Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
La vittoria più importante del Belgio
07 lug 2018
Martinez ha stravolto la squadra ed è riuscito a contenere e a battere un Brasile brillante ma impreciso.
(articolo)
9 min
(copertina)
Foto di Jewel Samad / Getty Images
(copertina) Foto di Jewel Samad / Getty Images
Dark mode
(ON)

Sulla carta il percorso del Belgio fino ai quarti era stato anche migliore del Brasile, grazie alle 4 vittorie consecutive e al record di miglior attacco del torneo con 12 gol segnati. Il CT Roberto Martínez, però, non aveva ancora dato un equilibrio alla grande quantità di talento di cui dispone, un tema emerso in maniera chiara nell’ottavo contro il Giappone, che aveva sfruttato le disfunzionalità difensive del Belgio (le distanze tra difesa e centrocampo, l’inferiorità sulle fasce, l’instabilità delle transizioni) per andare in vantaggio di due gol prima di essere rimontato negli ultimi venti minuti.

Il 3-2 sul Giappone aveva lasciato in eredità limiti strutturali che il Brasile non avrebbe fatto fatica a punire e dato un’ulteriore conferma della varietà di soluzioni a cui può ricorrere Martínez, che aveva cambiato la partita mandando in campo Fellaini e Chadli, autori di due dei tre gol che hanno scandito la rimonta sui giapponesi. La complessità della sfida contro il Brasile, evidente non solo per il grande potenziale offensivo ma anche per l’equilibrio raggiunto dai verdeoro (un solo gol subito all’esordio dalla Svizzera sugli sviluppi di un calcio d’angolo a cui erano seguite ben tre vittorie per 2-0), imponeva al Belgio una prestazione molto più attenta e convincente rispetto a quella contro il Giappone.

Le scelte di Martinez per difendere il Brasile

Era comunque difficile immaginare che Martínez avrebbe letteralmente stravolto la sua squadra. Non solo nella scelta degli uomini, con Fellaini e Chadli promossi titolari al posto di Mertens e Ferreira Carrasco, ma anche nel sistema e nello stile di gioco. Per limitare i punti di forza del Brasile e cercare di risolvere i problemi mostrati dal Giappone, Martínez ha scelto di difendersi con il 4-3-3, rinunciando quindi alla difesa a 5. Ancora più sorprendente è stata però la posizione assunta da alcuni giocatori: al centro del tridente avanzato c’era infatti De Bruyne, con Lukaku che è scivolato sulla fascia destra e Hazard che è invece rimasto a sinistra.

È probabile che, nel piano immaginato da Martínez, l’avanzamento di De Bruyne e delle sue qualità in pressione affinate con Guardiola avrebbe dovuto sporcare la prima costruzione brasiliana, garantendo inoltre maggiore protezione centrale con un giocatore disposto ad abbassarsi e a pressare da dietro il portatore di palla. Insieme a Courtois e Fellaini, De Bruyne è stato il miglior belga per palloni recuperati: 7.

L’allargamento di Lukaku aveva invece soprattutto un senso in chiave offensiva: una volta recuperata la palla, l’attaccante del Manchester United avrebbe potuto correre negli spazi lasciati da Marcelo, una delle zone più vulnerabili del Brasile. Lukaku e Hazard, schierato sulla sua amata fascia sinistra, erano i punti di riferimento che avrebbero dovuto far guadagnare metri alla squadra dopo aver recuperato la palla. Avendo molto campo da attaccare in transizione (i recuperi palla del Belgio si sono attestati a un’altezza piuttosto bassa: 29,5 metri), la resistenza alla pressione di Hazard e Lukaku, la loro capacità di proteggere la palla, girarsi e bruciare l’erba in conduzione era una parte fondamentale della strategia pensata da Martínez.

La buona riuscita del piano belga non poteva che passare da una grande partita dei tre giocatori più avanzati, e nessuno dei tre ha deluso le attese. Lukaku ha costruito il gol del 2-0 proteggendo la palla e ripartendo dopo un calcio d’angolo battuto dal Brasile, De Bruyne ha convertito l’assist del compagno in gol, mentre Hazard, anche se non ha creato nessuna occasione e ha tirato soltanto due volte, ha ripulito con eccezionale qualità ogni palla in uscita dalla difesa, innescando ripartenze o dando comunque modo alla squadra di salire. Il numero 10 belga non ha sbagliato nemmeno uno dei 10 dribbling tentati e ha subito 7 falli, più del doppio rispetto a Neymar.

Conciliare le posizioni avanzate di Lukaku, Hazard e De Bruyne, determinanti per non farsi schiacciare dal Brasile e garantirsi ripartenze pericolose, con l’equilibrio difensivo offerto dai compagni alle spalle era comunque il vero punto critico che avrebbe deciso la partita del Belgio. Accettato il rischio di far avanzare i verdeoro sulle fasce, negli spazi dietro Lukaku e Hazard, Martínez aveva preparato meccanismi diversi a seconda del lato in cui si sviluppava la manovra brasiliana.

La mezzala destra, Fellaini, restava più vicino a Witsel, concedendo le ricezioni laterali ai tre brasiliani più coinvolti nel gioco, Marcelo, Coutinho e Neymar, per proteggere meglio il centro e quindi i possibili rientri dentro il campo palla al piede di Coutinho e Neymar. A sinistra, invece, Chadli partiva a sorpresa nel ruolo di mezzala per poi allargarsi sulla fascia e aiutare Vertonghen, bravo ad annullare Willian con una marcatura attenta e puntuale per tutto il primo tempo.

In questo modo Martínez ha migliorato sia la protezione degli spazi centrali tra difesa e centrocampo che la copertura dell’ampiezza, grazie al supporto dato dalle mezzali sia al mediano, Witsel, che ai terzini, Meunier a destra e Vertonghen a sinistra.

Il nuovo sistema studiato da Martínez non ha comunque portato solo benefici al gioco del Belgio. Ad esempio la fase di impostazione, affidata ai difensori, a Witsel e a Fellaini, si è rivelata poco fluida. Probabilmente Martínez aveva immaginato di utilizzare la classica disposizione difensiva a 4, con i terzini avanzati e i centrali aperti, per assicurarsi una costruzione pulita in superiorità numerica contro la prima linea di pressione del Brasile. Col passare dei minuti, però, il Belgio ha preferito costruire con la classica linea a 3, con Vertonghen bloccato di fianco ai difensori centrali e Meunier più alto, una soluzione che però forniva ai tre attaccanti verdeoro riferimenti più precisi da pressare.

L’avanzamento di De Bruyne ha tolto qualità all’impostazione belga. Fellaini e Witsel si sono mostrati infatti poco rapidi nel muovere la palla e far avanzare l’azione, con il secondo particolarmente esposto alla pressione da dietro di Gabriel Jesus. A De Bruyne e Hazard è toccato spesso nella prima parte della sfida abbassarsi per facilitare la risalita del campo. Nell’azione che ha portato al calcio d’angolo che ha sbloccato la partita, De Bruyne si è abbassato vicino a Vertonghen ma è stato ignorato dal compagno, che ha scelto di passare la palla sulla fascia a Chadli. Da quella posizione, però, il centrocampista del City ha potuto ricevere la sponda di Lukaku e vedere l’inserimento di Fellaini, servito con un bel filtrante che lo ha messo in condizione di tirare dal limite dell’area. La deviazione di Miranda ha quindi portato al corner deviato nella propria porta da Fernandinho.

Le scelte di Tite nel secondo tempo

Il piano di Martínez ha funzionato soprattutto nel primo tempo, durante il quale il Belgio ha segnato due gol e il conto dei tiri si è mantenuto più o meno in parità: 10 a 8 in favore del Brasile, ma con la metà delle conclusioni verdeoro respinte dai belgi. Nel secondo tempo la partita è quindi cambiata, grazie soprattutto alla sostituzione decisa da Tite, che ha tolto Willian e inserito Firmino. Il Brasile è passato al 4-4-2, ha avvicinato Coutinho, Neymar, Firmino e Gabriel Jesus per aumentare la pericolosità nell’ultimo terzo di campo e ha iniziato ad attaccare anche a destra, zona praticamente inesplorata per tutto il primo tempo, con Willian marcato bene da Vertonghen e Fagner preoccupato di mantenere la posizione.

Per tutto il primo tempo il Brasile, in pratica, ha giocato solo a sinistra. Le connessioni a destra sono decisamente più deboli.

Chiedendo maggiore aggressività in marcatura a Miranda e Fagner rispettivamente su Lukaku e Hazard, Tite ha inoltre limitato le ripartenze del Belgio, un aspetto fondamentale per non perdere le speranze di una clamorosa rimonta. La squadra di Martínez, in tutto il secondo tempo, ha tirato una sola volta con Hazard e la minore pericolosità in ripartenza si è riflessa negativamente sulla tenuta difensiva. Contenere il Brasile, stabilmente nella metà campo belga, senza interrompere il suo monologo con le ripartenze, è diventato sempre più difficile. Il Belgio ha iniziato ad allungarsi con maggiore facilità e ha subito il gol di Renato Augusto proprio dopo una ripartenza stoppata sul nascere dai verdeoro.

Coutinho ha avuto tempo per controllare la palla e avvicinarsi all’area dal centro-sinistra, Fellaini e Witsel lo hanno aspettato senza mettergli pressione e il numero 11 del Brasile ha potuto alzare la palla con grande qualità sull’inserimento di Renato Augusto dietro Kompany. L’azione ha ricordato il gol segnato da Paulinho contro la Serbia, per come ha combinato la sensibilità e la visione di Coutinho con gli inserimenti senza palla dei centrocampisti.

Per le occasioni create, il Brasile non avrebbe meritato la sconfitta. Nel secondo tempo ha calciato 17 volte, concedendo soltanto un’occasione.

Il Brasile però è stato impreciso negli ultimi metri, anche nei suoi giocatori migliori. Coutinho è stato il migliore della sua squadra, ha servito l'assist per il gol di Renato Augusto, ma si è divorato il 2 a 2 con un tiro di piatto "facile" per le sue qualità; Neymar ha creato molto come al solito (7 passaggi chiave), ma è stato poco brillante nelle esecuzioni finali ed è stato limitato bene da Meunier nell'uno contro uno.

I cambi operati da Tite hanno migliorato la prestazione del Brasile, ma alla fine a vincere la sfida è stato il piano di Martínez. L’ex allenatore dell’Everton si è preso dei rischi stravolgendo l’impostazione data alla squadra finora e assegnando posizioni e compiti diversi dalle abitudini ad alcuni giocatori. La strategia, studiata per colpire le debolezze del Brasile e risolvere alcuni dei problemi emersi dopo le prime partite, ha funzionato soprattutto nel primo tempo, perdendo efficacia quando le ripartenze sono state limitate.

Anche se ha garantito maggiore equilibrio e permesso di raggiungere la semifinale dei Mondiali per la seconda volta nella storia del Belgio dopo 32 anni, battendo oltretutto la principale favorita, non è detto che il nuovo sistema basti a superare la Francia, che ha caratteristiche diverse rispetto al Brasile. Martínez dovrà quindi affidarsi di nuovo alla sua capacità di analizzare punti di forza e debolezze della squadra avversaria e studiare un nuovo piano per arrivare in finale. In ogni caso rimane il grande valore di questa vittoria, che regala un maggiore senso di compiutezza alla generazione d'oro belga, che ancora non aveva sconfitto un avversario di spessore in una grande competizione.

Neymar e compagni, invece, vengono eliminati dopo aver dimostrato ancora una volta di saper reagire alle difficoltà e di saper adattare il proprio gioco alle varie circostanze. Per talento e capacità di alternare registri di gioco diversi, il Brasile si è confermato la miglior squadra del Mondiale. La gran quantità di occasioni create non è stata però accompagnata da un’adeguata precisione e nei minuti di recupero ci si è messa anche una splendida parata di Courtois a negare il pareggio. L’assenza di Casemiro ha pesato più di quanto si potesse immaginare: Fernandinho è stato protagonista in negativo in entrambi i gol subiti. Sono anche questi dettagli a decidere sfide di livello così alto, anche per una Nazionale con la qualità del Brasile.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura