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Musetti e il cristianesimo: un rapporto complicato
11 mar 2025
La fede è un fatto privato, ma per certi sportivi anche pubblico.
(articolo)
8 min
(copertina)
IMAGO / GEPA pictures
(copertina) IMAGO / GEPA pictures
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«Hi guys, we are here at the Christ the Redeemer».

Lorenzo Musetti guarda nella fotocamera anteriore del cellulare, riprende il suo viso in primo piano, in ombra, dietro di lui il cielo del tramonto di Rio su cui si staglia l’enorme figura illuminata di Gesù con le braccia allargate.

Musetti avrebbe dovuto partecipare al torneo ATP 500 come seconda testa di serie, ma uno stiramento di primo grado al soleo lo ha costretto a rivoluzionare l’agenda dei propri impegni. Un problema accusato la settimana prima, che ha compromesso dal principio tutta la tournee sudamericana su terra, negandogli punti buoni per accorciare in classifica verso la top 10. Questa lunga trasferta è storicamente insidiosa per i tennisti europei, ma guardando lo sviluppo dei tabelloni è veramente difficile non rimpiangere amaramente l’occasione persa.

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A giudicare da questa clip, la visita di Musetti al Cristo Redentore sembra avere tutti i caratteri del cosiddetto impegno ufficiale, messo in piedi direttamente dall’organizzazione del Rio Open per motivi promozionali. Musetti si pone come un turista, si scatta dei selfie con il suo team e con alcuni appassionati, sottolinea la bellezza del punto panoramico sopra la metropoli e la maestosità del monumento, la terza statua più grande al mondo, considerata una delle sette meraviglie del mondo moderno. Musetti sembra più ingessato del solito, lui che comunque non è mai particolarmente a suo agio davanti alle telecamere (quando non gioca a tennis): il suo atteggiamento è un po’ circospetto, probabilmente condizionato dalla preoccupazione per l’infortunio muscolare, che lo porta a rinunciare all’idea di salire nelle scale interne della statua.

Per noi tifosi italiani, però, vedere Musetti vicino a questo gigantesco simbolo della cristianità fa un effetto diverso. Frasi come «we are going to see the Christ» («andiamo a vedere il Cristo»), «it looks big, as it is» («Sembra grande»), oppure «I’m pretty scared» («Sono piuttosto spaventato»), possono assumere tutte altri significati, determinati dal contesto più ampio in cui bene o male siamo soliti inserire Musetti.

Da un lato, c’è una sensazione vagamente comica, con un buon potenziale memetico, alla luce della fama di bestemmiatore seriale che il tennista si è ormai costruito in patria. Dall’altro, tuttavia, il tutto assume comunque dei connotati più religiosi e spirituali di quelli che probabilmente erano stati messi in preventivo da chi ha ideato e creato il video.

In quelle immagini in molti abbiamo visto un Lorenzo Musetti, ferito nel fisico e deluso nel morale, alla ricerca di una consolazione ultraterrena, se non addirittura di un aiuto divino che lo spinga per la stagione. Davanti al redentore, Musetti ci appare quasi in soggezione e penitente per i suoi peccati veniali.

Questa percezione nasce, ovviamente, dal modo in cui abbiamo iniziato ad associare la figura di Musetti alla sfera del sacro, basandoci solo ed esclusivamente su alcuni dettagli che emergono dalla sua immagine pubblica.

Il suo volto, nelle inquadrature soggettive in partita, è stato continuamente accompagnato da un altro simbolo cristiano, una catenina al collo che regge un crocifisso relativamente vistoso. L’unica volta in cui ne ha parlato pubblicamente, lo ha fatto nei termini di un portafortuna regalato dalla nonna. Ma è difficile pensare a una persona che esibisce pubblicamente quel simbolo senza essere al tempo stesso credente.

Questa immagine si è fissata nella memoria collettiva e continua ad accompagnarlo, anche se Musetti sembra aver rinunciato a questo oggetto negli ultimi mesi (cosa di cui si sono accorti in pochi, tra l’altro).

L’altro elemento che sostiene questo immaginario, paradossalmente, è la già citata tendenza a bestemmiare durante le partite, qualcosa che – si sa – notiamo solo noi italiani, con una sfumatura che può variare dallo scandalo al divertimento.

Avevo accennato già l’anno scorso a questa convivenza tra ingiurie e simbologia cristiana, parlando del clima che gli appassionati di tennis stavano costruendo attorno a Musetti. Per alcuni un elemento pittoresco, tipicamente italiano, per altri un ulteriore motivo di biasimo. Agli occhi di un certo pubblico, che lo osserva attraverso una precisa struttura morale, Musetti sembra incarnare quindi la figura del cattivo cristiano, che da un lato crede in Dio ma che al tempo stesso pecca nominando il suo nome invano.

In ogni caso, tutti riconosciamo nelle bestemmie di Musetti un modo per sfogare la propria frustrazione, e questo alimenta ancora il nostro immaginario. Quando i match scivolano via dalle sue dita, Musetti inizia a vedere un piano sovrannaturale che rema contro i suoi sforzi sul campo. Per Musetti il tennis sembra uno sport in cui alle componenti atletiche, tecniche e tattiche si affianca un altro importante elemento, più mistico e ineffabile, che per le persone agnostiche o atee potrebbe essere rubricato in concetti come caso, fortuna, fatalità, mentre per le persone credenti diventa può essere un terreno in cui coltivare il proprio rapporto con il divino.

Con le sue urla che bucano le schermo, Lorenzo Musetti ci può sembrare una sorta di Giobbe (per cui, in realtà, l’atto della bestemmia non è così esplicito), l’uomo giusto la cui fede è messa alla prova dall’accanimento immotivato del proprio signore.

INTERMEZZO: I MIGLIORI LABIALI DI MUSETTI
Le bestemmie di Musetti si possono sentire attraverso i microfoni del campo, ma la forma in cui sono diventate più famose, la forma per certi versi più “artistica”, è sicuramente quella visiva, messa in atto dai movimenti delle sue labbra, magari accompagnati da una certa gestualità.

Vi sconsiglio di proseguire se siete sensibili all'ingiuria.

In ogni caso vi dico che un recente caso sui campi Serie A ci ha ricordato che senza l’audio una bestemmia non è accertata: le GIF che seguono potrebbero essere quelle di espressioni blasfeme, così come non esserle. Su questo dobbiamo essere chiari. Ho voluto raccoglierle in una speciale classifica.

7. ESULTANZA IN DAVIS CON ATTRIBUTI IN EVIDENZA

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Lo metto in fondo alla classifica perché onestamente non sono un fan delle esultanze in cui gli sportivi evidenziano le dimensioni dei propri testicoli. Però era giusto ricordare che anche Musetti rientra nella categoria, ovviamente apponendo il proprio trademark inconfondibile.

6. OLIMPICO E SOMMESSO

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Questo labiale aveva avuto ampio risalto sui social, spinto da alcuni fattori, tra cui anzitutto il contesto: un match importantissimo (semifinale alle olimpiadi contro Djokovic) non solo per la carriera di Musetti, ma anche per tutto il movimento tennistico italiano e in generale della spedizione azzurra a Parigi, orfani di una medaglia quasi certa per colpa del forfait (contestatissimo) di Sinner, che doveva essere uno dei volti di copertina. Inoltre, l’alta risoluzione e il primissimo piano in slo-mo contribuiscono, a mio avviso, a sopravvalutare un po’ la portata del gesto.

5. DOPPIETTA LIBERATORIA

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Un conto è il fonema, cioè la parola nel senso più fisico possibile, un conto è il suo significato. In questo caso, le labbra di Musetti trovano un modo alternativo per dire «era ora» e, subito dopo, «quando ci vuole ci vuole»: qui si trovava in uno di quei classici momenti in cui un tennista torna a respirare, dopo essere scivolato in quell’incubo il cui l’avversario piazza due controbreak consecutivi nel set in cui si poteva vincere la partita (lui andrà comunque al quinto set per poi essere eliminato dall’US Open).

4. GRINTOSO DOPO UNA MAGIA DI ROVESCIO

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La cosa bella di questa clip è il suo dualismo intrinseco. Da un lato, un colpo di una sensibilità superiore (contro un avversario dallo stile antitetico e brutale come Mpetshi Perricard), eseguito nel regale contesto di Wimbledon. Dall’altro, un’esultanza gonfia di rabbia e frustrazione repressa per una situazione di gioco che non si sbloccava. Tutto questo ci ricorda come i match di Musetti uniscano un la grazia estetica ad un senso di perenne fatica psicologica.

3. IL LUNGO CLIMAX

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Un altro labiale celebre e virale. Qui lo slow motion non è fine a sé stesso, ma aiuta ad apprezzare il vortice verbale nel suo crescendo emotivo, e a scandire la sua struttura articolata ed originale. Il tutto durante una partita al Queen’s (una bella vittoria contro Thompson), uno dei tornei con più fascino e tradizione.

2. INDICANDO LA TELECAMERA CON LA RACCHETTA

2

Non si capisce bene con chi ce l’avesse in questa occasione e perché, sta di fatto che qui Lorenzo sembra rompere la quarta parete: ci indica, ci guarda negli occhi, catalizza la nostra attenzione affinché questo labiale si imprima nella nostra memoria.

1. NEL MEGAFONO, A PIENI POLMONI

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Questo è il mio labiale preferito, credo sia stato sottovalutato perché accade pochi istanti prima di quello, più famoso, che ho messo al terzo posto, e di cui costituisce una sorta di introduzione. Credo sia il migliore perché è genuino, quasi primordiale. Ci mostra l’espressione più feroce dell’Es e la sua lotta con il Super Io, con quest’ultimo che, per un attimo, quasi convince le mani a disporsi davanti alla bocca per nascondere il lato più sconveniente di sé. Ma l’impeto emotivo si rivela immediatamente troppo forte per essere domato.

***

L’immaginario che negli anni abbiamo costruito su Musetti sembra infine aver fatto breccia anche tra i suoi colleghi italiani, nonché compagni di squadra nelle fortunate campagne in Davis.

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Appena sente la parola “vangelo” Berrettini allarga il sorriso e guarda verso l’alto, illuminato dall’intuizione: sa già quale nome bisogna citare quando il tennis è accostato alla religione.

Magari un giorno Musetti parlerà pubblicamente del suo rapporto con la fede, confermando queste percezioni o spazzandole via. A tal proposito, potremmo anche ipotizzare che la rinuncia al portafortuna a forma di croce sia stato un primo passo per scrollarsi un po’ di dosso quest’immagine pubblica, controversa e ironica, che lo accompagna. Ma, così come ha deciso di cambiare look semplicemente per motivi pratici, forse la spiegazione di questa scelta potrebbe essere più semplice di quello che possiamo spingerci a immaginare.

Intanto noi, anziché dare eccessiva concretezza e peso alle nostre illazioni e fantasie, possiamo piuttosto chiederci il perché delle nostre associazioni. Magari non lo facciamo solo per puro umorismo, e in fondo – a prescindere dalle nostre posizioni religiose – desideriamo sinceramente che Lorenzo Musetti trovi davvero un equilibrio spirituale che gli permetta di esprimere al meglio il suo tennis celestiale.

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