Nel 2006 Candido Cannavò scriveva sulla Gazzetta dello Sport che “eravamo la periferia del nuoto ed entravamo della porta di servizio, ora siamo una scuola”, lodando quanto di buono prodotto dal nostro movimento dopo il boom di Sydney 2000: da allora i numeri del nuoto italiano sono cresciuti tanto, e ora la nostra Nazionale non è solo tra le più forti a livello europeo, ma si difende egregiamente anche in campo mondiale.
Budapest 2017 è stata l’edizione iridata migliore di sempre e i tre ori - Paltrinieri, Detti e Pellegrini - sono la punta dell’iceberg di un movimento che non aveva mai portato così tanti atleti in semifinale e finale - rispettivamente 21 e 9 - a questo livello. Proprio i nostri tre campioni in carica vivono situazioni molto differenti, ed è lecito aspettarsi da loro scenari e risultati totalmente diversi per i Mondiali di Gwangju, in Corea del Sud.
I campioni in carica
Non sappiamo ancora se Federica Pellegrini - che è diventata capitana e ambasciatrice degli Aqua Centurions, la squadra di Roma che parteciperà alla International Swimming League in autunno - nuoterà solamente le staffette o si cimenterà anche nei 200 stile libero, la gara che la vede sul podio iridato ininterrottamente dal 2005 (con tre ori, tre argenti ed un bronzo) e nella quale a Budapest ha compiuto una delle imprese più incredibili della sua carriera, battendo in finale Katie Ledecky. In ogni caso, visto che ha annunciato il ritiro dopo Tokyo 2020, sarà l’ultima apparizione dell’atleta veneta alla rassegna iridata e di per sé è già un momento storico: le speranze di vederla nella sua gara sono salite dopo il recente Trofeo Settecolli di Roma, dove ha nuotato un più che confortante 1’55”42, a solo un secondo dal tempo che le valse l’oro due anni fa.
Gabriele Detti ha trascorso tutto il 2018 a combattere contro il più classico degli infortuni per i nuotatori, quello alla spalla, ma ha già dato in questa stagione ampi segnali positivi, nuotando tempi di altissimo livello nei 400 e negli 800 stile, gara nella quale difenderà il titolo del 2017.
Foto di Paolo Bruno / Getty Images.
Per lui la concorrenza è tutta europea, con Romanchuk, Wellbrock e Christiansen sicuri protagonisti sia negli 800 che nei 1500, gara in cui vedremo anche l’altro azzurro campione in carica, Gregorio Paltrinieri. La sua situazione è forse la più strana e impronosticabile tra quelle dei big italiani: il campione olimpico e mondiale ha nuotato a Riccione il miglior tempo dell’anno nei 1500 – 14’38”34 – conducendo una gara alla sua maniera, impressionante per precisione nei passaggi e per determinazione agonistica, ma è reduce da un infortunio al gomito occorso all’arrivo di una 10 km in acque libere disputata ad aprile; al Trofeo Settecolli, ultimo impegno ad un mese dai mondiali, è apparso visibilmente in difficoltà ed ha chiuso i 1500 oltre i 15 minuti, tempo ben lontano dai suoi standard abituali (due anni fa, sempre al Settecolli, vinse in 14’49”). Oltre a questi fastidiosi incidenti di percorso, proprio l’impegno nella preparazione delle gare di fondo, nelle quali ha peraltro già dato ottimi segnali vincendo alcune prove di World Cup, rischia di aver tolto qualcosa sulla strada verso la riconquista mondiale ed olimpica nei 1500, nonostante sia lui che il suo tecnico, Stefano Morini, predichino tranquillità.
La brillantezza e il cambio di ritmo non sono mai stati, a dire il vero, i suoi punti di forza, che è invece noto per impostare le gare in testa dalla prima all’ultima bracciata. La sua sarà una vera prova generale per puntare, come dichiarato in tempi non sospetti, alla complicatissima doppietta olimpica 1500 stile libero + 10 km in acque libere, mai riuscita a nessuno nella stessa edizione dei Giochi.
Una Nazionale completa
Ci sono poi i nuotatori che hanno stupito a Glasgow 2018 e che sono attesi alla conferma in ambito mondiale, prima tra tutti Simona Quadarella. La mezzofondista romana, già bronzo mondiale nel 2017 nei 1500 stile, viene da un incredibile tris di ori europei (400, 800 e 1500) e da una serie di prestazioni cronometriche che la posizionano tra le sicure aspiranti a una medaglia. Dalla sua può vantare un’intensità agonistica che le ha spesso permesso di superare le aspettative della vigilia, spingendosi a risultati impensabili, come l’oro europeo nei 400 stile, distanza che non sembrava potesse rientrare nelle sue corde. Si è presentata al Trofeo Settecolli in forma smagliante, nuotando 800 e 1500 con un piglio da finale di livello - nei 1500 ha addirittura abbassato il suo personale - e ai mondiali punterà verosimilmente alle distanze più lunghe, dove troverà la dominatrice degli ultimi anni, Katie Ledecky, e la giovanissima cinese Wang, ma anche l’australiana Titmus e l’altra americana Smith.
Difficile non essere ottimisti per Margherita Panziera, la dorsista veneta che, nei 200 metri, ha inanellato in meno di un anno l’oro europeo, il record italiano e la miglior prestazione al mondo - con lo spaventoso tempo di 2’05”72 -, condite dalle vittorie in FINA Champions Series ed al Trofeo Settecolli, ottenute entrambe battendo Katinka Hosszú. Andrà verificata la sua tenuta mentale a un livello ancora più alto come quello della finale mondiale, ma qualsiasi risultato lontano dal podio - considerato che nel 2019 ha già nuotato quattro volte sotto i 2’07”, tempo che storicamente assicura una medaglia - rappresenterebbe un piccolo passo indietro rispetto agli enormi progressi di cui è stata capace.
Foto di Paolo Bruno / Getty Images.
Più difficile da capire la situazione di Piero Codia, campione europeo in carica dei 100 farfalla, che con il tempo nuotato a Glasgow – 50”64 – avrebbe la seconda miglior prestazione al mondo dietro solo al fenomeno americano Dressel e sarebbe un serio candidato al podio in Corea. Da lui ci si aspetta una conferma cronometrica, per il momento non ancora arrivata, di un tempo sotto i 51 secondi che gli permetterebbe di nuotare la finale e giocarsi le sue possibilità di medaglia.
Ma ciò che stupisce di più di questa Nazionale di nuoto è la grande quantità di atleti che possono, al meglio della loro forma e con prestazioni adeguate, centrare la finale mondiale ed in alcuni casi anche il podio. Ci sono i ranisti veloci Martina Carraro e Fabio Scozzoli, compagni di allenamento e di vita, che hanno nuotato tempi da primi cinque al mondo ed hanno – soprattutto Fabio che è stato anche campione del mondo - già una grande esperienza a livello internazionale. Poi ci sono i giovani, tra i quali potrebbero nascondersi piacevoli sorprese: Alessandro Miressi, campione europeo in carica dei 100 stile, che se confermasse un tempo sotto i 48” potrebbe ambire alla finale della gara regina; il ranista Nicolò Martinenghi che, dopo un 2018 passato a combattere con gli infortuni, è chiamato a riconfermare la sorprendente finale mondiale di due anni fa; Federico Burdisso, autore di un tempo clamoroso – 1’54”44, quinto dell’anno – nei 200 farfalla ai Campionati Italiani e reduce anche dal bronzo europeo; Thomas Ceccon, ragazzo prodigio nelle categorie giovanili e atteso al grande salto di qualità tra i grandi; Benedetta Pilato, che ha solo 14 anni - come Federica Pellegrini all’esordio mondiale - ma ha già nuotato il record italiano nei 50 rana che vale il terzo tempo dell’anno dietro all’americana King ed alla russa Efimova.
Le staffette
La conseguenza naturale della qualità media della Nazionale è la competitività nelle staffette, nelle quali abbiamo tradizione altalenante, buona nello stile libero ma più sofferta nelle miste. Un grande lavoro federale capitanato dal tecnico Claudio Rossetto, con collegiali e programmazioni condivise tra vari allenatori, è stato fatto per la velocità maschile e la staffetta 4x100 stile ne ha già beneficiato con l’argento europeo di Glasgow 2018: per questi mondiali possiamo contare su Miressi e su Luca Dotto, ma anche sul naturalizzato Santo Condorelli, quarto nei 100 stile a Rio 2016, quando gareggiava per il Canada. Con un Thomas Ceccon da sotto 54” nella frazione a dorso, anche la 4x100 mista si candida ad un ruolo di outsider di lusso, mentre per la 4x200 stile la presenza o meno di Gabriele Detti, accanto agli specialisti Megli e Ciampi, sarà determinante per il risultato finale.
La più promettente delle staffette femminili è al momento la 4x100 mista, dove ci possiamo permettere di schierare anche due formazioni differenti tra batteria e finale, ma dove molte delle nostre velleità passano da una grande apertura a dorso della Panziera e da una grande chiusura a stile libero della Pellegrini. A causa del grave infortunio al ginocchio di Silvia Di Pietro, la 4x100 stile ha perso a lungo un suo punto fermo e non si è qualificata per Gwangju. “Serve un progetto che possa coinvolgere i giovani ed i rispettivi tecnici” ha commentato il d.t. Cesare Butini a margine del Trofeo Settecolli, “la staffetta femminile veloce ci ha dato grandi soddisfazioni in passato ma ora manca il ricambio generazionale”. La 4x200 stile, invece, è la grande incognita tra le staffette qualificate: sono passati solo 4 anni dallo storico argento mondiale di Kazan ma il livello medio delle nostre interpreti è sceso drasticamente e, dietro all’eterna Federica Pellegrini, non siamo riusciti a mantenere un movimento adeguato, soprattutto se pensiamo che, alla data attuale, la seconda delle nostre specialiste è di fatto la dorsista Margherita Panziera. Essendo la squadra più corta del lotto - imprescindibili anche solo per la qualificazione in batteria, Pellegrini, Panziera e Quadarella - sembra quasi certo che, in Corea, la partecipazione di questa staffetta verrà sacrificata in virtù delle gare individuali nelle quali sono impegnate le frazioniste.
«L’Italia è chiamata a un passo avanti ulteriore rispetto alla già positiva storia recente» ha dichiarato Butini, «il lavoro di programmazione e condivisione della Federazione ha come obiettivo ultimo Tokyo 2020, ma Gwangju 2019 è una tappa fondamentale per misurarci con tutti i più grandi al mondo». Gli Stati Uniti sono ancora inarrivabili, l’Australia ha ricostruito una nazionale di livello dopo la delusione del peggiore mondiale di sempre a Budapest 2017, Russia e Cina sono solide e giovani ma l’Italia segue queste nazioni a ruota, ed il sesto posto nel medagliere di due anni fa non sembra così inarrivabile.
Tra le grandi manifestazioni internazionali del nuoto, i FINA World Championship sono sicuramente la più recente: sono nati nel 1973 a Belgrado e quella che si svolgerà a luglio in Corea del Sud sarà la 18esima edizione. Vista la densità di grandi nomi e la crucialità del momento storico del nuoto, forse ha ragione Alexander Popov, pluri campione del mondo ed olimpico negli anni ‘90, che ha affermato che «l’edizione del mondiale più bella è sempre la prossima, ma questa rischia di essere la più bella di sempre».