpo che ha ancora meno sensibilità dei piedi. Si accettano il caos delle seconde palle, dei rimpalli, dei palloni senza padrone.

Non sono solo gli allenatori a dirci che bisognerebbe colpire meno di testa, ma anche la scienza medica. Ogni colpo di testa è un trauma alla scatola cranica, una “concussion", che i giocatori dovrebbero evitare. Quest’anno in Premier League sono state introdotte delle linee guida in cui si chiedeva esplicitamente ai giocatori di Premier di limitare a massimo dieci i colpi di testa in allenamento. Non tutti i colpi di testa, in realtà, ma quelli che vengono definiti “higher-force header”, e cioè quei colpi di testa che seguono passaggi di più di trenta metri. A ottobresi è giocata la prima partita in cui sono stati vietati i colpi di testa.

Arriveremo probabilmente a un’epoca in cui il colpo di testa nel calcio sarà direttamente vietato, si giocherà con palle a rimbalzo controllato impossibili da alzare in aria, cercando la trama di passaggi più fitta per arrivare a tirare solo dentro l’area piccola. Ricapitolando: colpire di testa è inutile, pericoloso e contrario a tutte le idee più avanzate che abbiamo sviluppato nel calcio contemporaneo e nella medicina sportiva.

Eppure Milan Djuric se ne frega di tutto questo e ogni domenica domina i cieli di ogni stadio d’Italia. È uno degli ultimi della sua stirpe, e vale la pena celebrarlo raccontando i suoi migliori colpi di testa.

Assist volando sopra Scalvini

Il giovane Giorgio Scalvini cammina ignaro per la propria area di rigore, con quel passo molle e sicuro da dirigente d’azienda. Fa qualche passo all’indietro, poi di lato, tiene la linea, difende come in un mondo di essere umani civili e ben educati, che hanno espulso le bestie dall’area di rigore. Non sa che una bestia sta planando proprio alle sue spalle. Una bestia bosniaca di 99 chili che lo anticipa di testa. Scalvini cade a terra, gira su sé stesso come un ramoscello rotolato via da un colpo di vento. Milan Djuric l’ha presa di testa e con la testa la passa a Ederson, che segna il gol dell’1-0. Quando aveva vent'anni aveva una faccia da ragazzino ma un corpo già enorme. Cercava già di sfruttare in tutti i modi la sua altezza, i suoi video circolavano su internet come quelli di un fenomeno paranormale. Qui per esempio Goal scrive "Centravanti bosniaco gigante segna una tripletta di testa in un tempo".


Altro assist di testa, tutto curvo

Come si rifinisce in Serie A, ovvero, come si organizza un passaggio che porta al tiro? Le risposte a questa domanda possono essere molto diverse, ma per la Salernitana la risposta coincide spesso con: dare la palla di testa a Milan Djuric in area di rigore. Quello visto contro l’Atalanta è chiaramente uno schema che la Salernitana aveva già applicato in altre partite. Del resto è quasi un bug: non c’è avversario che tenga. In questo caso Djuric colpisce allo Juventus Stadium in mezzo a De Sciglio e a de Ligt. Colpisce in arretramento, quasi arrancando a terra, spingendosi in area nell’ultima finestra di tempo e spazio disponibile prima di cadere, tutto inarcato all’indietro, torre di Pisa nata storta, come uno che sta colpendo di testa in tuffo mentre si lancia in acqua da una barca.


Assist saltando più in alto delle mani di Mike Maignan

Anche dalla tv si può percepire quanto è duro e determinato Milan Djuric quando va a staccare di testa. Questo lancio è obiettivamente un errore, e magati potreste dire che Maignan avrebbe dovuto bloccarlo comodamente. Pensate quello che volete, ma fate caso alla determinazione folle con cui Djuric va ad attaccare questo pallone su nei cieli. Non si limita a colpirlo, ma a mandarlo verso Federico Bonazzoli, che poi è anche lui abbastanza pazzo da tirare a porta vuota in rovesciata. Djuric si fa persino male, perché Maignan è andato a colpire la palla coi pugni a un’altezza atmosferica dove non immaginava di poter incontrare un volto umano.


Assist colpendo una palla sul secondo palo che sarebbe stata lunga per tutti gli altri esseri umani

Questo è un altro assist di testa, staccando sul secondo palo. Il fatto, semplice, è che Djuric in quella posizione, su un cross che vola alto planando sopra la testa dei difensori, non è difendibile. I cross alti e lunghi che attraversano in alto tutta l’area di rigore dovrebbe teoricamente finire verso la rimessa laterale, e solo questa gru con le gambe di nome Djuric può renderli giocabili.


Segnare di testa con la stessa facilità con cui si segna di piatto nella porta vuota

Come si sposta un uomo di due metri che pesa cento chili? Semplicemente non si sposta. Nemmeno se sei Igor e hai il corpo da culturista, i muscoli che sembrano pezzi di un motore infilati sotto la carne. Djuric prende posizione e a quel punto non si sposta più, e può colpire di testa con una facilità inesistente per gli altri. È il quinto gol di Djuric, che ne aveva segnati 5 anche nella scorsa stagione in Serie B. Segna sempre poco, indifferentemente dalla categoria. La sua miglior stagione realizzata è stata la 2019/20 (12 gol), tranne che in quella è rimasto sempre solidamente al di sotto della doppia cifra. C’è qualcosa di romantico anche in questo fatto che Djuric segni così poco, pur giocando obiettivamente tanto. Ogni anno quasi 40 presenze in attacco, e ogni anno pochissimi gol. Djuric ha scavato la sua utilità in campo al minimalismo estremo, ai suoi colpi di testa a tutte le altezze del campo. Forse sarebbe giusto soprannominarlo “Air”, come Jordan, per la sua capacità di dominare i cieli: “Air Djuric”, suona anche bene.


Le palle che volano in cielo sono tutte di Djuric

Naturalmente, l’utilità di testa di Milan Djuric si esprime anche lontano dall’area di rigore. Anzi, il vantaggio della sua presenza è legato alla sua capacità di ingaggiare e vincere duelli aerei praticamente a tutto campo. C’è una palla ambigua, che danza per aria senza padrone, e Djuric si preoccupa di renderla una palla della Salernitana. Anche le palle contenenti il tasso di caos più alto come questa. La sua squadra era in una situazione di tenace difesa dell’area di rigore, costretta a un rilancio pazzo verso il cielo, e Djuric ha costruito un’azione da zero. Per questo, sarebbe esagerato definirlo un regista offensivo, che coordina con la testa e non con i piedi?


Davvero tutte

Nessuno in Serie A vince più duelli aerei di Milan Djuric: 10 e mezzo per novanta minuti. Solo Pavoletti - un altro freak del gioco aereo - ne ingaggia di più, ma vincendone meno (neanche 8). Per avere una proporzione, Morten Thorsby, il terzo giocatore della graduatoria, ne vince la metà. Andando all’estero, nessuno può paragonarsi a Djuric. In Inghilterra Chris Wood si limita a vincere 7 duelli aerei per partita; in Spagna, Joselu del Deportivo Alaves ne vince poco più di 8; Kevin Behrens dell’Union Berlin e Steve Mounié del Brest restano su quelle cifre. Nessuno colpisce di testa più di Djuric, nei cinque maggiori campionati.

Naturalmente Djuric è anche il calciatore di Serie A che tira di più verso la porta usando la testa. La Salernitana, per riflesso, è una delle squadre che fa più ricorso al lancio lungo nel nostro campionato (non è tra quelle col maggior numero di lanci lunghi, ma è tra quelle con la percentuale di palle lunghe più alta). I duelli aerei di Djuric sono brutali nella loro semplicità, ma rappresentano anche un’arma tattica dalle conseguenze complesse. Un’arma offensiva, come abbiamo visto con i suoi assist e i suoi colpi di testa in area di rigore; un’arma difensiva, visto che la Salernitana può appoggiarsi su di lui per risalire il campo, o anche solo per sfuggire alla pressione offensiva che inevitabilmente tende a subire. Per questo nella nostra intervista di qualche anno fa per definirsi aveva usato lo strano ossimoro di "attaccante difensivo".

Avere Djuric semplifica la fase di possesso, aumenta il controllo sulla partita nelle sue situazioni più caotiche. Quando cioè c’è molta intensità e pressione in entrambe le aree: Djuric è un porto sicuro per le spazzate, e quando la Salernitana sta esercitando pressione in area avversaria, magari col risultato compromesso, Djuric è destinazione di ogni cross.


Distruzione dal basso

Con piglio retorico e populista, Serse Cosmi aveva spiegato che a lui la costruzione dal basso non interessava, visto che aveva in squadra Simy. «Con Simy faccio la distruzione dal basso». Djuric però non interviene di testa solo in azioni caotiche in cui la palla viene lanciata a caso verso l’attacco; alcuni lanci verso di lui sono situazioni studiate, anche quando partono da Luigi Sepe. Il rendimento di Djuric, e la sua influenza aerea sul gioco della Salernitana, sono aumentate nel 2022, da quando cioè Sepe è entrato fra i titolari. La loro connessione è fra le battute del campionato. All’esordio di Sepe con la Salernitana, Djuric ha giocato 10 duelli aerei, la settimana dopo 15, per arrivare al picco stagionale nella partita contro il Torino, 17. Una partita in cui la palla è stata più per aria che per terra.

Djuric è arrivato in Italia in fuga dalla guerra nei Balcani quando aveva appena un anno e mezzo. Parla con un forte accento pesarese e nessuno direbbe che non è nato qui. Ha avuto una strana carriera, divisibile in due lunghe fasi. Nella prima ha girato in prestito per l’Italia mentre il suo cartellino era del Cesena; nella seconda ha fatto la bandiera alla Salernitana in Serie B, attraversando fasi più o meno ambiziose. A 32 anni, per la prima volta in carriera, è riuscito a ritagliarsi un posto solido e riconoscibile in Serie A. Il suo contratto scade il 30 giugno e il suo rinnovo a inizio anno pareva lontano. A marzo ancora ha detto: «Per fare i matrimoni bisogna essere in due, ma qui mi trovo benissimo e la mia volontà la conoscete. Merito rispetto per quello che ho dato, so bene che ci sono delle situazioni più urgenti e aspetto. Vediamo cosa accadrà nelle prossime settimane». Walter Sabatini è intervenuto sottolineando l’importanza di Djuric: «Sono convinto che il ragazzo rinnoverà: è un elemento troppo importante. Non ho capito perché non sia arrivata di già la firma, già due mesi fa avevo detto al presidente Iervolino che la questione andava risolta: sto facendo una figuraccia con l’attaccante».

Per come gioca, in perenne terzo tempo, cercando di far somigliare il gioco del calcio al volo, potrebbe funzionare chissà per quanti anni ancora.




Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura