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La mischia più bella della storia del calcio
18 set 2024
Venite a scoprire questo gol incredibile segnato in Championship.
(articolo)
13 min
(copertina)
IMAGO / Pro Sports Images
(copertina) IMAGO / Pro Sports Images
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Se poteste segnare un gol con la vostra squadra del cuore, un gol importante, in un derby, in una finale, come lo vorreste segnare?

Siete il tipo di calciatore che sogna di partire in solitaria palla al piede, dribblando uno, due, tre avversari, prima di scavalcare il portiere con un tocco sotto?

O siete più tipi da missile terra aria da fuori area, magari sugli sviluppi di un angolo, con la palla respinta dalla difesa che vi viene incontro e il collo del piede che prende fuoco dopo aver colpito il pallone?

Io, da ragazzo, prima di addormentarmi immaginavo di segnare in mischia. Erano fondamentali alcune cose, nella costruzione di questa mia fantasia:

  • era passato il novantesimo, anzi era l’ultimo minuto di recupero, l’ultima azione,
  • stavamo perdendo 1-0 e avevamo conquistato un calcio d’angolo,
  • l’area di rigore piena di gente, c’erano tutti e ventidue i giocatori, compresi i due portieri,
  • mentre aspettavamo che il calcio d’angolo venisse battute c’erano trattenute, gomitate, piedi pestati, il respiro affannato di venti ragazzi in pochi metri quadrati,
  • la palla doveva spiovere dall’alto, controsole oppure - nelle versioni in notturna - contro le luci dei riflettori: la palla non la vedevo, la sentivo,
  • non ero io ad andare alla palla ma era lei, come per magia, per destino, a finire sui miei piedi,
  • io non dovevo pensarci neanche un secondo, neanche il tempo di capire come andava calciata quella palla, dovevo colpirla e basta, assecondare il dio del calcio che, almeno per quella volta, aveva scelto me, proprio me.

Più di vent’anni dopo quei dormiveglia che spesso anziché avvicinarmi mi allontanavano dal sonno, ho visto finalmente un gol, nella vita reale, come quello che immaginavo.

Quelli che seguono sono degli appunti intorno a questo gol:

1. Il Queens Park Rangers viene da una stagione difficile in Championship (il secondo livello del calcio inglese), in cui nella prima parte sembrava dovesse retrocedere ma poi, con l’arrivo dell’allenatore catalano Marti Cifuentes, hanno avuto grande 2024. L’inizio di questa stagione è stato interlocutorio, con una sola vittoria, una sconfitta e due pareggi, prima di arrivare in casa dello Sheffield Wednesday che, invece, veniva da tre sconfitte consecutive.

Per ammissione dello stesso Cifuentes, lo Sheffield aveva giocato meglio nel primo tempo. Ma aveva trovato il vantaggio solo al 93esimo, con una giocata splendida (direi da sogno, col rischio di essere ridondante) del capitano e numero dieci Barry Bannan. Una specie di mezza rovesciata di sinistro che sbatte sulla parte inferiore della traversa, dopo una sponda di petto di Michael Smith, centravanti alto più di un metro e novanta entrato in campo a un quarto d’ora dalla fine.

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2. Di Michael Smith non si trova molto online. Ha passato qualche anno a Rotherham, dove nell’ultima stagione ha segnato 24 gol. Aveva scommesso con un assistente allenatore di segnarne 25, se ci fosse riuscito quello avrebbe dovuto regalargli una maglia firmata di Alan Shearer, il suo giocatore preferito da piccolo. Per ringraziarlo i tifosi gliel’avevano comprata pagandola di tasca loro ma poi Smith è passato a parametro zero allo Sheffield e dato che si sentiva in colpa si è offerto di restituire i soldi. I tifosi non hanno accettato e lui nel tempo libero, senza nessun media nei paraggi, solo per affetto, è andato a trovare in ospedale il padre di uno dei tifosi che da un anno viveva una situazione complicata. Le due cose non sono collegate, almeno credo, Smith sembra semplicemente una brava persona.

3. Insomma, Sheffield Wednesday-Queens Park Rangers in Championship è una partita che parla di questo tipo di giocatori qui. O di gente come il fratellastro di Raphael Varane, Jonathan Varane, cresciuto anche lui nelle giovanili del Lens e che a 12 anni ha vinto una specie di coppa del mondo per bambini, la Danone Cup. Dentro partite così, io mi ci perdo.

4. E quindi la partita sembra finita, dopo il gol di Bannan, e il Queens Park Rangers può solo rimettere la palla in gioco a centrocampo, lanciarla lunga verso l’area di rigore dello Sheffield e sperare in qualcosa di buono. Questa è, in un certo senso, l’essenza del calcio. L’irriducibilità della sua componente casuale. Ho letto un’intervista di un allenatore di Promozione (Italia, Lazio) che diceva una cosa tipo: «Preferisco subire episodi ma continuare a giocare piuttosto che mettere palla lunga e sperare che accada qualcosa». E invece il calcio è anche questo, una sospensione del controllo, o meglio: il tentativo di controllare, di indirizzare il caso, portarlo dalla nostra parte, facendo del nostro meglio, ma poi alla fine chi lo sa, basta una palla lunga, un calcio d’angolo… Il Queens Park Rangers lancia lungo e conquista una punizione sul lato destro del campo. Hervetton non crossa, anche se l’area si è già riempita, ma la passa dietro l’uomo in barriera, a Paul Smyth. A contrastare Smyth ci va proprio Bannan, che poi si gira e prova a svegliare i suoi.

5. Questo è un momento buono come un altro per dirvi che Bannan, scozzese, cresciuto col padre che gli faceva cadere la palla dal terrazzino per esercitare lo stop, considerato troppo piccolo da molti scout prima di finire all’Aston Villa, una volta contro il Manchester City ha fatto un tunnel a David Silva e Pep Guardiola a fine partita lo ha definito «un giocatore incredibile». Barry Bannan, più di 400 presenze con la maglia dello Sheffield Wednesday. Leggenda.

6. Il calcio d’angolo che ne esce viene battuto nel lato in ombra di Hillsborough. Quindi, controsole. A questo punto, siamo nel 96esimo minuto di gioco.

7. Batte Kenneth Paal, terzino sinistro nato nei Paesi Bassi, ad Arnhem, vicino al confine con la Germania, con parecchie presenze nelle giovanili olandesi (con cui ha anche giocato, e perso ai rigori, la finale dell’Europeo Under 17) e una sola in quella del Suriname. Paal fa cadere la palla poco oltre il primo palo, dove salta più alto di tutti Jimmy Dunne (autore, la scorsa stagione, di quello che i tifosi del QPR hanno votato come gol dell’anno: un bomba da fuori, al volo, di sinistro, che si infila sotto la traversa, ovviamente al 93esimo).

8. La palla entrerebbe subito, così, facilmente, se non ci mettesse la parte alta del suo pettorale sinistro Di’Shon Bernard, cresciuto nel Chelsea e poi nel Manchester United, con una presenza ai tempi di Solskjaer in Europa League, contro l’Astana in Kazakhstan: una partita purtroppo decisa proprio da un suo autogol. Poi non ha più giocato, è andato in prestito ed è tornato allo United giusto in tempo per giocare un’amichevole con Kobbie Mainoo. E così la scorsa stagione è finito allo Sheffield, che anche grazie a lui si è salvato. A luglio ha postato una foto con dei bagagli parlando di un «nuovo capitolo» imminente e sembrava dovesse andarsene - giustamente uno cresciuto nel Chelsea e nello United ambisce a qualcosa di più della parte bassa della Championship - e invece eccolo lì, sulla riga di porta a fare le veci del portiere salvando il colpo di testa di Dunne. A volte, nella vita, bisogna sapere accontentarsi.

9. La respinta di Bernard arriva davanti a Max Lowe, che calcia la palla come viene viene, addosso al grosso centrale del QPR Steve Cook. Max Lowe forse lo ricordate con lo Sheffield United in Premier League. Terzino sinistro, con una passione per tennis e boxe (ha letto i libri di Tyson Fury), ha scoperto il fatto che nel calcio esistono i livelli quando si è scontrato con Hakim Ziyech: «Non è che era più forte fisicamente o più veloce di me. È che ogni volta che che aveva la palla quella spariva prima che io potessi avvicinarmi». Cook prova a calciare ma davanti a lui si immolano tre giocatori dello Sheffield Wednesday.

10. Il centrale difensivo trentaduenne Michael Ihiekwe (cresciuto nelle giovanili del Liverpool, una carriera intera nelle leghe inferiori alla Premier); Shea Charles (centrocampista e all’occorrenza centrale difensivo ventenne, cresciuto nel Manchester City da quando ha sette anni, o forse nove a seconda delle fonti, Pep Guardiola lo ha fatto esordire in Premier League e ha lodato la sua «compostezza»; la scorsa stagione ha partecipato alla promozione del Southampton) e Liam Palmer (tifoso e bandiera dello Sheffield Wednesday: 386 presenze in 14 stagioni).

11. A quel punto perdiamo traccia della palla. Le storie individuali si sciolgono in un magma energetico che tutto inghiotte. Dunne, Cook, Smith, Palmer, nessuno riesce a fare niente di sensato. Cook prova a calciare la palla e prende in pieno Palmer. Paul Nardi, portiere francese del QPR che ha fatto la gavetta come secondo o nelle leghe inferiori in Francia, prima di giocare in Ligue 1 e poi anche in Belgio, resta lì in piedi a centro area, più o meno vicino alla palla ma senza avere idea di come rendersi utile. Sembra che le storie di tutti questi giocatori stiano convergendo intorno a questa mischia. Qualsiasi cosa abbiano fatto prima è servita solo a portarli qui dove sono ora. Nell’area di rigore dello Sheffield Wednesday, a difendere il vantaggio o a cercare il pareggio. Che cambia, in fondo?

12. Quando Cifuentes è arrivato al QPR ha trovato una squadra depressa. I giocatori, anche quelli migliori, non credevano in se stessi. «Volevamo creare quella scintilla che ricordasse ai calciatori perché volevano giocare a calcio alla base. Volevo vedere i giocatori ridere, divertirsi, mentre lavoravano duro». Catalano, ha studiato alla Johan Cruyff school, poi ha fatto esperienza al Millwall (!), in Norvegia, Svezia e Danimarca. Quando gli hanno chiesto perché in Scandinavia ha risposto: «Perché non sapevo quanto era brutto il clima». Riguardo alle sue idee di gioco: «Ho sempre pensato che, crescendo e giocando a pallone, quello che volevamo era avere la palla ai nostri piedi, non rincorrerla in giro. Questo principio, essere proattivi, non dovrebbe mai cambiare». Ma anche un allenatore così non può far altro che ammirare la gloria del calcio più caotico, del calcio in cui tutti, nessuno escluso, non possono far altro che rincorrere in giro la palla. Essere proattivi, in quell’area di rigore, non è un’opzione, puoi solo essere reattivo, reagire. Il calcio, specie quello inglese, quando è ridotto all’osso è questa cosa qui: chi reagisce prima, segna.

13. Dopo il tentativo di tiro al volo di Cook, la palla sparisce. Ci sono semplicemente troppi giocatori sopra e intorno alla. Possiamo solo sentirla muoversi verso sinistra, spostarsi insieme alla massa di giocatori, tanti pesciolini intorno a pezzo di pane.

14. A un certo punto la palla schizza sui piedi di Anthony Musaba, ventiquattrenne olandese, trequartista esterno che nel 2020 è stato acquistato dal Monaco dopo una buona stagione in Olanda. Diceva di ispirarsi a Ousmane Dembélé, ma con umiltà: «Non sono al suo livello, ma sul piano delle caratteristiche è utile ispirarmi a lui». Il Monaco lo ha dato in prestito, ha fatto bene al Cercle Brugge e male al Metz, poi un anno fa lo hanno ceduto allo Sheffield. Ha un fratello gemello Richie che al momento gioca nel Levadia, a Tallin. Musaba è più o meno titolare nella squadra di Rohl, ma in questa partita Musaba è entrato dalla panchina dopo un’ora di gioco.

15. Danny Rohl è stato giocatore in Germania anche se non ad alto livello. Tormentato dagli infortuni, ha iniziato presto il percorso da allenatore, nelle giovanili del Red Bull Lipsia, diventando uno degli assistenti di Hasenhüttl, che poi ha anche seguito a Southampton, prima di passare al Bayern Monaco. Da lì, insieme a Flick, è finito nello staff della Nazionale maggiore, prima di accettare il suo primo incarico da primo allenatore nello Sheffield Wednesday. A 34 anni, al momento dell’incarico, è diventato il più giovane allenatore dell’EFL, le categorie inferiori del calcio inglesi. È solo 8 mesi più vecchio del grande Barry Bannan.

«Per noi è importante mettere i giocatori in condizione di prendere decisioni coraggiose», ha detto Rohl «Penso sia molto peggio non prendere decisioni ma lasciare tutte le possibilità aperte cercando solo di non commettere errori, piuttosto che commettere errori». Il bello è che nel calcio, a volte, nessuno decide un bel niente. C’è una specie di perversa consolazione nel fatalismo, nel lasciarsi andare agli eventi, sentirsi una formica, ma neanche, un frammento di un granello di polvere nella storia dell’universo. Certo, è sempre meglio essere quel frammento di granello di polvere sui cui piedi cade la palla da mettere dentro in mischia piuttosto che, come Musaba, ad esempio, il frammento di granello di polvere su cui la palla sbatte affinché qualche avversario la metta dentro.

16. Dopo essere finita su Musaba la palla si alza ed entra in una piccola tromba d’aria tra Pol Valentin - terzino destro catalano dello Sheffield: sia suo padre che suo fratello sono stati dei terzini destri, lui ha fatto tutta la sua carriera tra la seconda e la terza divisione spagnola - e Koki Saito, ventitreenne giapponese che ha partecipato alle Olimpiadi pochi mesi fa e viene da un paio di buone stagioni con lo Sparta Rotterdam. Ho l’impressione che Saito tocchi il pallone con la mano, ma a questo punto che importa? Nessuno se ne accorge, o forse sono troppo stanchi per alzare il braccio e chiedere fallo. Forse la sola cosa che accomuna tutti i giocatori raccolti in quel fazzoletto di campo è che non vedono l’ora che quell’azione finisca, in un modo o nell’altro.

17. L’eletto è Alfie Lloyd. È su di lui che la palla arriva, pronta per essere infilata nel forno. Lloyd stava saltellando dietro a tutti, forse anche lui ha perso contatto visivo con la palla prima di trovarsela davanti e calciarla, in realtà, in modo brillante, con il collo del piede destro, facendo perno sul sinistro per fare il prima possibile. Inglese, Lloyd è stato acquistato a 18 anni dal QPR nel 2021, ma ha passato la scorsa stagione, il suo ventunesimo anno di età, da infortunato, senza giocare neanche una partita. Questo è il suo primo gol con il QPR.

«È il momento più bello della mia vita», ha detto Lloyd «Quando la palla era nella mischia pensavo: ohhhh, magari, magari, posso fare qualcosa. E poi è arrivata verso di me e allora l’ho calciata velocemente e mi dicevo: non ci credo, ho segnato…». L’intervista di Lloyd dopo la partita è una delle più belle che abbia mai visto. Se un giorno qualcuno mi chiederà di mostrargli un uomo felice, andrò a ricercarmi questo video. «Non c’è sensazione migliore di questa», dice Lloyd. Ed è impossibile non credergli.

18. Alfie Lloyd corre verso la bandierina e scivola sulle ginocchia. I suoi compagni faticano a seguirlo, sono tutti esausti. Il tempo del replay che lo Sheffield Wednesday sta battendo da centrocampo. C’è giusto il tempo per un glorioso tentativo di Bannan di calciare direttamente in porta, con la palla che tocca la parte superiore della rete. Un tentativo abbastanza credibile da far fare un ultimo sospiro a Hillsborough.

19. Da quando Paal ha battuto l’angolo, a quando Lloyd l’ha messa dentro, sono passati 12 secondi. In questi 12 secondi c’è un piccolo romanzo sul calcio “non di élite”, un romanzo scritto da Wikipedia e Transfermarkt, con dialoghi estratti da piccole interviste disseminate qua e là da giocatori di ogni provenienza ed età. Ci sono dentro ben due giocatori che potranno dire di aver ricevuto i complimenti da Pep Guardiola; un allenatore tedesco con un passato nella Nazionale e uno catalano; giovani cresciuti nei migliori settori giovanili inglesi che poi per una ragione o per un’altra si sono persi; un’aletta giapponese di buone speranze; un trentenne scozzese che verrà ricordato per sempre a Sheffield, qualche nordirlandese. Tutti intorno alla stessa palla, al 96esimo minuto di gioco.

20. Il loro è una specie di sacrificio umano. Le loro vite non saranno più le stesse dopo questa mischia gloriosa.

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