Mykhailo Mudryk sembra il più stupito mentre cammina sul terreno dello Stamford Bridge, la sua nuova casa. La bandiera dell’Ucraina come mantello, il tatuaggio di una farfalla che spunta dal collo (omaggio al libro Papillon di Henri Charrière), il caschetto biondo come segno di riconoscimento, uno dei pochi di un calciatore che fino a poche settimane fa era sconosciuto ai più e che oggi il Chelsea ha comprato per 100 milioni di euro (che poi, sembra, saranno 70 più 30 di bonus non così facilmente raggiungibili e, se vi può far stare meglio, il presidente dello Shakhtar ha detto che 23 milioni saranno donati all’esercito ucraino).
Come è stato possibile? Senza essere ingenui rispetto alle spese che si possono permettere i club di Premier League, è difficile non rimanere stupiti se una cifra del genere viene spesa per un calciatore di 22 anni, che finora ha giocato in un campionato di cui non sappiamo nulla, in un Paese dove è in corso una guerra. Ma non è solo questo: anche considerando il valore internazionale dello Shakhtar Donetsk, e la sua capacità di produrre talenti, Mudryk ha giocato fin qui meno di 50 partite con il club ucraino, di cui 12 in Champions League (ma solo sette dal primo minuto), a cui ne vanno aggiunte nella sua breve carriera da professionista appena una ventina tra Desna Chernigiv e Arsenal Kiev più otto con la Nazionale ucraina.
Un anno fa il canale Oh my goal postava un video di Mudryk con il titolo “È uno dei calciatori più dotati ma nessuno ha mai sentito parlare di lui”.
Bisogna dire che, nella definizione del costo del suo cartellino, ha concorso in maniera fondamentale l’asta che si è venuta a creare tra Arsenal e Chelsea, due club rivali e dalle enormi risorse economiche. Ma perché due delle società più importanti al mondo hanno ingaggiato una battaglia economica per le prestazioni di un calciatore non ancora testato nel calcio-che-conta?
Sul taccuino degli osservatori di tutto il mondo, in realtà, il nome di Mudryk è presente da molti anni e non è un caso che già nel 2018, quando aveva solo 17 anni, Paulo Fonseca l’aveva fatto esordire estasiato dalle sue qualità (e, pare, una volta arrivato a Roma lo segnalò prontamente a Petrachi). Il suo atteggiamento però non aveva convinto lo Shakhtar, rallentandone il passaggio dalle giovanili alla prima squadra e portando a due prestiti consecutivi. A essere decisivo, dicono in molti, è stato l’arrivo di De Zerbi sulla panchina dello Shakhtar. L’allenatore italiano ha lavorato molto su Mudryk, che infatti lo considera l’allenatore «che gli ha cambiato la carriera», mentre per De Zerbi «potenzialmente potrebbe vincere il Pallone d’Oro». Complice anche l’arrivo della guerra, lo Shakthar è riuscito a proteggerlo dall’hype fino a che non è stato pronto per essere messo in vetrina come il pezzo pregiato della sua collezione. In estate ha anche rifiutato un’offerta di 35 milioni dall’Arsenal sicuri che il prezzo del suo giocatore sarebbe salito in questa stagione, e così è stato.
Il vero battesimo di Mudryk è avvenuto nel girone F di questa Champions League, dove ha impressionato per la facilità con cui si è imposto nel contesto più importante. Sei partite, tre gol, due assist e alcune giocate da stropicciarsi gli occhi. Dopo quelle prestazioni è stato evidente che per averlo sarebbero serviti molti soldi.
Come gioca
In patria Mudryk è chiamato il “Neymar ucraino” per via di un certo gusto per il dribbling umiliante, ma a lui questo soprannome non piace, preferirebbe piuttosto lo chiamassero il “Modric ucraino”. In realtà, come stile di gioco, è piuttosto dissimile da entrambi, con una tecnica e una intelligenza calcistica molto meno raffinata e un gioco più istintivo e diretto. Mudryk è un'ala sinistra, destro di piede, che partendo dall’esterno può fare molte cose. La prima caratteristica che si nota, proprio alla vista, è la rapidità nei primi passi e la velocità nel lungo. L’ucraino può bruciare gli avversari partendo da fermo, ma anche reggere accelerazioni di sessanta-settanta metri senza perdere colpi, lasciarsi dietro difensori come fossero coyote che inseguono un uccello. Se allora bisogna fare un paragone, quello che possono sognare i tifosi del Chelsea è quello con Bale, anche se rispetto al gallese Mudryk ha un fisico più normale (175 centimetri, muscoli esplosivi ma non bionici), o - forse - ancora meglio un Robben dall’altro lato, quanto meno per la naturalezza con cui usa la sua velocità palla al piede.
In Champions League ha toccato la punta di 36.6 chilometri orari di velocità, la più alta registrata fin qui (ma dice che sta facendo allenamenti specifici per arrivare a toccare i 40); ma se andare forte è un accessorio ormai base nei giocatori offensivi, è come ci si rapporta Mudryk a essere diverso dagli altri. L’ucraino sembra poter accelerare nel tempo di un battito d’ali di farfalla, condurre il pallone in maniera sincopata ma efficace, arrivare sempre prima dell’avversario. Rispetto a un’ala come Leao, che quando parte sembra non fare nessuna fatica e viaggiare col pallone incollato al piede, Mudryk è meno elegante, il suo tocco di palla più ruvido. Ma sembra quasi un trucco per ingannare i difensori che non un limite.
In questa azione, diventata virale per l’errore del compagno, si nota bene come a Mudryk non importa tenersi il pallone attaccato al piede in conduzione, perché tanto arriva prima dell’avversario.
Questo modo di usare la sua velocità lo rende piuttosto imprevedibile, per la capacità di usare le anche, fintare e cambiare direzione. L’azione che preferisce è quella che lo vede rientrare dentro al campo con il destro per tirare in porta o comunque tentare una giocata definitiva, ma non è una soluzione scontata. Con lo Shakthar non era raro vederlo accentrarsi per ricevere in zone più centrali del campo, anche spalle alla porta, per poi usare il fisico per resistere alla pressione, girarsi e seminare lo scompiglio, come nell’ultimo gol segnato al Dnipro-1. Può però anche trattare la fascia come il binario di un treno, arrivare sul fondo e crossare col sinistro, oppure poi rientrare sul destro. Il suo bagaglio di passaggi è un po’ artigianale, ma non certo inesistente. Mudryk passa il pallone poco e con basse percentuali di riuscita (perché rischia molto) ma fin qui era primo per assist nel campionato ucraino, perché quando attiri tutte le attenzioni su di te è più facile trovare un compagno libero anche con un passaggio facile.
Nel campionato ucraino è al top in tutte le voci statistiche che riguardano la creazione di occasioni da gol e invece inesistente per quanto riguarda statistiche di pressione o riagressione. Certo, non è facile capire che peso dare a questi numeri quando riguardano il giocatore più forte della squadra più forte (anche se al momento è seconda in classifica), in un contesto di gioco di basso livello. Per questo forse è più indicativo guardare come ha affrontato il Lipsia o il Real Madrid nelle prime partite dei gironi di Champions, due esibizioni particolarmente eccezionali dal punto di vista atletico. Le difficoltà avute da Carvajal contro di lui sono abbastanza indicative del tipo di problemi che può creare Mudryk agli avversari, anche ai più forti.
In un ribaltamento dei ruoli - da squadra più forte in patria, a tra le meno forti in Champions League - in Europa Igor Jovicevic chiedeva al suo numero 10 di ricevere molto più basso per poi provare a risalire il campo con le sue doti in conduzione, ma anche di essere il primo rifinitore e primo finalizzatore. Anche per questo dai suoi numeri emerge un po’ di confusione, come nei dribbling falliti per 90’ (4.2) molti più di quelli riusciti (1.7), o una precisione nei passaggi non molto alta (74%) e in generale statistiche che non lo mettono nell’élite tra le ali (nello stesso girone, per dire, a Vinicius Junior riuscivano 4.7 dribbling per 90’). Mudryk sbaglia tanto, perde molti palloni, ma prova sempre, non si accontenta quasi mai della soluzione più scontata.
Eppure c’è qualcosa nelle sue azioni, qualcosa che fa pensare che possano essere riprodotte in serie in maniera efficiente. È la speranza che si cela dietro calciatori come Mudryk e che li rende così costosi. Un’ala sinistra che è anche una seconda punta e un trequartista, che non si limita a dribblare e crossare ma che sa essere pericoloso in maniera autosufficiente o associandosi con i compagni. Prendete l’impatto di Kvaratskhelia al Napoli, ecco più o meno è quello che si può sperare di avere con Mudryk. Anche perché, in questa stagione, l’ucraino ha messo in luce evidenti miglioramenti in tutti i suoi numeri, ma soprattutto in quelli realizzativi. I dieci gol segnati fin qui in 18 partite senza tirare tantissimo (1,5 tiri a partita), mostrano un Mudryk volenteroso sottoporta e piuttosto abile quando deve trovare il modo di fare gol. Un attaccante che può calciare con tutti e due i piedi, segnare da lontano o tagliando dall’esterno verso il centro. Ma anche realizzare gol pazzeschi, che lasciano a bocca aperta dopo azioni personali.
Questo contro il Celtic è quello più visto, ma forse il più bello è quello segnato all’Ajax in amichevole.
Cosa ci fa il Chelsea
Exciting player lo ha definito Graham Potter dopo la vittoria del suo Chelsea per 1-0 contro il Crystal Palace. I “Blues” si sono legati a Mudryk fino al 2030, una lunghezza di contratto inusuale nel mondo del calcio, che spiega anche come il suo sia un progetto a lungo termine e non quel tipo di acquisti invernali spinti dalla paura immediata. Il Chelsea sta vivendo una stagione catastrofica e Potter, arrivato appena da pochi mesi, sembra in bilico. L’ennesimo colpo di mercato a tanti zeri, però, sembra rilanciare la posizione dell’allenatore, anche considerando come da più parti sia indicato come sia stato proprio lui a spingere per l’acquisto dell’ucraino, a scapito dell’Arsenal, nonostante dal mercato invernale fosse già arrivato Joao Felix.
L’ennesimo acquisto in attacco può anche far storcere il naso, in una squadra a cui sembra mancare un centrocampista in grado di sostituire Kanté infortunato (e, più in generale, il centrocampo sembra il reparto più in difficoltà, come dimostra anche l’inseguimento a Enzo Fernandez) e un difensore. Eppure a guardare i numeri si capisce cosa spera di ottenere Potter da Mudryk già oggi: il Chelsea è 12° in Premier per gol fatti (21), 13° per xG prodotti (22.2), 13° per assist ogni ‘90 (0,79). Fluttua nella parte bassa della classifica per tutte le statistiche offensive e Potter sembra aver bocciato la maggior parte dei suoi attaccanti. Sterling è sul mercato nonostante il forte investimento fatto quest’estate, Aubameyang è fuori dal progetto, Pulisic al momento è infortunato ma anche lui non convince. Gli unici ad avere la fiducia dell'allenatore sono Havertz e Mount (che però è quasi più un centrocampista) e che da soli non possono certo reggere il peso dell’attacco di una squadra che dovrebbe finire tra le prime quattro della Premier League.
Se Joao Felix è arrivato per portare ordine e classe, Mudryk allora può essere una specie di grimaldello sulla sinistra, un creatore di gioco che non ha troppo bisogno di una struttura che lo supporti per incidere. La domanda, ovviamente, è quanto il gioco di Mudryk possa essere traslato all’interno del contesto super competitivo della Premier League. Le sue naturali qualità atletiche fanno pensare a un adattamento non difficile su alcuni aspetti: l’ucraino sembra già pronto per reggere i ritmi del calcio inglese, non andare troppo sotto contro difensori più grossi e forti. Tuttavia è anche vero che il successo delle sue azioni spesso si basa sui decimi di secondo, sulla capacità di anticipare, sterzare, passare attraverso. Potrà tentare azioni così in Premier? Avere la libertà di sbagliare in partite dove ogni errore può costare carissimo?
Non è neanche chiaro come vorrà usarlo Potter. Il suo modulo di riferimento è il 3-4-2-1, ma nelle ultime settimane ha cambiato spesso. È possibile però che, almeno all’inizio, schiererà Mudryk in zone più centrali (magari dietro a una punta), fargli toccare meno palloni ma usarlo più per il suo gioco senza palla, esplorare la velocità con cui può tagliare dietro la difesa partendo dall’esterno. Oppure potrà cavalcare il caos che Mudryk può creare in una partita ogni volta che tocca palla.
Di sicuro c'è la volontà del Chelsea di avere un profilo del genere, un calciatore che - se riesce a confermarsi al livello più alto - è esattamente il prototipo che tutte le squadre cercano. Il momento, la situazione stessa del club londinese, li ha spinti a pagare molto per una versione ancora non raffinata e, quindi, per sua natura più rischiosa. Tuttavia nel calcio per rimanere in cima, su quella cima, non si può evitare di prendere rischi. Quanto meno il rischio Mudryk è uno di quelli eccitanti, per cui vale la pena provare.