Come consuetudine alla fine del mercato estivo (qui trovate la guida dello scorso anno) proviamo a capire come sono cambiati i monte ingaggi della Serie A, sulla base della stima pubblicata dalla Gazzetta dello Sport. Analizzando gli stipendi delle 20 società, si possono intuire diverse cose interessanti: non solo “chi spende di più”, ma anche quali politiche i diversi club adottano rispetto a questa importante voce di bilancio.
Come sempre dobbiamo prima ricordare un concetto importante, cioè che nessuna squadra ha l’obbligo di rendere pubblici gli stipendi dei singoli calciatori. Nei bilanci si trova spesso un valore aggregato che indica il “costo del personale tesserato”, del quale le retribuzioni lorde dei giocatori della prima squadra (sommate, senza dettaglio delle singole retribuzioni ovviamente) costituiscono una parte importante ma non esclusiva: all’interno della definizione personale tesserato sono compresi anche i membri dello staff tecnico (l’allenatore e i suoi collaboratori).
Inoltre, al valore finale di questa voce di bilancio si arriva aggiungendo altri costi non sempre di poco conto, come i premi (i famosi “bonus”), i compensi ai giocatori dati in prestito (il cui stipendio, salvo casi specifici, non è integralmente pagato dalle squadre per le quali giocano nella stagione di riferimento), gli incentivi all’esodo elargiti ai giocatori ceduti (le cosiddette “buonuscite”) e altre variabili di minore importanza che però contribuiscono ad alzare il totale di qualche milione, soprattutto per le grandi squadre. Per questo motivo, i dati che analizzeremo non sono esattamente identici a quelli che si trovano nei bilanci dei club.
Disclaimer
Per avere una cifra il più possibile realistica in relazione a ciò che le squadre spendono in ingaggi dei calciatori, abbiamo sommato gli stipendi dei giocatori riportati nell’edizione del 10 settembre della Gazzetta dello Sport, ipotizzando per semplicità che gli stipendi lordi siano esattamente il doppio di quelli netti (anche se in realtà la cifra lorda è leggermente inferiore).
A differenza di quanto fatto dal quotidiano, però, abbiamo tenuto in debita considerazione gli sgravi fiscali che impatteranno sul primo semestre del 2020 a seguito del Decreto Crescita per i calciatori provenienti dall’estero e che hanno firmato un contratto di almeno due anni con il nuovo club di appartenenza. Per motivi di chiarezza, quando ci riferiamo nell’articolo agli ingaggi dei singoli giocatori parliamo sempre di cifre nette, mentre i costi aggregati e totali sono al lordo delle tasse.
Va detto anche che, rispetto alle somme finali proposte dalla Gazzetta, anche questa volta come è accaduto due anni fa (e in misura minore nel 2018/19) emergono notevoli discrepanze nelle tabelle fra la somma degli stipendi dei singoli giocatori e il monte ingaggi totale di ogni squadra calcolata dal giornale, anche prima di intervenire con le correzioni inserite da noi per effetto del Decreto Crescita. Il caso più clamoroso è quello dell’Inter, alla quale viene accreditato un totale stipendi relativo alla rosa dei giocatori di 139 milioni quando la somma dei singoli arriva “solamente” a 119.
Ma non sono irrilevanti anche i 6 milioni di costi in più accreditati al Milan, i 4 del Torino, gli 8 dell’Udinese e addirittura i 10 del Brescia, a dimostrazione che le differenze non sono unidirezionali e dovute quindi a una diversa parametrizzazione di “fissi” e “lordi”. Ci sono anche squadre alle quali sono stati accreditati monte ingaggi minori rispetto alla somma dei singoli stipendi, come ad esempio la Roma e il Lecce (2 milioni in meno). Alla luce di questi dati, dovendo fare una scelta su quali considerare più corretti si è scelto di puntare sugli stipendi dei singoli giocatori che ci permettono di fare ulteriori rielaborazioni sulla falsa riga delle scorse stagioni.
Qui sotto trovate il confronto tra i risultati di quest’anno e quelli del precedente, una volta ricalcolati tutti i monte ingaggi della Serie A sulla base degli stipendi dei singoli giocatori, ulteriormente corretti con gli sgravi fiscali per i giocatori provenienti dall’estero:
I dati della Gazzetta dello Sport riveduti e corretti, con il monte ingaggi totale riferito agli stipendi lordi delle 20 rose di Serie A (bonus e staff tecnico esclusi), con la differenza rispetto alla scorsa stagione (non sono disponibili i dati del 2018/19 delle tre neopromosse).
Perché il monte cresce?
Il balzo del totale degli ingaggi per le venti squadre di Serie A fatto registrare l’anno scorso (da 955 a 1129 milioni) si è quasi replicato quest’anno, arrivando a quota 1256 milioni. Evidentemente l’entrata a regime del nuovo contratto televisivo per i diritti di Serie A del triennio 2018/21 non ha esaurito il suo effetto sui conti della passata stagione ma ha inciso pesantemente anche su questa.
Va segnalato anche un costante aumento della ricerca di plusvalenze in grado di assestare i bilanci, proprio a fronte di un aumento dei costi dovuti. Ricordando, però, che gli stipendi non sono l’unica voce di spesa di un club di Serie A: per questo non per tutte le squadre a maggiori ricavi attesi corrisponde un aumento del monte ingaggi. Quest’anno, due casi particolari sono rappresentati dal Milan, la cui dirigenza è all’opera per rendere il bilancio sostenibile riducendo i costi per rientrare nel medio periodo nei parametri richiesti dalla UEFA; e in misura minore dalla Sampdoria, che ha portato a termine un mercato con il freno tirato a causa delle trattative per il passaggio di proprietà.
Un discorso a parte va fatto per l’Inter, che vede il suo monte ingaggi ridotto grazie ai 5,6 milioni risparmiati sugli ingaggi di Lukaku, Godin e Lazaro con il Decreto Crescita; e per l’Udinese, che senza questo bonus fiscale si sarebbe attestata sui livelli della scorsa stagione.
Juventus: sempre più un caso a parte
Già da diversi anni la Juventus è indiscussa leader nei ricavi italiani e di conseguenza nel monte ingaggi. Quest’anno la differenza è ancora più ampia, sia per la decisione societaria di spingere ancor più sull’acceleratore rispetto al “botto” Cristiano Ronaldo dell’anno scorso, con l’arrivo di tre giocatori dagli ingaggi netti molto elevati - de Ligt 8 milioni, Ramsey e Rabiot 7 milioni - anche se parzialmente ridotti dal Decreto Crescita, a cui va aggiunto il ritorno in rosa di Higuain (7,5 milioni); sia per i rinnovi a cifre più elevate concessi nel corso dell’anno a Mandzukic, Khedira, Alex Sandro, Rugani e Bentancur.
Anche per questo, nel corso del calciomercato i bianconeri avrebbero voluto cedere qualche giocatore in più riducendo così il totale degli stipendi. Nella rosa dei bianconeri risultano quest’anno ben 10 giocatori con uno stipendio netto di almeno 6 milioni, in tutto il resto della Serie A ce ne sono solamente altri tre: Lukaku dell’Inter (7,5 milioni), Donnarumma del Milan (6 milioni) e Koulibaly del Napoli (6 milioni).
Il Napoli a un passo dal club dei 100 milioni
Anche quest’anno sono quattro le squadre che hanno un monte ingaggi superiore ai 100 milioni. Oltre alla Juve, il balzo in avanti più grande secondo le stime della Gazzetta dello Sport lo avrebbe fatto la Roma, passando da 100 a 125 milioni di stipendi lordi.
Confrontando i dati con quelli dell’anno scorso si nota come siano ben 11 i giocatori ai quali verranno elargiti 3 milioni netti di ingaggio, contro i 4 giocatori dell’anno scorso (due dei quali, Nzonzi e De Rossi, non sono più in rosa). La scelta di puntare su molti prestiti ha ridotto le spese per i costi dei cartellini, permettendo evidentemente ai giallorossi di alzare un po’ il tiro sul monte ingaggi. In molti casi, poi, non ci sono vincoli di contratti pluriennali da soddisfare, soprattutto rispetto ai giocatori arrivati in prestito dalla Premier League (Smalling e Mkhitaryan) e dalla Liga (Kalinic).
L’Inter ha potuto mantenere stabile il suo monte ingaggi, come detto, nonostante i nuovi arrivi, liberandosi in prestito dei 3 giocatori più costosi della scorsa stagione (Icardi e Nainggolan guadagnavano 4,5 milioni, Perisic 4) e a titolo definitivo del quinto della lista (Miranda).
Il Milan, dal canto suo, ha soprattutto puntato sulla riduzione numerica della rosa, sfruttando la mancata partecipazione alle coppe e la scadenza di contratto di diversi giocatori dallo stipendio medio alto. Dei nuovi acquisti solo Rebic guadagna uno stipendio netto superiore a 1,5 milioni di euro.
A un solo milione di distanza dal “club dei 100 milioni” è arrivato il Napoli, che ha deciso di puntare molto sui suoi giocatori più rappresentativi, ed è l’unica squadra oltre alla Juventus ad avere 5 calciatori in rosa con stipendio di almeno 4 milioni.
Altri cambiamenti significativi
Le variazioni più clamorose nel gruppo delle altre squadre di Serie A riguardano il Cagliari e la Fiorentina. I sardi, nell’anno del centenario, non hanno badato a spese: hanno aumentato del 50% il monte ingaggi con l’inserimento in rosa di ben dieci giocatori con stipendi uguali o superiori al milione - lo scorso anno erano appena due i giocatori con stipendi di questo valore - con l’aggiunta dello stipendio da 3 milioni di Nainggolan come ciliegina sulla torta (si pensi che alla Lazio nessuno guadagna più di 2,5 milioni netti, cifra che sarà verosimilmente superata in caso di rinnovo del contratto di Milinkovic-Savic).
Discorso simile per la nuova Fiorentina di Commisso, che ha puntato sulla “ciliegiona” Ribery (4 milioni di stipendio), alzando da 1,1 a 1,5 la soglia massima degli stipendi degli altri giocatori, fatta eccezione per Chiesa, che già l’anno scorso guadagnava 1,7 milioni.
La certezza e la speranza di partecipare alle coppe, invece, hanno contribuito a far aumentare il monte ingaggi di Atalanta e Torino. I bergamaschi si mantengono comunque su livelli più che sostenibili, presentando il tredicesimo monte stipendi della Serie A, e hanno puntato sugli adeguamenti verso l’alto degli stipendi dei propri giocatori più rappresentativi. Discorso simile per i granata, in cui quest’anno ben sei giocatori guadagnano il tetto salariale di 1,7 milioni, fino all’anno scorso concesso al solo Belotti.
Aumenti di più di 5 milioni anche per il Genoa, che spera di vivere una stagione più tranquilla rispetto alla passata, e per la SPAL, che sfrutta il terzo anno consecutivo di Serie A per investire un po’ di più sul costo della rosa.
Fra le neopromosse risulta particolarmente elevato il monte ingaggi del Lecce, che presenta una rosa extralarge nella quale addirittura venti giocatori sono accreditati di uno stipendio di almeno mezzo milione: per fare un confronto con quelle che sulla carta sono le rivali per la salvezza, la SPAL e l’Udinese ne hanno 12, il Parma 9, Brescia e Verona solo 6.
L’Udinese è l’unica squadra che non presenta stipendi “milionari”, il più pagato della rosa è infatti de Paul, che guadagna 800 mila euro.
Quanto pesano gli ingaggi?
Altre informazioni interessanti possono venire confrontando tra loro le squadre sulla base della percentuale spesa nel monte ingaggi rispetto al fatturato. Da questo punto di vista, si nota che a parte Lecce, Verona e Brescia – i cui dati sugli scorsi fatturati non rispecchiano gli incassi attuali e fornirebbero dati fuorvianti, e per questo sono escluse dall’analisi – quelle che spendono di più per il monte ingaggi sono il Cagliari (74,3%), la Juventus (68,9%) e il Torino (66,4%).
Nessun altro club di Serie A supera quota 60% e questo lascia pensare che questi tre club dovranno ridurre questa percentuale nel prossimo futuro, o aumentando i ricavi o tagliando il totale degli stipendi.
Particolarmente virtuoso il comportamento dell’Inter (38,1%), che ha mantenuto il monte ingaggi stabile nonostante l’aumento dei ricavi e sta ponendo le basi per una gestione futura più solida e con maggiori capacità di spesa, mentre tutte le altre presentano percentuali molto vicine fra loro: 53,4% per il Napoli, 52,6% per la Lazio, 48,6% per la Roma e 48,2% per il Milan.
Quanto pesano i titolari?
Un ultimo confronto interessante è quello che riguarda il peso sul monte ingaggi degli undici giocatori più costosi, ritenuti per semplicità i “titolari”.
Questi dati mettono ancor più in evidenza alcuni ragionamenti già fatti nei paragrafi precedenti. La squadra che più spende per i propri titolari rispetto alle riserve è infatti l’Atalanta, con una ragguardevole percentuale del 75,7%. Sopra il 70% troviamo anche il Napoli, con il 72,9%.
Particolarmente indirizzati verso i propri giocatori più rappresentativi anche i monte ingaggi del Parma (74,1%) e delle neopromosse Verona e Brescia, entrambe con il 71%. Ultimo club sopra il 70% è l’Inter (70,6%). I nerazzurri hanno una rosa numericamente inferiore rispetto a quella di molte squadre e possono vantare in rosa alcuni stipendi bassi di giocatori già importanti come Sensi (1,8 milioni) e Lautaro Martinez (1,5 milioni).
La Juventus, nonostante gli elevatissimi ingaggi dei suoi big, si attesta su quota 66,7%, perché dei 27 giocatori in rosa solo Demiral, Buffon e Pinsoglio guadagnano meno di 2 milioni, e in questo modo anche il costo medio delle riserve si mantiene molto elevato.
I titolari del Milan invece pesano per il 61,4% del totale: una squadra costruita per non avere picchi elevati né in alto né in basso, fatta eccezione per Donnarumma. Sotto il 60% le due romane, con la Roma al 57,7% e la Lazio al 56,7%, entrambe impegnate ad avere una rosa con una forza media competitiva.
Minori differenze fra titolari e riserve rispetto a Roma e Lazio si possono trovare in altri due club di Serie A: il Sassuolo, con il 56,6%, e infine il già citato Lecce che, per i motivi detti in precedenza, non sorprende con il suo 54%.
L’anno scorso il fanalino di coda di questa classifica era risultato essere il Frosinone e questa impostazione per la neopromossa non ha pagato, ma i pugliesi quest’anno possono contare su un monte ingaggi mediamente più alto che dà qualche possibilità di riuscita in più a questa strategia poco incline al rafforzamento della sola formazione titolare.