Per il Milan non c’era momento migliore per rialzare la testa della partita di ieri, a San Siro, dopo aver sentito l’inno della Champions, contro la squadra più forte del girone, nel punto più basso della stagione e forse anche del percorso post Scudetto di Pioli. Tutto l’ambiente Milan sa che la Champions League è la casa dei rossoneri, fa parte del DNA della squadra. E quindi forse era inevitabile che, in un momento così difficile, il Milan tirasse fuori una delle prestazioni più convincenti della stagione, che ha riaperto alla squadra di Pioli la porta per la qualificazione agli ottavi di finale. Da ultimo del girone, infatti, il Milan è passato a terzo, due punti sotto il Dortmund primo e uno sotto il PSG secondo.
Una vittoria che fa tirare un sospiro di sollievo, quindi, ma anche una vittoria che dimostra ancora una volta come la risposta giusta sia sempre mettere a proprio agio i migliori giocatori a disposizione (risposta che sembrava inaccessibile nell’ultima partita di campionato contro l’Udinese). Una risposta che Pioli conosce bene, e che forse è anche quella più in linea col suo calcio, ma che forse ancora deve trovare la sua forma definitiva, con una rosa che è cambiata molto, tra nuovi arrivi, infortuni e stati di forma diversi.
Un’altra dimostrazione di come il Milan sia ormai più a suo agio con uno stile di gioco che è lontano da quello spregiudicato e intenso della stagione dello Scudetto, e che ormai dia il meglio di sé in una partita più attenta, con un baricentro più basso, che attacca in un campo lungo con i suoi giocatori dominanti nei duelli individuali. Questo è l'habitat naturale per i vari Theo Hernandez, Pulisic, Reijnders e soprattutto Leão, non a caso autore di una prestazione che gli è valsa il premio di migliore in campo della UEFA.
L'importanza di Loftus-Cheek e Leao
Su tutti però il nome che ha fatto la differenza è stato quello di Loftus-Cheek, che ha permesso di esaltare la strategia scelta da Pioli ed è apparso a tratti dominante contro lo stesso centrocampo del PSG, che all’andata era sembrato ingiocabile. La sua presenza ha permesso da una parte di disinnescare le connessioni tra i centrocampisti di Luis Enrique e dall’altra di esaltare la vertigine verticale di questo nuovo Milan quando recupera palla nella propria metà campo. Loftus-Cheek oggi fa la differenza tra un Milan che attacca bene facendo avanzare il pallone nella fascia centrale del campo e uno che fatica se non affidandosi agli esterni. Ieri, quando il Milan recuperava palla, Loftus-Cheek, se non riceveva subito, scattava sempre in avanti, verso il mezzo spazio di destra, alle spalle di Vitinha e al lato di Ugarte. E anche quando veniva pressato e lo spazio intorno a lui si restringeva, trovava sempre un modo per uscirne, magari spazzando via l'avversario col fisico.
Schierandosi quindi con una sorta di 4-2-3-1 classico, con Loftus-Cheek come vertice alto del triangolo di centrocampo, il Milan si è messo a specchio col PSG con l'obiettivo di andare in marcatura uomo su uomo a tutto campo. Il centrocampista inglese però ha permesso alla squadra di Pioli di fare qualcosa di più: legare il centrocampo con l’attacco, con un giocatore che può essere utilizzato sia per trovare delle verticalizzazioni immediate che come appoggio di una manovra un po’ più ragionata. Ieri, però, Loftus-Cheek è stato esaltante soprattutto perché vinceva sempre il duello individuale con una facilità disarmante. Semplicemente sembrava troppo forte per gli avversari e insomma non erano certo avversari qualunque.
Il suo primo tocco del pallone nella partita arriva al quinto minuto. Il Milan vuole andare immediatamente in verticale dopo aver recuperato palla e nello spazio congestionato il passaggio di Reijnders lo trova in mezzo a due avversari. Loftus-Cheek, con un tocco di prima, alza la palla per passarla a Pulisic, libero sulla fascia a pochi metri, e poi scatta in avanti per creargli spazio. Un primo esempio della sua completezza, che permetterà al Milan di assestarsi nella metà campo avversaria. Pochi secondi dopo la palla arriva a Leão sulla fascia opposta. L'esterno portoghese salta con facilità Hakimi e mette al centro un cross basso che trova proprio Loftus-Cheek al centro dell’area. Il suo tiro di prima, però, vola sopra la traversa. È la prima vera occasione da gol della partita e anche il cuore della sua superiorità: Loftus-Cheek al centro e Leão sulla fascia sinistra.
Qui Ugarte sbaglia il controllo e sul pallone si fionda Loftus-Cheek, che poi parte in conduzione facendosi tutto il campo. Alla fine scarica per Giroud, che può arrivare alla conclusione da buona posizione.
Le conduzioni, e la capacità di mandare velocemente il pallone in verticale da parte del Milan, ieri hanno fatto la differenza. È così che la squadra di Pioli ha trovato il gol del pareggio, pochi minuti dopo che il PSG era passato in vantaggio dall’ennesimo calcio d’angolo gestito male. Nonostante il gol di Skriniar, il Milan ha continuato a spingere, attenendosi al piano gara, raccogliendo i frutti solo tre minuti dopo. Ancora una volta attraverso i suoi punti di forza, a cui il PSG non è mai venuto a capo - in questo caso una conduzione centrale di Leão.
L'esterno portoghese ha ricevuto nella sua zona del campo preferita, la fascia sinistra, e nel suo modo preferito, cioè sui piedi spalle alla porta, quando può proteggerla e girarsi. Marquinhos prova a negargli la fascia, allora lui si gira internamente, iniziando a correre in verticale senza che nessuno riesca a fermarlo, nemmeno Hakimi. Una volta entrato nella trequarti e con tutta la difesa del PSG che lo rincorre come un inseguimento in un poliziesco, Leao ha l'intelligenza e la freddezza di allargare a sinistra per Giroud.
Il centravanti fa quello che deve fare: controlla spostandosela leggermente in avanti, ricavandosi lo spazio giusto per caricare il tiro prima del ritorno di Skriniar. Donnarumma para ma il pallone si alza al centro dell’area piccola, dove è accorso Leão. La sua rovesciata è più pratica che elegante, e soprattutto illeggibile per Donnarumma, che forse viene ingannato dal tentativo di tacco di Marquinhos davanti a lui. Al momento della rovesciata il Milan ha tre uomini in area contro i tre del PSG (più Donnarumma e l’accorrente Ugarte). Era quello che voleva fin dall'inizio: portare il pallone dalla propria metà campo all’area avversaria in sostanziale parità numerica.
La seconda metà della partita
Con il punteggio in parità per tutta la seconda parte del primo tempo abbiamo assistito ad una partita aperta e dal ritmo sincopato, con un Milan che è sembrato costantemente pericoloso. Il dominio atletico di Loftus-Cheek a centrocampo, il baricentro non altissimo e le marcature ben tarate del Milan hanno spinto il PSG verso le catene di fascia. La squadra di Luis Enrique ha avuto il possesso palla e il dominio territoriale nella metà campo avversaria, più di quanto era successo a Parigi. Ma questo non ha fatto altro che esacerbare ulteriormente la tendenza a ricevere molti palloni sui piedi di Mbappé e Dembélé, con la conseguenza di rallentare la manovra.
Così è stato più facile per il Milan gestire i due esterni e soprattutto attaccare almeno in parità numerica centralmente una volta recuperata palla. Ieri, in sostanza, una volta recuperata palla, i giocatori del Milan partivano in conduzione fino a quando non erano costretti a scaricare il pallone oppure venivano fermato con un fallo. Se nel PSG è il pallone a raggiungere i giocatori nelle loro posizioni, nel Milan la palla viene più che altro portata fisicamente da un punto all'altro del campo. Questo contesto aiuta anche Reijnders a dare il meglio, visto che è proprio nelle conduzioni centrali e nella gestione del pallone nello spazio che esce fuori la sua tecnica, persino di più che nell’ultimo passaggio dopo aver ricevuto sulla trequarti o al limite dell’area. Il centrocampista olandese è sembrato un altro giocatore rispetto a quello visto a Parigi e il confronto con Zaire-Emery ieri non è stato impari come all'andata.
Reijnders segnala lo spazio libero da attaccare e, una volta ricevuta palla, parte in conduzione. Arrivato sulla trequarti, scarica sull'esterno per Leao.
Difficile dire se sia stato il piano gara azzeccato ad aver convinto il Milan o la sensazione di essere con le spalle al muro ad averlo spinto ad applicare il piano gara alla perfezione. In ogni caso, il gol del 2-1 è un perfetto esempio di una squadra che fa la cosa giusta con la mentalità giusta, contro una squadra magari superiore sulla carta, ma che ieri è sembrata svogliata.
La partita è stata definitivamente ribaltata all'inizio del secondo tempo. Dopo appena cinque minuti il Milan è riuscito a gestire il pallone senza troppa fretta ed è arrivato a un cross di Pulisic da destra, che però è uscito poco preciso. La palla ha attraversato tutta l’area e andato fuori dalla parte opposta, dove Hakimi è andato a contrasto con Leão, buttandosi a terra. I giocatori del PSG si aspettano il fischio dell’arbitro dopo l’uscita del pallone che però non arriva. Nel frattempo due giocatori del Milan si sono fiondati sul pallone contro il solo Zaire-Emery, che va non troppo convinto a chiudere. Il primo ad arrivarci è Theo Hernandez che, dopo il primo tocco, mette un cross potente e preciso sulla testa di Giroud al centro dell’area. Il centravanti impatta in modo perfetto col pallone dopo aver vinto il duello aereo con Skriniar e porta il 2-1 che fa esplodere lo stadio.
Luis Enrique prova a mischiare le carte effettuando tre cambi tutti insieme ma la dinamica della partita non cambia. Il Milan resiste senza troppi affanni al forcing finale del PSG e sa anche come far uscire il pallone creando il panico negli avversari. Pioli è sembrato avere la partita in pugno da un punto di vista mentale e infatti aspetto fino a oltre l’ottantesimo per fare i suoi cambi.
Sembra passato un secolo dalla sconfitta contro l’Udinese. «Era una risposta a noi stessi, sabato abbiamo fatto una pessima partita e serviva una reazione. Siamo stati squadra, era fondamentale», ha detto Stefano Pioli alla fine della partita. Non solo i tre punti, quindi. Il Milan contro il PSG ha visto un futuro possibile per una stagione che sembrava compromessa fino a qualche giorno fa.