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MVP e miglior acquisto: Kvicha Kvaratskhelia
09 giu 2023
Il numero 77 del Napoli si porta a casa due dei nostri premi.
(articolo)
6 min
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IMAGO / AFLOSPORT
(copertina) IMAGO / AFLOSPORT
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“Kvaradona, Kvaravaggio… non avremo esagerato?” chiede il giornalista a Spalletti, che prova a difendersi: “Non lo so, io inizialmente ho tentato di prendere un po’ di posizione, poi mi è stato detto di tutto…”. Il Napoli aveva appena pareggiato 1-1 il quarto di finale di ritorno di Champions League con il Milan e Kvaratskhelia tra andata e ritorno aveva qualche occasione sulla coscienza, tra cui un rigore a dieci minuti dalla fine che avrebbe potuto riaprire la partita. Rafael Leao, il giocatore a cui è stato paragonato tutto l’anno (MVP della passata stagione), aveva deciso la partita di ritorno con un’azione solitaria che ormai non si vede più neanche nei videogiochi. Non avremo esagerato? Ci si chiedeva quindi sul georgiano. Non ci saremo esaltati troppo visto che a ventidue anni, al suo primo anno in un campionato competitivo come quello italiano, non è in grado di decidere da solo un quarto di finale di Champions League?

Ma partiamo dall’inizio. Un anno fa, quando il Napoli lo aveva messo sotto contratto, sconosciuto ai più in Italia ma già in tutte le liste dei migliori giovani, scrivevo che sarei stato disposto a giocarmi il mignolo della mano sinistra sulla sua riuscita in Italia (o che, quanto meno, era il tipo di giocatore per cui sarei stato disposto a perderlo, il mignolo). Kvara ci ha messo poco a rassicurarmi segnando 3 gol, più un assist, nelle sue prime due partite di campionato. Alla terza giornata, però, è stato marcato molto bene da Dodo e si è sentito un po’ di scetticismo (nonostante avesse messo sulla testa di Politano la palla della possibile vittoria). È bastato il mese di agosto (per cui è stato votato dai suoi colleghi calciatori iscritti all’AIC come giocatore del mese) per farci capire il suo potenziale, da una parte, e dall’altra per ricordarci la severità dell’opinione pubblica italiana.

Ma Kvaratskhelia è andato avanti con un volume di giocate e una continuità nell’efficacia che, a lungo andare, ha zittito quasi tutti. Ha avuto periodi particolarmente intensi: a ottobre ha segnato 4 gol e realizzato 6 assist, in 7 partite tra campionato e Champions League, nei due scontri con l’Ajax; a cavallo tra gennaio e febbraio, quando il Napoli ha dimostrato la propria serietà dopo la pausa del Mondiale (e dopo la sconfitta con l’Inter che qualche dubbio lo aveva messo, con il Milan che si era avvicinato a 5 punti di distanza) i gol sono stati 4 e gli assist 5, in 6 partite.

A marzo ha segnato quel gol straordinario contro l’Atalanta, un manifesto delle sue capacità, del panico che a quel punto della stagione metteva nei difensori quando entrava in possesso del pallone. Un gol manifesto, anche, dell’entusiasmo che Kvara genera nei suoi tifosi: ogni dribbling è una pausa in attesa dell’esplosione di gioia, ogni dribbling serve per prendere tempo, per far durare di più il piacere che il talento di Kvara promette e che poi mantiene. A quel punto dell’anno (dopo che è stato votato come giocatore del mese AIC per la seconda volta) Emanuele Atturo si chiedeva giustamente se non ci stessimo abituando alla grandezza di Kvataskhelia. E l’abitudine ti fa dare per scontate anche le cose più eccezionali, ti fa pretendere che lo straordinario diventi ordinario.

Gli alti e i bassi del Napoli e quelli di Kvara sono legati tra loro. Quando la sua squadra non ha girato al meglio anche lui non è riuscito a divertirsi/ci come al solito, quando al Napoli sono mancate intensità e profondità, per strategia avversaria (contro l’Inter e la Lazio) o perché mancava Osimhen (con il Milan in Champions all’andata), e quando Kvara veniva raddoppiato, triplicato, quadruplicato, da avversari che ormai lo affrontano con la concentrazione che riserva ai migliori (Calabria al ritorno in Champions League) può essere meno efficace. Leggermente. Quanto basta per non influire direttamente sul risultato della partita, perché questo ormai ci si aspetta da lui, sempre o quasi sempre.

Ad aprile e maggio, con il Napoli che ha vinto il campionato in folle e, come detto, è stato eliminato da uno dei migliori Milan stagionali in Champions League, Kvaratskhelia si è fatto notare di meno. A conti fatti ci troviamo di fronte a una stagione di esordio in Italia con 14 gol e 14 assist e, soprattutto, un’influenza sul Napoli campione d’Italia pari solo a quella di Victor Osimhen - altro candidato al premio di MVP del campionato insieme a Lobotka, giusto per certificare la superiorità della squadra di Spalletti in questa stagione.

Kvara è nel 10% degli esterni migliori, molto sopra la media, per tiri, tocchi in area, precisione nei passaggi e nei cross, dribbling riusciti ed Expected Assist. Interessante anche l’altro lato della medaglia: perde più palloni della media del ruolo in Serie A. E direi anche: pazienza.

Khvicha Kvaratskhelia è stato votato dai nostri lettori sia come miglior giocatore del campionato che come miglior acquisto (forse anche perché con un po’ di snobismo non ci si aspettava che un giocatore decisivo in Russia e in Georgia potesse esserlo anche qui). Probabilmente Osimhen è stato più trascinante, più uomo squadra, è stato più lui a spingere il Napoli su un livello di superiorità schiacciante rispetto alle squadre avversarie. Ma Kvaratskhelia porta con sé una sorpresa più pura, uno stupore - che per i difensori diventa terrore - che accompagna ogni sua giocata, anche adesso che lo conosciamo. I premi individuali lasciano il tempo che trovano, soprattutto dopo stagioni come quella del Napoli, ma se dovessi provare a interpretare il significato di questo voto direi che di Kvaratskhelia è stata premiata la leggerezza.

Il New York Times ha sottolineato la sua apparenza da antidivo, l’aria da “poeta tormentato”, Spalletti invece ha parlato della “vena sul collo” che ha adesso e che non aveva quando è arrivato. L’allenatore ne loda lo spirito di sacrificio, l’applicazione tattica, perché, parliamoci chiaro, è l’unica cosa su cui può aver influito lui stesso. Non di poco conto, per carità, ma Kvaratskhelia ha fatto tutto da solo e la mia impressione è che non abbia neanche dovuto fare molto, a parte adattare il suo gioco esuberante, che lo porta comunque a perdere molti palloni, alla ristrettezza di spazi del calcio italiano.

Non ha la faccia del conquistatore, non ha gli spigoli di Cristiano Ronaldo o lo sguardo chiuso dietro strati infiniti di cancelli mentali di Lionel Messi. Non ha la mostruosità di Haaland e Mbappé, le loro linee da fumetto, quel talento narcisista che non ha bisogno di nessun altro, che fa sparire dal campo compagnie e avversari. Kvara si ingobbisce sulla palla, coi calzettoni bassi da numero dieci da campetto, non sorride quasi mai. Eppure Kvaratskhelia sembra giocare su un immaginario tappeto di velluto rosso. È un giocatore quantitativo, che ricava la propria efficacia dal volume del suo gioco (di palle messe in area, di dribbling e tiri tentati) e dalle molte soluzioni a sua disposizione con entrambi i piedi, ma è anche un giocatore creativo, un incredibile improvvisatore.

In ogni campionato, non solo in quello italiano, ce ne sono pochi di giocatori del genere. Ed è questa rarità - per non dire unicità - che fa di Kvaratskhelia il giocatore di maggior valore di questa Serie A 2022-23.

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