Anche a dicembre di un anno fa Gennaro Gattuso stava vivendo un momento molto delicato. Il Milan arrivava da due pesanti sconfitte contro il Verona (3-0) e l’Atalanta (2-0 a San Siro), poi però la vittoria nel derby di Coppa Italia (1-0, gol di Cutrone ai supplementari) aveva dato la svolta inaugurando il periodo più felice per Gattuso: 13 partite senza sconfitte, la striscia più lunga da quando allena il Milan.
A un anno di distanza Gattuso sta vivendo un momento altrettanto delicato: il Milan è stato eliminato dal girone di Europa League dopo la brutta sconfitta con l’Olympiacos, e in campionato ha messo in fila due pareggi per 0-0 contro Torino e Bologna e una sconfitta per 1-0 a San Siro contro la Fiorentina, che ancora non aveva mai vinto fuori casa. Era dal 2001 che il Milan non segnava per tre partite di fila in campionato: Fatih Terim era stato esonerato dopo uno 0-0 col Bologna e una sconfitta per 1-0 col Torino, e all’esordio in campionato Carlo Ancelotti aveva pareggiato 0-0 col Piacenza.
L’ultimo gol del Milan in campionato è così il rigore segnato da Kessié al 71’ della vittoria per 2-1 contro il Parma: la squadra di Gattuso non segna quindi da 289 minuti, senza contare i recuperi. Il Milan si è scontrato con le diverse strategie preparate dalle sue avversarie: Torino e Fiorentina hanno reso problematica la costruzione dal basso con una pressione orientata sull’uomo, il Bologna si è invece difeso a ridosso della sua area coprendo il centro, mettendo a nudo le difficoltà rossonere ad attaccare difese schierate.
Contro il Torino, comunque una delle prove più incoraggianti
A prescindere dalla zona del campo in cui le avversarie hanno scelto di difendersi, il Milan ha comunque sempre faticato a portare avanti il pallone, che si trattasse di aggirare la pressione alta di Torino e Fiorentina trovando spazio dietro le loro linee o, al contrario, di muovere lo schieramento nel Bologna negli ultimi metri per costruirsi occasioni pulite.
Contro il Torino, il 4-4-2 del Milan doveva affrontare il primo pressing portato da cinque o sei giocatori granata. Le due punte, Belotti e Iago Falque, si orientavano sui difensori centrali rossoneri, Abate e Zapata, mentre il trio di centrocampo si divideva tra i due interni del Milan, Bakayoko e Kessié, e il terzino sinistro, Rodríguez, sul quale si allargava Baselli partendo dalla posizione di mezzala destra. Walter Mazzarri aveva infatti scelto di marcare in modo diverso i due creatori di gioco del Milan: su Calhanoglu usciva l’esterno, Ola Aina, mentre Suso veniva marcato dal difensore centrale sinistro, Djidji.
Ansaldi sale su Calabria e Djidji scala in avanti per marcare Suso. Meité pressa Kessié, mentre Baselli si sta avvicinando a Bakayoko dopo aver pressato Rodríguez. Rincón, senza avversari, resta a protezione del centro.
Nonostante i problemi a costruire da dietro per la pressione portata dai giocatori di Mazzarri, quella contro il Torino resta la partita in cui il Milan è riuscito con maggiore frequenza ad aggirare il primo pressing appoggiandosi sui due attaccanti, Higuaín e Cutrone, sui quali uscivano con marcature molto aggressive e orientate all’anticipo sia Nkoulou che Izzo. Ogni volta che uno tra Higuaín e Cutrone riusciva a vincere il duello con il suo marcatore, il Milan poteva attaccare in campo aperto e creare i presupposti per una chiara occasione.
Un esempio: il lancio di Rodríguez raggiunge Higuaín dopo la bella finta di Cutrone. Il “Pipita” non vede Suso e si fa respingere il tiro da Nkoulou.
Gli xG confermano che quella contro il Toro è stata la miglior prestazione offensiva del Milan nelle ultime settimane, grazie soprattutto alla grande occasione avuta nei minuti finali da Cutrone, un tiro a porta spalancata sugli sviluppi di una punizione che però non ha inquadrato lo specchio. Da 16 tiri (3 in porta), la squadra di Gattuso ha accumulato 1,5 xG, il dato più alto dal recupero della prima giornata contro il Genoa, giocato il 31 ottobre.
Contro la difesa bassa del Bologna
A Bologna il Milan non doveva pensare a come arrivare in modo pulito sulla trequarti, ma piuttosto a come trovare spazi contro la difesa molto bassa della squadra di Filippo Inzaghi. Schierato ancora con il 4-4-2, il Milan si è ovviamente affidato ai suoi creatori principali, Suso e Calhanoglu, che si abbassavano spesso nello spazio tra la mezzala e l’esterno del Bologna per ricevere la palla e trasmetterla in avanti.
Entrambi, però, hanno faticato a svolgere questo compito. A destra Suso poteva contare solo sulle sovrapposizioni di Calabria, perché la necessità di presidiare il centro nel ruolo di interno di fianco a Bakayoko limitava i tagli di Kessié per facilitare lo sviluppo della manovra. A sinistra Calhanoglu non poteva nemmeno contare sullo sovrapposizioni del terzino dal suo lato, Rodríguez, poco portato a dare ampiezza ma decisivo piuttosto in fase di costruzione con la sua tecnica e la tranquillità sotto pressione.
Palla a Suso, ma praticamente non ha soluzioni. Higuaín e Cutrone sono lontani e marcati, Calabria si sta alzando a destra, Bakayoko e Kessié sono di fianco o alle spalle, Calhanoglu è largo a sinistra.
Senza ampiezza, e con i due principali creatori costretti a grandi giocate per creare spazi e far arrivare la palla agli attaccanti, il Milan è rimasto schiacciato al centro, nella zona intasata dai giocatori del Bologna. I tiri alla fine sono stati 18, ma quasi tutti da fuori area, a conferma delle difficoltà a oltrepassare il muro rossoblù schierato a ridosso dell’area.
Contro la Fiorentina senza centrocampo
Contro la Fiorentina la partita del Milan è stata ulteriormente complicata dalle squalifiche di Kessié e Bakayoko, che hanno privato il centrocampo della coppia di interni titolare trovata dopo i gravi infortuni che hanno colpito Biglia e Bonaventura. Oltretutto, Gattuso ha dovuto rinunciare per un infortunio anche a Bertolacci, e così alla destra di José Mauri, schierato da mediano, si è mosso Calabria, in un centrocampo a tre completato sul centro-sinistra da Calhanoglu.
La nuova posizione ha messo il turco ancora di più al centro del gioco: dei tre centrocampisti era il più portato a far scorrere la manovra, sia abbassandosi per far uscire la palla dalla difesa che fornendo una linea di passaggio dietro il centrocampo viola. Calabria si allontanava dalla zona di costruzione per facilitare le ricezioni di Suso ed è sembrato molto a disagio quando si è trovato a giocare la palla tra le linee, mostrando tutta la sua disabitudine a manovrare in spazi stretti e sotto pressione.
Giocando da mezzala, oltretutto, Calabria non ha nemmeno facilitato lo sviluppo dell’azione a destra allargandosi e coordinandosi con Abate per sovrapporsi a Suso, muovendosi in pratica da terzino anche se partendo da una zona più centrale. La posizione molto prudente di Abate, probabilmente per garantirsi copertura sulle ripartenze della Fiorentina, e le difficoltà di Calabria in un ruolo inadatto alle sue caratteristiche, hanno ridotto le soluzioni per far avanzare la palla a destra.
Quando riceveva, Suso era praticamente sempre costretto a guardare al centro, dove però poteva almeno scambiare la palla con Calhanoglu. Il ritorno al 4-3-3 e l’abbassamento a centrocampo del turco ha avvicinato i due fuochi creativi del Milan, che contro la Fiorentina sono stati, insieme ad Abate, i rossoneri ad aver toccato di più la palla. La manovra faticava però ad avanzare anche a sinistra: Rodríguez restava basso per facilitare l’uscita da dietro e Castillejo non riusciva a dare soluzioni avanzate, muovendosi al centro più che occupare l’ampiezza e finendo per essere dominato da Milenkovic.
Problemi strutturali
In modo diverso, le ultime tre avversarie affrontate in campionato hanno messo in evidenza quanto sia diventato difficile per il Milan manovrare con brillantezza e costruire chiare occasioni da gol. Il Torino e la Fiorentina ostacolando da subito la risalita del campo e impedendo al Milan di arrivare sulla trequarti in modo pulito, il Bologna difendendo il centro a ridosso dell’area e mostrando la povertà di soluzioni di cui dispone nella trequarti avversaria.
Gli infortuni di Biglia e Bonaventura hanno impoverito il centrocampo, e la particolare situazione di emergenza affrontata contro la Fiorentina, con le assenze di Kessié e Bakayoko che hanno spinto Gattuso a sperimentare Calabria come mezzala destra, ha reso ancora più difficile la ricerca di un modo per portare avanti la palla contro l’aggressività dei viola.
Al di là di queste situazioni particolari, esistono comunque problemi tattici più strutturali. Il Milan fatica a occupare con efficacia gli spazi sulla trequarti avversaria, sia in ampiezza, soprattutto a sinistra, che tra le linee di difesa e centrocampo avversarie. Così la manovra finisce spesso per appiattirsi e schiacciarsi al centro, per la tendenza dei due creatori principali, Suso e Calhanoglu, ad accentrarsi palla al piede e per la povertà di movimenti senza palla in ampiezza e profondità che permettano di allungare e allargare lo schieramento avversario creando linee di passaggio per i due creatori.
La produzione di Calhanoglu è crollata, passando da una media di 3,2 occasioni per 90 minuti create nella prima parte di campionato a 0,8 occasioni per 90 minuti nelle ultime tre partite. Almeno però la posizione di mezzala sinistra lo ha messo nelle condizioni di arrivare meglio al tiro: contro la Fiorentina ci ha provato 4 volte ed è stato il rossonero più pericoloso.
La produzione di Suso è invece rimasta più o meno costante. Soprattutto nei momenti critici, lo spagnolo resta il principale creatore del Milan, quello a cui viene data la palla per risolvere i problemi con una giocata individuale. Ultimamente sta però avendo maggiori difficoltà a costruirsi il tiro, e la sua media si è abbassata da 3,5 tiri per 90 minuti nella prima parte del campionato a 2,4 tiri per 90 minuti nelle ultime tre partite.
Gli allenatori avversari dedicano ovviamente molta attenzione a Suso, perché limitarlo riduce molto la pericolosità del Milan. Mazzarri puntava a impedirgli di girarsi sul sinistro con le uscite aggressive del difensore centrale sinistro, Djidji. Filippo Inzaghi ha invece deciso di marcarlo con l’esterno della difesa a cinque, Mbaye, e con i tre centrocampisti gli negava soluzioni quando lo spagnolo entrava dentro il campo col sinistro. Pioli, infine, lo marcava con Biraghi e lo raddoppiava con la mezzala più vicina, Edimilson Fernandes, che non seguiva Calabria quando tagliava alle sue spalle, ma restava vicino a Biraghi per ostacolare la giocata a rientrare sul sinistro di Suso.
La scelta del 4-4-2 con due interni poco portati al palleggio come Kessié e Bakayoko ha appiattito ancora di più la manovra e spostato le responsabilità creative sui due esterni, appunto Suso e Calhanoglu, anche perché i due attaccanti faticano a offrire soluzioni dietro il centrocampo avversario: Cutrone per limiti tecnici, Higuaín per un cattivo momento di forma che gli ha fatto soffrire più del dovuto le marcature aggressive dei difensori centrali, in particolare Nkoulou e Pezzella, che lo seguivano da vicino quando provava ad abbassarsi per dare un riferimento centrale tra le linee a chi impostava.
Ultimamente Higuaín, che dei due attaccanti è sicuramente il più propenso a incupirsi se non tocca la palla e non si sente nel vivo del gioco, sta provando a facilitare la risalita del campo allargandosi a sinistra, un movimento che contro l’Olympiacos e il Bologna lo ha portato a costruirsi due occasioni simili, tagliando palla al piede la metà campo avversaria, e che invece contro il Torino ha creato i presupposti per un tiro in area di Calhanoglu dopo uno scambio tra il “Pipita” e Bakayoko.
Le difficoltà a portare la palla avanti hanno ovviamente ridotto l’impatto di Higuaín, che almeno fino a ottobre riusciva a nascondere i problemi di inserimento nei meccanismi di gioco con una buona continuità realizzativa. Ora invece non segna da otto partite, la striscia più lunga da quando gioca in Italia.
Sulle difficoltà offensive del Milan pesano anche alcune scelte strategiche di Gattuso. Contro il Bologna ha sorpreso l’insistenza con cui la sua squadra ha provato a sfondare centralmente senza prima allargare il campo. Contro la Fiorentina non ha pagato la scelta di spostare Calabria a centrocampo. La mossa di passare al 4-4-2 nel secondo tempo, con Cutrone al posto di Mauri, uscito per crampi, e Calabria schierato da interno insieme a Calhanoglu, è stata controproducente. Il Milan ha fatto ancora più fatica a risalire il campo e ha pagato subito l’inesperienza di Calabria in quella posizione: Chiesa lo ha saltato e la mancata copertura alle spalle di Calhanoglu ha aperto la visuale della porta all’esterno viola, che con un tiro da fuori ha deciso la partita.
L’ostinazione con cui Gattuso, in una situazione di totale emergenza, ha rinunciato all’unico centrocampista in rosa, Montolivo, preferendo addirittura una soluzione molto azzardata come l’avanzamento di Calabria a centrocampo, è difficile da capire, almeno attenendosi soltanto agli aspetti tecnici e tattici. A fine partita Gattuso ha spiegato la sua scelta motivandola con la scarsa condizione fisica di Montolivo, che in questa stagione non è mai stato utilizzato, e aggiungendo che un giocatore deve piacergli, per giocare.
L’unica buona notizia in un momento così difficile è che il quarto posto della Lazio resta a un solo punto di distanza. La classifica alle spalle delle prime tre è comunque molto corta e basta poco per scivolare dalla lotta per la Champions League a un’anonima posizione a metà classifica. Il quarto posto, l’obiettivo stagionale del Milan, è ancora a portata di mano, ma per raggiungerlo Gattuso dovrà riuscire a far giocare la sua squadra meglio di quanto non abbia fatto nelle ultime settimane.