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Un po' d'ansia ha aiutato il Milan
02 mag 2022
I rossoneri vincono una partita fondamentale proprio quando sembrava essergli scappata di mano.
(articolo)
9 min
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Andrea Staccioli/Insidefoto/LightRocket via Getty Images
(copertina) Andrea Staccioli/Insidefoto/LightRocket via Getty Images
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A fine stagione tendiamo a coprire le partite importanti con una patina emotiva talmente pesante da nascondere anche gli aspetti tecnici e tattici del calcio ad alti livelli. Prima di domenica alle 15:00, tutte le domande erano sulla condizione psicologica di Milan e Fiorentina: i rossoneri sarebbero stato galvanizzati dalla possibilità di essere, come si dice in questi casi, “artefici del proprio destino” grazie a un inaspettato passo falso dell’Inter oppure avrebbero risentito della pressione del dover vincere per forza, con una rosa giovane e inesperta? E la Fiorentina, reduce da due brutte sconfitte contro Salernitana e Udinese e con un allenatore improvvisamente non più sicuro, si sarebbe presentata a San Siro nella sua versione balneare che ha perso il treno per l’Europa che conta o in quella più volitiva, pronta a recuperare il terreno?

Milan e Fiorentina ci hanno dimostrato però che, quando si incontrano due squadre con un'identità chiara nel bene e nel male, queste domande perdono di rilevanza rispetto a quello che succede in campo. L’1-0 finale non è il risultato di una partita bloccata dove “ha vinto la paura” o la noia; la squadra di Italiano non stava già pensando alle vacanze. Tutte e due le squadre hanno provato a prevalere sull’altra a modo loro, seguendo le idee dei propri allenatori, scoprendosi anche, sbagliando molto negli ultimi metri, dando vita a una partita forse non spettacolare ma viva. Con un San Siro ricolmo di tifosi e bandiere rossonere a spingere la squadra, il Milan ha vinto con merito, segnando il gol vittoria nel momento in cui sembrava essersela fatta scappare di mano, ma arrivandoci senza abbandonarsi all’ansia, confermando l’anima da grande squadra - nel senso più cinico del termine - vista nelle ultime settimane.

L’inizio della Fiorentina, la risposta del Milan

Che non sarebbe stata una partita semplice per la squadra di Pioli si è capito dopo appena trentanove secondi, quando una sponda di Nico Gonzalez ha permesso a Cabral (preferito a Piatek al centro dell’attacco) di colpire in rovesciata dal limite dell’area piccola, trovando la respinta di Tomori. Dopo altri sessanta secondi, e due palloni recuperati dai "Viola" con una pressione alta, Maleh si è fatto ammonire per aver provato a scippare il pallone a Maignan mentre lanciava lungo. La Fiorentina è partita forte, fedele ai suoi principi di aggressione alta e ritmi sostenuti, ma il Milan, pur intimorito, non si è certo tirato indietro. Al sesto minuto è addirittura andato in gol, con Theo di destro, ma sull’azione Messias era in fuorigioco; subito dopo Igor, lasciato libero da una cattiva gestione delle marcature su calcio d’angolo, ha calciato di sinistro da pochi metri sfiorando il palo.

Le intenzioni delle due squadre e il loro schieramento (4-3-3 per i"Viola", 4-2-3-1 per i rossoneri) hanno agevolato questa sorta di batti e ribatti iniziale. Se alla Fiorentina sembrava stare bene questo tipo di scontro, è stato il Milan a cercare di rallentare, provare a riordinare i suoi giocatori soprattutto con il pallone. In fase di possesso il Milan alzava molto alto Theo a sinistra per formare una difesa a tre Calabria, Kalulu e Tomori, con Tonali davanti a loro a chiudere il rombo (in una posizione che forse sarebbe stata più adatta a Bennacer come caratteristiche, ma in questo momento il centrocampista italiano sembra imprescindibile per Pioli). La Fiorentina pressava i tre difensori con Saponara su Calabria, Cabral su Tomori e alzando Maleh su Kalulu e Amrabat su Tonali, mentre Nico Gonzalez aveva il compito di abbassarsi per seguire Theo. Se Kessiè scendeva in seconda battuta per aiutare il palleggio era Duncan a seguirlo e anche se uno degli attaccanti del Milan si abbassava, c'era sempre il difensore apposito a seguirlo. Per risolvere la pressione avversaria il Milan si è affidato spesso a Maignan (45 passaggi ieri, contro una media di 30 per 90’ in stagione) non solo per il lancio lungo da dietro, ma anche per avere un uomo in più nella gestione del possesso, con il francese che usciva anche dall’area di rigore per costringere i "Viola" a fare delle scelte su chi marcare e così manipolare meglio la pressione avversaria prima di cercare un uomo tra le linee.

Così il Milan è riuscito a fare il suo gioco e destabilizzare la Fiorentina. Quando Leao o Brahim Diaz riuscivano a ricevere sulla trequarti e girarsi c’era la possibilità di creare pericoli contro una squadra che per seguire il suo pressing spesso si allungava troppo, lasciando molto spazio tra le linee. I rossoneri però hanno mostrato nuovamente i limiti incontrati nelle ultime giornate, non riuscendo a trasformare le ricezioni sulla trequarti in azioni pericolose con continuità. Leao è stato pigro in alcuni uno contro uno promettenti per uno come lui (che alla prima occasione in cui ha puntato in maniera decisa Venuti lo ha costretto al giallo) finendo o per tirare addosso all’avversario o a farsi chiudere dal raddoppio. Forse però più grave è stata la gestione di alcuni possessi da parte di Brahim Diaz che ha sprecato per decisioni sbagliate o imprecisione (6 palloni persi, più di tutti) diverse situazioni interessanti con cui il Milan avrebbe potuto far male alla Fiorentina. L’occasione migliore del primo tempo per i rossoneri è arrivata quando a ricevere sulla trequarti dopo un bel lavoro di Leao è stato invece Kessiè, che al contrario dello spagnolo ha mostrato lucidità e precisione servendo Giroud con uno preciso filtrante di punta. Il francese però solo davanti al portiere ha provato una cosa a metà tra il piatto e il tocco sotto, calciando a lato.

Nel secondo tempo Italiano ha inserito Martinez Quarta per Venuti, per avere un calciatore non limitato dal giallo su Leao, ma anche per avere uno schieramento difensivo più fluido tra tre e quattro uomini. Non è cambiato molto però, la Fiorentina è apparsa ancora sbilanciata: dopo neanche due minuti Tonali ha recuperato un pallone nella sua area di rigore e ha lanciato lungo per Leao. Il portoghese non ha neanche provato il duello aereo, ma sulla seconda palla successiva al colpo di testa di Milenkovic c’erano solo Diaz e Giroud, che hanno potuto attaccare in un tre contro tre, mentre la difesa viola scappava indietro come fosse un esercitazione in allenamento. Pur non eseguendo alla perfezione, Leao si è trovato a poter calciare da una posizione invidiabile, ma in qualche modo ha spedito alto.

Il Milan, leggendo il momento, ha provato ad assestare il colpo alzando i ritmi e spingendo la Fiorentina nella sua trequarti. Una seconda occasione è capitata sui piedi di Theo, servito alla grande da Tonali (uno dei migliori in campo) dopo una bella azione personale. Anche il francese però è stato impreciso, sia nel controllo che nella conclusione successiva.

Come una grande squadra

Come un talismano, per risolvere le mancanze negli ultimi metri della sua squadra, Pioli si è affidato alla panchina, inserendo prima Krunic per Diaz e Rebic per Messias e poi Ibrahimovic per Giroud. Italiano ha risposto cambiando a centrocampo, inserendo Bonaventura per Maleh e poi Torreira per Duncan. I cambi hanno spezzato il ritmo della partita, le due squadre sono diventate più fallose, il Milan ha perso un po’ della sua spinta, subendo il contraccolpo delle occasioni mancate. Con il nuovo assetto la Fiorentina ha trovato un equilibrio migliore, in questo Torreira sembra sempre avere un ruolo fondamentale anche senza aver fatto chissà cosa, riuscendo anche a gestire meglio qualcuna delle sue fasi di possesso e affacciarsi nella trequarti del Milan. Al 75’ una giocata da trequartista brasiliano di Bonaventura, con dribbling da fermo e pausa prima del passaggio a Biraghi, ha creato le basi per la migliore occasione per i viola della partita: sul cross teso del terzino, Cabral ha anticipato Theo di testa, ma Maignan ha risposto con un grande intervento, ancora una volta decisivo nel momento più importante.

Il Milan però, come abbiamo detto, non si è sfaldato, ha continuato con il suo piano e ha avuto la meglio. Su una rimessa laterale dal lato sinistro, la Fiorentina è tornata da Terracciano - il gioco di Italiano coinvolge molto il portiere nella manovra - che, pressato da Ibrahimovic che gli chiudeva il passaggio per Milenkovic al centro, ha provato un lancio lungo per Martinez Quarta, rimasto alto dietro a Leao. Il portiere però ha sbagliato l’impatto con il pallone servendo invece il portoghese. Leao ha potuto quindi entrare in area di rigore da sinistra, puntare Milenkovic, spostarsi il pallone sul destro e calciare; un tiro non particolarmente forte o angolato che però ha rimbalzato davanti a Terracciano che ha visto il suo tentativo di parata con i piedi venire scavalcato dal pallone. Un gol che Pioli ha chiamato «una liberazione» e che ha praticamente chiuso la partita, lasciando spazio ai festeggiamenti di uno stadio che ha supportato la squadra per 90 minuti.

La Fiorentina, pur infilando la terza sconfitta consecutiva, si è mostrata diversa da quella delle ultime giornate, confermando come siano state un inciampo e che il progetto iniziato con Italiano è sulla strada giusta. Con la cessione di Vlahovic i limiti offensivi sono diventati montagne, ma c’è la sensazione che, con il giusto mercato e trattenendo l’allenatore, i "Viola" possano ambire a una squadra in grado di lottare per l’Europa con continuità, come non si vede da un po’ a Firenze.

Il Milan esce invece enormemente rinfrancato da quella che, sulla carta, era la partita più insidiosa tra quelle rimaste (all'andata la Fiorentina aveva vinto 4-3). In mano a Pioli, i rossoneri sono diventati una squadra capace di lottare per lo Scudetto grazie all’intensità, alla capacità di giocare in verticale, di essere anche sfrontata sia negli uomini che nell’atteggiamento. Un’idea di gioco che nei momenti di appannamento si è incrinata, come era successo nella scorsa stagione quando un momento no l’aveva eliminata dalla corsa a due con l’Inter. Quest’anno però il Milan ha aggiunto una dimensione più intangibile al suo gioco, una capacità di gestire le difficoltà e superarle non necessariamente con la brillantezza, ma anche attraverso alcune giocate dei singoli o trovando improbabili risorse nei finali di partita (17 gol negli ultimi 15 minuti). La doppietta di Giroud nel derby, il gol di Bennacer con il Cagliari, quello di Tonali con la Lazio, altri ancora si potrebbero citare. Oggi in una partita che sembrava stregata è toccato a Maignan e Leao, due dei giocatori più importanti della stagione, mettere la loro firma nel giro di pochi minuti.

Il risultato sono 13 partite consecutive senza sconfitte (8 vittorie, 5 pareggi) e una difesa che con Maignan, Kalulu e Tomori appare imperforabile (2 gol subiti nelle ultime 9). Numeri che hanno dato fiducia alla squadra, che è riuscita a trovare il gol proprio quando la Fiorentina sembrava aver preso le misure. «Sentiamo tutti questa energia» ha detto Pioli dopo la partita, «si respira un’ansia buona» ha detto invece Leao. Tutti e due hanno confermato che il Milan di questa stagione sente qualcosa, che è arrivato il suo momento. Se questo significa vincere la Serie A ce lo diranno le prossime tre partite, ma di certo questa squadra - con tutti i suoi difetti offensivi, i limiti nella rosa e la poca esperienza - non si è certo tirata indietro quando c'era da provarci.

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