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Un Napoli sempre più lontano da Sarri
17 set 2018
Ancelotti è passato al 4-4-2 trovando una nuova posizione per i suoi uomini chiave.
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8 min
(copertina)
Foto di Carlo Hermann / AFP / Getty Images
(copertina) Foto di Carlo Hermann / AFP / Getty Images
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Tutti i dati presenti nell’articolo sono stati forniti da Opta.

Nelle prime tre giornate Carlo Ancelotti aveva ritoccato senza stravolgere il Napoli, aggiungendo flessibilità al vecchio sistema di Maurizio Sarri ma senza rinunciare ai suoi principi chiave: il controllo della palla, anche se con una costruzione meno palleggiata che non passava dalle tipiche triangolazioni ravvicinate, e l’aggressione alla manovra avversaria fin dalle prime fasi, con un pressing meno intenso e aggressivo ma che comunque aveva permesso al Napoli di mantenere piuttosto in alto il recupero della palla.

La sconfitta contro la Sampdoria, però, dopo le vittorie in rimonta su Lazio e Milan, aveva messo in discussione il delicato processo di trasformazione iniziato da Ancelotti. I blucerchiati erano riusciti sia a limitare la pericolosità offensiva degli azzurri che a mandare in crisi i loro tentativi di recuperare in alto la palla, trovando dietro le mezzali (Allan e Zielinski) gli spazi in cui manovrare, grazie alle numerose linee di passaggio in verticale garantite dal centrocampo a rombo.

Così, la vittoria di sabato contro la Fiorentina (1-0) serve sia rispondere ai dubbi sollevati dalla pesante sconfitta contro la Samp che a segnare un ulteriore allontanamento di Ancelotti dal sistema di Sarri. O, se preferite, è stata la partita in cui l’impronta di Ancelotti è apparsa più visibile, pur all’interno dei soliti principi che prevedevano il controllo del possesso e il recupero alto del pallone. A fare la differenza, come sempre, è stato il modo in cui questi principi si sono tradotti in campo.

Ancelotti torna al 4-4-2

Il Napoli ha affrontato la Fiorentina schierandosi col 4-4-2, una mossa di grande discontinuità rispetto agli anni con Sarri. Già contro il Milan, il Napoli aveva cambiato modulo in corsa, passando al 4-2-3-1 con l’avanzamento di Zielinski e poi con l’ingresso dalla panchina di Mertens, ma si trattava appunto di un cambio a partita in corso a partire dal 4-3-3, il sistema con cui Ancelotti aveva iniziato le prime tre partite. Contro la Fiorentina, invece, il Napoli si è schierato fin dall’inizio con un 4-4-2 ben visibile soprattutto in fase difensiva.

Pur partendo in inferiorità numerica - i due attaccanti, Mertens e Insigne, contro la linea a 3 con cui i viola iniziavano l’azione, secondo il classico meccanismo che prevede Milenkovic bloccato di fianco a Pezzella e Vitor Hugo, con Biraghi alto a sinistra - la squadra di Ancelotti ha pressato fin dalle prime fasi la manovra della Fiorentina, riuscendo a recuperare la palla piuttosto in alto: 41,9 metri in media.

Insigne e Mertens si schieravano in orizzontale e davano il via al pressing quando la palla passava da Pezzella a uno dei due difensori al suo fianco, Milenkovic e Vitor Hugo. Dietro di loro i due interni di centrocampo, Allan e Hamsik, si alzavano su Gerson e Veretout, dandosi copertura reciproca per non scoprire il centro e concedere spazi alle ricezioni del giocatore più difficile da marcare, Eysseric, che lasciando la fascia sinistra a Biraghi entrava dentro il campo alla ricerca di spazi dietro il centrocampo azzurro per facilitare l’uscita della palla dalla difesa.

La Fiorentina puntava ad attirare in avanti il pressing del Napoli per poi verticalizzare dietro la linea di pressione o in profondità dietro la difesa azzurra, alta a centrocampo: una scelta che aveva pagato nel 3-0 con cui i viola avevano interrotto la corsa scudetto della squadra di Sarri dopo la vittoria contro la Juventus nello scorso campionato.

In questo caso Hugo è sotto pressione e lancia lungo verso Simeone, ma la difesa del Napoli è alta e lo mette in fuorigioco. Si nota bene il 4-4-2 della squadra di Ancelotti.

L’aggressività della squadra di Ancelotti ha impedito ai viola di mantenere il possesso e utilizzare i suoi strumenti offensivi più efficaci: le ricezioni tra le linee di Eysseric, gli isolamenti di Chiesa contro Mário Rui (soltanto una volta, al 66’, l’esterno viola ha puntato il terzino portoghese e lo ha saltato facilmente, sbagliando poi il cross basso all’indietro), gli inserimenti di Benassi dopo che Simeone, abbassandosi per aiutare la squadra a salire, aveva portato via un difensore centrale.

La scelta di affrontare la pressione del Napoli lanciando lungo non si è rivelata efficace: la Fiorentina ha perso palla troppo presto ed è riuscita ad avanzare solo quando il pressing azzurro non è scattato immediatamente e ha dato il tempo a chi impostava di verticalizzare con precisione.

I viola hanno tirato in porta una sola volta, con Eysseric, da lontano, in ripartenza dopo un recupero di Chiesa. E dopo un primo tempo comunque in bilico sono diventati praticamente inoffensivi nella ripresa, quando la loro quota di possesso è scesa dal 47,2 al 39,7%.

https://twitter.com/la_maledetta/status/1041262611596230657

Riprogrammare la fase offensiva

Il 4-4-2 di Ancelotti ha avuto un impatto positivo soprattutto sulla fase offensiva. Zielinski si accentrava dalla posizione di esterno per giocare da trequartista, sul centro-sinistra, lasciando la fascia a Mário Rui; mentre sulla fascia opposta l’ampiezza era occupata da Callejón, con Insigne sul centro-destra, in una zona del campo molto diversa da quella che occupa di solito, nel suo classico ruolo di esterno che si accentra partendo da sinistra.

In questo modo il Napoli riusciva a occupare tutti e cinque i corridoi verticali nella trequarti offensiva (ricapitolo, da sinistra a destra: Mário Rui-Zielinski-Mertens-Insigne-Callejón) e ad avere sempre almeno una linea di passaggio libera da attraversare per creare un’occasione. Ci è riuscito sfruttando l’ampiezza, con i cross (19 alla fine della partita), soprattutto bassi e all’indietro, anche perché, con Insigne e Mertens, Ancelotti ha rinunciato alla fisicità in area di rigore; o con le verticalizzazioni rasoterra di Hamsik e Allan alle spalle del centrocampo viola.

Il Napoli occupa tutti i corridoi, in ampiezza con Mário Rui e Callejón, al centro con Mertens, Insigne e Zielinski. In questa azione Hamsik trova Mertens dietro Benassi, preso in mezzo dal belga e da Zielinski.

Ancelotti ha così rinunciato a uno dei cardini del gioco di Sarri in fase di possesso, la costruzione sulle catene laterali, in favore di un passaggio più diretto alla zona di rifinitura, dilatando le distanze tra i giocatori per abbassare le linee avversarie e trovare spazi in cui manovrare.

Anche la costruzione del tiro dopo aver trovato uno dei giocatori dietro il centrocampo della Fiorentina non prevedeva grandi combinazioni: Insigne, ad esempio, ha passato appena due volte la palla sia a Mertens che a Callejón.

La partita del numero 24 azzurro è il simbolo più esatto della trasformazione del gioco del Napoli. Elemento fondamentale della catena di sinistra della squadra di Sarri, quella storicamente privilegiata per manovrare, Insigne è partito da un’insolita posizione sul centro-destra, facendosi carico delle responsabilità di finalizzazione più che facilitare il possesso nella metà campo avversaria come da abitudini. Ancelotti ha voluto concentrare le sue qualità nelle parti conclusive dell’azione, alleggerendo oltretutto i suoi compiti difensivi avanzandolo in attacco. Certo, ne ha sacrificato l’attitudine a creare continui collegamenti con i compagni: Insigne ha completato appena 28 passaggi (l’anno scorso con Sarri viaggiava a una media di 70,7 passaggi per 90 minuti), ma in compenso ha tirato 9 volte e segnato il gol decisivo.

L’azione che ha portato alla rete che ha deciso la partita è una somma degli accorgimenti pensati da Ancelotti. Prima il recupero della palla grazie alle difficoltà della Fiorentina a costruire sotto pressione (Chiesa non riesce a girarsi col controllo e passa la palla indietro, quindi Vitor Hugo lancia in avanti in maniera frettolosa), poi la verticalizzazione di Hamsik per Milik dietro il centrocampo viola e infine l’assist del polacco per Insigne dopo essersi girato.

Dopo gli interventi che Ancelotti ha studiato nelle primepartite per rendere il Napoli più flessibile, contro la Fiorentina il processo di trasformazione del gioco ha avuto un salto di qualità, probabilmente anche per rispondere alle criticità fatte emergere dalla sconfitta contro la Samp.

Scegliendo di schierare la sua squadra con il 4-4-2, Ancelotti si è ulteriormente allontanato dal sistema di Sarri: ha rinunciato a uno dei suoi cardini, la manovra sulle catene laterali in favore di uno sviluppo più diretto e ha disegnato un nuovo ruolo a uno dei giocatori chiave del vecchio sistema, Insigne, la cui prestazione ha forse racchiuso più di ogni altra il senso della trasformazione portata avanti dal tecnico emiliano.

Ma ci sono comunque degli elementi di continuità e il lavoro di Sarri non è stato certo dimenticato dai giocatori in campo. Il gioco del Napoli continua a non rinunciare al controllo della palla, occupa con particolare attenzione gli half-spaces, assegnando istruzioni specifiche ai giocatori (contro la Fiorentina è toccato ad esempio a Zielinski e a Insigne giocare decentrati dietro il centrocampo viola), ha mantenuto in alto il recupero del possesso, ma fa tutto questo in maniera diversa rispetto al recente passato. Dopo la battuta d’arresto a Genova il cammino del Napoli è ripreso con la vittoria sulla Fiorentina: adesso a 9 punti - e con le difficoltà che stanno avendo Roma, Inter e Milan - anche in questo inizio di campionato il Napoli si conferma come la squadra più vicina alla Juventus.

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