Erano 23 anni che l’Inter non vinceva al San Paolo in campionato, e questo da solo già la dice lunga sull'importanza del risultato di ieri per la squadra di Conte. I nerazzurri hanno portato a casa tre punti difficili, al termine di una gara fatta per lo più di strappi da entrambe le squadre, in cui hanno avuto ancora una volta un peso particolare le qualità offensive della coppia di attacco Lukaku-Lautaro Martinez.
Nonostante i recuperi di Barella e Sensi, Conte, per battere il Napoli e rimanere attaccato al treno scudetto dopo la goleada della Juventus con il Cagliari, ha deciso di confermare il blocco che lo ha portato a consolidare la posizione in classifica nell’ultimo mese e mezzo, con Bastoni preferito a Godin sul centro sinistra, in difesa, Gagliardini e Vecino ai fianchi di Brozovic e Candreva, e Biraghi sugli esterni. Gattuso, invece, ha cercato di continuare a consolidare la sua idea di gioco, impostando il suo Napoli su un 4-3-3 che possa aiutare gli azzurri a ritrovare compattezza in fase di pressing e pulizia nelle uscite dal basso. Ancora una volta, però, il suo centrocampo non si è dimostrato particolarmente fluido nelle due fasi e le assenze in difesa hanno accentuato le difficoltà di gestione delle transizioni dell’Inter.
La coppia difensiva formata da Manolas e Di Lorenzo (che sostituiva Koulibaly, assente per infortunio) è andata infatti spesso in sofferenza nelle situazioni di transizione negativa generate nel corso della partita, sia a causa di una copertura manchevole da parte dei centrocampisti, sia di scelte errate di tutta la linea. Insomma, il Napoli sta ancora cercando di riportare la sua stagione sui binari giusti, ma sembra che ci vorrà ancora del tempo: la squadra di Gattuso ha provato a fare la partita, ma è sembrata estremamente fragile nei momenti immediatamente successivi alla perdita del pallone, con diverse sbavature nelle marcature preventive e più in generale nella gestione delle transizioni difensive.
Le micidiali ripartenze dell’Inter
Il piano di Conte, come al solito, era quello di ricercare rapidamente la verticalizzazione verso le due punte, dopo un palleggio basso paziente all’interno del rombo basso formato dai tre difensori e Brozovic. Bisogna ricordare, infatti, che nonostante venga spesso frainteso per un vecchio calcio all'italiana di catenaccio e contropiede, il gioco di Conte include al suo interno diversi principi del gioco di posizione, a partire dall'idea di voler attirare la pressione avversaria attraverso un possesso basso ragionato al fine di liberare spazio alle spalle della prima linea di pressione avversaria.
Il Napoli, ad esempio, ha provato ad ostacolare la costruzione bassa dell'Inter aggredendo alto con il tridente formato da Insigne, Callejon e Milik, più un centrocampista ad accorciare sul croato: a dividersi il compito erano Allan o Fabian Ruiz, impiegato ancora una volta come vertice basso, ma che doveva tenersi pronto a seguire il regista nerazzurro quando il compagno era occupato a uscire verso Biraghi o Gagliardini sul centro destra. Il Napoli, comunque, più che marcare a uomo in queste situazioni è sembrato orientarsi sulle linee di passaggio. Senza troppo successo, però, dato che la regia interista non è sembrata risentirne più di tanto e il palleggio basso della squadra di Conte è sembrato sempre molto efficace.
In questo caso, ad esempio, Allan è in ritardo sul movimento a rientrare di Brozovic, che ha tutto il tempo di impostare.
L’atteggiamento di pressing del Napoli ha funzionato a sprazzi, riuscendo a generare delle ripartenze molto interessanti soprattutto nella prima parte della gara, senza però impensierire concretamente Handanovic fino al gol di Milik, arrivato quando il Napoli stava già perdendo per 0-2. Al contrario, l’Inter ha affrontato la gara consapevole di potersi permettere di concedere il palleggio ai padroni di casa, disponendosi col consueto 5-3-2 senza palla e aggredendo alto solo quando il pallone era nei pressi dell’area di Meret.
Uno dei casi di pressing alto dell’Inter nel primo tempo, su rinvio di Meret, con il passaggio verso Hysaj che diventa un trigger per Biraghi mentre i suoi compagni controllano uomo su uomo pazientemente tutte le altre opzioni. Il Napoli non riuscirà a risalire.
C'è da dire che l'Inter non ha dovuto più di tanto superare i propri limiti per superare la resistenza del Napoli, e che i gol della squadra di Conte sono stati propiziati da grossi individuali avversari. Nonostante ciò, in ogni gol sono emerse comunque le grandi qualità collettive dei nerazzurri, che rendono così difficile la vita agli avversari.
Il primo gol di Lukaku è stato emblematico, in questo senso. È vero: Di Lorenzo è stato sfortunato a scivolare, ma il centravanti è stato reattivo e inesorabile nella sua cavalcata in campo aperto, facilitata ancora una volta dalla straordinaria intesa con Lautaro Martinez, che gli ha aperto la strada con un movimento senza palla ad uscire da manuale. Mentre il belga portava palla in inferiorità numerica contro Mario Rui e Manolas, un taglio di Martinez ha portato via il difensore greco, isolando Hysaj contro Lukaku sul lato sinistro del campo. A questo punto il mismatch è stato evidente: Hysaj è stato troppo timido nel contrastare l'attaccante avversario, ha temporeggiato troppo, probabilmente non sentendosi sicuro nell’uscita in contrasto, e ha concesso uno spazio pericoloso sul piede forte al capocannoniere interista.
Oltre all'intesa tra Lukaku e Lautaro Martinez questo gol è stato emblematico del rischio che le avversarie dei nerazzurri possono correre quando concedono situazioni di parità numerica al duo di attacco di Conte, che ha raggiunto livelli di cinismo e intensità difficilmente pareggiabili.
Anche quando si abbassa recuperando il pallone nei pressi della propria area di rigore, l’Inter ha in Lukaku una garanzia per la risalita immediata del campo. Qui, dopo aver ricevuto un lancio lungo di Candreva prolungato da Vecino, ha gioco facile nel contenere Di Lorenzo e attendere la sovrapposizione interna di Vecino (anche questa volta Ruiz viene preso in mezzo alla triangolazione) per favorire il contropiede.
Anche il 2-0, prima del violento tiro di Lukaku su cui Meret compie un grave errore di valutazione, dimostra quanto il Napoli abbia fatto fatica a leggere il piano gara dell'Inter e i movimenti delle sue punte. La squadra di Conte ha iniziato costruendo dal basso con Brozovic, inizialmente contrastato da Ruiz. Il regista croato è però riuscito a riconquistare il possesso e ad appoggiarsi sul consueto movimento incontro di Lautaro, seguito in maniera troppo passiva da Hysaj. In questo momento, Lukaku è controllato da Di Lorenzo, che però dovendo difendere con riferimento alla palla, non si è allargato per ostacolarne la corsa. In un contesto di questo tipo, all’Inter è bastata una triangolazione tra Brozovic e Lautaro per aggirare Fabian Ruiz e poter attaccare a palla scoperta, costringendo ancora una volta la debole linea difensiva del Napoli a scappare all’indietro, questa volta appoggiandosi su un movimento defilato di Lukaku, che se ce ne fosse bisogno ha dimostrato nuovamente di poter essere temibile anche portando il pallone lateralmente.
Le contromisure del Napoli non sono state sufficienti
Se l'Inter ha dimostrato ancora una volta di poter fare affidamento su un gioco collettivo consolidato e sicuro, il Napoli è sembrato invece più in balia dello stato di forma dei propri uomini migliori, a partire da Insigne. L'1-2, ad esempio, è arrivato grazie ad una grande palla di Zielinksi alle spalle della linea dell'Inter, che stava risalendo per mettere gli attaccanti avversari in fuorigioco, con Biraghi un po’ pigro ad alzarsi.
È stato un momento della partita in cui la squadra di Gattuso sembrava poter riaprire concretamente la partita, anche perché le distanze orizzontali e verticali tra i reparti di Conte sembravano meno irreprensibili, e le scalate iniziavano ad arrivare con meno continuità. Così, Gattuso ha deciso di chiedere ai suoi di puntare più spesso sui cambi di gioco, espediente che di norma contro una linea difensiva a cinque non viene enfatizzato più di tanto, ma che in questo caso poteva rappresentare una fonte credibile di occasioni, viste le quantità di spazio a disposizione nella parte centrale della partita sulla fascia sinistra dell’Inter per le sovrapposizioni di Hysaj e Callejon.
Nonostante i tentativi, il Napoli ha comunque faticato nel creare occasioni pulite verso la porta di Handanovic, anche a causa di una prova difensiva eccellente di De Vrij, l'ennesima. Un altro aspetto che ha consentito all’Inter di disturbare le azioni del Napoli è stata la richiesta di Conte a Candreva di abbassarsi più spesso e stare più vicino a Skriniar, per aiutarlo a controllare meglio Insigne ed evitare di portare troppo fuori posizione il centrale, aprendo spazi pericolosi alle sue spalle per Milik, che avrebbero costretto tutta la linea a scalare verso l’esterno e accentuato ancora di più gli attacchi al secondo palo di Callejon.
Questi piccoli accorgimenti, anche nel complesso di un secondo tempo giocato con una minore intensità negli accorciamenti e nelle scalate rispetto al primo, hanno consentito all’Inter di poter limitare le situazioni di palla scoperta e dunque di non farsi schiacciare troppo.
Dal canto suo, Gattuso è riuscito a coprirsi meglio abbassando il raggio di azione di Allan nel secondo tempo, per dare una mano a Ruiz nella copertura dello spazio di fronte alla linea difensiva e avere così sia un uomo dalla corsa più affidabile per rinculare eventualmente anche fino in area, sia una risorsa in più per togliere spazio tra le linee alle punte dell’Inter, che nel primo tempo riuscivano più facilmente a far salire la squadra anche a causa delle difficoltà posizionali di Fabian Ruiz, che nel primo tempo ha fatto molta fatica a coprire molto spazio in orizzontale.
In questa occasione, partendo qualche metro più indietro, Allan ha potuto coprire bene l’avanzata di Gagliardini alle spalle di Hysaj, uscito in pressione senza successo.
La partita, insomma, ha confermato sia il momento che i punti di forza e debolezza attuali di entrambe le squadre. Un Inter che ancora una volta è venuta fuori da un campo difficile grazie alla struttura e alla performance del suo attacco, capace sia di creare occasioni in maniera relativamente autonoma, sia di sfruttare le incertezze della difesa avversaria (anche il terzo gol di Lautaro è stato propiziato dal goffo intervento in scivolata di Manolas).
Gattuso, invece, si trova ancora una volta alle prese con una squadra spesso insicura in entrambe le fasi, incapace di costruire azioni manovrate pulite con continuità anche nei frangenti in cui l’avversario non è stato particolarmente aggressivo, e che anzi ha finito spesso per favorire ripartenze pericolose proprio a causa di una gestione sporca del palleggio. Di conseguenza, anche le transizioni negative erano difficili da affrontare per gli azzurri, che si sono dimostrati imperfetti sia nello scaglionamento con il pallone sia nelle marcature preventive.
Ancora una volta, pare evidente che per quanto il 4-3-3 possa essere un piano sensato per trovare distanze e solidità, il Napoli non può prescindere dall’inserimento di un mediano più completo di Ruiz nelle situazioni difensive, e che non può permettersi di perdere le qualità di Di Lorenzo sulla fascia e di Koulibaly dietro, per avere quantomeno delle certezze sulla costruzione bassa. Riportare Ruiz più vicino alla trequarti potrebbe coadiuvare al meglio le cose positive viste nei movimenti offensivi, anche se paradossalmente chi sembra aver beneficiato di più della nuova disposizione è Zielinski, che in un contesto in cui il possesso è difficile può quanto meno far risalire il pallone con le sue progressioni in verticale. Insomma, in mancanza di un gioco collettivo consolidato, Gattuso deve cercare di lucidare la brillantezza dei suoi talenti migliori, a partire da Mertens, che sembra necessario sulla trequarti per dare la giusta creatività al Napoli.
Due squadre che non potrebbero essere più lontane al momento, insomma: se il lavoro di Gattuso si prospetta molto complicato nel prossimo futuro, quello di Conte è sempre più evidente.