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Il Napoli è ancora in corsa per lo Scudetto?
04 feb 2019
Sfruttando il lato debole per mettere in difficoltà il rombo della Sampdoria di Giampaolo, la squadra di Ancelotti ha vinto nettamente e si è riavvicinata al primo posto in classifica.
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La partita tra Napoli e Samp dello scorso sabato pomeriggio va messa nel contesto della stagione della squadra di Carlo Ancelotti. Fin dall'inizio è sembrato che la Coppa Italia potesse essere uno dei crocevia stagionali più importanti: con un gruppo complicatissimo in Champions League, e il dominio della Juventus in campionato difficile da contrastare nell'anno di CR7, la competizione in cui mettere alla prova le proprie ambizioni poteva essere proprio la coppa nazionale. Dopo l’eliminazione dalla Champions League all'ultima giornata per mano del Liverpool e l’ampio distacco dalla Juventus accumulato in campionato, però, anche la Coppa Italia è scivolata via per i due gol di Piatek che hanno condannato gli azzurri all’eliminazione. Resta l’Europa League, difficilissima e soprattutto faticosissima, ma anche in campionato il Napoli è costretto per forza di cose a sperare più concretamente di prima in una rimonta Scudetto, anche se oggi come oggi continua a sembrare quasi impossibile.

Quasi impossibile, ma dopo l'ultima giornata di campionato le cose sono leggermente cambiate - in meglio - per il Napoli. Con il pareggio clamoroso della squadra di Allegri, in casa all'ultimo secondo contro il sorprendente Parma di D'Aversa, e la quasi contemporanea vittoria netta del Napoli sulla Sampdoria, i punti di differenza si sono ridotti a 9. Alla luce di questa classifica, e dello stress che entrambe le squadre dovranno affrontare quando tra poco più di una settimana ricomincerà la stagione europea, la rimonta sembra un pochino meno proibitiva, ma è anche per la prestazione messa in campo dalla squadra di Ancelotti che i tifosi del Napoli possono alzare la soglia delle proprie speranze.

La Sampdoria non era certo l’avversario più morbido da affrontare in questo momento: con una sola sconfitta subita nelle precedenti 9 partite - tra l’altro inflitta dalla Juventus all’Allianz Stadium - la squadra di Giampaolo è attualmente tra le candidate principali alla qualificazione alle principali competizioni europee; inoltre c’era lo spauracchio Quagliarella, napoletano e abbonato ai gol alle sue ex-squadre, motivato dalla possibilità di battere il record di gare consecutive a segno di Batistuta che nella stagione 1994-95 segnò 13 gol nelle prime undici partite della Fiorentina. Quagliarella ha eguagliato il record dell'attaccante argentino la settimana scorsa contro l’Udinese e avrebbe potuto superarlo proprio contro la squadra della sua città. Se non è stato così, è stato anche per merito del Napoli.

Carlo Ancelotti si è affidato al consueto 4-4-2, scegliendo nuovamente Meret tra i pali, con Koulibaly e Maksimovic centrali e Hysaj e Mario Rui sulle corsie. A centrocampo ha recuperato sia Hamsik che Allan (entrambi assenti nell'ultimo pareggio in campionato con il Milan), a cui ha affiancato Zielinski e Callejón da esterni. In avanti hanno giocato in coppia Insigne-Milk. Per la Samp, invece, Colley e Andersen ha difeso la porta di Audero (fresco di riscatto dalla Juventus per 20 milioni di euro), con Bereszynski e Murru terzini. Linetty e Jankto, che ha sostituito tra i titolari lo squalificato Praet, hanno agito ai lati del regista Ekdal, con Ramirez preferito a Saponara per giocare alle spalle delle due punte: Defrel e, per l'appunto, Quagliarella.

L'eredità di Sarri

Contro la squadra di Giampaolo, il Napoli è tornato ad utilizzare uno dei temi tattici più ricorrenti nella squadra che era di Sarri: il cambio di gioco sul lato debole. L'anno scorso gli "azzurri" in fase di costruzione erano nettamente sbilanciati sul centro-sinistra, per attirare la pressione della squadra avversaria da quel lato e scoprire di conseguenza quello opposto, perché a sinistra agiva il trio Ghoulam-Hamsik-Insigne, tre tra i giocatori del Napoli più creativi e resistenti al pressing.

Le combinazioni tra i tre della catena di sinistra servivano ad aprire il lato destro del campo, con Callejón sempre pronto a ricevere il pallone e a sfruttare lo spazio che gli avversari lasciavano a disposizione. Oltre ad essere una delle azioni più caratteristiche della formazione guidata dal tecnico toscano, era sicuramente una delle più efficaci e redditizie anche in termini realizzativi. I cambi di gioco repentini sono rimasti una delle frecce più pericolose all’arco degli azzurri anche sotto Ancelotti e nella gara con la Sampdoria questa traccia di gioco è tornata ad essere determinante.

È interessante il fatto che la squadra blucerchiata sia una delle poche ad utilizzare il rombo sia in fase offensiva che in fase difensiva, come l'Empoli ai tempi di Sarri. Il 4-3-1-2 è particolarmente vulnerabile ai cambi di gioco perché per costruzione schiera solo tre giocatori sulla linea di centrocampo a difendere tutto il campo in ampiezza, e le responsabilità di copertura delle corsie laterali ricadono quasi totalmente sulle spalle dei terzini, che devono coordinarsi al meglio con le mezzali per evitare l’apertura di falle nello schieramento.

Ancelotti ha ovviamente rielaborato i cambi di gioco di Sarri, aggiungendo maggiore varietà, ad esempio inserendo Malcuit, un terzino molto creativo, nelle rotazioni sul lato destro. Ma nella gara del San Paolo, Callejón è tornato ad essere nettamente il più cercato, esattamente come accadeva la scorsa stagione. E proprio da un tracciante di Hamsik che ha raggiunto lo spagnolo sulla fascia destra ha avuto origine l’azione del gol del vantaggio.

La difesa alta della Samp non è stata abbastanza rapida nello scappare all’indietro in concomitanza con il passaggio del capitano del Napoli, tagliato e preciso, e Milik ha potuto così anticipare Andersen, praticamente già rassegnato nel momento in cui ha cominciato a correre verso la propria porta.

Ramirez è in ritardo in marcatura su Hamsik, che ha tutto il tempo di ricevere palla, girarsi e servire Callejón sul lato opposto del campo, iniziando l’azione decisiva per l’1-0.

A determinare la particolare efficacia di questa strategia hanno contribuito anche altri due fattori: la labile marcatura di Ramirez su Hamsik e i movimenti di Insigne.

Durante il pressing, i due attaccanti della Sampdoria pressavano i centrali difensivi del Napoli, mentre Ramirez si orientava a uomo su Hamsik, che di solito si abbassava a cominciare l’azione. Ma, un po’ per l’uomo in più (Hysaj si manteneva più basso di Mario Rui e formava una linea a tre con Maksimovic e Koulibaly), un po’ per la fluidità con cui Hamsik e Allan decidevano di scendere in mediana per contribuire alla prima costruzione, la marcatura dell’uruguaiano arrivava spesso in ritardo, lasciando al centrocampista azzurro libertà d’azione. Probabilmente anche per questo è stato rimpiazzato da Saponara nella ripresa - un cambio che sta ormai diventando quasi matematico negli schemi di Giampaolo.

A corredo dei frequenti cambi di gioco e ai ribaltamenti di fronte rasoterra tipici del Napoli, c'erano spesso i movimenti orizzontali e diagonali di Insigne, a scorrere rapidamente verso il lato della palla. La mobilità del 24 azzurro toglieva punti di riferimento a Andersen e Colley (come si è visto nel gol del 2-0, arrivato immediatamente dopo la rete del vantaggio di Milik) e apriva lo spazio agli inserimenti di Zielinski, molto dinamico sia con il pallone che senza.

I problemi della Sampdoria

Così come Ancelotti, anche Giampaolo ha sicuramente subìto l’influenza di Sarri dopo averlo sostituito ad Empoli, e così anche la Samp ha provato più volte a ribaltare il fronte della manovra, per cercare di colpire il Napoli sul lato debole.

I blucerchiati non sono stati altrettanto efficaci, però, o perché l’altezza e la velocità dei passaggi non erano adeguate, lasciando quindi ai padroni di casa il tempo di riorganizzarsi scivolando da un lato all’altro, o perché non c’erano le connessioni giuste per far proseguire il gioco rapidamente. Lo scaglionamento dei giocatori offensivi della Sampdoria ha lasciato a desiderare, seppur non siano mancati frangenti di gioco brillante, con le combinazioni palla avanti-palla dietro-palla nello spazio che ormai siamo abituati a vedere nel gioco della squadra di Giampaolo.

Il cambio di fronte ha portato la palla sui piedi di Murru, ma i blucerchiati non sono ben scaglionati e il terzino non ha grandi opportunità di passaggio. Si nota anche il posizionamento sfalsato di Hamsik e Allan.

In teoria, la contrapposizione tattica tra il 4-3-1-2 avrebbe potuto giocare a favore della Samp, dando un uomo in più alla squadra di Giampaolo a centrocampo, ma Hamsik e Allan sono stati sempre precisi a porsi ad altezze diverse in modo che uno dei due portasse pressione sul portatore, mentre l’altro rimaneva più indietro per assorbire eventuali palloni giocati sulla trequarti.

Lo slovacco, al rientro dopo l’infortunio, è stato probabilmente il migliore in campo, dettando i tempi della manovra e risultando sempre determinante nelle accelerazioni del Napoli, sia per la sua precisione nei passaggi (8 lanci a buon fine sui 12 tentati) che per la sua abilità di giocare in spazi ristretti. Dopo aver primeggiato da trequartista e poi da mezzala con Sarri, Hamsik ha raggiunto una nuova dimensione adattandosi perfettamente anche al ruolo di regista in cui lo ha collocato Ancelotti. Le parole dell’allenatore azzurro al termine della partita, che hanno suggerito un imminente trasferimento in Cina del capitano del Napoli, hanno sconcertato il pubblico napoletano e forse anche lo stesso tecnico, che perderebbe uno dei giocatori più importanti della storia della squadra (520 presenze e 123 reti, nessun meglio di lui nella storia del club, nemmeno Maradona).

Se così fosse (adesso che scriviamo non è ancora ufficiale), Ancelotti non avrebbe avuto la possibilità di sostituirlo. Ma lui si può consolare con la maturazione definitiva di Zielinski, il progressivo adattamento di Fabian Ruiz, o il potenziale sviluppo di Diawara, mentre nessuno potrebbe restituire al pubblico del San Paolo (tra l'altro poco numeroso contro la Samp) e allo stesso Hamsik la possibilità di salutarsi come sarebbe stato giusto, considerando la sua importanza nella storia del club.

La cessione di Hamsik lascerebbe anche pensare che forse la società crede meno alla rincorsa Scudetto della stessa squadra, che d'altra parte è praticamente sicura del secondo posto valido per la qualificazione diretta alla Champions League, che garantirà una serie di introiti probabilmente da reinvestire nella prossima stagione. Nell'immediato significherebbe privare Ancelotti del calciatore più determinante negli sviluppi del gioco a centrocampo, visto che con la sua maestria tecnica Hamsik riusciva a nascondere tutti quelli che erano stati i problemi in mediana della ultime partite del Napoli (c'è da dire comunque che contro la Lazio il centrocampo Zielinski, Diawara, Ruiz e Callejón si era prodotto in una grande prestazione).

Proprio la partita con la Sampdoria - che grazie anche al pareggio della Juve con il Parma ha riavvicinato il Napoli alla testa - ha dimostrato per l'ennesima volta che le idee sono importanti almeno quanto gli uomini che poi le mettono in pratica in campo. Sia Napoli che Sampdoria sono due squadre che basano ancora parte della propria proposta tattica sulle idee di Sarri, e una piccola parte di merito è ancora sua, se il Napoli può potenzialmente ambire a raggiungere la Juventus e se la Sampdoria ad avere “un posto al sole” per l'Europa, come lo ha definito Giampaolo.

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