Questo articolo è scritto in collaborazione con Imago, l’agenzia fotografica che ci aiuta nel nostro racconto sportivo giorno dopo giorno. Lo Scudetto del Napoli è un evento storico, e una grande occasione per i fotografi che hanno potuto catturare una città vestita a festa, per provare a restituirne i colori, i volti, un’atmosfera realmente unica al mondo. Queste sono le foto più belle trovate sull’archivio di Imago, da quelle dei primi scudetti a quelle di questi giorni. Una festa unica, che parte del 1987 e arriva a oggi.
Maradona e il San Paolo
Il Napoli ha appena pareggiato 1-1 al San Paolo con la Fiorentina ed è campione d’Italia per la prima volta nella sua storia. È il 10 maggio 1987, il cielo è terso sopra la città, colora d'azzurro una giornata azzurra. Maradona alza il pugno al cielo, la curva del San Paolo trabocca di gente, scoppia. L’argentino è il leader spirituale della squadra, il Bacco della festa. Dietro una città lo segue, niente ha lo stesso sapore di una vittoria così attesa.
Una squadra
Sempre Maradona, certo, ma l’abbraccio con i suoi compagni, gli scudieri dell’impresa. Quella squadra diventerà mitologica nella sua compattezza intorno al Pibe, giocatori come quelli immortalati in questa foto: Bagni, De Napoli, Volpecina.
Una città di balconi
È passato un mese dalla vittoria dello scudetto del Napoli (è il 15 giugno 1987), ma non ditelo a questo bambino e al suo balcone. Forse la più incredibile peculiarità dei festeggiamenti del Napoli è di aver saputo miscelare in maniera armonica l’estetica decadente della città con i simboli allegri dei festeggiamenti. In una città di balconi non c’è discontinuità tra l’azzurro dei palloncini e l’ocra scolorito della facciata del palazzo, tra le bandierine e arrugginito del ferro. Questo bambino avrà 3-4 anni in questa foto, questo vuol dire che oggi ne avrà una quarantina. Dove sarà? Come avrà festeggiato ieri?
Sportivi si nasce, Berlusconi si diventa
Nella dialettica della festa c’è sempre un nemico, e questo nemico è sempre del nord ed è ricco e potente. Il Napoli vince lo Scudetto 1989/90 dopo un lungo duello col Milan di Berlusconi, evocato come il contrario della sportività in questo lungo ed enigmatico striscione del “Bar Tutto Sport”. Berlusconi in quel momento è una figura dal profondo potere simbolico: il primo imprenditore carismatico, narcisista, della società italiana. Il calcio era diventato il suo territorio di conquista, e batterlo su quel territorio per i napoletani aveva un senso che andava oltre lo sport. Ieri, però, proprio Silvio Berlusconi ha voluto celebrare su Twitter lo Scudetto del Napoli così: "Una città in festa, una città che se lo meritava, complimenti. Una città incredibile, i napoletani davvero se lo meritano e noi siamo tutti con loro. Evviva, evviva, evviva! E lo dico col cuore anche io che mi sono sempre considerato un napoletano nato a Milano. Forza Napoli!".
In moto
Steal his look.
Il murales di Maradona
Due tifosi/pittori lavorano sulla figura di Maradona, in quello che - potrebbe, dovrebbe - essere il primo murales di quello che diventerà un genere artistico nel corso del tempo. È il 1990 o il 1991, il Napoli ha vinto o si appresta a vincere il suo secondo Scudetto, Maradona ormai ha raggiunto lo stato di divinità. Dipinto sul muro di un palazzo dei quartieri spagnoli, affacciato su un piccolo slargo, col tempo diventerà un luogo di ritrovo, soprattutto dopo la morte di Maradona e in questi giorni di attesa del terzo scudetto. Sarà più volte ritoccato, sistemato, reso più simile al santo, ma la forza di questa foto, l’immagine di un Maradona quasi simile a un’icona ortodossa ha una forza devastante.
Maradona in trionfo
Maradona sorride col braccio alzato abbracciato ad Alemao, circondato da corpi che provano a toccarlo come se fosse santo. Una di quelle immagine che abbiamo visto centinaia di volte, e che non ci stancano mai.
I balconi addobbati, ieri come oggi
I motorini, le giacche appoggiate sulle spalle, i tricolori dai balconi scrostati e dai muri festoni che tagliano l’aria delle strade da una parte all’altra.
Fiocco azzurro
Dietro un balcone vestito come un palco reale, una famiglia presenta un piccolo figlio maschio cresciuto tra fiocchi azzurri, bandiere e icone di Maradona.
Tutti i santi
Mancano pochi minuti all’inizio di Udinese-Napoli, la partita che può consegnare la matematica dello Scudetto. La città si prepara, si prepara da 33 anni a dire il vero, colorandosi di bandiere, trombette, maglie azzurre. Ma non sono solo le persone, anche i muri raccontano questa lunga storia, non solo quella vincente di Maradona - che in questo bar è anche un drink e chissà fatto come - ma anche quella di Insigne, napoletano e capitano. Lui ha mancato questo giorno, ma Napoli non lo dimenticherà.
Come cambia la festa
Siamo al 2023, i volti non sono più quelli di Maradona, Careca, Di Napoli. Sulla scena compaiono Osimhen, Kvara, Raspadori. Il look fine anni ‘80 fatto di jeans e polo viene sostituito dalle felpe oversize con scritte gotiche. Il sentimento però è lo stesso, anche se qui a dominare è il rosso dei fumogeni che serve a rischiarare la notte.
Giocatori di cartone
Kvara e Osimhen sono a Udine, a festeggiare nel profondo nord-est dell’Italia, ma sono anche a Napoli, nelle loro fattezze simboliche, sui muri, nelle statuine del presepe, ma anche in riproduzioni cartonate abbastanza fedeli all’originale. C’è un modo migliore di usare il cartone? Forse sì, ma solo se siete Jeff Bezos e dovete spedire pacchi in tutto il mondo.
Lo Scudetto di Spalletti
Luciano Spalletti alla fine della partita con l’Udinese era felice e commosso. “Quelli che sono abituati a lavorare duramente come sono abituato a fare io - ha detto provando a dare qualcosa in più agli spettatori, delle parole che possano un giorno essere ricordate, profonde, sincere - non riescono a gioire totalmente neanche delle vittorie. La felicità è una cosa fugace”. È nelle immagini silenziose dentro al campo però che si capisce bene come questa felicità non sia passeggera neanche per uno come lui. Spalletti ha inseguito tutta la carriera un traguardo come questo e lo ha raggiunto nel momento in cui sembrava condannato a diventare uno di quegli investigatori ossessionati da un caso irrisolvibile, una bambina scomparsa quindici anni prima in un paesino sperduto che solo lui pensa ancora di poter ritrovare viva.
Non ci era riuscito con la Roma, con cui è arrivato per quattro volte secondo nell’arco di più di dieci anni. In entrambe le esperienze ha avuto delle rose che, in teoria, sulla carta, sarebbero potuto essere sufficienti - nella stagione 2016-17 c’erano Alisson, Salah, Rudiger, Totti, De Rossi, Nainggolan, Dzeko, Strootman e, ironia della sorte, Juan Jesus e Mario Rui - e se non c’è riuscito è stato anche per carenze sue. Carenze che, col tempo, qualcuno ha raccontato come strutturali, come se invece di essere stato uno dei fattori Spalletti fosse stato la ragione unica di quel secondo posto che sarebbe potuto essere un primo posto.
E invece oggi Spalletti è stato quel qualcosa in più che ha permesso al Napoli di vincere, facendo a meno di giocatori importanti come Koulibaly, Insigne, Fabian Ruiz e Mertens. È stato soprattutto merito suo se i nuovi arrivati, Kim, Kvaratskhelia, si sono inseriti al meglio, se Osimhen al primo vero anno con continuità è riuscito a sfruttare al meglio le proprie qualità. È stato merito suo, stavolta, se il Napoli ha fatto il salto che separa le grandi squadre da ricordare con nostalgia da quelle leggendarie che, semplicemente, i propri tifosi non dimenticheranno mai.
Per carità, Spalletti sarà stato anche sincero dicendo che si rimetterà subito al lavoro. Ma anche lui una notte del genere, una stagione del genere, non la dimenticherà mai.
I fuochi d’artificio
Il Napoli poteva vincere domenica scorsa, nella cornice del San Paolo. Avrebbe vinto di giorno, col sole, così invece la vittoria è arrivata di sera a Udine. Non c’è un modo giusto e uno sbagliato di festeggiare, farlo col buio però è come festeggiare un capodanno in mezzo all’anno, cambiare anche l’idea che abbiamo del tempo che passa. Dopo il fischio finale una cascata di fuochi d’artificio ha puntellato la festa in tutta la città: da oggi per Napoli è un anno nuovo, un anno migliore.
A proposito di fuochi
Parliamo spesso di passione in questi casi e in questa foto la passione sembra letteralmente sgorgare dalla bocca di questo tifoso, il fumogeno come portale che ci fa vedere cosa alberga nei cuori dei napoletani in questi momenti. Come si dice in questi casi però: don’t try this at home.
Il sorriso di Lozano
Finisce Udinese-Napoli e inizia l’invasione di campo dei tifosi napoletani. Come succede quasi sempre in queste situazioni la gioia si trasforma velocemente in tensione, centinaia di tifosi circondano i calciatori e sembra che vogliano smembrarli perché ognuno vuole un pezzo di quel momento per sé. Le facce diventano preoccupate, i passi difficili. C’è solo un calciatore perfettamente a suo agio in questa situazione: Hirving Lozano.
Anche Carlo III festeggia
La città si sveglia dopo una notte di festa, in Piazza del Plebiscito la statua di Carlo III non ha ancora smesso di festeggiare.
Si balla
Quando si fa festa si balla, e questa bambina sembra sapere come si fa. Una foto da cui sembra fuoriuscire l'energia di questi giorni, che ha animato Napoli stanotte, l'animerà oggi e l'animerà chissà per quanti giorni e notti ancora.