Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
La fiducia del Milan, i rimpianti del Napoli
13 apr 2023
Il Napoli è uscito sconfitto nonostante una buona prestazione.
(articolo)
9 min
(copertina)
IMAGO / NurPhoto
(copertina) IMAGO / NurPhoto
Dark mode
(ON)

Al venticinquesimo minuto il Napoli è pronto ad attaccare l’area avversaria dopo una lunga ed elaborata azione piena di rotazioni. Il pallone si trova sulla fascia sinistra, ai piedi di Mario Rui, mentre Kvaratskhelia, Elmas e Zielinski entrano dentro. Il terzino portoghese serve Zielinski con una tagliente palla all’indietro verso il limite dell’area; quest’ultimo gioca direttamente di prima cercando, probabilmente, Kvaratskhelia, forse con l’intento di suggerire una triangolazione. La palla viene però intercettata da Tomori, e il Milan riesce a uscire dall’area solo dopo una ulteriore “torre” di testa di Krunic verso Tonali, che scavalca Di Lorenzo e indirizza il pallone verso Leao. Dopo aver accennato di andare incontro al pallone, Leao arresta la sua corsa e attende che la sfera gli arrivi addosso, Rrahmani sembra in controllo, ma accade uno di quegli imprevisti che nelle gare a eliminazione diretta della Champions League assumono una dimensione mistica. La palla sbatte sul ginocchio di Leao, che sembrava intenzionato a controllarla aprendosi verso l’esterno forse calcolando male traiettoria e velocità, e si allontana di qualche metro di troppo verso l’interno del campo. È proprio questo sviluppo a mettere fuorigioco il difensore del Napoli e a favorire lo stesso Leao, rapidissimo ad avventarsi sul pallone, resistere alla carica di uno straripante Anguissa, e arrivare come una lama nel burro fin dentro l’area di rigore del Napoli, concludendo di poco a lato con un tiro non troppo convincente.

Questa azione è stata rilevante non per il suo esito, ma perché fino a quel momento il Milan era stato in balia di un Napoli che, anche se meno “pesante” a livello di qualità di finalizzazione negli ultimi metri, stava producendo occasioni con continuità e varietà, schiacciando i rossoneri dentro la propria metà campo. Il contropiede di Leao non ha segnato una svolta netta nella trama della partita, che anzi si è mantenuta più o meno sullo stesso tema per la maggior parte del tempo, ma è sembrato essere un segnale forte per la squadra di Pioli, una spinta per convincerla che una partita ben più complicata di quella di pochi giorni prima in campionato al Maradona poteva svoltare in qualsiasi istante, e che dunque valeva la pena di sacrificarsi, accettando di buon grado la supremazia territoriale avversaria e aspettare il momento giusto.

Di questa partita abbiamo parlato anche in Che Partita Hai Visto, il podcast dedicato agli abbonati dell'Ultimo Uomo in cui commentiamo a caldo le partite più importanti della settimana. Se non siete ancora abbonati, potete farlo cliccando qui.

Il Napoli aveva approcciato la partita risolvendo alcune delle criticità che erano emerse nella precedente sconfitta per 4-0, ponendo le basi per un controllo del gioco nella metà campo avversaria soprattutto grazie a una migliore organizzazione del pressing rispetto alla gara di campionato. In quella partita il Milan era riuscito a sviluppare delle buone trame di palleggio sfruttando l’atteggiamento ambiguo del Napoli senza palla, muovendo Krunic sulla linea dei due centrali di difesa, alzando i terzini e cercando di trovare ricezioni pulite tra le linee. Pioli invece ha riproposto lo stesso piano. Questa volta, però, il Napoli era arrivato preparato.

Zielinski si portava in avanti a fianco di Elmas, per l’occasione utilizzato come punta centrale da Spalletti. Durante il palleggio arretrato, quando Krunic si abbassava lasciando Tonali da solo alle spalle dell’attacco napoletano, le due punte cercavano di orientare il portatore avversario verso l’esterno attraverso delle intense corse diagonali, dinamica che si è verificata in particolar modo sul lato sinistro del Napoli. A questo punto, Kvaratskhelia, che manteneva una posizione più alta rispetto alla partita di campionato, si teneva pronto a uscire come terzo uomo in avanti, pareggiando il trio del Milan, con Mario Rui pronto a scalare su Calabria, lasciando Brahim Diaz a Kim. La scalata in avanti e verso sinistra del Napoli veniva bilanciata da una buona partecipazione di Lozano sul lato opposto, pronto a ripiegare anche molto per assorbire le avanzate di Theo Hernandez, con Di Lorenzo che invece prendeva in consegna Leao.

Il risultato è stato un Milan sostanzialmente innocuo quando aveva la possibilità di imbastire l’azione da dietro, non riuscendo né a manipolare l’aggressività del Napoli, né a trovare sfogo in profondità o giocando la palla addosso a Giroud. Anzi, si può dire che in questa partita il miglior playmaker del Napoli siano state proprio le ripartenze alte, poiché gran parte delle occasioni e dei tiri della squadra di Spalletti sono arrivate proprio in seguito a palloni rubati nella trequarti avversaria o al massimo sulla riga di centrocampo.

[gallery columns="6" ids="90575,90576,90577,90578,90579"]

A giocare un ruolo importante in tutto ciò sono state, oltre all’intensità difensiva del Napoli, la grande reattività di Lobotka e Anguissa nel leggere i movimenti ideali nel corridoio centrale allentando e accelerando la pressione sui riferimenti e anticipando le corse all’indietro. Fondamentale è stata anche l’aggressività dei difensori del Napoli, i ripiegamenti laterali dei due esterni e, aspetto sottovalutato, la capacità degli azzurri di intercettare il pallone orientandolo immediatamente verso la giocata successiva in avanti, potendo contare su molti uomini sulla linea del pallone. La stessa intensità il Napoli ce l’ha messa, ovviamente, anche a palla persa, attraverso la riaggressione alta immediata di tutti i giocatori in proiezione offensiva; un aspetto fotografato alla perfezione dall’atteggiamento di Di Lorenzo, il quale si è ritrovato più volte ad accorciare sul pallone nei pressi dell’area di rigore milanista. Ironicamente, è bastato però che tutto questo non funzionasse al meglio una volta per far sì che il Milan trovasse il vantaggio, dopo aver trovato il coraggio con la ripartenza devastante, ma più rocambolesca, di Leao.

Dopo una palla persa su un passaggio diagonale verso la trequarti, il Napoli ha tentato di riaggredire immediatamente sulla verticalizzazione di Calabria verso Brahim Diaz. Questa volta, però, il raddoppio di Mario Rui e Lobotka non è stato perfetto - uno dei due avrebbe potuto optare per una copertura maggiore - e lo spagnolo ha approfittato dello spazio tra i due girandosi con una piroetta e aprendo il campo. Ironia della sorte: Diaz aveva saltato Lobotka e Rui anche nel primo gol della partita di campionato. Anche in questo caso il Milan è stato abilissimo a precipitarsi in avanti con ben 5 uomini contro i 3 difensori del Napoli, più Mario Rui e Kvaratskhelia in rincorsa. I giocatori di Spalletti erano anche andati a un passo dal ripiegamento perfetto, ma l’abilità di Leao a leggere la possibilità di sfruttare l’ultimo istante di vantaggio numerico possibile cambiando lato verso sinistra è stato decisivo.

Il Napoli è arrivato al tiro più volte da fuori area, guadagnato diversi calci d’angolo e occasioni potenzialmente pericolose; l’assenza di Osimhen si è però rivelata ancora una volta abbastanza pesante, considerando anche quella di Simeone e un Raspadori non al meglio che hanno spinto Spalletti a utilizzare Elmas come punta centrale. Il numero 7 del Napoli ha trovato pochissime ricezioni, prevalentemente in appoggio all’indietro, nelle zone centrali dell’attacco, e non è mai riuscito a impensierire la difesa del Milan con l’attacco alla profondità. Sul lato destro, Lozano non ha avuto nessuno spunto determinante. A sinistra, invece, Kvaratskhelia è stato il giocatore più coinvolto, e anche all’interno di una partita imperfetta è stato capace di generare più volte un vantaggio qualitativo con la sua capacità di saltare l’uomo e associarsi coi compagni vicini attraverso soluzioni creative.

Dal canto suo, il Milan non è riuscito a confermare l’efficace pressing alto visto in campionato, che aveva spinto il Napoli a forzare in diverse occasioni la giocata verticale, e così si è ritrovato più o meno volontariamente a difendere qualche metro più in basso, puntando soprattutto sul contenimento laterale. Si può dire che il miglior aspetto della partita del Milan sia stata proprio la capacità di raddoppiare e triplicare nei suoi ultimi trenta metri, soprattutto nella parte centrale della partita.

Almeno 4 giocatori erano sempre pronti a chiudere la giocata laterale, circostanza che si è vista soprattutto sul lato destro del Milan, data l’influenza di Kvaratskhelia negli sfoghi offensivi del Napoli. Anche quando uno dei difendenti milanisti veniva saltato e il georgiano convergeva verso l’interno, arrivava Krunic a chiudere l’interno, Calabria o Diaz a raddoppiare da dietro, Tomori a dare copertura o controllare il movimento a supporto della punta. Così il Milan è riuscito a sporcare alcune situazioni interessanti, reggendosi poi su una grande partita di Maignan, sempre più impegnato col passare dei minuti, e riuscendo a portare a casa una vittoria pesante, nonostante le difficoltà incontrate anche in superiorità numerica. Il Napoli probabilmente avrà avuto dei rimpianti per non essere riuscito a tramutare in vantaggio l’occasione più grossa della sua partita, dopo appena un minuto di gioco, il che avrebbe reso la partita dei rossoneri sicuramente più complicata.

Se nella partita di campionato i rossoneri erano riusciti a creare un maggior numero di occasioni pericolose e aprire crepe nella fluidità offensiva e nella solidità difensiva del Napoli, nella prima partita di questi quarti il Napoli è riuscito a correggere ciò che doveva ed è riuscito a creare qualche occasione in più sfruttando soprattutto le ripartenze alte, ma anche un maggiore dinamismo funzionale in costruzione. Alla fine, però, la squadra di Spalletti ha pagato la poca varietà di soluzioni negli ultimi metri, in cui si è ritrovata aggrappata ai tiri da fuori, alle giocate di Kvaratskhelia e a qualche inserimento pericoloso di Di Lorenzo, oltre ai calci piazzati.

Il Milan, invece, ha dimostrato ancora una volta di avere le risorse per ribaltare il campo anche nelle partite più complicate, dando anche l’impressione di avere quella fiducia che, in armonia con una buona organizzazione difensiva, nelle partite “pesanti” consente di non andare in affanno nonostante un avversario capace di prendere il controllo del campo, e di svoltare tutto con una o due singole giocate determinanti. Insomma, tutti elementi che abbiamo imparato a riconoscere e valorizzare sempre più frequentemente negli ultimi anni di Champions League, anche se la casualità del risultato finale può sempre essere messa in discussione.

Lo svantaggio non è ampio ma il Napoli è uscito da San Siro con due squalifiche pesanti per il ritorno (Kim per l’ammonizione in diffida e Anguissa per l’espulsione), e così, anche se ritroverà Osimhen, avrà altre incognite con cui fare i conti nella partita di ritorno. Magari una buona iniezione di fiducia i napoletani la potranno trovare, oltre che nella prestazione ben più positiva rispetto a quella di pochi giorni prima contro lo stesso avversario, anche nella capacità di mantere il controllo in inferiorità numerica, creando persino qualche altra occasione, tra cui il tiro di Di Lorenzo da dentro l'area salvato dal miracolo di Maignan. Fiducia che invece non sembra mancare al Milan, che pare avere le carte in regola per accettare il contesto ancor più caotico della Champions League, navigando nell’incertezza e pungendo negli spiragli.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura