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Quale Simeone per il Napoli?
18 ago 2022
Uno dei migliori centravanti dello scorso anno cambia maglia.
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8 min
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Foto di Giuseppe Maffia/NurPhoto via Getty Images
(copertina) Foto di Giuseppe Maffia/NurPhoto via Getty Images
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Era francamente strano che nessuna squadra di prima fascia avesse provato a prendere Giovanni Simeone in questo calciomercato. Un attaccante che sta entrando ora nel prime della propria carriera, che viene da una stagione da 17 gol e 5 assist e che poteva essere comprato per cifre modeste. Per di più in un calciomercato in cui - per ammissioni di un guru come Marotta - i centravanti sono merce rara. E infatti Giovanni Simeone alla fine è stato comprato dal Napoli. Un affare realizzatosi piuttosto velocemente e non banale. Il Napoli ha già un attaccante titolare su cui punta molto, Victor Osimhen, e ne sta comprando un altro, Giacomo Raspadori, che sebbene non sia una prima punta tradizionale è soprattutto un finalizzatore.

Allora Giovanni Simeone sembra più che altro arrivare al posto di Andrea Petagna, andato al Monza in prestito, e quindi alternativa di Osimhen: un lusso.

Se Simeone non è stato preso prima da nessuno, e si è parlato anche di Borussia Dortmund e Atletico, è anche perché la stagione appena trascorsa non ha cancellato del tutto lo scetticismo che lo circonda. Il “cholito” ha già attraversato un momento di lancio nel grande calcio, o almeno a un livello superiore, quando è passato dal Genoa alla Fiorentina, ma non aveva convinto. A ventidue anni e dopo una buona stagione da 14 reti ha attraversato una grossa crisi realizzativa. Da quel momento ha alternato stagioni di magra ad altre in doppia cifra, il primo anno in una squadra andava bene, la seconda malissimo, fino a quando lo scorso anno ha segnato 17 gol con l’Hellas, dando l’impressione di aver superato i propri problemi realizzativi. Ma è davvero così?

Fino al 24 ottobre Simeone aveva segnato giusto un paio di gol col Verona e sembrava ormai appartenere alla mediocrità, o comunque a quegli attaccanti da cui non ci aspettiamo più possano stupirci. Poi è arrivato il 24 ottobre 2021, Simeone si sveglia stanco e col mal di schiena, ma quando scende in campo contro la Lazio è indemoniato: segna quattro gol ribaltando in un giorno la storia di un attaccante che non riesce a mettere in porta nemmeno i palloni che lo pregano di farlo. Ne segna persino di difficili, il secondo con un tiro di collo-esterno dal vertice dell’area che pietrifica Reina; il terzo trovando la porta pur con uno specchio ristretto dal rientro di portiere e difensore.

Da quel momento la stagione di Simeone cambia, e pur non ripetendo la prestazione mostruosa contro la Lazio continuerà a segnare con una regolarità che non aveva mai avuto in carriera. Da segnalare una doppietta realizzata contro la Juventus nella vittoria 2-1 dell’Hellas - anche lì un gol da fuori area indifendibile. Il gioco di Tudor esalta le caratteristiche del Cholito, un attaccante generoso e intenso ma storicamente impreciso, è riuscito a trovare un mi oracolo equilibrio tra efficienza tecnica e intensità. Ha continuato a pressare e a guidare transizioni, lunghe e brevi, con grande generosità, ma nel frattempo è riuscito a segnare e a regalare assist come non gli era mai successo in carriera. Gli attacchi codificati del Verona, il fatto che sapesse sempre cosa fare, gli ha permesso di non dover lavorare troppo mentalmente sulle letture e le scelte, lasciando libero di giocare in maniera istintiva e verticale.

Le statistiche di Simeone all’Hellas sono state in netta controtendenza rispetto al resto della sua carriera. Sono soprattutto statistiche che riguardano la sua precisione tecnica. È passato dal 30% al 46% di tiri nello specchio (dati Statsbomb); nella sua peggiore stagione, la seconda con la Fiorentina, aveva bisogno di cinque tiri in porta per segnare un gol, lo scorso anno meno di due. Basterebbe dire che con più o meno lo stesso numero di conclusioni per novanta minuti Simeone ha segnato 17 gol, mentre in carriera si era fermato massimo a 14 (ormai cinque stagioni fa). Simeone è riuscito a superare di molto la prestazione prevista: +7,1 reti rispetto ai npxG (xG senza rigori) accumulati. È la prima volta che gli capita, in una carriera in cui è stato sempre in underperformance, a volte grave. L’argentino non ha avuto migliori occasioni rispetto alle stagioni precedenti, ma è stato più efficace nel convertirle. Ha accumulato meno npxG di tutte le scorse stagioni tranne l’ultima, ma ha segnato più gol.

La questione del suo passaggio al Napoli sembra questa: riuscirà a mantenere queste medie realizzative o quella dello scorso anno è stata solo una stagione fortunata?

Diciamo subito che comunque bisogna aspettarsi che Simeone viva una regressione verso la media. Magari non verso l’underperformance sanguinosa delle sue peggiori stagioni (le seconde con Fiorentina e Cagliari) ma verso lo zero (come nelle prime con Fiorentina e Cagliari). Esistono numeri nove che battono con regolarità le previsioni statistiche grazie alle loro qualità tecniche, ma non sembra essere il caso di Simeone, un centravanti completo ma che per il suo stile di gioco iper-intenso è difficile che resti anche preciso negli ultimi metri. Soprattutto, Simeone ha battuto gli xG come nessuno ha fatto in Serie A. Ha avuto, per esempio, una conversione migliore di finalizzatori eccezionali come Ciro Immobile e Dusan Vlahovic, ma anche di grandi tiratori da fuori (che strutturalmente devono spiccare in questa statistica) come Fabian Ruiz, Gianluca Scamacca e Dries Mertens. Un dato quindi che ci fa pensare a una stagione particolarmente ispirata e difficile da ripetere.

Se Simeone magari non riuscirà a segnare con le frequenza dello scorso anno, rappresenta comunque un potenziale miglioramento rispetto a Petagna per il lavoro generale che fa per la squadra. Col Verona Simeone è migliorato soprattutto nella gestione del pallone. Non è diventato un giocatore raffinato nel gioco spalle alla porta, ma è forte nel duello corpo a corpo e il suo primo controllo è comunque migliore di quello di Osimhen, per esempio. Secondo i dati Statsbomb è nel settimo percentile dei centravanti dei cinque maggiori campionati per passaggi progressivi ricevuti, insomma è uno degli attaccanti che aiuta di più la sua squadra a risalire il campo. Uno dei classici movimenti di Simeone però è quello a defilarsi sull’esterno, soprattutto in transizione. Se spalle alla porta il suo gioco non è così preciso, quando può ricevere fronte alla porta la sua tecnica in conduzione è di tutto rispetto. È difficile da spostare e riesce a trovare soluzioni di rifinitura sempre leggermente impreviste.

Simeone all'Hellas: grande intensità nei duelli fisici, ma anche scelta perfetta per lo scarico sul compagno. Un assist affatto banale.

L’anno scorso è riuscito a servire 5 assist durante il campionato, ma in generale è sembrato sempre lucido e in controllo della situazione. Se il gioco di raccordo sulla trequarti era la migliore qualità di Petagna, di cui Simeone prenderà il posto, l’aspetto su cui l’argentino permetterà un sicuro miglioramento al Napoli è quello del dinamismo. Per essere un attaccante, Simeone copre grandi porzioni di campo e il suo lavoro senza palla è sfiancante. Sia negli smarcamenti - in cui è inesauribile - che nel pressing, in cui eccelle come uno dei migliori del campionato. Simeone non è solo incredibilmente intenso, ma sa scegliere anche molto bene gli angoli di pressione. Certe volte Simeone corre fino a quando non sembra che gli scoppi il cuore, e sembra riuscire a respingere da solo gli attacchi avversari, o almeno a rallentarli, o almeno a farli indietreggiare di qualche metro. Nelle interviste dice che la sua vittoria è soprattutto «aiutare la squadra». In questo Simeone è una specie di utopia degli allenatori che vogliono squadre molto intense che considerano le proprie prime punte come i primi difensori, e infatti le sue migliori stagioni sono state con in panchina Pioli e Tudor.

I dubbi rimangono sulla sua adattabilità a un contesto molto differente da quello del Verona, che gli chiederà più ricezioni spalle alla porta, meno corse frontali e con meno spazio da attaccare. Il suo dinamismo senza palla, sia in fase offensiva che difensiva, tornerà però senz’altro utile a Spalletti. Così come la sua presenza in area di rigore, anche di testa - un fondamentale in cui spicca pur non essendo altissimo. Se arrivasse anche Raspadori ovviamente la concorrenza sarebbe ancora più complicata ma questa sembra la direzione presa dal Napoli: aggiungere diversi attaccanti con caratteristiche diverse tra loro, che possono essere utili di partita in partita, e anche all’interno della stessa partita. Spalletti non ha escluso la possibilità di cambiare modulo: «Su Simeone voglio dire che ha fatto 17 gol l'anno scorso, senza battere i rigori, in campionato senza contare altre competizioni. Noi abbiamo fatto un buon acquisto, poi si valuteranno gli equilibri di squadra perché abbiamo una rosa che ci permette anche di variare il modulo». Nelle interviste Simeone dice che ora capisce di più di calcio, il senso di certi movimenti offensivi che prima faceva senza riflettere. Per giocare in una squadra ambiziosa e tecnicamente complessa come il Napoli, che non gli faciliterà il lavoro come faceva il Verona di Tudor, dovrà dimostrare davvero di essere maturato.

Fino a oggi Simeone per i tifosi del Napoli era soprattutto il carnefice dello scudetto mancato nella stagione 2017/18, l’autore della tripletta nella sconfitta contro la Fiorentina, che simbolicamente viene considerata l’inciampo decisivo di quell’annata. La faccia che assumono gli incubi. Vederlo in maglia azzurra farà uno strano effetto.

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