«Mario è una persona negativa, non ha alcun rispetto del gruppo». Con queste parole Giorgio Chiellini si è scagliato contro Mario Balotelli nella sua biografia uscita da pochi giorni, riferendosi nello specifico al comportamento tenuto dal compagno di Nazionale durante la Confederations Cup del 2013: «non ci diede una mano in niente, roba da prenderlo a schiaffi». Le sue frasi hanno rimbalzato parecchio nel dibattito pubblico, in parte per l’assenza di calcio giocato, ma soprattutto perché si tratta di Balotelli, uno dei giocatori più controversi di questa generazione (e infatti le frasi più dure riservate a Felipe Melo sono volate via col vento caldo di questi giorni).
Non è la prima volta che un compagno parla male di Balotelli. Per la prima volta, però, la sensazione è che ci sia stato qualcosa di diverso. Diverse persone hanno preso le parti dell’attaccante del Brescia. Per Tardelli, «Giorgio ha sbagliato, l’odio crea odio. Da capitani come Zoff e Scirea ho imparato il rispetto per l’avversario anche nella lotta più dura». Anche Luca Toni ha storto il naso «Certo, se sono cose che non gli ha mai detto in faccia non è bello». Per Vieri, invece, Chiellini avrebbe dovuto «attaccarlo al muro» a quel tempo e anche Moratti si è detto dispiaciuto per le dichiarazioni del giocatore della Juventus. Lo stesso giocatore ha risposto direttamente a Chiellini tramite una storia su Instagram, invitandolo a «dire le cose in faccia». Più che un riscoperto amore verso Balotelli, sembra che Chiellini abbia pagato l’assenza della statura morale necessaria per attaccare il comportamento di un compagno all’interno dello spogliatoio, tanto che imbeccato da Le Iene ha finito per scusarsi in maniera imbarazzata.
Stranamente il capitano della Juventus ha fatto riferimento alla Confederations Cup, competizione ormai scomparsa dalla nostra memoria dove Balotelli non aveva fatto parlare di sé in maniera negativa. Dopo aver giocato bene le prime tre partite, aveva saltato la semifinale contro la Spagna a causa di un infortunio, ma allora nessuno si era lamentato. L’unico episodio poco limpido che l’aveva coinvolto riguardava una sua passeggiata a Recife, dopo che la polizia aveva chiesto agli Azzurri di rimanere in albergo per motivi di sicurezza. Prandelli in quell'occasione aveva risposto scherzando con un retrogusto nemmeno così velatamente razzista dicendo che Balotelli aveva un permesso speciale «perché sembrava uno di loro».
Nella telefonata tra i due registrata da Le Iene Chiellini ha però approfondito citando una risposta data a Buffon dopo la partita con il Brasile, rimanendo però sul vago, tanto che anche Balotelli si è dovuto sforzare per ricordare a che episodio si riferisse. Le cose successe in quei giorni erano comunque rimaste ben sigillate all’interno dello spogliatoio, forse perché anche Chiellini era consapevole che sarebbe stato assurdo lavare i panni in pubblico dopo un torneo minore ad un anno dal Mondiale.
Stranamente Chiellini non ha citato direttamente quel Mondiale, durante il quale il rapporto tra Balotelli e i cosiddetti “senatori” deflagrò definitivamente. Era già successo con l’Inter, che Balotelli ricevesse critiche dirette da compagni più grandi, ma mai come nei giorni successivi alla sfortunata campagna in Brasile si era trovato in maniera così diretta sotto il fuoco amico. Ma cosa successe in quei giorni? Cosa spinse uno spogliatoio, entità solitamente omertosa, a mettere così platealmente in mezzo un compagno? Ho provato a ricostruire gli eventi, dalla pace alla guerra, dall’amore all’odio. Tra dichiarazioni, mezze notizie e ricostruzioni giornalistiche questo è più o meno quello che successe a Mario Balotelli durante il Mondiale del 2014.
L’idillio
Quando il nome di Mario Balotelli compare tra i 23 convocati di Cesare Prandelli non c’è nessuna sorpresa. In quel momento non è solo il miglior attaccante italiano, forse è anche l’unico. L’allenatore sceglie infatti di rinunciare a Giuseppe Rossi, appena rientrato dall’ennesimo infortunio al ginocchio - una assenza che farà polemica - e l’unica alternativa in avanti è Ciro Immobile, che alla prima stagione di rilievo in carriera non ha sufficiente considerazione per contendere il posto al compagno, che pure non arriva da una stagione particolarmente eccezionale.
Nei primi giorni fa parlare di sé per una contrattura ai flessori che però non preoccupa - è poco più che un affaticamento - e per gli strascichi della sua relazione con Fanny Neguesha: i genitori di lei spingerebbero per dare una svolta alla relazione, o matrimonio o addio. Questa notizia potrebbe sembrare tutt’al più un affondo da Novella 2000, ma a riportarla è Repubblica ammettendo che - sì - sono fatti privati, ma che «a Coverciano raccontano di un Mario preoccupato e agitato da un paio di giorni, incollato al telefonino nel tentativo vano di parlare con la sua bella e far pace di nuovo».
L’atmosfera è comunque positiva: sull’aereo che porta la truppa in Brasile Balotelli è di buonumore, si sostituisce agli assistenti di volo, va a caccia di salatini. È uno di quei momenti buoni per lui: non ha strascichi polemici in corso con nessuno o bravate in sospeso di cui rispondere. Dell’Italia è il giocatore più conosciuto, in grado di sfoderare i grandi colpi necessari per vincere queste competizioni in cui con gli scontri diretti i singoli episodi aumentano la propria rilevanza a dismisura. In una rosa che vede tra le sue fila Buffon, De Rossi e Pirlo, Balotelli è il più amato dai brasiliani, il volto Puma, che è anche lo sponsor tecnico della Nazionale. È sua la statua di cartone a sfilare lungo la spiaggia di Copacabana accanto a Papa Francesco, lui il più inseguito per le strade di Mangaratiba, dove la Nazionale si parcheggia in ritiro. All’arrivo chiedono a De Rossi se Balotelli ce la farà a “farsi amare”, lui risponde che «Mario esagera, qualche stupidaggine la fa. [...] Ma ai tifosi dico: com'è che Balotelli è nero solo quando c'è da contestarlo? Saremo orgogliosi di avere un italiano come lui».
Qualche giorno dopo l’arrivo, Balotelli chiede alla fidanzata di sposarlo. Lo fa nel tratto di spiaggia privata riservato all’albergo che ospita l’Italia, poi lo annuncia al mondo con un post su Instagram. Il giorno successivo viene accolto all’allenamento dagli applausi dei compagni, dai video si vedono pacche sulle spalle e scherzi, esattamente quello che ci si può aspettare da uno spogliatoio da una notizia del genere. A distanza di migliaia di chilometri Gattuso manda i suoi auguri: «Metterà la testa a posto». L’opinione pubblica è più cauta: c’era davvero bisogno? Già la scelta di un ritiro “all’olandese” con la presenza delle famiglie aveva attirato qualche critica verso Prandelli, che ora vede l’attenzione spostarsi dal calcio ai fiori d’arancio. «Balotelli e Cassano se li è cercati lui, finirà per prendere i voti» si legge su Repubblica. "Supermario" appare tranquillo e rilassato, prima della partita con l’Inghilterra chiama il Paese all’unità su Twitter.
https://twitter.com/FinallyMario/status/477815290454343680
In quella partita, lo sappiamo, segna il gol vittoria con un bel colpo di testa su cross di Candreva. Al fischio finale le telecamere riprendono l’abbraccio tra lui e Chiellini, con il giocatore della Juventus che gli urla «E ridi». Viene eletto Man of the match dalla FIFA. È forse il picco di Balotelli in Nazionale, la vittoria sull’Inghilterra sembra aggiustare un girone difficile e lui si trasforma nel salvatore della patria, riallacciando i fili con la doppietta agli Europei contro la Germania.
Le prime crepe
In questo clima gioioso, mentre si prepara la partita con il Costarica, teoricamente quella facile, Balotelli pubblica su Facebook una foto dell’album Panini con dei Mondiali di calcio con incollate solamente le figurine col suo volto. La didascalia richiama la famosa frase apparsa dopo un gol al Manchester United, Why always me? Il post riceve in poco tempo oltre duecentomila like e dodici mila condivisioni, ma nessuno sembra capirne il significato. Viene interpretata come una cosa à la Balotelli, una cosa fondamentalmente scema, ma alla fine anche allegra, quindi va bene. Il giorno dopo viene riportata la notizia di una lite tra lui e la fidanzata, davanti a dei testimoni; quello dopo ancora twitta da dentro lo spogliatoio foto dei compagni mentre si vestono, “un'ironia che ai compagni piace poco”.
Quando Balotelli dice esplicitamente di non conoscere nessun giocatore del Costarica la situazione precipita, e non solo perché l’allenatore Pinto gli risponde per le rime («Io penso che almeno Prandelli sappia come giochiamo. Altrimenti ci conosceranno oggi»). Balotelli, infatti, aggiunge: «Se domani battiamo il Costarica voglio un bacio, ovviamente sulla guancia, dalla Regina». Una dichiarazione che non verrà dimenticata perché Balotelli però non solo non segna, ma sbaglia anche due occasioni prima del gol vittoria di Ruiz.
Il giorno dopo Repubblica pubblica un articolo dal titolo Il doppio mondiale di Mario e quella vigilia agitata con Fanny in cui si racconta di come i due “hanno avuto per tutto il giorno lunghissime discussioni al telefono, due tre poi quattro interminabili telefonate”. Neanche troppo velatamente i litigi tra i due diventano la causa della sconfitta “Magari Balotelli fa parte di quella privilegiata categoria di persone capaci di staccare la spina, sul lavoro, dalla vita. Ma il corpo è uno, quel che accade in cuore e nell'anima sta dentro: si vede negli occhi, si sente nelle mani, scende dall'inguine ai piedi”. In una partita in cui tutti hanno giocato male - Chiellini gioca forse una delle peggiori partite della sua carriera - Balotelli è l’unico per cui vengono tirati in ballo motivi personali. Dall’Italia Barbara Berlusconi dice che «Balotelli è un grande, ma non è insostituibile», gli risponde Raiola «di insostituibile c’è solo Gesù».
Si arriva alla partita decisiva per il passaggio del girone, quella contro l’Uruguay. Una partita che passerà alla storia per il morso di Suarez a Chiellini, ma che è anche la pietra tombale sulla carriera di Balotelli in Nazionale. Oggi è difficile ricordare altri momenti di quella partita che non siano l’assurda espulsione a Marchisio, l’improvviso cannibalismo di Suarez o Godin che sovrasta la difesa italiana, ma succede anche che a fine primo tempo dagli spogliatoi non rientra il nostro miglior attaccante, sostituito da Parolo.
Quando Bergomi e Caressa, al commento di quella partita, si accorgono che è proprio lui ad uscire hanno un attimo di smarrimento. Ipotizzano che Prandelli «non voglia rischiare nulla» visto che Balotelli è ammonito e era apparso nervoso in alcuni momenti di gioco. Per Bergomi deve avere più «deve avere più autocontrollo delle emozioni», per Caressa «sei così grosso, falla un po’ di guerra lì davanti». Devono arrampicarsi sugli specchi per giustificare un cambio che appare poco sensato, ma che con il passare delle ore diventa sempre più chiaro.
Foto di Claudio Villa/Getty Images
La rottura
Il primo a parlare dopo la partita è il capitano Buffon «Bisogna dare i meriti a chi li ha acquisiti sul campo, non per quello che si è stati ma per quello che siamo ancora. In campo, del resto, bisogna 'fare' e i 'senatori' hanno fatto». Il portiere non lo cita esplicitamente, ma le parole sembrano direttamente rivolte a Balotelli. Gli fa eco De Rossi che pur senza fare nomi è ancora più chiaro «Dobbiamo dimenticare in fretta; anzi mi correggo: dobbiamo tenere bene in mente tutto e ripartire dagli uomini veri. Non dalle figurine o dai personaggi: questi non servono alla Nazionale». Il riferimento sembra chiaramente essere Balotelli e la sua foto dell’album delle figurine postata qualche giorno prima.
Oltre alle parole, i giornalisti catturano un comportamento che racconta più di mille parole la spaccatura tra l’attaccante e il resto della squadra. Dopo la partita Pirlo, all’ultima presenza in Nazionale, chiede ai compagni di aspettarlo negli spogliatoi mentre era all’antidoping per poter fare un discorso. Al suo ritorno trova tutti presenti tranne Balotelli che da solo è salito sul pullman della squadra. Qualcuno poi racconterà di un De Rossi furioso per la fuga del compagno, con i due quasi arrivati alle mani.
Le ricostruzioni arrivano puntuali da tutte le parti. Durante l’intervallo Prandelli avrebbe catechizzato Balotelli “Mario stai tranquillo, gioca per la squadra, non andare per conto tuo. Io ti do fiducia, ma tu devi stare dentro la partita”, ma lui a quel rimprovero avrebbe reagito male iniziando a giustificarsi e a protestare, anche dopo l’intervento di qualcuno dei “senatori” che gli avrebbe consigliato di tacere. Balotelli avrebbe invece continuato a lamentarsi, si racconta di una sedia spostata con rabbia o forse, addirittura, lanciata contro il muro. Sarebbe stata questa a costargli il posto e - sempre a causa della sedia - sarebbe stato attaccato al muro da Bonucci, che l’avrebbe apostrofato con un «Imbecille, esci di qui e stai zitto».
Intanto Prandelli si dimette in conferenza stampa, prendendosi la croce di aver scelto Balotelli «Mario? L'ho scelto io e io mi dimetto. Non è stato un progetto tecnico vincente». Lo si accusa di non aver applicato il suo famoso “codice etico” all’attaccante e a Cassano, altra mina vagante del gruppo che giocherà pochissimo ma non mancherà di discutere animatamente con Buffon davanti alle telecamere sul volo di ritorno.
Nei giorni successivi alla sconfitta con l’Uruguay, su Balotelli vengono canalizzate le colpe del fallimento. A mettere il dito nella piaga arriva anche il Guardian, il più autorevole giornale inglese, che mette la faccia di Balotelli in prima pagina e titola Contavamo su di te. Grazie per nulla, Mario riferendosi al fatto che una vittoria dell’Italia avrebbe regalato il passaggio del turno anche all’Inghilterra. I pochi tifosi italiani presenti in Brasile lo insultano mentre la squadra effettua il check-in all’aeroporto di Natal. Balotelli intanto si è fatto imbiondire la cresta dal proprio parrucchiere.
Balotelli poco prima di salire sull'aereo per tornare in Italia (Foto di Claudio Villa/Getty Images)
La risposta arriva in forma di risposta ad un video di un tifoso che lo accusava di non essere italiano. Balotelli parla di se stesso in terza persona, respinge le accuse dei compagni: “[Balotelli] ha dato tutto per la nazionale e non ha sbagliato niente (a livello caratteriale) quindi cercate un'altra scusa perché Mario Balotelli ha la coscienza a posto”. Le critiche dell’opinione pubblica si erano inevitabilmente già impregnate di sfumature razziali, che lo stesso giocatore vuole smascherare: “O forse, come dite voi, non sono Italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro 'fratello'. MAI. In questo noi negri, come ci chiamate voi, siamo anni luce avanti. VERGOGNA non è chi può sbagliare un gol o correre di meno o di più. VERGOGNOSE SONO QUESTE COSE. Italiani veri! Vero?”.
In Italia ci si divide tra pro Balotelli, pochi, e contro Balotelli: a difenderlo sono, tra gli altri, Vendola, Briatore, Galliani («È l’unico giocatore che ha l’Italia»), addirittura La Russa che accusa la gelosia dei “senatori” verso i giovani, in una reazione quasi futurista. Gli attacchi sono guidati da Salvini, che non perderà mai il gusto della polemica con il più famoso nero italiano. Giovanni, del famoso trio comico, si dice deluso da Balotelli, i fratelli neri «forse l’avrebbero messo nel pentolone».
Allora come oggi il dibattito intorno al giocatore è inquinato ancora prima di cominciare, e per Balotelli continua a sembrare impossibile distinguere tra le critiche di campo e tutto ciò che lo circonda, soprattutto per un'opinione pubblica sempre più incattivita. È qualcosa che sembra essere immutato nel tempo, e che lo stesso Chiellini, con le sue frasi controverse, ha dimostrato di non saper ancora maneggiare con la dovuta saggezza.