A 18 anni di distanza dall’ultima volta, gli Orlando Magic sono usciti vincitori dalla Lottery del Draft svoltasi nella notte tra il 17 e il 18 maggio, conquistando la prima scelta assoluta per la quarta volta nella loro storia. Ma se nel 2004 la scelta ricadde su Dwight Howard con estrema facilità vista la concorrenza poco agguerrita, stavolta la decisione sembra ben più complicata, con ben tre giocatori che si giocano la prima chiamata assoluta: Chet Holmgren di Gonzaga, Jabari Smith di Auburn e il nostro Paolo Banchero di Duke.
Ad attendere la scelta dei Magic ci saranno rispettivamente gli Oklahoma City Thunder alla 2 (con la prima delle tre scelte al primo giro a disposizione) e gli Houston Rockets con la 3. Già più difficile il compito dei Sacramento Kings che con la 4 daranno il via al vero e proprio Draft, ovvero innescando una serie di azioni e reazioni che andranno a completare la rosa dei 58 nomi totali - invece dei 60 abituali, visto che Miami e Milwaukee hanno perso i diritti a scegliere nel secondo giro a causa del tampering nella scorsa free agency.
Avendo fissato i primi paletti, andiamo a fare anche le nostre previsioni – ben sapendo che lo scenario potrebbe drasticamente cambiare da qui alla notte tra 23 e 24 giugno, data del Draft 2022.
1. ORLANDO MAGIC - Chet Holmgren (F/C, Gonzaga)
Holmgren si è presentato a questa stagione collegiale come uno dei prospetti più intriganti di sempre grazie alla sua combinazione di skills che possiamo tranquillamente definire inedite in un corpo così particolare, tanto lungo quanto esile. Quello che però ha colpito maggiormente rispetto alle aspettative è il suo tremendo impatto difensivo nei pressi del canestro, dove non è soltanto un protettore del ferro élite grazie a tempismo e letture, dinamismo immediato e leve infinite, ma porta anche una competitività naturale e aggressiva tale da farlo uscire vincitore in ambiti dove uno con la sua corporatura normalmente non avrebbe alcuno scampo.
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I Magic e il GM John Hammond hanno sempre avuto un debole per i giocatori lunghissimi e unici nel loro genere, e non crediamo che stavolta si facciano scappare quest’occasione. I dubbi sulla corporatura sono legittimi soprattutto guardando la larghezza ristretta delle spalle, ma con quelle capacità difensive e un gioco offensivo che mostra grandi potenzialità (ha già doppia dimensione su situazioni di blocco sulla palla) lo rendono un ottimo investimento in chiave futura.
OKLAHOMA CITY THUNDER - Jabari Smith (F, Auburn)
Si è insediato tra Holmgren e Banchero come terzo incomodo e ora Jabari Smith si propone come nome da prendere in seria considerazione per la prima scelta assoluta. Realizzatore, ala di 208 centimetri capace di segnare da tutte le parti del campo grazie a un tiro di bellezza inconfutabile, capace di prenderlo e di segnarlo in qualunque situazione senza alterarne l’efficacia. In più difensivamente è sempre pronto in termini di impegno e energia, e potenzialmente un jolly da poter usare in più situazioni tattiche.
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Su di lui il grosso dubbio riguarda la capacità di creare soluzioni in maniera individuale, visto che tende ad accontentarsi del jumper in troppe occasioni, ma i Thunder sono da sempre un ottimo cantiere per crescere e le qualità di creazione di Josh Giddey e Shai Gilgeous-Alexander potrebbero fare proprio al caso suo e della franchigia.
3. HOUSTON ROCKETS - Paolo Banchero (F, Duke)
Ne dovessimo fare una questione prettamente offensiva, Banchero sarebbe il candidato di maggior spicco per la numero 1. Il futuro azzurro ha una capacità esaltante di crearsi il tiro dal palleggio, con un trattamento di palla e un uso dei piedi che portano a chiedersi se stiamo parlando di un’ala molto agile o addirittura di un esterno oversized. La varietà con cui riesce a segnare e creare per gli altri su medio e corto raggio è incredibile e nelle ultime partite ha mostrato spunti sul poter ampliare questo raggio di azione.
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A differenza degli altri due rivali per la numero 1, però, Banchero non può garantire la stessa dimensione difensiva. Non che sia un cattivo difensore, anzi è molto furbo e intelligente per l’età, ma per quanto riguarda mobilità e agilità laterale parte con un deciso svantaggio. I Rockets hanno però bisogno di un leader a livello offensivo, che possa prendersi delle responsabilità in attacco per farne il creatore di gioco primario o secondario, a seconda di come procederà la crescita di Jalen Green. E questo Paolo può garantirlo già dal primo giorno.
SACRAMENTO KINGS - Jaden Ivey (G, Purdue)
Ivey è una combo guard dalle esaltanti qualità atletiche, talmente esplosivo da riscrivere in certi momenti il concetto di “turn the corner” appena trova il primo passo aperto per attaccare il canestro: se riesce a uscire dal blocco con un po’ di spazio davanti a sé, sai già che arriverà una giocata sopra il ferro o sicuramente ad alta quota. È capace di creare le transizioni in autonomia una volta presa palla dalla propria metà campo e con strumenti fisici e atletici che fanno ben sperare in difesa, nonostante qualche amnesia di troppo.
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Il paragone con Ja Morant o Russell Westbrook è immediato, ma dal punto di vista della creazione di gioco e del playmaking la strada è ancora lunga. Nei Kings potrebbe sembrare una copia di Fox, ma avere due giocatori di quel livello che attaccano tutto-campo può essere un bel problema per le difese.
DETROIT PISTONS - Shaedon Sharpe (G, Dream City HS)
Uomo del mistero che ha deciso di catapultarsi direttamente dal liceo (canadese) alla NBA saltando il passaggio intermedio a Kentucky, Sharpe si presenta al pubblico del Draft come un realizzatore molto promettente per caratteristiche atletiche ma soprattutto tecniche. Un creatore dal palleggio con margini di miglioramenti ampi come il suo raggio di tiro, capace di poter utilizzare i suoi mezzi fisici in attacco per aggredire il ferro ma anche in difesa con istinti ben presenti.
Detroit è una delle squadre con maggior pazienza nella ricostruzione e ha il vantaggio di avere un Cade Cunningham nel motore. Il coefficiente di rischio, che con un prospetto del genere è sempre molto alto, può essere attenuato dalla presenza di un giocatore come Cade che comunque li porterà alla rispettabilità nel giro di poco tempo.
6. INDIANA PACERS - AJ Griffin (F, Duke)
Figlio del veterano NBA Adrian Griffin, AJ è un prospetto con un mix molto allettante in prospettiva futura: è uno dei giocatori più giovani del lotto ma ha una struttura fisica a dir poco pronta per la NBA; in più arriva da una stagione col 45% da tre mostrando però la grande capacità di crearsi in autonomia i propri vantaggi.
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Un profilo da realizzatore che potrebbe sposarsi molto bene con i piani futuri dei Pacers, che dopo aver messo le chiavi della squadra in mano a Tyrese Haliburton possono affiancargli uno con punti nelle mani come Griffin, una volta comprovato che i problemi fisici non ne ostacolino il futuro.
PORTLAND TRAIL BLAZERS - Jalen Duren (C, Memphis)
Parlando sempre di età, Jalen Duren è il secondo giocatore più giovane della classe considerando che compirà 19 anni solo a metà novembre, ma nonostante la questione anagrafica in campo è uno dei giocatori con maggior impatto mentale. Rim runner aggressivo che sa azionarsi e mettere pressione al ferro dopo aver portato il blocco sulla palla, usando i tagli a canestro per sprigionare la sua energia e il suo atletismo per concludere con potenza e forza fisica. È uno dei giocatori più interessanti a livello difensivo perchè sembra avere tutte le peculiarità per essere impiegato su più difese del pick and roll e in aiuto.
I Blazers sono in una fase di completa ristrutturazione del roster, con Damian Lillard - al momento - solo sull’isola. Aggiungere un compagno di pick and roll allo stesso tempo fresco e pronto è un’eventualità da considerare fortemente.
NEW ORLEANS PELICANS - Bennedict Mathurin (G, Arizona)
Mathurin è uno dei vari sophomore (abbiamo visto Ivey, ma vedremo anche Murray e Davis tra gli altri) che in questa stagione ha migliorato il suo gioco in maniera considerevole, trasformandosi da semplice tiratore sugli scarichi ad attaccante molto più dinamico e vario nelle soluzioni, mostrando come la sua esplosività sappia fare grandi danni non solo in campo aperto ma anche a difesa schierata, e come questa mobilità sia riuscita a dare frutti anche nella propria metà campo, da vero avvoltoio delle linee di passaggio.
La pericolosità al tiro rimane la sua arma migliore e per questo motivo i Pelicans possono essere molto interessati con la numero 8 a dare a CJ McCollum, Brandon Ingram e speriamo anche Zion Williamson un bersaglio per i loro scarichi.
9. SAN ANTONIO SPURS - Keegan Murray (F, Iowa)
Al termine di una stagione nella quale si è affermato come il miglior giocatore del College Basketball a quasi 24 punti e 9 rimbalzi di media, Murray si affaccia alla NBA come quello che è probabilmente il miglior attaccante senza palla di tutta la sua classe. Ala forte a cui non manca niente tra gioco fisico, atletismo, tocco dalla lunga distanza e grande presenza a rimbalzo offensivo.
Un profilo che fa sicuramente drizzare le antenne alla filosofia Spurs, che qualora finisse fino a questo punto del Draft non pensiamo se lo lascino scappare.
WASHINGTON WIZARDS - Johnny Davis (G, Wisconsin)
Finiamo il terzetto di sophomore con Johnny Davis, che è riuscito a canalizzare su di sé l’attacco di Wisconsin, uno dei più rigidi e intransigenti di tutta la NCAA. Già questo potrebbe essere un ottimo biglietto da visita per questa combo guard con spiccati istinti realizzativi, dotato di ottimo gioco dalla media distanza e che difende in maniera eccellente con grande feeling e mobilità laterale.
Un po’ sottodimensionato per il ruolo di esterno per i canoni NBA, ma ha mostrato grandi miglioramenti nel playmaking durante tutto l’anno, facendo pensare che possa essere una buona soluzione come back-up di Bradley Beal e per poter giocare anche dei minuti insieme a lui.
NEW YORK KNICKS - Jeremy Sochan (F, Baylor)
Se volete un esempio di multiculturalismo vi presentiamo Jeremy Sochan, nazionale polacco nato in America che ha vissuto l’infanzia in Gran Bretagna e ha giocato la parte più importante della sua carriera giovanile in Germania prima di arrivare a Baylor. È probabile che questo spirito di adattamento lo abbia trasportato anche in campo, dove quest’ala dalla mobilità fluida ed estremamente funzionale si trasforma in un difensore multi-ruolo e intelligente, istintivo ma rapido nel processare le scelte.
Sebbene dal punto di vista offensivo abbia mostrato buone premesse tecniche a cominciare dal tiro, manca ancora di una certa solidità. Ma i Knicks hanno immenso bisogno di un giocatore che possa aumentare le loro soluzioni in difesa e Sochan farebbe proprio al caso loro.
OKLAHOMA CITY THUNDER - Ousmane Dieng (GF, New Zealand Breakers)
Ormai l’archetipo delle scelte di Sam Presti lo conosciamo bene: tecnicamente versatile, con ottime dimensioni per il ruolo, approccio naturale al gioco, giovane per capitalizzare al massimo sul potenziale. Il francese Ousmane Dieng spunta tutte le caselle richieste visto che stiamo parlando di un esterno di 205 centimetri con grande destrezza nel trattare il pallone e giocare sul perimetro, sia come finalizzatore che come saltuario creatore di gioco.
Non è sicuramente il giocatore più pronto per far parte della rotazione sin dal giorno 1, ma con 19 anni ancora da compiere sembra avere tutte le carte in regola per far parte della lega.
13. CHARLOTTE HORNETS - Mark Williams (C, Duke)
Il perfetto connubio tra il miglior giocatore disponibile e le necessità in termini di ruolo degli Hornets. Mark Williams è un 5 moderno che in campo sa fare benissimo due cose: finalizzare sopra il ferro gli assist dei compagni e chiudere le vie del canestro quando è nelle vicinanze dell’area; ovvero quello che serve come il pane a Charlotte.
La combo su pick and roll con LaMelo Ball rischia di essere ad alto contenuto scenico e non è da sottovalutare il 73% ai liberi, aspetto che fa pensare che probabilmente ci sia ancora terreno da esplorare nel comparto tecnico del ragazzo.
CLEVELAND CAVALIERS - Dyson Daniels (G, G League Ignite)
Per la prima volta quest’anno, il G League Ignite Team ha preso parte all’All-Star Weekend nel nuovo formato che sembra aver dato un minimo di senso al Rookie Game. Tra i giocatori impiegati quello che ha avuto maggior impatto è stato sicuramente Dyson Daniels, che seppur non abbia brillato a livello realizzativo ha dimostrato di essere una vera peste nella propria metà campo, aggressivo, caparbio e tremendamente lungo e dimensionato per marcare così bene gli esterni.
A livello realizzativo siamo ancora ai lavori in corso, ma rimedia con playmaking e abilità nel passare il pallone, il tutto assestandosi sui due metri di altezza che però sembrano essere già diventati 205 aspettando le misurazioni ufficiali. Complemento perfetto per il sorprendente backcourt dei Cavaliers visto in questa stagione.
CHARLOTTE HORNETS - TyTy Washington (G, Kentucky)
Non appena iniziata la post-season degli Hornets, la dirigenza ha deciso di sollevare dall’incarico coach Borrego e le interviste per la sostituzione stanno andando avanti proprio nelle ore in cui scriviamo, quindi non è facile quale sarà la direzione tattica che prenderà la franchigia del North Carolina. TyTy Washington potrebbe essere inserito facilmente nello scacchiere grazie alla sua capacità di essere un realizzatore elegante ed efficace sia con che senza palla, con dimensioni che sembrano compatte in altezza (191 centimetri) ma che nascondono un’apertura alare di 205 centimetri.
ATLANTA HAWKS - Ochai Agbaji (GF, Kansas)
Agbaji arriva al Draft dopo quattro anni a Kansas dove, partendo da ala sottodimensionata e tecnicamente grezza, si è trasformato in un esterno puro capace di usare in maniera chirurgica ed efficace i miglioramenti tecnici fatti negli anni, rimanendo un buonissimo difensore anche nella proiezione in NBA. È il classico collante pronto a dare un contributo nell’immediato ma che non si preclude la possibilità di crescere ulteriormente, nonostante abbia già compiuto 22 anni. Atlanta farebbe tesoro di un profilo del genere, capace di essere anello di congiunzione tra backcourt e frontcourt.
HOUSTON ROCKETS - Patrick Baldwin (F, Milwaukee)
Reduce da una stagione pessima sotto gli ordini del padre nel piccolo college di Milwaukee, Baldwin è passato da essere uno dei freshman più attesi a essere quasi dimenticato. Non si può però rimanere indifferenti alle capacità di questa ala, che probabilmente non avrà autonomia nel crearsi il tiro ma dispone di mani morbide e di ottima stazza per il ruolo di 3/4. Houston può scommettere su un un progetto con queste premesse.
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18. CHICAGO BULLS - Tari Eason (F, LSU)
Basta vederlo giocare una volta per capire che Eason è un giocatore che non può essere valorizzato solo dalle statistiche e le misure - che peraltro sono ottime, seppur non spettacolari. Quello che esalta il gioco di Eason è come faccia tutto con un fuoco impareggabile, che gli permette di sopperire a qualche carenza tecnica (mano sinistra soprattutto) e a qualche centimetro mancante. Giocatore che può essere impiegato da 5 in quintetti piccoli e veloci senza perdere niente in difesa: proprio quello che è sembrato mancare ai Bulls sul finale di stagione.
MINNESOTA TIMBERWOLVES - EJ Liddell (F, Ohio St)
A proposito di prospetti che giocano più grande rispetto alla loro stazza. EJ Liddell ha chiuso la sua carriera a Ohio State come uno dei giocatori più dominanti a livello fisico del panorama collegiale - il tutto senza superare i 201 centimetri di altezza. Ala di grande potenza muscolare a cui aggiunge un feeling naturale per il gioco, tenacia difensiva e incoraggianti miglioramenti al tiro da fuori, decisivi per la sua trasformazione da stella NCAA a giocatore di ruolo in NBA. Ha tutte le caratteristiche per essere un buon fit a Minnesota come cambio delle ali e perchè no, per dare qualche minuto da small-ball 5.
SAN ANTONIO SPURS - Malaki Branham (G, Ohio St)
Non ci allontaniamo da Ohio State, perchè da quel college esce uno dei fast-riser più interessanti. Branham ha messo il suo nome sulla mappa dopo il Torneo NCAA al termine di una stagione in forte crescendo, diventando piano piano il primo terminale offensivo dei Buckeyes grazie ai suoi istinti realizzativi che gli permettono di essere pericoloso ovunque in campo e in qualunque situazione. È un realizzatore su tre livelli che deve fare un grande passo avanti in difesa per stare in campo a lungo in NBA, ma è un prospetto che già ora puoi inserire in rotazione per trovare punti istantanei. Con Dejounte Murray e il promettente Joshua Primo a dirigere le operazioni, Branham potrebbe dare potenza di fuoco dalla panchina.
DENVER NUGGETS - Blake Wesley (G, Notre Dame)
Con la situazione della schiena di Michael Porter Jr. sempre più preoccupante e Will Barton chiamato a un’altra stagione di straordinari, i Nuggets devono iniziare a ristrutturare il reparto esterni, nonostante il calvario di Jamal Murray stia arrivando al termine. Wesley è stata una gradita sorpresa a Notre Dame nonostante non fosse uno dei freshman più quotati (fuori dalla top-100 in fase di recruiting), ha portato avanti la stagione mostrando di avere grande potenziale offensivo, soprattutto in fase di creazione dove è imprendibile una volta presa velocità e non sembra avere grossi limiti sulla varietà di soluzioni da usare per concludere.
MEMPHIS GRIZZLIES - Kendall Brown (F, Baylor)
I Grizzlies hanno sempre dimostrato di essere degli scienziati nelle War Room dei Draft, andando anche a prendersi dei rischi che si sono rivelati appaganti come Ziaire Williams alla 10 lo scorso anno. Kendall Brown non ha vissuto la miglior stagione possibile a Baylor, ma è innegabile che un ala con quella potenza in termini di spinta e accelerazione, insieme agli strumenti che può portare in difesa - ad iniziare dall’apertura alare infinita - lo mantengono un prospetto molto attraente in chiave futura.
23. BROOKLYN NETS - Walker Kessler (C, Auburn)
Nell’implosione generale dei Nets in questi playoff è stata evidente la mancanza di interpreti credibili nel ruolo di 5, che potesse garantire anche solo un impatto difensivo credibile al di fuori del povero Nic Claxton. Kessler ha chiuso la stagione con il premio di miglior difensore NCAA grazie alla sua impenetrabile difesa del ferro, in certi frangenti l’arma più letale di Auburn anche rispetto al talento di Jabari Smith. Occhio anche alle mani del ragazzo, non particolarmente esaltate al college ma che possono riservare sorprese inaspettate.
MILWAUKEE BUCKS - Jaden Hardy (G, G League Ignite)
Prima di iniziare la stagione in G League, Hardy era considerato come uno dei prospetti più promettenti in arrivo dal liceo, ma sebbene abbia fatto intravedere dei lampi di talento significativi, la consistenza delle sue prestazioni non è stata all’altezza di quanto prospettato. Probabile che l’impatto col mondo del professionismo sia stato duro per questa guardia con innata capacità realizzativa, un tiratore sempre pericoloso da situazione di possesso, pronto a segnare da distanze siderali in un battito di ciglia. A Milwaukee un giocatore che possa in futuro prendersi cura delle second lineup potrebbe tornare molto utile.
SAN ANTONIO SPURS - Leonard Miller (F, Fort Eire Academy)
Dall’Hoop Summit dello scorso 20 aprile ha iniziato la sua scalata questo ragazzo proveniente dal circuito di high school canadesi, forte di uno stile di gioco particolarmente inconsueto dato che parliamo di una guardia di quasi 7 piedi di altezza (sì, avete letto bene). Mancino con talento innato, Miller è perfettamente a suo agio nel trattare la palla e a prendere decisioni accorte conducendo il pick and roll, ha un tiro con rilascio ancora molto basso ma il tocco è presente. È ancora molto selvaggio nell’interpretazione del ruolo ma il potenziale è unico e proprio per questo motivo non c’è da sorprendersi qualora riuscisse a salire ai piedi della Lottery. Gli Spurs hanno sempre occhio per questo tipo di talento futuribile, come dimostra la scelta di Joshua Primo lo scorso anno.
DALLAS MAVERICKS - Bryce McGowans (G/F, Nebraska)
L’attuale cavalcata ai playoff sta mostrando come i Mavs siano riusciti a investire nel Draft in queste scelte che troppe volte vengono messe in secondo piano ma che alla fine dei conti risultano fondamentali per la costruzione e il mantenimento di un roster. McGowans è un penetratore esile e rapido, che sa attaccare il ferro con grande abilità nel trovare spazi dal palleggio e riempiendo con grande intuito e prontezza i buchi lasciati dalla difesa, e per questo motivo molto interessante da inserire in un contesto con Doncic al comando.
MIAMI HEAT - Kennedy Chandler (G, Tennessee)
Nella sua unica stagione a Tennessee Chandler si è dimostrato uno delle poche point guard pure affidabili in ottica Draft, bravo a gestire i tempi e i ritmi della squadra, molto intelligente nel cercare i compagni “caldi” e fastidiosissimo in fase difensiva dove sa mettere pressione sulla palla con costanza e discreta cattiveria agonistica. Con Kyle Lowry che va verso i 37 anni, gli Heat potrebbero ricostruire il reparto partendo da questa scelta.
GOLDEN STATE WARRIORS - Christian Koloko (C, Arizona)
Con Kevon Looney in scadenza, gli Warriors si trovano in una situazione tutt’altro che facile per il futuro del ruolo: lo stesso Looney a che cifre vuole essere rinnovato? L’esperimento James Wiseman è già finito? Per questo motivo potrebbero pensare di aggiungere un lungo difensivo ed essenziale come Christian Koloko, che ad Arizona riusciva a tenere in maniera eccellente gli alti ritmi della squadra, garantendo protezione dell’area non solo al ferro ma anche con grande accortezza nelle rotazioni.
MEMPHIS GRIZZLIES - Jake LaRavia (F, Wake Forest)
Anche LaRavia è un nome particolarmente nuovo, creando attenzione con una buonissima stagione a Wake Forest e consolidandola con i workout individuali fin qui svolti. È un ala di 206 centimetri dalla buona struttura fisica che fa della tecnica individuale e dell’intelligenza nel gioco senza palla il suo punto di forza principale. Ha tiro, muove benissimo la palla in attacco e ha spirito combattivo nonostante una mobilità non proprio eccelsa. La combinazione di stazza e capacità balistiche sembra un ottimo motivo per i Grizzlies per prenderlo in considerazione.
OKLAHOMA CITY THUNDER - Caleb Houstan (GF, Michigan)
Nella travagliata stagione di Michigan, Houstan è passato quasi inosservato nonostante fosse uno dei prospetti più allettanti per il mix di tiro, presenza e letture difensive per un esterno puro di 203 centimetri. Potrebbe essere una steal se messo nel contesto giusto per esprimere le sue qualità e i Thunder hanno un roster, anche in prospettiva futura, che potrebbe permetterglielo.
E gli italiani?
Oltre a Paolo Banchero - che aspettiamo calorosamente in Nazionale - ci sono altri tre giocatori italiani che in questi giorni si stanno mettendo in gioco per giocarsi le loro chance in vista della notte del 23 giugno.
Gabriele Procida (GF, Fortitudo Bologna) sembra essere quello con le maggiori possibilità per guadagnare la migliore posizione dei tre, forte di un atletismo e una struttura fisica competitivi con quello dei pariruolo NBA e un potenziale da 3&D che può incastrarsi all’interno delle rotazioni di una franchigia. Per lui si prospetta una scelta al secondo giro ma ci riaggiorneremo dopo la Draft Combine a cui prenderà parte.
Ci sarà anche Matteo Spagnolo (G, Vanoli Cremona) a Chicago, che in questa stagione ha portato un sacco di scout sugli spalti del PalaRadi di Cremona per ammirare la sua inventiva e pericolosità con il pallone in mano. Parte qualche giro dietro Procida, che con minor talento individuale sembra però più adattabile in difesa rispetto al prospetto pugliese di proprietà del Real Madrid.
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Si parla poco di Leonardo Okeke (F/C, Casale Monferrato) e in effetti di lui c’è poca traccia nei mock e nelle previsioni degli esperti, ma vediamo se il Draft Process gli permetterà comunque di guadagnarsi un invito alla Summer League di Las Vegas.