Milan e Napoli si sono incontrate di nuovo ai quarti di Coppa Italia a distanza di tre giorni dalla partita in campionato, finita 0-0. In quest’ultima occasione Carlo Ancelotti aveva sperimentato una formazione molto sbilanciata in avanti: Fabián Ruiz e Zielinski gestivano la manovra giocando da interni di centrocampo, in attacco non mancava nessuno dei principali talenti offensivi: Callejón era largo a destra, Insigne e Mertens giocavano vicino a Milik. Dispiegare tutto il potenziale offensivo non aveva però alzato la pericolosità del possesso del Napoli e anche il pressing era stato piuttosto disordinato, lasciando al Milan ampi spazi da sfruttare per risalire il campo. La squadra di Gennaro Gattuso non aveva però capitalizzato le opportunità concesse dalla brutta serata degli azzurri, e pur avendo le migliori occasioni della partita, con Kessié all’inizio del secondo tempo e con Musacchio sugli sviluppi di un calcio d’angolo al 78’, non era riuscita a sbloccare il risultato.
A tre giorni di distanza il contesto della sfida non è cambiato: il Napoli ha controllato la palla (64% di possesso) e ha cercato di recuperarla in alto pressando fin dalle prime battute il possesso rossonero, il Milan si è difeso nella propria metà campo e ha cercato di giocare la palla in modo ordinato alle spalle delle linee di pressione degli azzurri. A cambiare gli equilibri è stata quindi la presenza di nuovi interpreti rispetto alla partita di campionato: di Krzysztof Piatek soprattutto, che all’esordio da titolare con la maglia rossonera ha segnato la doppietta decisiva che ha mandato la sua squadra in semifinale.
Anche Ancelotti ha cambiato la formazione rispetto alla sfida di tre giorni prima in campionato, ma le sue mosse non hanno avuto la stessa efficacia. Forse riconoscendo proprio nella scarsa qualità del pressing il principale problema della sua squadra nell’ultimo incrocio con il Milan, il tecnico emiliano ha cambiato la sua coppia di interni a centrocampo, schierando Diawara e Allan. L’idea era probabilmente di alzare l’altezza dei recuperi puntando sulle migliori qualità difensive di Diawara e Allan rispetto a Fabián e Zielinski, schierati invece da esterni di centrocampo. Anche cambiando gli interpreti, il pressing del Napoli è però rimasto scadente e il Milan lo ha spesso superato, anche prendendosi dei rischi coinvolgendo Donnarumma e palleggiando vicino alla sua area di rigore.
In campionato era Fabián a salire per pressare Bakayoko, stavolta il compito spettava a Diawara. Il centrocampista del Milan scambia però con Donnarumma per superare la prima linea di pressione e poi salta sia Fabián che Allan facendo avanzare l’azione.
La differenza di Piatek
L’assenza dei due principali creatori di gioco, Suso e Calhanoglu, avrebbe potuto complicare la risalita del campo e invece il Milan l’ha aggirata uscendo soprattutto a sinistra senza modificare troppo i suoi meccanismi: Borini, così come fa di solito Calhanoglu, si è preso insolite responsabilità nella gestione del possesso abbassandosi a ricevere il pallone in uscita dalla difesa, mentre Paquetá si alzava dietro il centrocampo del Napoli per avvicinarsi al centravanti, così come aveva fatto nella sfida in campionato.
Superata palleggiando la prima pressione del Napoli, grazie soprattutto alla libertà che lo schieramento azzurro concedeva a Bakayoko, la risalita del campo diventava più diretta, forse proprio per adattarsi alle assenze di Suso e Calhanoglu e arrivare più velocemente da Piatek. A fine partita l’attaccante polacco ha rivelato di aver chiesto a Laxalt e Borini di servirlo con palle alte e lunghe, ed è proprio con uno sviluppo di questo tipo che la partita si è sbloccata dopo dieci minuti.
Il Milan gira la palla da dietro dopo un calcio di punizione per un fallo di Diawara su Bakayoko e, una volta arrivato a sinistra, non ha molte soluzioni per avanzare, perché Laxalt è pressato da Fabián e Borini, che si sta abbassando per aiutare il compagno, è marcato da Malcuit. Il terzino uruguaiano allora lancia direttamente su Piatek, che è in mezzo a Koulibaly e Maksimovic. Quest’ultimo viene attirato dal movimento di Paquetá, che si era alzato dietro Allan, e lascia passare il pallone, senza avere la copertura alle spalle di Koulibaly. Così Piatek può controllare e aprire il destro per mandare la palla all’angolino più lontano.
Maksimovic si sposta verso destra vedendo il movimento di Paquetá, Koulibaly non gli dà copertura e Piatek si ritrova da solo davanti a Meret. I centrali difensivi del Napoli gestiscono davvero male una situazione tutto sommato facile da leggere.
Il gol segnato presto ha reso più semplice la partita del Milan, che si è potuto così concentrare sulla difesa della propria metà campo, aspettando un errore del Napoli per attaccare in transizione. Ed è proprio ciò che è successo al 26’: Castillejo ha tolto la palla a Diawara, che aveva provato a saltare Kessié, e ha tagliato il campo verso sinistra appoggiandosi a Borini. Il numero 11 del Milan ha avuto un’esitazione, che si è però trasformata in una specie di finta che ha allontanato Malcuit e dato modo a Paquetà di muoversi dietro Allan. Il lancio di prima dell’ex centrocampista del Flamengo è stato molto preciso, perché ha trovato il petto di Piatek in mezzo a Koulibaly e Maksimovic, ma allargandosi a sinistra l’attaccante polacco avrebbe comunque dovuto fare una grande giocata per tirare fuori qualcosa da una situazione del genere, avendo davanti entrambi i difensori centrali del Napoli. Sia Koulibaly che Maksimovic però non lo hanno affrontato, lo hanno lasciato rientrare sul destro e Piatek ha trovato la doppietta con una grande conclusione sul secondo palo.
Al Genoa Piatek si era presentato segnando quattro gol in 37 minuti al Lecce in Coppa Italia e andando in rete in tutte le prime sette partite giocate in campionato. Al Milan ha avuto un impatto simile, segnando una doppietta in meno di mezz’ora con gli unici due tiri in porta della sua partita. Oltre ai due gol, Piatek si è distinto per il prezioso supporto dato alla squadra, abbassandosi per tenere corti i reparti nelle lunghe fasi di possesso della squadra di Ancelotti e offrirsi come soluzione in uscita, proteggendo palla e conquistando diversi falli (5, record della partita). Si è fatto trovare dietro le linee di pressione del Napoli per dare continuità alla manovra (21 passaggi con l’81% di successo), allargandosi soprattutto a sinistra, la zona preferita perché gli apre lo specchio della porta quando rientra sul destro, come ha fatto in occasione del secondo gol.
I miglioramenti di Paquetá
Anche l’altro acquisto di gennaio del Milan, Paquetá, è stato decisivo: in maniera indiretta in occasione della prima rete di Piatek, contribuendo con il suo movimento ad attirare Maksimovic e a far arrivare la palla all’attaccante polacco, in maniera più concreta nell’azione del 2-0, quando ha servito il suo primo assist con la maglia del Milan. Inizialmente Paquetá sembrava poter migliorare il palleggio arretrato dei rossoneri, con la sua capacità di conservare la palla e l’attitudine agli scambi corti con i compagni vicini. Adesso Gattuso sta invece provando ad alzare il suo raggio d’azione, chiedendogli di giocare dietro il centrocampo avversario per avvicinarlo al centravanti. Nella partita di campionato contro il Napoli ha passato la palla 15 volte nell’ultimo terzo di campo e appena 3 volte nei primi 30 metri. Il suo impatto è stato di sicuro meno appariscente rispetto a quello di Piatek, ma Paquetá aggiunge al centrocampo del Milan caratteristiche uniche a cui Gattuso non sembra disposto a rinunciare, visto che finora lo ha sempre schierato titolare.
La doppia sfida con il Napoli, oltre ad aver regalato ai rossoneri la semifinale di Coppa Italia e consolidato i miglioramenti difensivi delle ultime settimane (un solo gol subito, dalla Juventus in Supercoppa, nelle ultime cinque partite), ha confermato che il mercato di gennaio ha messo a disposizione di Gattuso due giocatori capaci di alzare da subito il livello di pericolosità del Milan: Paquetá aggiunge tecnica e brillantezza alla manovra, Piatek ha portato in attacco un’incisività che Higuaín ormai non poteva più garantire.
Pur cambiando formazione, il Napoli ha invece mostrato gli stessi limiti evidenziati dalla sfida in campionato: un pressing inefficace che ha allungato i reparti, un possesso piatto che non era in grado di aprire varchi nel blocco difensivo milanista e che aveva le fasce come unico sfogo. Vanno poi aggiunti gli errori evidenti dei due centrali difensivi nelle azioni dei due gol di Piatek, che hanno fatto la differenza rispetto alla partita di campionato. Pur dominando il possesso e tirando più di 20 volte (il Milan si è fermato a 6), il Napoli ha faticato a creare occasioni pulite, avendo le opportunità migliori con Insigne nel primo tempo e con un paio di situazioni confuse sugli angoli battuti da Ghoulam nel secondo tempo. Andare avanti in Coppa Italia era un obiettivo che avrebbe tenuto viva la stagione del Napoli, visto il comodo secondo posto in campionato. Adesso resta soltanto l’Europa League.