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Lo strano momento del Napoli
28 gen 2019
Il Milan ha esposto le difficoltà offensive della squadra di Ancelotti.
(articolo)
10 min
(copertina)
Foto di Massimo Paolone / LaPresse
(copertina) Foto di Massimo Paolone / LaPresse
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Un mese dopo la sconfitta di misura contro l’Inter (1-0), il Napoli è tornato a San Siro, stavolta per sfidare il Milan. Ne è uscito uno 0-0, il risultato che stava maturando anche contro i nerazzurri se l’equilibrio non si fosse spezzato nei minuti finali, prima con l’espulsione di Koulibaly e poi con il guizzo di Lautaro Martínez che aveva deciso la partita allo scadere. Contro l’Inter la squadra di Carlo Ancelotti aveva fatto registrare la peggior prestazione offensiva dell’anno (0,8 xG creati), e non ha fatto molto meglio contro il Milan, producendo 1 xG. Quelle con le milanesi sono state le peggiori partite del campionato del Napoli dal punto di vista offensivo e seguono un’altra gara piuttosto opaca, a Cagliari alla 16.esima giornata, in cui gli azzurri non avevano prodotto molto (1,1 xG), ma erano riusciti a strappare i tre punti grazie a una punizione di Milik nei minuti finali.

Nelle ultime tre trasferte il Napoli ha toccato i minimi stagionali nella produzione offensiva, confermando di rendere molto meno quando gioca lontano dal San Paolo. Nel suo stadio la squadra di Ancelotti ha segnato 25 gol in 11 partite, a una media di 2,3 reti a gara, fuori casa ne ha segnati invece 14 in 10 partite, con una media di 1,4 a gara.

La tendenza negativa si è confermata contro il Milan, che ha posto al Napoli problemi diversi rispetto a quelli affrontati contro l’Inter. I nerazzurri avevano aggredito fin dalle prime fasi la manovra avversaria, riuscendo soprattutto nel primo tempo a mandare in crisi la costruzione dal basso della squadra di Ancelotti. I rossoneri hanno invece aspettato come al solito all’altezza del centrocampo (il baricentro medio registrato a fine partita è molto basso: 47,2 metri), scegliendo di ostruire la manovra del Napoli nella propria metà campo.

La partita è stata sempre in equilibrio, il conto degli xG del Milan è superiore grazie all’occasione avuta da Musacchio al 78’, la migliore della sfida.

Un Napoli di nuovo sbilanciato a sinistra

Forse prevedendo l’atteggiamento del Milan, o forse più semplicemente cercando di aumentare il potenziale offensivo della sua squadra, Ancelotti ha mandato in campo una formazione molto sbilanciata in avanti. Senza Allan, non convocato dopo una settimana in cui si era parlato molto della sua possibile cessione al Paris Saint-Germain, la coppia di interni era formata da Zielinski e Fabián Ruiz, due centrocampisti offensivi che hanno spesso giocato da trequartisti. In panchina sono finiti sia Hamsik che Diawara, che aveva sostituito Allan contro la Lazio.

Più avanti Ancelotti non ha rinunciato a nessuno dei suoi migliori talenti offensivi: Insigne e Callejón giocavano infatti da esterni e la coppia d’attacco era formata da Milik e Mertens. In più, in difesa a destra non giocava Maksimovic, un centrale che in fase di possesso resta bloccato per facilitare la costruzione da dietro, ma un terzino di spinta come Malcuit.

Se in fase difensiva il sistema era il classico 4-4-2, i movimenti in fase di possesso disegnavano uno schieramento sbilanciato a sinistra. L’azione del Napoli iniziava infatti sul triangolo formato da Koulibaly, Zielinski e Fabián Ruiz, i migliori alla fine della partita per palloni giocati e passaggi riusciti. Zielinski si abbassava allargandosi a sinistra nello spazio liberato dall’avanzata di Mário Rui, mentre Fabián vicino a lui dirigeva la manovra seguendola anche sul centro-destra quando la palla veniva girata sulla fascia opposta.

Una volta consolidato il possesso a sinistra, la palla avanzava tramite la formazione di triangoli che coinvolgevano Mário Rui, alto a dare ampiezza, e i tre giocatori che si muovevano tra le linee: Insigne, Mertens e Milik. La fascia destra era invece utilizzata per rifinire o concludere quanto prodotto sul lato opposto, con i tipici tagli di Callejón e la salita di Malcuit, puntuale a sovrapporsi quando il gioco si spostava a destra.

Mário Rui si alza, Zielinski si abbassa nello spazio liberato dal terzino, Insigne entra dentro il campo per giocare tra le linee.

L’idea di sbilanciare la manovra a sinistra era stata forse pensata per attaccare il lato individuato come il più vulnerabile del Milan, quello destro, e probabilmente aveva anche un senso difensivo, tenendo basso Suso e rendendo meno pericolose le transizioni del Milan in caso di perdita della palla. In questo senso, la posizione di Zielinski alle spalle di Mário Rui serviva a dare stabilità alle transizioni difensive del Napoli, con il polacco che poteva alzarsi per cercare il recupero veloce oppure restare a coprire Mário Rui.

Un altro effetto ricercato era forse quello di aiutare Lorenzo Insigne, riportandolo a giocare nell’amata zona sul centro-sinistra, con la salita di Mário Rui che permetteva all’esterno napoletano di muoversi nel mezzo spazio dietro il centrocampo del Milan. Il cambio di ruolo di Insigne, da esterno abituato ad avere una grande influenza sulla manovra ad attaccante, era stata una delle novità portate da Ancelotti a inizio campionato. Insigne aveva risposto alla grande, segnando 7 gol nelle prime 10 presenze, ma da qualche settimana il suo rendimento è calato: non segna dalla partita con l’Empolia inizio novembre e contro l’Inter era stato anche espulso, perdendosi le due sfide contro il Bologna e la Lazio.

Restituendo Insigne al suo ruolo di esterno probabilmente Ancelotti puntava a utilizzare con più frequenza le sue qualità in palleggio sul lato sinistro. Per l’esterno napoletano si trattava insomma di un ritorno alle vecchie abitudini, e non a caso la prima occasione della partita è arrivata con la giocata tipica del Napoli di Maurizio Sarri, il cross di Insigne per Callejón sul secondo palo, con il tiro al volo dello spagnolo che è stato parato da Donnarumma.

Quella è stata però l’unica occasione creata da Insigne, che pur riportato tra le linee a sinistra non è riuscito a migliorare la manovra del Napoli. In teoria quello sinistro doveva essere il lato forte per il palleggio azzurro, in realtà la palla ha spesso faticato ad avanzare. I tre giocatori tra le linee, Insigne, Mertens e Milik, non riuscivano a farsi trovare dietro il centrocampo del Milan e a combinare tra loro per chiudere l’azione, e così il Napoli era di frequente obbligato ad aggirare lo schieramento rossonero passando a destra. A chiudere il triangolo con Malcuit e Callejón da quel lato era Mertens, che si spostava nel mezzo spazio a creare una linea di passaggio in diagonale, ma più spesso la soluzione per la manovra era il cross: la squadra di Ancelotti ne ha tentati 19, e ben 11 sono arrivati da Malcuit (7, il dato più alto della partita) e Callejón (4).

Il giocatore più pericoloso del Napoli è stato Zielinski, nonostante la posizione arretrata di partenza. Il centrocampista polacco ha tirato 5 volte (record della partita), presidiando il limite dell’area per intercettare le respinte della difesa del Milan o dare una soluzione ai compagni con un appoggio all’indietro. L’occasione migliore della partita del Napoli è capitata sul suo sinistro, dopo una ripartenza che Zielinski ha concluso arrivando da dietro sull’assist di Fabián Ruiz (che forse voleva servire Callejón), senza riuscire però ad angolare il tiro, bloccato senza troppi problemi da Donnarumma. Il polacco è stato protagonista di una prestazione totale: ha dominato il possesso della sua squadra (90 passaggi riusciti e 107 palloni giocati, entrambi record della partita), è stato il migliore per tiri (5) e occasioni create (3) ed è stato superato solo da Ospina (12) per palloni recuperati (9).

Il Napoli fatica a creare occasioni

La quantità di conclusioni tentate da Zielinski non può però nascondere le difficoltà del Napoli a creare occasioni per Milik e Mertens, che insieme hanno tirato appena due volte, una a testa. La scelta di avanzare sbilanciando il possesso a sinistra e formando triangoli laterali non ha prodotto gli effetti sperati. Portata la palla sulla trequarti, è quasi sempre mancato il passaggio che permettesse a Insigne, Milik e Mertens di combinare tra loro per arrivare al tiro: senza profondità, la manovra del Napoli era così costretta ad aggirare lo schieramento del Milan rifugiandosi nella soluzione più semplice, il cross, uno strumento inefficace sia per la scarsa fisicità degli azzurri che per l’ottima prova difensiva dei rossoneri.

In questo caso Milik, Mertens e Insigne si erano avvicinati per aiutare la manovra a sinistra, ma quando la palla viene girata a destra nessuno si avvicina per dare una soluzione tra le linee a Malcuit.

Al Napoli è mancata la capacità di aprire varchi all’interno dello schieramento del Milan, un passaggio che non sempre avviene con fluidità, nonostante l’occupazione degli spazi tra le linee garantita dai movimenti di squadra in fase di possesso. Con Ancelotti il Napoli avanza con un palleggio meno ritmato e scandito dalle veloci triangolazioni tipiche del gioco di Sarri e l’innesco della fase di rifinitura è lasciata maggiormente alle letture individuali dei giocatori: sono loro che devono non solo sapere come smarcarsi per far avanzare la manovra, ma anche saper scegliere il momento giusto per la verticalizzazione che apre lo schieramento avversario e permette di concludere l’azione.

Alla fine della partita contro il Milan, Ancelotti si è lamentato proprio delle scelte fatte dai suoi giocatori in fase di possesso: «Quando siamo sotto pressione diventiamo un po’ frenetici, cerchiamo giocate di prima intenzione quando magari si può gestire meglio. Vanno limitati gli errori semplici». Le difficoltà a produrre chiare occasioni che il Napoli ha avuto non solo contro i rossoneri, ma anche nelle altre due trasferte contro l’Inter e il Cagliari, fanno intendere che i cambiamenti portati da Ancelotti non siano stati del tutto assorbiti.

Nelle idee del tecnico emiliano la sua squadra dovrebbe risalire il campo con meno passaggi rispetto agli anni con Sarri, ma non è detto che questo comporti necessariamente ritmi di gioco più veloci. In assenza di spazi per la verticalizzazione immediata diventa fondamentale la capacità di gestire la palla per attirare la pressione e trovare un varco nello schieramento avversario, un aspetto che i giocatori del Napoli ancora non dominano come vorrebbe Ancelotti. Contro il Milan si è così ottenuto l’effetto opposto, con una manovra troppo piatta che ha finito per scollegare i giocatori più avanzati.

La posizione media di Milik è molto bassa e defilata a sinistra per i suoi movimenti incontro tra le linee per dare continuità al possesso, Mertens è invece più avanti isolato dai compagni.

Allentando le maglie del sistema di Sarri, Ancelotti ha affidato maggiori responsabilità ai suoi giocatori, legando ancora di più i risultati della squadra ai loro momenti di forma e alla loro capacità di leggere le situazioni nel corso della partita. Senza avere il supporto di uno spartito codificato, al crescere delle difficoltà le prestazioni individuali devono salire dello stesso livello per fare in modo che il gioco resti brillante.

La partita contro il Milan ha dimostrato che non basta schierare una formazione molto tecnica e offensiva per migliorare di conseguenza la manovra. Attaccando male, il Napoli ha anche rischiato di più in difesa, concedendo soprattutto nel primo tempo spazi per ripartire che i rossoneri non hanno sfruttato come avrebbero potuto. La qualità del pressing degli azzurri è stata scadente: pur cercando di aggredire alto per recuperare presto la palla, l’altezza media dei recuperi della squadra di Ancelotti si è fermata piuttosto in basso, a 35,6 metri, un dato non troppo migliore di quello del Milan (29,5 m), che invece ha aspettato nella propria metà campo.

La vittoria della Juventus contro la Lazio e la sconfitta dell’Inter a Torino hanno ulteriormente diminuito la pressione attorno al Napoli, troppo distante dalla Juve, che ha 11 punti di vantaggio, per tenere aperta la lotta scudetto, e con un margine di sicurezza su chi segue che rende praticamente certa la partecipazione alla Champions League nella prossima stagione. Con il rischio di non avere più obiettivi da raggiungere in campionato, il problema più grande per Ancelotti sarà forse trovare un modo per motivare e tenere alta la concentrazione della sua squadra nella seconda parte della stagione.

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