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Il Milan ha rotto la maledizione
23 set 2024
23 set 2024
Un derby che può essere importante.
(copertina)
Foto di IMAGO / Sportimage
(copertina) Foto di IMAGO / Sportimage
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Inter e Milan sono arrivate al derby in situazioni diametralmente opposte: la squadra di Inzaghi, seppur leggermente in ritardo sui punti in classifica, aveva avviato la stagione con le consuete certezze. Ha giocato grandi partite contro Manchester City e Atalanta e dato l'impressione di poter alzare il livello quando conta.

Il Milan, invece, dopo la terribile sconfitta contro il Liverpool, proveniva da giorni confusi e a tratti grotteschi, in cui le comprensibili difficoltà di campo sono state ulteriormente amplificate dalle feroci critiche a Fonseca, le cui competenze sono state più volte, e in maniera ingenerosa, messe in discussione da stampa e tv. Il suo esonero sembrava segnato prima di questa partita. E poi il Milan aveva perso gli ultimi sei derby, sviluppando traumi tra giocatori e tifosi, che da quelle partite sono usciti sempre più frustrati e indeboliti.

Di Milan-Inter ne abbiamo parlato anche in "Che Partita Hai Visto", un podcast riservato agli abbonati che esce poco dopo le partite. Abbonati a Ultimo Uomo qui.

Non sembrava esserci soluzione tattica, di fronte alla brillantezza e alla fluidità dell'Inter di Simone Inzaghi. I difetti strutturali del Milan sembravano incastrarsi troppo bene con i pregi degli avversari. Ieri sera, però, in una partita mentalmente durissima, le cose sono cambiate.

Come tradizione vuole anche questo derby di Milano si è rivelato una partita a sé. I rossoneri hanno saputo sfruttare la tensione mentale a proprio vantaggio, rimanendo concentrati fino al fischio finale. Il Milan è riuscito a canalizzare anche il momento negativo non perdendo mai compattezza. Dall’altra parte, invece, l’Inter ha giocato una delle partite più opache della gestione Inzaghi. Non è bastato rialzare la testa dopo il primo gol subito e controllare il campo per la maggior parte del primo tempo.

Andiamo con ordine, però, e proviamo a ricostruire quanto successo.

Il Milan ha approcciato la partita con aggressività e applicazione. Il 4-2-4 scelto da Fonseca non sembrava avere grandi prospettive di palleggio, ma i rossoneri nei primissimi minuti sono sembrati arrivare in campo più reattivi sulle seconde palle e più pronti a sfruttare le opportunità in verticale.

A trascinare il Milan in questa fase è stato soprattutto Pulisic, coinvolto subito in due azioni promettenti. La prima ha generato un tiro di Morata parato da Sommer dopo una percussione interna e uno scarico su Reijnders. Poco dopo Pulisic ha raccolto un pallone all’altezza del cerchio del centrocampo e si è sovrapposto internamente a Morata e Abraham, portando la palla fino al dischetto del rigore e facendo le prove generali per il gol che sarebbe arrivato pochi minuti dopo.

Il gol dell’1-0, appunto, è stato una buona sintesi dell’avvio positivo della squadra di Fonseca: rimessa laterale di Dumfries, palla intercettata prima da Gabbia e poi da Morata, e infine quasi raccolta da Mkhitaryan che però viene anticipato da Pulisic. Dopo una cavalcata dalla trequarti l'americano ha finalizzato con un elegante colpo di punta sul primo palo che ha tolto il tempo a Sommer. Un riassunto, quindi, della prontezza del Milan nella gestione delle palle sporche e della vena creativa di Pulisic.

È stato a questo punto che l’Inter ha iniziato a svegliarsi, cercando il modo di consolidare un po’ il possesso ed essere pericolosa. Come voleva difendere il Milan? Con un blocco medio e compatto al centro, con le linee da 4 (la prima e l’ultima) abbastanza corte orizzontalmente, per togliere spazio in mezzo, e pronte poi a scalare sul lato palla. Non ha funzionato molto, visto che l’Inter è riuscita a sfruttare gli spazi che erano concessi strutturalmente - per esempio la profondità sugli esterni. Questo per due ragioni: una certa passività nei giocatori del Milan nel coprire il portatore di palla (soprattutto i centrocampisti che si abbassavano) e la grande qualità dell’Inter nel trovare certe traiettorie precise e controllarle bene, per poi accelerare il ritmo tornando dentro.

Nell’azione del gol di Dimarco (prima immagine), per esempio, è Barella a cambiare gioco sulla corsa dell'esterno. Lautaro mette fuori gioco tre difendenti rossoneri per poi allargare ancora la palla a Dimarco con la punta del piede.

Questa ricerca della profondità esterna è stata il principale tema offensivo della squadra di Inzaghi nel primo tempo, cercando di sfruttare gli spazi ai fianchi dei terzini del Milan anche su manovre più consolidate, come in quella della seconda immagine qui sopra, dove invece è Calhanoglu ad abbassarsi e verticalizzare senza alcuna ostruzione. L’Inter è riuscita così a risollevarsi e occupare più stabilmente la trequarti avversaria, arrivando poi a un passo dal raddoppio dopo un’azione sviluppatasi sull’esterno a destra, con Pavard e Dumfries, e proseguita con una palla dentro per Lautaro, bravissimo a servire di prima Thuram, eccezionale nel girarsi e concludere angolato e forte. Il tiro non era angolatissimo, ma ci è voluto un intervento strepitoso di Maignan per sventarne la pericolosità.

È stata una parata di importanza estrema, che ha arrestato i colpi in sequenza dell'Inter che sembravano ripetere un copione già visto negli scorsi derby. Come avrebbe reagito il Milan, questo Milan fragile, se fosse andato sotto dopo essere stato in vantaggio?

Bisogna segnalare anche un provvidenziale intervento di Gabbia in scivolata sull’inserimento interno di Dimarco.

Il risultato è rimasto così fermo sull'1-1 e la partita è cambiata ancora.

L’Inter è sembrata sciogliersi dopo questa occasione e i cambi di Inzaghi, che ha sostituito Chalanoglu e Mkhitaryan ammoniti al 63’ inserendo Asllani e Frattesi. Dopo dieci minuti l'intero centrocampo è cambiato, con Zielinski entrato al posto di Barella. Si sta parlando molto in queste ore di questi cambi: non possono essere l'unica ragione del brutto finale di partita, ma hanno indubbiamente influito.

Il Milan non ha controllato molto di più il pallone, ma sembrava pronto a cogliere ogni opportunità di ripartenza, accelerando in verticale a palla riconquistata e riuscendo anche, finalmente, a coinvolgere un Rafael Leao nell’ultimo terzo di campo - dopo una partita di anonimato assoluto. È stato Sommer a tenere il risultato in bilico, contro un Milan che guadagnava via via sempre più sicurezza, con un Tijani Reijnders dilagante.

Due azioni esemplificative dell’importanza di Reijnders nella risalita del campo del Milan nell’ultima mezz’ora. Nella prima, raccoglie palla da Tomori allargandosi sull’esterno sinistro a centrocampo e tagliando poi in diagonale fin dentro l’area di rigore, scaricando su Abraham e attaccando la porta senza palla (azione conclusa con un traversone di Emerson Royal). Nella seconda immagine, invece, Reijnders serve in verticale Abraham con un perfetto filtrante di prima in profondità; il tiro dell’ex attaccante della Roma esce di pochissimo a lato. Con Fofana ad agire soprattutto in linea coi difensori e a fare da primo riferimento, Reijnders poteva muoversi in tutte le direzioni, sfruttando al massimo la sua efficacia in conduzione, nei passaggi, la sua eleganza danza fra i corpi avversari.

A coronare questa prestazione è arrivato poi l’assist perfetto per Gabbia, su una punizione dalla trequarti nata con una dinamica che tradisce anche la confusione dell’Inter nel finale di partita e lo scarso apporto dei nuovi entrati.

Loftus-Cheek riceve indisturbato nello spazio tra Asllani, Carlos Augusto e Zielinski, potendo poi portare palla per qualche metro dentro il campo prima di essere steso da Dimarco. Nell’immagine si vede Asllani che indica la presenza di Loftus-Cheek, non si capisce se a Zielinski o a Carlos Augusto, ma entrambi i compagni sembravano rispettivamente concentrati su Fofana e Chukwueze, mentre Dimarco stazionava basso su Emerson Royal. Un’Inter sfilacciata e poco sicura, in una fase di sofferenza a pochi minuti dal termine.

Questo derby non serve certo a trarre conclusioni definitive. Né su un presunto calo dell'Inter - che del resto veniva da una prestazione europea notevole, che probabilmente ha tolto alla squadra molte energie - né sulla correzione di rotta del Milan. È un risultato che però può spezzare un incantesimo mentale che sembrava avvolgere il Milan e l'ambiente che lo circonda, avvolto da una cappa di negatività da almeno un anno e mezzo. Una cappa alimentata anche dalle brutte sconfitte nei derby.

La partita offre anche dei riferimenti di campo da cui ripartire. La compattezza, la reattività difensiva, la capacità di soffrire e sfruttare le proprie qualità migliori difensive e offensive (in questo caso Maignan, Gabbia, Reijnders, Pulisic) per ottenere dei vantaggi effettivi. Una boccata d’ossigeno per il contestatissimo progetto e, in fin dei conti, anche una piccola rivincita per Fonseca.

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