Al fischio finale della sconfitta del Napoli contro il Real Madrid gran parte dello Stadio Diego Armando Maradona si è alzato in piedi ad applaudire. Non come omaggio alla squadra in bianco, che ieri in realtà era in nero, ma come segno di gratitudine verso la squadra di Rudi Garcia, che evidentemente nonostante la sconfitta ha mostrato qualcosa che è piaciuto ai tifosi.
Questo momento sarebbe poco comprensibile senza conoscere il delicato inizio di stagione del Napoli, tra risultati altalenanti, prestazioni poco ispirate e frizioni tra Osimhen e Rudi Garcia, e probabilmente anche la dirigenza. Ieri invece il Napoli è sembrato perdere per quei famosi dettagli che in Champions League fanno la differenza, soprattutto una serie di errori individuali che hanno facilitato la vita alla squadra di Ancelotti. Il rapporto mefistofelico del Real Madrid con la Champions League porta la "Casa Blanca" a rendere ogni errore avversario molto più grande di quanto non sembra, sfruttandolo per portare la gara dalla propria parte. Il modo in cui il Napoli è riuscito a prendere in mano la partita dopo un primo tempo in parte sfortunato è stato comunque un buon segno, in un inizio di stagione in cui la squadra di Garcia ha fatto vedere più ombre che luci.
Il Napoli ci ha messo un po’ a capire come affrontare il sistema di Ancelotti, che sfruttava la difesa non troppo alta avversaria (rispetto alle intenzioni del pressing) per permettere a Bellingham di ricevere tra le linee. Proprio il numero 5 inglese, con il suo talento e la sua posizione ibrida in campo (parte esterno sinistro per ricevere palla da trequartista), è stata la spina nel fianco del Napoli in tutto il primo tempo, principalmente partecipando ai due gol. Nel primo caso intercettando un passaggio di Di Lorenzo a Lobotka e servendo poi Vinicius, e nel secondo caso partendo in conduzione dallo spazio lasciato libero a centrocampo dal Napoli tra Lobotka e Anguissa. Se il primo è un errore chiaro, di lettura con la palla per la precisione, il secondo è invece uno di quei casi in cui distinguere i meriti di Bellingham dai demeriti del Napoli è più difficile. Certo, l'azione del numero 5 è stata straordinaria, ma forse Anguissa avrebbe potuto spendere il cartellino trattenendolo per la maglia e Østigård essere un po' più concentrato nell'uno contro uno invece di affrontarlo in maniera piatta.
Il Napoli comunque non ha brillato nell'approccio alla partita. Lo ha detto anche Anguissa ai microfoni di Canal+: «È stata una partita equilibrata. Nel primo tempo non eravamo il solito Napoli, ma nella ripresa abbiamo fatto vedere quello che sappiamo fare». Forse il centrocampista camerunese si riferisce alla fretta con cui la squadra ha cercato di verticalizzare, di liberarsi del pallone. In un contesto caotico, però, Osimhen non è riuscito a giocare palla in maniera pulita, e Kvaratskhelia ha ricevuto molto isolato largo a sinistra. La squadra di Rudi Garcia, in generale, non è riuscita a connettere i suoi talenti migliori e ha finito per attaccare con troppi pochi uomini per creare pericoli oltre ai cross in area. Era difficile immaginare che, dopo un primo tempo simile, il Napoli potesse mostrarci i migliori minuti in stagione. L’ha sottolineato lo stesso Rudi Garcia a fine partita: «Mi è piaciuta la squadra dopo l’intervallo: siamo stati aggressivi e abbiamo palleggiato, abbiamo trovato il pari e potevamo vincerla».
Parliamo in particolare dei minuti dall’inizio del secondo tempo fino ai cambi di Ancelotti, un momento in cui il Napoli ha preso in mano la partita con coraggio come non lo avevamo visto ancora fare contro una squadra di questo livello.
Fin dal calcio d’inizio del secondo tempo il Napoli appare diverso, più sicuro forse, tiene palla interrottamente per un minuto e venti facendola toccare a praticamente tutti i suoi giocatori fino a portarla sui piedi di Kvaratskhelia nel mezzo spazio di sinistra. Da quella ricezione, il georgiano trova l’imbucata per Zielinski in area, solo leggermente imprecisa. La squadra di Rudi Garcia è sembrata avere più calma, senza lanciare subito per Osimhen, risalendo il campo in maniera più organica per poi trovare Kvaratskhelia in zona di rifinitura quando le distanze sono già corte.
L'attaccante nigeriano, che nel primo tempo era stato cercato con dei lanci lunghi che lo mettessero in condizione di sfruttare il suo gap fisico su Nacho sul lato destro del campo senza grande lucidità, ha così iniziato a partecipare di più all’azione manovrata avvicinandosi al lato opposto. Forse non sono meccanismi propriamente studiati, più frutto delle naturali connessioni che si vengono a creare in campo, e che a volte hanno creato situazioni di congestione che hanno reso più difficile arrivare in maniera pulita alla conclusione, ma hanno comunque permesso al Napoli di gestire il pallone in maniera più strutturata nella metà campo del Real Madrid.
Ci sono due azioni consecutive molto simili che raccontano di quanto il Napoli sia più a suo agio ad attaccare in maniera posizionale nella metà campo avversaria. Nella prima la squadra di Rudi Garcia recupera palla con Di Lorenzo nella propria metà campo lanciando subito lungo per Osimhen, e non ne ricava nulla se non una rimessa laterale per via della facile chiusura di Rudiger. Poco dopo invece lo stesso Di Lorenzo riceve alto a difesa schierata e crossa dalla trequarti per Osimhen già in area, e l’intervento di Rudiger in questo caso è molto più complicato e viene aiutato da un fallo in attacco fischiato al centravanti nigeriano.
Il buon momento del Napoli è stato alimentato soprattutto dal triangolo formato da Kvaratskhelia, Zielinski e Osimhen, quando hanno iniziato a dialogare muovendosi in una porzione di campo più ristretta. La loro connessione sul lato sinistro ha spaventato il Real Madrid, che non poteva più difenderli singolarmente vincendo il duello individuale e ha dovuto iniziare a ragionare di reparto contro tre giocatori che si conoscono a memoria. È da loro tre, infatti, che nasce l’azione che porta al rigore del pareggio di Zielinski.
Siamo al 50esimo ed è Anguissa a portare il pallone nella zona del triangolo, passandolo sulla fascia a Kvaratskhelia prima di fissarsi nel mezzo spazio così da attirare lì le attenzioni di un giocatore del Real Madrid ed evitare così un raddoppio sul georgiano. Kvaratskhelia passa il pallone a Zielinski, al centro, e taglia dentro al campo così da liberargli lo spazio per la conduzione. Nel mentre Osimhen ha tenuto la linea difensiva in area e attende il momento giusto per fare il movimento dentro. Alla fine il movimento arriva, un taglio profondo alle spalle della difesa avversaria che mette in crisi la retroguardia di Ancelotti. Nacho prova a ricucire lo strappo chiudendo l'avversario in scivolata ma nel rimpallo colpisce il pallone con il braccio. È rigore.
Spingere sulle connessioni tra questi giocatori è il segreto di Pulcinella - c'è proprio da dirlo - del futuro successo del Napoli. Lo si è visto anche nello slancio di entusiasmo successivo al gol, che ha messo alle corde il Real Madrid. Nell’arco di pochi minuti arrivano: il tiro da fuori che sfiora il palo di Kvaratskhelia e quello di Zielinski sempre da fuori che è stato respinto da Kepa, solo per citare le occasioni più importanti.
I tre si cercano e si trovano, mettendo continua apprensione alla linea difensiva. Succede di nuovo all’ora di gioco quando Kvaratskhelia riceve palla in fascia e gioca un filtrante in diagonale che Zielinski non tocca, facendolo arrivare direttamente in area a Osimhen. Il numero 9 del Napoli, però, decide di utilizzare il primo controllo per proteggere il pallone invece di lanciarsi verso la porta avversaria e finisce per perdere palla sul raddoppio di Kroos.
Al di là delle occasioni, comunque, il Napoli, forte della sua compattezza, è sembrato anche più a suo agio nel recuperare palla in avanti. Il Real Madrid non faceva in tempo a recuperare il possesso che già lo aveva perso. In un occasione il rilancio in avanti di Carvajal per Rodrygo (l’unica opzione possibile) è stato immediatamente intercettato da Olivera, che ha servito subito Kvaratskhelia, il cui cross in area è stato però mal calibrato. È quel tipo di azioni che magari non portano a nulla ma che fanno crescere un senso di fiducia reciproca all'interno della squadra.
Non è un caso che di lì a poco Ancelotti si sia affrettato a intervenire nella partita cambiando radicalmente il volto della sua squadra. L’entrata al 65esimo di Modric e Mendy per Kroos e Camavinga ha ridisegnato il Real con un 4-5-1 che aveva l'obiettivo di infoltire il centrocampo e rendere più complicate le connessioni del Napoli in zona di rifinitura. Il cambio, insomma, è stato un modo per abbassare i ritmi e permettere al Real Madrid di mantenere il possesso del pallone in zone centrali.
La mossa ha funzionato: dopo una decina di minuti di assestamento il nuovo sistema ha effettivamente spezzato le connessioni tra i giocatori del Napoli, facilitando il possesso della squadra di Ancelotti. Un cambio di inerzia facilitato anche dalla scelta di Garcia di far uscire Zielinski per Raspadori. Nei due minuti successivi, infatti, il Napoli non è riuscito a contendere il possesso del pallone e da un calcio d’angolo del Madrid è arrivato l’autogol di Meret sul siluro lanciato da Valverde addosso alla traversa.
Il Napoli non è riuscito a creare grandi occasioni per pareggiare, la migliore è stata un tiro di Østigård proprio poco prima del fischio finale facilmente parato da Kepa. In una partita in cui si sono viste le ombre e le luci del Napoli di questo inizio di stagione, la buona notizia è che c’è un tragitto da poter seguire per giocarsela alla pari con il Real Madrid e perché no, anche batterlo. Il Maradona è sembrato convinto di questa cosa, ora sta a Rudi Garcia trovare il modo per rendere quei venti minuti all'inizio del secondo tempo qualcosa di più di un buon momento.