Pochi giorni fa, all’Olimpico contro il Cagliari, Sergej Milinkovic-Savic ha segnato il suo secondo gol stagionale, dopo una secca realizzativa di quasi tre mesi (l'ultimo gol in Serie A segnato prima di questo risale al 23 settembre, contro il Genoa). Un tap-in su una palla vagante in area, da una distanza di circa undici metri, un gol non particolarmente complicato per uno con la tecnica e la sensibilità del centrocampista serbo. Eppure, dopo la rete, SMS è scoppiato in un pianto liberatorio, che forse dice poco sulla sua astinenza realizzativa, ma racconta di più della pressione alla quale è stato sottoposto, viste le polemiche che hanno riguardato la trattativa per il suo rinnovo contrattuale e le offese razziste a lui indirizzate.
Nella scorsa stagione Milinkovic-Savic sembrava un giocatore senza pari, dominante sia fisicamente che tecnicamente, e l’involuzione che ha vissuto in questa prima metà di stagione è evidente. Per molti la responsabilità di questa crisi è completamente sua mentre secondo pochi altri è l'intero gioco della Lazio ad essersi involuti, sgonfiando le prestazioni del serbo. Le due cose non per forza si escludono a vicenda, e anzi, il calo di Milinkovic-Savic, forse legato anche al Mondiale giocato, è probabilmente una delle cause primarie della mancanza di brillantezza della Lazio quest'anno. Ma cosa è cambiato nel suo gioco da un anno all’altro? In quali aspetti, esattamente, Milinkovic-Savic ha abbassato la qualità delle proprie prestazioni?
Le sue conclusioni sono meno efficaci
Quello della finalizzazione è forse l’aspetto meno importante nel gioco di Milinkovic-Savic, ma comunque è una spia di com’è cambiato il suo modo di stare in campo.
Nella Serie A 2017-18, SMS ha segnato 12 reti in 3125 minuti giocati, cioè 0,35 gol per 90 minuti. Quest’anno, invece, è fermo a 0,13 gol per 90 minuti, cioè, in proporzione, meno della metà. Si potrebbe pensare che un calo realizzativo così evidente sia dovuto ad una propensione minore al tiro e invece il serbo in questa stagione sta tirando persino di più rispetto allo scorso anno: 3,17 tentativi ogni 90 minuti contro i 2,62 della stagione passata. Persino la pericolosità di questo volume superiore di conclusioni a rete non è praticamente cambiato da un anno all’altro: se guardiamo agli Expected Goals, SMS quest'anno ha una media di 0,27 xG per 90 minuti, un valore di poco superiore rispetto a quello dell'anno scorso, 0,25 xG per 90 minuti.
Quindi: o Milinkovic-Savic è stato preso da un’ossessione per il gol, per l’azione personale, forse per cercare di risolvere un momento di effettiva difficoltà, suo e della Lazio, e questo lo ha portato a prendere anche tiri improbabili; oppure il raggio d’azione di Milinkovic-Savic si è effettivamente abbassato e tira quindi da più lontano.
La seconda proposizione è facile da confutare: il baricentro medio di tutti i tocchi palla di Milinkovic-Savic si è addirittura alzato quest’anno, seppure di poco, passando da una media di 55,9 metri dello scorso anno all’attuale 57,3. Anche l’altezza media dei passaggi ricevuti quest’anno è più alta rispetto l’anno scorso, praticamente con la stessa differenza che c’è tra le altezze dei tocchi palla.
La soluzione più semplice, quindi, è in questo caso anche quella che più si avvicina alla realtà, e cioè che il centrocampista serbo tiri in maniera meno efficace rispetto alla scorsa scintillante stagione.
Perché sta facendo meno assist?
La parte più consistente del gioco di Milinkovic-Savic è rappresentata da quello che fa col pallone. Ed è sorprendente scoprire che la quantità di cose che SMS ha fatto nella prima parte di stagione, e la loro qualità, è davvero molto simile, quasi identica a quella della scorsa stagione.
Oggi come oggi, paragonando questa mezza stagione con quella intera passata, Milinkovic-Savic ha mantenuto lo stesso volume di passaggi (51,7 ogni 90 minuti), la stessa precisione (78% di passaggi riusciti), e la stessa efficacia (1,43 passaggi chiave/p90). Anche il numero di passaggi riusciti nella trequarti avversaria, la zona in cui si misurano di solito i centrocampisti più creativi, è rimasta invariata (13,6 passaggi/p90).
A voler cercare il pelo nell’uovo, SMS sta servendo ai compagni meno passaggi nell’area di rigore avversaria (1,49/p90 contro gli 1,61/p90 dello scorso anno) e questo sta inficiando la sua incisività da uomo-assist: lo scorso anno il numero di assist attesi e poi effettivamente realizzati di Milinkovic-Savic erano in parità: entrambi intorno allo 0,10/p90; quest’anno, invece, gli Expected Assist si attestano intorno agli 0,14/p90, mentre gli assist si sono fermati a 0,06/p90.
In casi del genere alla qualità dell’assist si mescola quella della finalizzazione ed è impossibile, con i soli numeri, determinare la portata del calo nella qualità di SMS in rifinitura, ma è verosimile che almeno un po’ abbia influito. E che, quindi, qualcosa sia cambiato sotto questo aspetto.
Milinkovic-Savic non sta solo dando meno palle per i compagni in area di rigore, ma anche lui stesso sta ricevendo meno passaggi nell’area avversaria, come si vede dal grafico qui sopra. Le zone in verde sono quelle in cui il serbo più spesso si posiziona per ricevere un passaggio: incrociando questa visualizzazione grafica con i dati sulle altezze dei tocchi palla e dei passaggi ricevuti citati in precedenza, possiamo dire che Milinkovic-Savic oggi preferisce ricevere tra le linee più di quanto facesse lo scorso anno, alzando il proprio raggio d’azione ma faticando a liberarsi in area di rigore con la stessa frequenza dello scorso anno.
La Lazio non ha nemmeno cambiato il modo di cercare Milinkovic-Savic. Lo scorso anno erano la squadra di Simone Inzaghi faceva molto affidamento ai lanci lunghi dalla difesa per sfruttare il suo predominio fisico sugli avversari e riconquistare le seconde palle. Quest’anno i suoi compagni stanno facendo ricorso al lancio lungo esattamente allo stesso modo, con 5,63 tentativi di lancio ogni 90 minuti, una cifra rimasta invariata da un anno all’altro.
Un futuro migliore?
A parte le differenze annotate, è confortante constatare che il giocatore che conoscevamo sembra ancora abitare il corpo di Milinkovic-Savic. È probabile, quindi, che le qualità di Milinkovic-Savic possano venire fuori con più incisività nella seconda parte di stagione, magari grazie al gol realizzato contro il Cagliari e ad una conseguente iniezione di fiducia di un ambiente più indulgente nei suoi confronti.
Il problema, più che altro, è che è la Lazio, molto più di Milinkovic-Savic, ad essere cambiata. La scorsa stagione la squadra di Inzaghi era una macchina da gol: ha chiuso l’anno con una media di 2 gol a partita in Serie A, ma ad un certo punto viaggiava su medie da primato europeo. La Lazio ha vissuto una stagione sugli scudi perché aveva una precisione al tiro superiore alla media del campionato, sia per la percentuale di tiri messi nello specchio (37%) sia per quella dei gol segnati sui tiri totali (14%).
Quest’anno, invece, la squadra di Inzaghi è sotto la media del campionato in entrambe le statistiche (rispettivamente 28% e 8%). Paradossalmente, nelle altre statistiche offensive – tra quelle che contano di più: volumi di tiro, pericolosità misurata dagli Expected Goals, tocchi nell’area avversaria – la Lazio sta facendo persino meglio dello scorso anno.
È probabile che la squadra di Simone Inzaghi possa rialzare le proprie aspettative con una superiore precisione sotto porta (e prima o poi i valori dovrebbero regredire verso la media), anche se resta un’impresa quasi impossibile tornare a toccare le vette dello scorso anno. Forse, semplicemente, la Lazio ci aveva abituato troppo bene.