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Conte l'ha studiata bene
26 ott 2025
Nella vittoria sull'Inter un piano gara del Napoli con pochi difetti.
(articolo)
8 min
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IMAGO / Insidefoto
(copertina) IMAGO / Insidefoto
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Prima della sfida del Maradona aleggiavano due domande precise: quali sono le reali ambizioni dell’Inter di Cristian Chivu, in fondo non così diversa da quella di Simone Inzaghi e reduce da sette vittorie consecutive? E poi: come avrebbe reagito il Napoli di Antonio Conte alla batosta subita in Olanda martedì scorso?

Privo degli infortunati Lukaku e Højlund, rimandato un Lorenzo Lucca ritenuto non ancora pronto, Conte si è presentato alla sfida con i nerazzurri con una mossa a sorpresa, quella cioè di David Neres schierato punta. L’idea era soprattutto di non dare punti di riferimento alla difesa interista.

La mossa ha funzionato: Francesco Acerbi, in genere a proprio agio nel controllo di centravanti possenti fisicamente, è sembrato a disagio. Neres ha continuato a ronzare attorno alla difesa dell'Inter, senza portare particolare pericoli, ma creando incertezza nella linea difensiva nerazzurra.

L’altra novità ha riguardato la posizione di Juan Jesus. Preferito a Sam Beukema, il brasiliano è stato impiegato come centrale di destra, consentendo così al suo allenatore di poter confermare Buongiorno sul centro-sinistra.

Per il resto, il Napoli ha seguito il canovaccio tattico consueto. Leonardo Spinazzola terzino sinistro, Scott McTominay mezzala di un centrocampo a tre completato da Zambo Anguissa e Billy Gilmour, con Kevin De Bruyne ad agire da finta ala sinistra nel 4-3-3 asimmetrico del Napoli. Il giocatore belga svolgeva le solite funzioni: aiutare la prima costruzione abbassandosi vicino a Gilmour quando il Napoli optava per muovere palla in modo più ragionato, alzarsi in zona di rifinitura quando occorreva sviluppare una manovra più articolata nella trequarti offensiva.

Più interessante è stato invece il modo in cui il Napoli difendeva. L'Inter costruiva sfruttando la salida lavolpiana effettuata da Hakan Çalhanoğlu - vale a dire col turco che si abbassava rendendo a quattro la linea di costruzione iniziale della sua squadra. Conte ha mandato Gilmour a marcare Çalhanoğlu, crendo accoppiamenti precisi: De Bruyne su Akanji e McTominay su Nicolò Barella. Se la prima di queste marcature serviva anche a diminuire il raggio d’azione di KdB in fase di non possesso (per evitargli un lavoro fisico troppo dispendioso), la seconda aveva invece lo scopo di contenere uno degli uomini più importanti nello scacchiere tattico di Chivu.

Come quella di Neres, anche questa è stata una mossa azzeccata da parte del tecnico azzurro dato che Barella, nei settantadue minuti in cui è stato in campo, ha toccato appena 34 palloni. Una mossa rivendicata infatti da Conte in conferenza stampa, proprio per sottolineare la bontà della sua intuizione - «quindi è stata una grande mossa quella che ho fatto...?», ha detto in modo ironico.

Ricapitolando: anche il consueto abbassarsi di Politano all’altezza di Di Lorenzo, il Napoli difendeva in un blocco 5-4-1 medio-basso, con De Bruyne che rientrava a sinistra.

Il sistema difensivo preparato da Conte ha retto bene, almeno fino alla parte finale del primo tempo. L’Inter fino a quel momento si era resa pericolosa soltanto su azione da calcio piazzato o con la grande occasione sprecata da Lautaro Martínez, figlia di un recupero alto effettuato dai nerazzurri in fase di uscita da dietro del Napoli.

A difesa schierata e in situazione di cosiddetto gioco aperto (non su palle ferme quindi) la fase difensiva del Napoli ha funzionato. Negli ultimi minuti della prima frazione e nel recupero sono arrivate però le occasioni più grosse per l’Inter, con la traversa di Bastoni (sempre a seguito di un calcio d’angolo) e col palo esterno colpito da Lautaro (stavolta su azione).

A rompere gli equilibri era comunque già intervenuto il rigore assegnato tramite il VAR al Napoli verso la mezz’ora di gioco. Il vantaggio del Napoli ha prodotto anche l'uscita contemporanea di Kevin De Bruyne, infortunato calciando il rigore, e quella di Mkhitaryan, infortunato provocando invece il rigore.

Chivu ha mandato in campo Zielinski mentre Conte, al posto di De Bruyne, ha inserito Mathías Olivera. L’uruguaiano si è posizionato terzino sinistro, avanzando Spinazzola ala sinistra. In questo modo il 4-3-3 ha preso una forma più tradizionale. La fase di possesso continuava comunque a poggiare sul riempimento dell’area avversaria da parte di McTominay e Anguissa.

Nel secondo tempo il baricentro del Napoli si è abbassato ulteriormente, lasciando all’Inter il controllo del pallone (alla fine il possesso degli ospiti sarà del 54%). L’obiettivo era di difendere i corridoi centrali del campo e di costringere l’Inter a lavorare sugli esterni (saranno 22 le palle laterali utilizzate dagli uomini di Chivu per rifinire l’azione) per essere pronti a ripartire in contropiede.

L’azione del raddoppio del Napoli è significativa, e nasce da un cross di Bastoni per Bonny e respinto di testa da Juan Jesus. Sulla respinta del difensore si trova McTominay. Lo scozzese controlla il pallone e lo serve immediatamente a Neres che, a sua volta, lo allarga a sinistra per Spinazzola. Con Acerbi che segue il movimento di Neres il centro della difesa interista rimane sguarnito. In questo spazio si infila McTominay, con Çalhanoğlu che rientra a passo lento e con Bastoni che tarda a recuperare sullo scozzese.

Notare il posizionamento dei tre difensori dell’Inter sull’azione del gol di McTominay.

A quel punto lo scozzese si ritrova a poter attaccare la profondità senza più nessuno fra lui e Yann Sommer. Quest’ultimo viene chiamato all’uscita da Bastoni. Ma lo svizzero decide di restare fra i pali, pensando a un possibile recupero del difensore sull’avversario, ma sottovalutando la capacità di McTominay nel calciare la palla. Dopo un doppio rimbalzo il centrocampista lascia partire un tiro incrociato forte e preciso.

Sul 2-0 la gara sembra ormai in totale controllo del Napoli. L’Inter però non si arrende e continua a muovere palla cercando di metterla in mezzo. Ed esattamente da un cross di Federico Dimarco ha origine il maldestro intervento di Buongiorno che, toccando la palla con un braccio, causa il rigore che riapre la partita.

A quel punto la partita sembra poter cambiare, almeno fino a quando non si genera il battibecco fra la panchina del Napoli e un giocatore dell’Inter (sembrerebbe Dumfries), successivamente evolutosi in un acceso confronto a distanza fra Conte e Lautaro, ripreso dai mezzi televisivi.

Anche se non è possibile spiegare totalmente il finale di partita con questo episodio, l’impressione è che il parapiglia scatenatosi a bordocampo abbia tolto energie nervose all’Inter proprio nel momento in cui la squadra era protesa alla ricerca del pareggio.

In questa situazione psicologica nasce invece la terza rete del Napoli che, di fatto, chiude la gara. Anche in questa circostanza la disposizione difensiva dell’Inter ha lasciato a desiderare. Su una situazione da rimessa laterale sulla propria sinistra di difesa i nerazzurri si trovano ancora una volta con un vuoto centrale, con Dumfries più preoccupato di controllare Spinazzola (alla sua destra) che di scalare centralmente.

La giocata tecnicamente pregevole di Neres libera Anguissa, che può correre in verticale senza nessun ostacolo davanti, e il centrocampista del Napoli conclude poi l’azione, dopo aver evitato il recupero di Dumfries, con un tiro imparabile.

L'eccessiva distanza di Dumfries dal resto del blocco difensivo interista sul fallo laterale che produce la rete di Anguissa.

Dopo il gol del 3-1 Chivu effettua altri cambi: inserisce Luis Henrique per Dumfries, Sučić per Çalhanoğlu e Frattesi al posto di Barella. Quest’ultima sostituzione lascia un po’ perplessi visto che, al netto delle difficoltà di serata, Barella resta elemento cardine della fase offensiva dell’Inter. Ancora di più se si tiene conto anche del fatto che Frattesi si trova maggiormente a suo agio quando può attaccare in campo aperto e non invece quando è costretto ad associarsi tecnicamente con i compagni in spazi congestionati come quelli che presentava il Napoli.

I buoi erano comunque già scappati e la partita in pratica era di fatto terminata sul gol di Anguissa.

Possiamo quindi provare a rispondere alle domande iniziali. Per quanto riguarda il Napoli si può dire che la vittoria nello scontro diretto ne ha rilanciato le ambizioni, mettendo alle spalle la disfatta contro il PSV, almeno per quel che concerne il campionato. Il modo con cui è arrivo il successo ha confermato la qualità della rosa a disposizione di Conte, al netto delle assenze, ma anche le intuizioni del tecnico.

Certo, bisognerà organizzare un piano gara più strutturato offensivamente quando il Napoli si troverà costretto a fare la partita. Con l’Inter comunque è bastato difendersi bene e attaccare in spazi ampi, sfruttando due prodezze individuali (quelle di McTominay e Anguissa) per ottenere due reti fuori da un dato di soli 0.5 non-penalty expected goals (dato Fbref). In Italia si vince ancora con piani gara prudenti, blocchi bassi e attacchi in spazi grandi. In Europa invece il discorso è diverso; lì il Napoli dovrà fare qualcosa in più se vuole davvero sperare di andare lontano in Champions.

Venendo all’Inter, i nerazzurri non hanno saputo concretizzare le occasioni avute (che hanno generato un dato di 1.1 NPxG e portato la squadra a toccare 25 palloni negli ultimi sedici metri di campo). A parte ciò, la formazione di Chivu ha patito la situazione nervosa venutasi a creare dopo il rigore e forse anche la diatriba fra Conte e Lautaro.

L’attacco ai blocchi bassi deve migliorare. L’Inter non può ricorrere al solo cross per cercare di scardinare il sistema difensivo rivale. Rimane irrisolto il problema del dribbling. Contro il Napoli l’Inter ha provato soltanto in cinque occasioni l’uno contro uno. Se non si dispone di questo fondamentale per attaccare, occorrerà diventare ancora più efficaci nel muovere uomini e palla negli ultimi venti metri. Da capire anche come si evolverà il tema della profondità della rosa. La panchina infatti anche quest’anno non sembra poi così lunga come appariva in estate dopo il mercato. Ad oggi calciatori come Luis Henrique, Frattesi, Sučić, Zieliński e Andy Diouf (che contano tutti insieme cinque partite cominciate nell’undici di partenza) paiono già relegati al ruolo di forza marginale, da utilizzare solo in casi di estrema necessità.

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