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Un derby che conferma le distanze
05 apr 2018
Lo zero a zero sta stretto all'Inter e largo al Milan. Le due milanesi hanno confermato di essere a un punto diverso della loro crescita.
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9 min
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Foto di Miguel Medina / Getty Images
(copertina) Foto di Miguel Medina / Getty Images
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Nelle ultime due partite prima del derby, Mauro Icardi aveva realizzato 6 gol: alla Sampdoria aveva segnato 4 volte con 6 tiri, contro il Verona gli erano bastate invece 3 conclusioni per realizzare una doppietta. L’argentino era in grande forma, e per questo è stato ancora più strano vederlo tradire la sua fama e fallire le occasioni chiave della partita, quei due tiri a porta spalancata mandati fuori in maniera impacciata. Il senso di sollievo per i due errori di Icardi che hanno permesso al Milan di conservare lo 0-0 è riassunto dalle parole di Gennaro Gattuso: «L’Inter ha giocato meglio e meritava di più. Era importante non perdere, due sconfitte sarebbero state un macigno: mi tengo il punto ben stretto».

Come l'Inter ha bloccato l'impostazione del Milan

La partita ha confermato le sensazioni opposte che hanno accompagnato Milan e Inter nell’ultimo mese: da un lato i progressi nerazzurri, che hanno trovato una formazione stabile (per la quarta volta di fila Spalletti ha mandato in campo dall’inizio gli stessi giocatori) e riferimenti per giocare un possesso più brillante, spiccatamente verticale, ma con maggiori strumenti per aprire lo schieramento avversario e creare spazi in cui avanzare; dall’altro l’involuzione rossonera, il cui gioco non ha saputo adeguarsi al livello superiore delle avversarie affrontate (oltre all’Inter, l’Arsenal e la Juventus), rivelandosi prevedibile in fase offensiva e meno solido di quanto si credesse in fase difensiva.

Le maggiori sicurezze dell’Inter si sono riflesse nello sviluppo tattico della partita. Sono state le scelte strategiche dei nerazzurri a determinare il contesto, e il Milan è stato costretto ad adeguarsi. Ad esempio, l’Inter ha scelto di far iniziare l’azione a Romagnoli: Icardi si orientava su Bonucci, mentre Rafinha schermava Montolivo. L’idea era quella di limitare i possessi di Bonucci, ma lasciare libero Romagnoli rappresentava comunque un rischio, vista la sua abilità in impostazione.

Qui ad esempio Romagnoli utilizza la libertà concessa per avanzare fino a centrocampo e trovare Suso con un cambio di gioco preciso.

Alla fine tra Romagnoli, il giocatore più coinvolto nel possesso del Milan, e Bonucci ci sono quasi 30 passaggi completati di differenza: 63 a 36. Per Spalletti si trattava evidentemente del male minore. Anche se con Bonaventura e Calhanoglu il possesso del Milan è diventato più equilibrato, è a destra che può contare su meccanismi più fluidi e collaudati: le ricezioni di Suso e i movimenti senza palla di Kessié e Calabria restano sempre la soluzione più affidabile per avanzare, specie quando le squadre avversarie difendono nella propria metà campo e non si alzano ad aggredire la costruzione bassa. Indirizzandolo da subito a sinistra ed escludendo i due giocatori chiave, Bonucci e Suso, Spalletti pensava di poter controllare meglio il possesso milanista.

La catena mancina non ha saputo sfruttare il vantaggio concesso dall’Inter. Da quel lato spetta soprattutto a Calhanoglu e Bonaventura garantire l’avanzamento della manovra. Rodríguez, che comunque ha crossato 5 volte, ma ha tempi di sovrapposizione più lenti rispetto a Calabria e tende a scelte conservative anche in posizione avanzata, è più a suo agio quando resta affiancato a Romagnoli e può fornire una soluzione in uscita, specie con la pulizia del suo gioco lungo. Tocca quindi a uno tra Bonaventura o Calhanoglu restare aperto a garantire l’ampiezza, mentre l’altro si muove dietro il centrocampo avversario e taglia sulla fascia una volta che il compagno più esterno riceve la palla.

Gli scambi di posizione tra Bonaventura e Calhanoglu sono frequenti e per i particolari meccanismi previsti da quel lato è fondamentale che mantengano un alto livello di precisione tecnica, sia nelle combinazioni nello stretto sia quando sono isolati e devono battere l’avversario diretto. Bonaventura è stato invece piuttosto impreciso: ha completato solo il 72% dei passaggi, ha creato una sola occasione e non è nemmeno riuscito a incidere con i suoi inserimenti, non tirando mai in porta. Ha comunque completato 3 dribbling, il migliore del Milan da questo punto di vista.

L’Inter non ha concesso la combinazione più pericolosa su cui può contare il Milan quando imposta con Romagnoli, ovvero il passaggio taglia-linee verso Bonaventura (o Calhanoglu quando si accentra). Con Candreva e Gagliardini l'Inter ha negato quella linea di passaggio e una volta che scivolava verso destra si trovava in superiorità numerica, costringendo Bonaventura e Calhanoglu a tirare fuori grandi giocate per avanzare. Non è successo quasi mai, e il Milan ha sfiorato il gol soltanto quando Calhanoglu ha saltato Cancelo e sulla punizione successiva ha trovato la deviazione di Bonucci, che ha impegnato Handanovic nella parata più difficile della partita.

Calhanoglu riceve largo, Bonaventura taglia verso l’esterno, ma l’Inter è in chiara superiorità numerica.

La squadra di Gattuso ha mostrato le ormai note difficoltà a passare dal centro. Montolivo era tagliato fuori dalla marcatura di Rafinha e nelle poche volte in cui è riuscito a smarcarsi e verticalizzare si è scontrato con i limiti spalle alla porta di Cutrone. Gattuso si è spesso lamentato dello scarso contributo dato dagli attaccanti alla risalita del campo e ci è tornato anche alla fine del derby, sottolineando le difficoltà nello sviluppo centrale della manovra.

Solo una volta il Milan è riuscito a tornare al centro dopo aver fatto circolare la palla verso la fascia, e in quell’occasione ha messo in evidenza i problemi di Gagliardini e Brozovic a difendere lo spazio alle loro spalle, occupandolo con Bonaventura e Kessié. L’occupazione di quegli spazi non è stata però continua e così il Milan ha sofferto piuttosto che manipolato l’aggressività dei due interni interisti, senza riuscire a manovrare alle loro spalle dopo averli portati fuori posizione.

Calhanoglu si accentra da sinistra, attira fuori posizione Gagliardini e Brozovic e poi trova Kessié alle loro spalle. L’azione si conclude con un tiro debole di Cutrone.

Anche se veniva forzato a costruire dal lato di Romagnoli, il Milan è comunque riuscito a distribuire in maniera equilibrata gli attacchi sulle due fasce (per il 36% a sinistra e per il 34% a destra). Per arrivare a destra i rossoneri si sono serviti del passaggio in diagonale da Romagnoli a Kessié oppure si abbassavano attirando la pressione e trovando così il modo di liberare Montolivo e Bonucci per passare da una fascia all’altra. Anche da destra, comunque, i rossoneri non riuscivano a tornare al centro, affidandosi piuttosto ai cross di Calabria (7) e Suso (5). Lo spagnolo ha inciso piuttosto quando da “descolgado” (cioè il giocatore che in fase difensiva resta più avanzato ed è il riferimento per ripartire una volta recuperata la palla) ha dato il via a un paio di attacchi in transizione che hanno mandato al tiro Kessié e Cutrone a inizio secondo tempo. Per mettere in mostra il suo tipico palleggio il Milan ha avuto bisogno che l’Inter si allungasse e concedesse spazi in cui ripartire.

Come l'Inter ha creato pericoli

Anche in fase difensiva i rossoneri hanno subito la strategia dell’Inter, che con la sua disposizione riusciva a creare zone di superiorità numerica e/o posizionale in cui far avanzare la manovra dopo aver attirato in pressione le mezzali del Milan. Kessié usciva in maniera più naturale su Brozovic, mentre dal lato opposto la linea a 3 dell’Inter e la presenza di Skriniar portavano Bonaventura a uscire sullo slovacco piuttosto che preoccuparsi di Gagliardini, che alzandosi poteva così generare la superiorità numerica o posizionale di fianco a Montolivo.

Bonaventura si sta alzando su Skriniar, Kessié sta tornando in posizione dopo essere uscito su Brozovic. Gagliardini si alza impegnando Montolivo, mentre Candreva e Rafinha sono liberi ai suoi fianchi.

La costruzione bassa dell’Inter riusciva a manipolare con disinvoltura la pressione milanista e a trovare l’uomo libero per avanzare. Il lato forte era quello destro, dove solitamente l’Inter accumula giocatori per consolidare il possesso e trovare lo spazio per la verticalizzazione. Cancelo si alzava subito facendo scivolare Candreva dentro il campo: insieme a Gagliardini, l’esterno nerazzurro occupava lo spazio di fianco a Montolivo, tagliando davanti a Cancelo solo dopo che il terzino portoghese riceveva largo. A sinistra erano invece Perisic e Rafinha a muoversi ai fianchi di Montolivo. In questo modo l’Inter generava continui dubbi alle mezzali del Milan, che abbandonando la loro posizione avrebbero scoperto il centro e concesso comode ricezioni ai fianchi di Montolivo.

In occasione del gol annullato a Icardi, l’Inter costruisce l’azione palleggiando da un rinvio dal fondo di Handanovic, spezza in due il Milan cambiando gioco da destra a sinistra e poi trova Candreva di fianco a Montolivo. Ed è proprio di Candreva l’ultimo passaggio che trova Icardi leggermente avanti rispetto a Bonucci.

Giocando con i tentativi di pressione del Milan, la squadra di Spalletti è riuscita quasi sempre a liberare Brozovic, sempre più calato nel ruolo di regista: 109 passaggi completati (record della partita) con una precisione dell’89% e una particolare sensibilità per il gioco lungo che ha portato l’Inter ad attaccare più a sinistra che a destra, sfruttando i suoi cambi di gioco verso D’Ambrosio o Perisic. Completano la sua partita ben 7 contrasti, il dato più alto tra tutti i giocatori.

L’Inter accumula giocatori a destra e libera Brozovic, che lancia Perisic.

L’Inter è stata più pericolosa quando ha attaccato velocemente, con pochi passaggi che sfruttavano gli spazi aperti nello schieramento del Milan. Quando si è trovata a palleggiare nella metà campo rossonera ha avuto difficoltà simili a quelle della squadra di Gattuso nel tornare al centro per manovrare tra le linee, e si è così rifugiata nei cross (30).

Al termine della partita Gattuso ha lodato questa capacità di chiudere gli spazi difendendo vicino o dentro la propria area, mentre Spalletti si è soffermato sui miglioramenti che si aspetta dalla sua squadra, specie nel gioco tra le linee e nell’occupazione dell’area, chiedendo maggiori inserimenti ai suoi centrocampisti.

Il derby ha comunque lasciato diversi segnali incoraggianti: la conferma ad alti livelli di Brozovic, responsabilizzato dal ruolo di regista e particolarmente a suo agio in una squadra che preferisce andare presto in verticale piuttosto che consolidare il possesso; la grande partita di Cancelo, un riferimento offensivo ormai imprescindibile, per la qualità con cui gestisce il pallone e per come contribuisce con la sua posizione avanzata a togliere Candreva dalla sua comfort zone, spingendolo dentro il campo. A ciò si aggiunge un’altra prestazione intelligente, anche se non decisiva nelle zone chiave, di Rafinha e la ritrovata solidità difensiva: l'Inter non subisce gol da 5 partite, e non capitava dal 2005.

La coperta del Milan si è invece confermata troppo corta. La manovra in zone avanzate resta piuttosto prevedibile, in parte per la paura di sbilanciarsi e in parte per le caratteristiche di Suso e Calhanoglu, limitati nelle scelte quando rientrano sul piede forte. Al tempo stesso i rossoneri non possono rinunciare a palleggiare anche quando si abbassano e se vengono schiacciati nella propria metà campo faticano a risalire tutto il campo. Il periodo chiave della stagione, in cui il Milan doveva chiarire gli obiettivi per le prossime settimane, ha lasciato più dubbi che certezze. La rimonta in zona Champions si è fatta più complicata, il Milan dovrà innanzitutto preoccuparsi di mantenere le distanze con le squadre che lo seguono in classifica e concentrarsi sulla finale di Coppa Italia contro la Juventus.

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