
"Cringe" è una parola venuta fuori nell’ultimo decennio che indica una sensazione peculiare. Una specie di imbarazzo profondo, perturbante, di fronte a un proprio comportamento inadeguato. "Il momento che ci fa “cringiare” è quando usciamo dalla nostra prospettiva e all’improvviso ci vediamo attraverso gli occhi di qualcun altro", dice la giornalista americana Melissa Dahl, che ha scritto un libro sul cringe. Il punto è renderci conto di un disallineamento, tra come noi percepiamo noi stessi e come ci percepiscono gli altri.
In questo caso quello che ci interessa è però quando un comportamento che ci ispira il cringe non è il nostro ma quello di qualcun altro. Quando "cringiamo" al comportamento di qualcun altro ci immedesimiamo in lui, proviamo una forma di empatia; proviamo un imbarazzo di cui quella persona non sembra consapevole. Anzi, quella persona sembra molto sicura di sé mentre si comporta in modo cringe, ed è questo che ci fa provare imbarazzo, ci fa “cringiare”.
C’è una persona che in Italia sta portando il cringe su un livello inedito, su scala nazionale, con un'estrema sicurezza in sé stesso, e questa persona è Luciano Spalletti.
Spalletti si è preso la Nazionale italiana col piglio di chi non deve solo allenare ma fare una rivoluzione culturale. Come i despoti illuminati, non si accontenta di governare la squadra, vuole cambiarne i gusti, gli stili di vita, la morale profonda. La serietà con cui ha preso il suo ruolo è ammirevole, ma possiede anche qualcosa di inevitabilmente comico o, meglio ancora, di cringe. Per fare la propria rivoluzione culturale Spalletti ha scelto uno stile estetico ben preciso, l'immaginario del Whatsapp dei cinquantenni: il loro linguaggio, la loro estetica, la loro ironia.
Abbiamo raccolto i momenti più cringe della Nazionale italiana nelle ultime settimane.
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