È difficile parlare di rivelazione per una squadra che la scorsa stagione è arrivata seconda in Ligue 1, ma la partenza del Monaco guidato da Adolf Hutter è sicuramente degna di nota. È vero, nelle ultime due partite sono arrivate due sconfitte (prima contro il Nizza, dopo un intero tempo giocato in dieci uomini, e poi contro l'Angers), ma nelle prime otto giornate la squadra del principato aveva messo insieme sei vittorie e due pareggi, oltre a due vittorie e un pareggio nelle prime tre giornate di Champions League.
L’allenatore austriaco guida i monegaschi per il secondo anno consecutivo, dopo quattro stagioni trascorse in Bundesliga con Eintracht Francoforte e Borussia M’gladbach. In Germania si era distinto per il suo stile di gioco intenso e verticale, divenuto ormai marchio di fabbrica anche al Monaco, che può contare su una rosa di giocatori perfettamente adatti a interpretarlo.
Sistemi e principi di gioco
L’approccio di Hutter è versatile, sa adattarsi all’avversario e alle problematicità che ogni partita può nascondere variando, se necessario, anche il sistema di gioco. Nella scorsa stagione, Hutter ha alternato diversi moduli, partendo dal 3-4-2-1 per poi alternarlo con il 4-4-2 e il 4-2-3-1. Anche quest'anno ha scelto di mantenere questa flessibilità, prediligendo però il 4-2-3-1 come modulo principale.
Ciò che non cambia sono i principi di gioco: pressione ultra-offensiva orientata all’uomo nella zona, riaggressione immediata a palla persa, e gioco verticale. Non stupisce che il Monaco sia primo nei cinque principali campionati europei per PPDA (6.11) e secondo per riaggressioni nella metà campo offensiva dopo il Brighton (dati StatsBomb).
Il possesso palla, l'avrete capito, per Hutter non è una priorità. In un’intervista durante il ritiro della scorsa stagione, l'allenatore tedesco ha dichiarato che non gli piace tenere troppo il pallone con passaggi orizzontali nella propria metà campo. Nonostante questo, il suo Monaco ha un possesso palla medio del 58%, per via dell’atteggiamento aggressivo e frenetico della fase di non possesso e delle transizioni difensive, ma anche per delle scelte precise con il pallone.
Il calcio di Hutter è posizionale, ma presenta delle differenze rispetto allo standard a cui abbiamo assistito negli ultimi anni: nessuna ricerca del classico 3-2-5; l’ampiezza non viene data dagli esterni alti, bensì dai terzini. Partendo dal 4-2-3-1, la struttura tipo del Monaco in fase di possesso è infatti un 2-2-5-1. I due difensori centrali sono solitamente Kehrer e Singo (per lui sono ormai andati i tempi in cui faceva il quinto nel Torino di Juric), a loro agio con il pallone tra i piedi, ma soprattutto aggressivi senza palla e abili a correre all’indietro con tanto spazio alle spalle.
I due mediani sono Camara e Zakaria: il primo svolge principalmente compiti da recuperatore di palloni, ed è abile a pressare in avanti; il secondo invece è più coinvolto nella costruzione. I due terzini sono Vanderson e Caio Henrique, coppia brasiliana accomunata da notevoli capacità aerobiche che gli permettono di rientrare rapidamente verso la propria porta una volta perso il pallone nonostante la loro altissima posizione di partenza. Il lavoro svolto da Vanderson e Caio Henrique fa sì che i tre trequartisti, cioè i giocatori di maggiore talento e abilità nello stretto, come Golovin, Minamino, Akliouche e Ben Seghir, possano posizionarsi fin da inizio azione nei corridoi centrali, in prossimità l’uno dell’altro, per poter trovare combinazioni nello stretto. Nel ruolo di centravanti si alternano Balogun, Embolo e il classe 2006 Ilenikhena, autore del decisivo 2-1 contro il Barcellona all’esordio in Champions League.
Da questa struttura, il Monaco sviluppa principalmente per corsie laterali, in diversi modi. La posizione alta dei terzini - ai quali viene chiesto soprattutto di fissare l’ampiezza, raramente si abbassano per fornire una linea di passaggio - crea tanto spazio sulla fasce ai lati dei due difensori centrali. Spazio che può essere occupato da uno dei due mediani che si allarga per formare una costruzione 3+1 asimmetrica, per poi sviluppare l’azione su quel lato.
In alternativa, gli esterni alti che occupano i mezzi spazi si abbassano per ricevere il pallone dai difensori centrali. Da quella posizione possono girarsi e condurre se non vengono seguiti, oppure giocare a parete sfruttando il cosiddetto "terzo uomo" su uno dei due mediani, oppure ancora servire il terzino.
Sulle corsie laterali l’obiettivo è fare tanta densità in zona palla con il terzino, un mediano (o anche entrambi in caso di sviluppo 3+1), due trequartisti e una punta. Le distanze tra i giocatori sono minime per cercare combinazioni nello stretto soprattutto sulla sinistra, dove i trequartisti si muovono in maniera alternata con uno che viene incontro alla palla e uno che attacca la profondità (solitamente Minamino).
Sulla destra invece è più comune vedere un sovraccarico con l’obiettivo di isolare sul lato opposto, non tanto per cercare l’uno contro uno, quanto per sfruttare l’incredibile tempismo nelle corse diagonali senza palla di Caio Henrique, che in questo ricorda Jordi Alba (con le dovute proporzioni ovviamente).
Un’altra soluzione nell’arsenale del Monaco per attaccare sulle corsie laterali prevede il leggero abbassamento di uno dei terzini per ricevere palla direttamente dai centrali, con l’obiettivo di attirare il terzino o quinto avversario e creare lo spazio per l’attacco in profondità dell’esterno alto vicino. Dal momento che i monegaschi attaccano l’ultima linea con sei giocatori è quasi matematico che abbiano un uomo in più in quella zona di campo. Attraverso l’attacco in profondità dell’esterno alto, quindi, possono attirare un ulteriore difensore avversario per creare spazio dentro per il trequartista e la punta.
Come già anticipato, l’aspetto che caratterizza maggiormente il gioco del Monaco è la fase di non possesso. I dati dimostrano l’efficacia difensiva della squadra di Hutter: miglior difesa assieme al Lille (con 7 gol subiti) e terza per xG concessi su azione (0.7 per 90 minuti). Un altro dato interessante che conferma la qualità del pressing alto è quello che riguarda la percentuale di passaggi riuscita dei suoi avversari, 76%, il dato più basso del campionato. In altre parole: le squadre francesi fanno più fatica a gestire la palla contro il Monaco che contro qualsiasi altra squadra.
Il sistema di base in fase di non possesso è il 4-2-3-1, ma in situazione di pressione alta la struttura chiaramente dipende dalla disposizione degli avversari: 4-1-3-2 contro una fase di costruzione 4+1, 4-4-2 contro un 4+2. In ogni caso è fondamentale l'aiuto da parte dei difensori centrali, sempre pronti a rompere la linea per prendere un giocatore avversario sulla trequarti.
L’obiettivo è recuperare il pallone in zone avanzate schiacciando l’avversario sull’esterno, grazie anche all’aiuto dei giocatori sul lato debole che stringono tantissimo la loro posizione lasciando il proprio uomo per creare più densità in zona palla.
Un altro aspetto fondamentale nel gioco di Hutter è quello che ha a che fare con le transizioni difensive. L’obiettivo è di recuperare il pallone il più velocemente possibile, nel solco di ciò che insegna la scuola tattica tedesca. La forte densità in zona palla chiaramente facilità la riconquista in tempi brevi, ma la struttura molto stretta centralmente a volte è troppo fragile nel gestire le transizioni, soprattutto quando gli avversari riescono a superare la riaggressione del Monaco sulle corsie laterali.
A volte le grandi qualità atletiche della squadra riescono a mettere una toppa, specialmente quelle dei due difensori centrali e dei due terzini. Non sempre però è sufficiente e non è una casualità la quarta posizione in campionato nella classifica delle squadre che hanno subito più tiri in contropiede (1.44 a partita).
Calci piazzati
Va sottolineata anche la cura con cui Hutter lavora sulle situazioni da palla ferma. I risultati parlano chiaro: zero gol subiti su calcio piazzato, e quattro reti su calcio d’angolo dei quindici gol realizzati nelle prime nove giornate, più uno in Champions League contro la Dinamo Zagabria.
I corner sono battuti quasi sempre a rientrare, il battitore principale è Caio Henrique con il suo mancino teso e preciso. I saltatori sono sei, ma il più importante è il più basso e nascosto di tutti: Minamino. L’ex Liverpool parte nella zona del vertice dell’area, e appena vede il compagno che inizia il movimento per calciare si muove verso il portiere per bloccarlo in maniera non troppo appariscente, di fatto fingendo che lo scontro sia avvenuto per caso se non addirittura per colpa dell’imprudenza del portiere. A volte non serve nemmeno il contatto fisico e basta disturbarlo visivamente.
È una strategia sempre più comune, usata soprattutto dall’Arsenal di Arteta negli ultimi anni, che crea delle ovvie difficoltà oltre ai portieri anche agli arbitri, in difficoltà nel valutare l’intenzionalità di chi blocca.
Allargando lo sguardo, il lavoro di Hutter è soprattutto utile a valorizzare una squadra molto giovane (con 23,7 anni di media è la terza squadra più giovane della Ligue 1). Per dire: il ventinovenne Minamino è il calciatore più anziano della rosa.
I talenti in rampa di lancio sono davvero tanti. Tra gli Under 21 meritano una menzione Mawissa, Ouattara, Magassa e il già citato Camara, ma i due calciatori giovani di maggiore spicco sono senza dubbio il centravanti nigeriano George Ilenikhena, classe 2006, e l’esterno d’attacco marocchino Eliesse Ben Seghir, classe 2005.
Ilenikhena è un giocatore di buona struttura e fortissimo sulle gambe, in grado sia di attaccare la profondità con velocità e tempismo, che difendere il pallone spalle alla porta per giocare a muro sui compagni che vengono a rimorchio. La concorrenza nel ruolo è tanta con Embolo e Balogun, ma il diciottenne è partito dal primo minuto due volte ed è subentrato in tutte le altre sette gare.
Ben Seghir invece è un calciatore che, come si dice, vale il prezzo del biglietto. Esterno sinistro di piede destro con ottime capacità nell’ultimo passaggio e con un tiro secco e preciso, ciò che colpisce di più vedendolo giocare è il suo tocco di palla vellutato e il suo dribbling nello stretto, interprete perfetto dello stile magrebino. Come scriveva Emanuele Mongiardo nel suo articolo dedicato a Sofiane Boufal: "È difficile da spiegare la capacità che hanno in quelle zone di produrre calciatori capaci di nascondere la palla in un fazzoletto. Per i trequartisti, gli esterni, le mezzepunte algerine, marocchine, tunisine il calcio è innanzitutto espressione della propria personalità: l’indole artistica del loro gioco, soprattutto nei dribbling, è veramente un fenomeno unico al mondo". Nelle prime dieci partite di campionato Ben Seghir ha messo a segno due gol e due assist, oltre che numerose giocate da highlights.
I motivi per seguire il Monaco di Hutter, insomma, non mancano e d'altra parte molti tifosi italiani saranno costretti. La squadra del Principato, infatti, giocherà stasera in Champions League contro il Bologna di Vincenzo Italiano, e poi di nuovo a fine gennaio, contro l'Inter di Simone Inzaghi. Entrambe faranno bene a non sottovalutarlo.