La sfida del Maradona doveva dire molto sullo spessore del Napoli, e su quello dell'Atalanta. La squadra di Antonio Conte si presentava da prima in classifica. Dopo il brutto esordio contro il Verona, aveva infilato una striscia positiva di nove partite consecutive, con otto vittorie e un pareggio per un totale di venticinque punti.
Alcune di queste vittorie, però, potevano essere considerate po' "sporche", ottenute cioè senza mettere in campo una prestazione particolarmente brillante. Era successo per esempio contro il Parma, un 2-1 in rimonta favorito dall’espulsione del portiere Zion Suzuki; ma anche contro l’Empoli (0-1 fuori casa ma con la squadra di D’Aversa che avrebbe meritato il pari) o contro il Lecce (una delle peggiori difese del campionato, regolata di misura grazie a un gol di Di Lorenzo).
Il Napoli ha iniziato un ciclo di partite decisivo per capire le ambizioni della squadra e lo ha fatto bene, con l'esaltante vittoria contro il Milan, una diretta concorrente, battuta fuori casa soffrendo un po’ ma con merito. La gara contro l’Atalanta rappresentava però un banco di prova ulteriore, per le specificità tattiche della sfida, e perché la squadra di Gasperini arrivava in un momento positivo, a differenza del Milan.
Difensivamente finora non era stata la solita Atalanta, con 12 gol subiti nelle prime 6 di campionato, ma dopo aver recuperato qualche giocatore la squadra ha trovato equilibrio. L'attacco, però, funzionava come sempre: 26 reti in 10 giornate, 8 solamente nelle ultime due giornate. C'erano da mettere alla prova questi equilibri contro un avversario di più alto livello; finora l’Atalanta aveva avuto un rendimento ambiguo negli scontri diretti - con la vittoria contro la Fiorentina e la netta sconfitta con l’Inter.
Al termine dei novanta minuti, col risultato di 0-3 per la Dea, è piuttosto inequivocabile cosa ci ha detto questa partita. Quale delle due squadre ha dimostrato di essere, almeno per ora, su un livello differente. «Loro oggi sono più forti, vedremo poi se riusciremo a crescere» ha commentato Conte, parlando di sconfitta di percorso.
Cosa prevede, allora, questo percorso?
Il Napoli in questa sfida ha mostrato dei problemi, soprattutto offensivi, che i buoni risultati avevano lasciato sotto traccia. E si sono perse anche delle certezze difensive, la dimensione di gioco sulla quale Conte ha lavorato con maggiore insistenza da quando si è insediato.
I problemi della fase offensiva del Napoli
Da quando Conte ha abbandonato l’amata difesa a tre il Napoli - nella trasferta contro la Juventus - ha deciso di sviluppare 4-2-2-2 in fase di possesso, schierandosi 5-4-1 in quella difensiva. La partita con l’Atalanta non fa eccezione.
Scott McTominay agisce a ridosso di Romelu Lukaku mentre Khvicha Kvaratskhelia e Matteo Politano sono pronti a venire a riempire i mezzi spazi. Quando poi l’Atalanta attacca, ecco che l’esterno italiano retrocede fino a diventare il quinto di difesa. Una soluzione già vista in stagione e ripetuta da diverse squadre che difendono a quattro per non soccombere contro formazioni che attaccano con cinque invasori. A centrocampo Kvara funge da quarto a sinistra di una linea completata da Billy Gilmour, McTominay in posizione di secondo interno e Zambo Anguissa come quarto di destra.
Sponda Lukaku: l’unica volta in cui il gioco di sponda di Lukaku ha funzionato è quando il belga è riuscito a servire McTominay per il tiro che lo scozzese ha scagliato sul palo nel primo tempo.
La fase di possesso, però, ha presentato problemi irrisolti per tutta la partita. Sia quando l’Atalanta pressava alto uomo su uomo (nel primo tempo), sia quando ha gestito con un baricentro più basso (nel secondo tempo). Il Napoli ha sempre faticato a creare occasioni pulite. Le opzioni a disposizione erano, di fatto, ridotte a due: la giocata individuale di Kvaratskhelia e la palla sui piedi di Romelu Lukaku, con i compagni che dovevano avvicinarsi andare a giocargli sotto.
Quando il georgiano non è in giornata, come ieri, ecco che la soluzione con palla su Lukaku, già molto frequente, diventa praticamente l’unica a disposizione del Napoli.
È risaputo il legame tecnico esistente fra Conte e Lukaku. Un legame che, in Italia, ha portato a ottimi risultati. Le cose si complicano quando il belga deve confrontarsi con difensori in grado di contenerne lo strapotere fisico, per di più in un contesto tattico a lui sfavorevole. E qui veniamo al modo in cui l’Atalanta ha scelto di difendere.
Come l’Atalanta ha contenuto il Napoli
Fedele ai suoi principi di gioco, Gasperini ha mostrato ancora una volta piena fiducia nei suoi difensori, in particolare in Isak Hien. Il tecnico ha lasciato allo svedese la completa gestione di Lukaku, e lui ha risposto con una prestazione notevole, vincendo praticamente tutti i duelli individuali contro il belga. Non è la prima volta che Hien fa una grande partita su Lukaku: era già successo lo scorso anno contro la Roma. È un difensore che con un riferimento attaccato, potendo fare una partita esclusivamente fisica, si esalta.
Hien non ha soltanto annullato l’opzione offensiva prevalente del Napoli, ma ha anche permesso ai suoi compagni di reparto - Djimsiti e Kolašinac - di concentrarsi sugli altri attaccanti avversari, senza dover ricorrere al raddoppio per farsi aiutare. Ancora una volta, bisogna sottolineare anche la grande prova fornita da Kolašinac. Non è certo un caso che nella gara persa dai bergamaschi 4-0 a San Siro contro l’Inter sia il bosniaco che Hien erano assenti.
Lukaku si appresta a tirare in porta a botta sicura ma ecco materializzarsi Hien, il suo incubo di giornata, che si frappone fra l’attaccante del Napoli e la gioia del gol respingendone la conclusione.
Nemmeno quando la squadra di Gasperini si è abbassata, ha sofferto in modo particolare. L'Atalanta è riuscita a sporcare sempre le linee di passaggio del Napoli, riempiendo di corpi i propri ultimi trenta metri e riuscendo così a difendere bene l’area.
Con ancora meno spazio, i limiti tecnici di Lukaku nel giocare palla sul corto si sono evidenziati ancora di più. Forse il Napoli pensava che insistendo prima o poi il belga avrebbe vinto un duello decisivo, ma alla fine non è successo.
Lukaku nel secondo tempo: L’Atalanta si abbassa nella ripresa ma riesce a difendere l’area con tanti giocatori. E Lukaku è sempre sotto controllo.
Tra il 71’ e il 76’ Conte ha operato tre sostituzioni per muovere le cose: Cyril Ngonge (per Politano) e Giacomo Raspadori (per Gilmour) e, successivamente (o forse sarebbe meglio dire tardivamente) David Neres, che per ora Conte vede meglio a sinistra, come alternativa a Kvara. Giovanni Simeone è entrato proprio al posto di Lukaku. Qualcosa ha funzionato. La manovra è diventata più brillante, grazie soprattutto alla vivacità di Ngonge e Neres e al maggior movimento offerto in avanti da Raspadori, ma senza che tutto ciò incidesse sul risultato. L’Atalanta ha addirittura trovato la terza rete con Mateo Retegui, in un’azione confezionata solo dai nuovi entrati - lui, Lazar Samardžić e Raoul Bellanova.
Alla fine dunque il Napoli esce rimandato da questa sessione d’esami. Finora la squadra aveva ottenuto il massimo risultato col minimo sforzo, in termini offensivi. Era riuscita in pratica a capitalizzare il poco che veniva creato, rischiando poco e concedendo ancora meno in fase difensiva. Se guardiamo ad esempio ai dati Fbref prima di questa undicesima giornata il Napoli risultava essere il quinto attacco della massima serie per expected goals prodotti (15.9 xG). Da questo dato gli azzurri hanno prodotto 18 reti, di fatto over performando di ben 2.1 gol nel rapporto fra quelli segnati e quelli che invece avrebbero dovuto essere messi a segno in base appunto agli xG prodotti. Se a questo aggiungiamo il fatto che anche in fase difensiva, sempre in base ai dati raccolti da Fbref, la squadra aveva subito meno gol (5) rispetto a quelli attesi in base agli xG concessi (8.2, dato comunque buono visto che solo la Juve con 7.6 aveva fatto meglio sotto questo punto di vista) si capisce bene come il primo posto sia stato frutto di una serie di risultati al di sopra delle prestazioni offerte.
In questa partita la coperta si è rivelata corta, contro la grande performance difensiva dell’Atalanta. La prossima sfida di campionato, in programma domenica contro l’Inter, ci dirà qualcosa di più sulle reali possibilità del Napoli per restare in lotta per lo scudetto fino all’ultimo. L’impressione è che, per realizzare questo progetto, Conte dovrà velocemente organizzare un Piano B per quando Lukaku viene annullato e Kvara non è in giornata.
Per quanto riguarda invece l’Atalanta, i bergamaschi sembrano aver risolto quei problemi difensivi che li avevano attanagliati a inizio stagione. Il rientro degli infortunati e la maggior applicazione che la squadra è riuscita a mettere in campo nelle ultime uscite ha migliorato la situazione. Tutto questo, in attesa del ritorno di Giorgio Scalvini. Se la Dea riuscirà a mantenere questa solidità difensiva, considerando il livello dell’attacco, rimanere agganciati alla lotta scudetto non è irrealistico.