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Il dominio incontrastato della Juventus
12 nov 2018
Il Milan era pieno di assenze e non può rimproverarsi molto.
(articolo)
8 min
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I dati di quest'analisi sono stati gentilmente offerti da Opta.

Un San Siro tutto esaurito è stato il teatro di Milan - Juventus, sfida tra le due squadre più titolate del panorama italiano, ma anche gara che negli ultimi anni è diventata esemplare del dominio della “Vecchia Signora” sul resto della Serie A: negli ultimi undici precedenti giocati tra Milan e Juve in campionato i bianconeri hanno portato a casa i tre punti per dieci volte, con una sola sconfitta, quella di ottobre 2016 firmata da Locatelli (o, se preferite, dal girone di ritorno della stagione 2012-13, nel doppio confronto in Serie A, la Juve ha sempre vinto tranne appunto quella partita).

E le premesse non facevano presagire che fosse l'occasione giusta per un’inversione del trend, dato che la Juventus si presentava al fischio d’inizio con 31 punti conquistati in undici giornate, frutto di dieci vittorie e un solo pareggio, ed era in corsa per far registrare la miglior partenza nella storia della Serie A (come ha fatto). La speranza dei sostenitori rossoneri, semmai, era che la sconfitta in Champions League contro il Manchester UTD avesse lasciato qualche scoria mentale da poter sfruttare.

Gattuso però doveva fare i conti con una lunga lista infortunati: dopo Biglia, che rischia di aver compromesso definitivamente la sua stagione dopo l’infortunio al polpaccio, anche Musacchio si è fermato per un guaio al legamento posteriore del ginocchio; Kessié e Calhanoglu erano usciti acciaccati dalla sfida con il Betis, ma hanno stretto i denti per esserci; mentre Calabria e Cutrone non hanno recuperato del tutto e si sono seduti in panchina e anche Bonaventura era tra gli indisponibili. L’unica buona notizia per l’allenatore rossonero allora era il recupero di Higuaín, che aveva davanti una sfida affascinante e umanamente complicata contro la sua ex squadra.

Pieno di dubbi di formazione, Gattuso ha optato per il 4-4-2, abbandonando la difesa a tre impiegata in Europa League. Davanti a Donnarumma ha agito la linea a quattro formata da Abate, Zapata, Romagnoli e Rodriguez. Bakayoko e Kessié hanno duettato a centrocampo, con Suso largo a destra e Calhanoglu a sinistra. In avanti è stato inizialmente Castillejo a fare coppia con il “Pipita”.

Allegri, che aveva invece la squadra al completo, ad eccezione di Emre Can, non aveva gli stessi grattacapi del collega, ma ha comunque preso una decisione a sorpresa, escludendo Bonucci dalla formazione titolare. Così, accanto a Chiellini è stato Benatia a prendere posto nel cuore della difesa, completata dal rientrante Cancelo, Alex Sandro e Szczesny tra i pali. A centrocampo, sicuro del posto Pjanic e recuperato Matuidi, Bentancur ha vinto il ballottaggio con Khedira per l’ultima maglia. Non particolarmente sorprendente l’impiego di Mandzukic - dopo che il tecnico livornese aveva accarezzato l’idea in conferenza stampa - che ha giocato in attacco supportando Dybala e Ronaldo.

La fatica del Milan a rendersi pericoloso.

Il Milan non è riuscito a costruire dal basso

Come era lecito aspettarsi, è stata la Juventus a fare la partita, imponendo il proprio gioco fin da subito, aggredendo il Milan senza sbilanciarsi troppo (baricentro di 52,2 metri, un dato medio), ma riuscendo comunque a limitare il possesso dei rossoneri. La squadra di Gattuso, come è solita fare, ha cercato di costruire il gioco partendo dal basso, ma il pressing della Juventus (e forse la scelta di Mandzukic al posto di Cuadrado è stata effettuata proprio in quest’ottica) ha creato non pochi problemi a Romagnoli e compagni.

A complicare le cose anche l’assenza di Biglia che, pur essendo stato più volte criticato nel corso della stagione, è probabilmente l’unico centrocampista del Milan con le doti per favorire lo sviluppo basso dell’azione. Non sorprende che Bakayoko e Kessié abbiano completato rispettivamente 33 (sbagliandone 9) e 44 passaggi, giocando entrambi tutti i 90 minuti, giusto una decina in più in totale dei 67 di Pjanic, che è stato sostituito al 74.esimo minuto. Se non sarà reintegrato Montolivo - su cui comunque grava più di qualche dubbio - questa lacuna in un ruolo chiave potrebbe richiedere, già a gennaio, un intervento della società in sede di mercato.

Le corse di Mandzukic, che si alternava nel pressing con Dybala e Ronaldo, servivano a diminuire il tempo a disposizione del portatore di palla e a deviare l’azione dal centro. Il lato più sfruttato dal Milan in costruzione è stato il sinistro, dove la collaborazione tra Rodriguez e Calhanoglu ha determinato sviluppi di gioco superiori, perlomeno a livello quantitativo (18 passaggi dallo svizzero al turco e 8 nel verso contrario).

Il gol che dimostra la forza della Juventus in questa stagione

Oltre ad aver dimostrato di essere perfettamente in grado di limitare il possesso del Milan praticamente sin dal fischio d’inizio, la Juventus è riuscita a passare in vantaggio già all’ottavo minuto. Il gol è stato un perfetto esempio della fluidità offensiva che la Juventus sta mettendo in campo in questa stagione e degli effetti devastanti che può generare sulle difese avversarie, anche grazie alla capacità di creare “gravità”, spostando l'equilibrio dei giocatori avversari, dei suoi elementi più rappresentativi.

L’azione del gol parte dalla destra, con un pallone riciclato proprio dall’autore del gol Mandzukic. Lo sviluppo dell’azione prosegue con un cambio di gioco verso sinistra: Cristiano Ronaldo che si porta larghissimo sulla linea laterale portando con sé Abate e allargando le maglie della difesa del Milan, mentre Suso non applica la pressione necessaria su Alex Sandro lasciandogli la possibilità di crossare. Con Ronaldo fuori dall’area e Mandzukic partito a sua volta da una zona laterale, i centrali del Milan si ritrovano senza un attaccante da marcare nel cuore della difesa. Bentancur e Dybala attaccano l’area partendo dalla trequarti, mentre il croato offre un perfetto esempio di attacco del lato cieco, eludendo la marcatura di Rodriguez con cui entra in contatto solo al momento dell’impatto decisivo con il pallone.

La situazione al momento del cross di Alex Sandro, con Mandzukic che si è portato in area sorprendendo Rodriguez dal lato sinistro e i centrali del Milan senza un attaccante da marcare, visto che Ronaldo si è allargato e Dybala attacca l’area di rigore dalla trequarti insieme a Bentancur.

La gestione della gara

Passato in svantaggio, il Milan ha dovuto scoprire le sue carte, ma non è stato in grado di mettere in difficoltà il possesso palla avversario così come fatto dai bianconeri. Benatia e Chiellini partivano sempre larghi sui rinvii corti di Szczesny in modo da rendere più complicato il pressing di Higuaín e Castillejo ed allontanare i due consentendo a Pjanic di abbassarsi e avere maggiore libertà al centro. Risalire il campo dalle fasce rimaneva comunque un’opzione valida, grazie alla facilità di progressione di Cancelo e Alex Sandro. Se poi per Szczesny non c’erano le condizioni per passare corto, Mandzukic costituiva il destinatario ideale dei rinvii lunghi, considerata la sua superiorità nei duelli aerei.

La Juventus costruisce dal basso con tre uomini, sufficienti contro il pressing disorganizzato del Milan. Nell’esempio, la verticalizzazione di Pjanic verso Matuidi taglia fuori ben 6 giocatori di Gattuso.

Di fatto, il Milan è riuscito a mettere in difficoltà il possesso della Juventus solo quando si era già spostato al centrocampo, grazie alla fisicità di Kessié e Bakayoko. Senza un pressing efficace, i rossoneri si sono fatti schiacciare nella propria metà-campo con troppa facilità e hanno avuto difficoltà a ripartire in transizione.

Da una delle poche transizioni offensive del Milan, però, è nata l’azione del rigore. L’azione offensiva della Juventus si è conclusa sulla fascia sinistra, dove Suso non era rientrato su Alex Sandro, decidendo di rimanere più alto, alle spalle del terzino brasiliano in proiezione offensiva. Dal recupero palla è cominciata l’azione di contropiede, condotta dallo spagnolo fino al cross per Higuain (poi espulso per proteste) su cui c’è stato l’intervento di mano di Benatia e il successivo rigore assegnato dal VAR.

Scampato il pericolo grazie alla parata di Szczesny con la collaborazione del palo, la Juventus è entrata in modalità controllo nella seconda frazione di gioco, riuscendo a limitare la produzione offensiva del Milan, raccogliendosi in un 4-4-2, concedendo appena 5 conclusioni in 90 minuti di gioco, di cui solo 2 nello specchio della porta.

La Juventus si è compatta sia in lunghezza che in ampiezza, mantenendo un blocco medio organizzato in un 4-4-2, con Mandzukic e Bentancur alle estremità orizzontali.

La consapevolezza maturata in fase di possesso e l'alto potenziale tecnico a disposizione ha permesso alla Juventus di modificare il modo in cui gestisce le partite. Se nelle passate stagioni avremmo magari visto una Juventus più bassa, a cui non sarebbe dispiaciuto lasciare il pallone agli avversari, concentrandosi nella minimizzazione degli spazi. Invece, contro il Milan i bianconeri hanno avuto ancora più possesso palla dopo l’intervallo (oltre il 60%), gestendo la partita con il pallone e continuando ad esercitare pressione, soprattutto appena la squadra di Gattuso recuperava palla.

La riaggressione di Khedira da cui è (ri)cominciata l’azione del 2-0 di Ronaldo.

Il fatto che il gol del 2-0 di Ronaldo sia arrivato proprio da un recupero palla di Khedira in seguito ad un’azione di riaggressione, è un altro emblema del nuovo atteggiamento della Juventus. Sintomo del lavoro di Allegri e del suo staff, che per tutta la stagione ha sottolineato l’importanza di chiudere le partite.

Con l’undicesima vittoria nelle ultime dodici gare di Serie A contro il Milan, la Juventus ha fatto segnare un altro record e ha lanciato l’ennesimo segnale ad un campionato che sembra destinata a dominare. Al momento, il Napoli, distante 6 punti, è l’unica squadra in grado di tenere aperta la lotta al titolo. Il giudizio sulla squadra di Gattuso è invece rimandato alle prossime partite, considerata la netta superiorità della Juventus, amplificata dalle assenze e dalle precarie condizioni fisiche di buona parte dei rossoneri.

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