Spesso c’è la tentazione di trovare un singolo dato che possa sintetizzare e spiegare il risultato di una partita di calcio. È un'operazione quanto mai complessa, e anche semplicistica, ma nonostante le semplificazioni siano quasi sempre un peccato, Napoli-Juventus è stata una partita che induce in tentazione. Sì, il Napoli ha tirato 4 volte in porta nel primo tempo e ben 11 nella ripresa, mentre la Juventus dopo i 5 tiri dei primi 45 minuti non ha più calciato verso la porta. O, ancora, sì, il 60% del possesso palla della Juventus nel primo tempo si è ribaltato, dall’inizio della ripresa al rigore di Lukaku, in un incredibile 83% a favore del Napoli. Ma questi dati, in fondo, non sono altro che una descrizione dell’andamento della partita, che ha visto la squadra di Motta venire travolta da quella di Conte dopo un primo tempo in controllo, chiuso con merito in vantaggio.
Neppure l’analisi delle scelte dei due allenatori sembra in grado di spiegare il drastico cambio tra il primo e il secondo tempo, visto che all’intervallo non ci sono state decisioni radicali riguardo l’approccio delle squadre o le loro intenzioni tattiche.
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LA PRESSIONE DI NAPOLI E JUVENTUS
Sin dal primo minuto, sia la Juventus che il Napoli hanno cercato di pressare alto, e lo hanno fatto con un approccio parecchio orientato sull’uomo. Questo ha creato un gioco delle parti, tra chi senza il pallone si occupava di pressare e chi con il pallone cercava di sfuggire alla pressione dell’avversario. Un gioco che nel primo tempo ha vinto la Juventus.
Come fanno sempre da quando c’è Motta, i bianconeri hanno leggermente variato il proprio assetto difensivo in funzione delle caratteristiche degli avversari. In attacco, come visto spesso di recente contro le difese a 4, a orientarsi sui centrali non era il centravanti, l’esordiente Kolo Muani, ma, con un angolo di corsa che provava a oscurare la linea di passaggio tra centrale e terzino avversario, i due esterni Nico Gonzalez a sinistra e Kenan Yildiz a destra, con il centravanti francese che si abbassava nella zona di Lobotka. Il motivo probabilmente era quello di ridurre il lavoro difensivo degli esterni, per averli più ludici e alti sul campo una volta recuperata palla.
Più indietro, Thuram doveva seguire i movimenti verticali di Anguissa e sulla fascia destra Koopmeiners e McKennie – schierato da terzino destro – gestivano rispettivamente Spinazzola e Neres. L’olandese seguiva Spinazzola sia sull’esterno che sulle ricezioni interne del terzino del Napoli che, come accade ormai da un po’ di tempo, tende ad alternare la posizione dei terzini dentro e fuori il campo, mentre McKennie seguiva a diverse altezze Neres.
Con Locatelli a marcare McTominay e Gatti su Lukaku, più complessa e maggiormente affidato alle letture era la gestione della fase di non possesso della Juventus sulla fascia opposta, in cui il comportamento di Kalulu e Cambiaso, e anche di Nico Gonzalez, era fortemente influenzato dalla posizione e dalle altezze assunte da Politano e Di Lorenzo. Quando Di Lorenzo rimaneva basso era Nico Gonzalez a sacrificarsi e a fare la spola tra Rrahmani e il terzino, mentre se Di Lorenzo entrava dentro il campo Cambiaso e Kalulu dovevano coordinarsi e prendere uno il terzino internamente e l’altro Politano esternamente.
La pressione della Juventus ha funzionato bene per tutto il primo tempo: i bianconeri hanno recuperato 13 palloni nella metà campo avversaria nel primo tempo (solo 5 nei secondi 45 minuti) e in generale ha sporcato la manovra del Napoli, incapace di rendersi pericoloso, fatta eccezione per un colpo di testa di Anguissa sugli sviluppi di un calcio d’angolo.
Dal pressing è arrivata anche la migliore occasione per la Juventus, al quinto minuto di gioco, quando Yildiz, dopo un fantastico dribbling che aveva tagliato fuori contemporaneamente Spinazzola e Meret, ha calciato pigramente a porta praticamente spalancata, favorendo l’ottimo recupero del portiere del Napoli.
Nel primo tempo il problema del Napoli, quando si trovava a pressare il possesso della Juventus, era leggere le posizioni di Koopmeiners e McKennie. Conte aveva scelto di alzare Anguissa sulla linea di Lukaku per pressare in parità numerica i centrali della Juventus, lasciando però Lobotka, che tendenzialmente si orientava su Thuram, e McTominay, in controllo di Locatelli, in inferiorità numerica contro il centrocampo a 3 della Juventus. Su Koopmeiners cercava, quindi, di orientarsi David Neres, lasciando però libera la Juventus di risalire il campo con la costruzione bassa nella zona di McKennie.
Neres si orienta su Koopmeiners. McKennie si alza e riceve il passaggio lungo di Di Gregorio.
La Juventus manipolava la pressione del Napoli utilizzando parecchio Di Gregorio (36 passaggi per il portiere della Juventus, di cui 32 riusciti, ma solo 8 passaggi effettuati nel secondo tempo) e i movimenti di Koopmeiners che si allargava a destra anche per sfuggire a Juan Jesus, che, dopo le prime titubanze, provava spesso ad alzarsi sull’olandese per lasciare Neres in zona McKennie.
La pressione del Napoli non è stata sempre precisa e la Juventus, grazie all’utilizzo di Di Gregorio e del terzo uomo, riusciva spesso a superarla e ad attaccare in campo aperto, come ben esemplificato in occasione del gol del vantaggio di Kolo Muani.
L’azione del gol della Juventus. Gatti cerca Di Gregorio. Lukaku esce in pressione su Di Gregorio. La Juve utilizza il meccanismo del “terzo uomo” sull’asse Di Gregorio-Locatelli-Gatti. La Juve guadagna vantaggio posizionale che Gatti sfrutta andando in conduzione. La conduzione di Gatti attira fuori Neres, liberando alle spalle della pressione di Neres McKennie che viene raggiunto, ancora con il meccanismo del “terzo uomo”, via Cambiaso. McKennie trova quindi Koopmeiners internamente e la Juve può attaccare in campo aperto in superiorità numerica sulla fascia destra con Cambiaso che ha cambiato fascia.
COSA È CAMBIATO NEL SECONDO TEMPO
Come detto non molto è cambiato nel secondo tempo. Di Lorenzo ha iniziato a entrare dentro al campo più spesso e con più convinzione, per mettere in difficoltà la pressione uomo su uomo della Juventus, complicando le scelte della coppia Kalulu-Cambiaso, ma a fare davvero la differenza è stata la precisione e l’intensità con cui gli uomini di Conte si sono ripresentati in campo. Il pressing del Napoli è diventato feroce, la riaggressione costante, maglie azzurre hanno iniziato a spuntare ovunque nella trequarti della Juventus.
Quasi da solo Anguissa ha schiacciato la difesa della Juventus, alzandosi sulla linea dei difensori; Lukaku è stato cercato in maniera molto più diretta e in verticale, e il belga ha iniziato a vincere i suoi duelli per poi far sviluppare la manovra sulle catene laterali, specie a destra dove ogni tanto anche Neres andava a creare superiorità. Questi sviluppi hanno portato il Napoli a crossare spesso, con l’area della Juventus sempre occupata da Lukaku, McTominay e Anguissa (tre giocatori particolarmente forti sui palloni aerei) o riprendendo il centro del campo con passaggi in diagonale verso i giocatori avanzati, in particolare verso Lukaku.
La parata miracolosa di Di Gregorio sul colpo di testa di Lukaku. Sul cross di Spinazzola (da dentro l’area) ci sono ben 5 giocatori del Napoli dentro l’area e Politano appena fuori.
La Juventus è stata travolta da questa intensità del Napoli, perdendo di lucidità e sbagliando scelte ed esecuzioni tecniche, consegnandosi di fatto agli avversari.
Il Napoli recupera il pallone che porta al gol di Anguissa. Cambiaso potrebbe giocare con Kalulu alle sue spalle o su Di Gregorio per tirare fuori la pressione del Napoli, come fatto nel primo tempo. Invece forza un passaggio più rischioso tra Politano e Anguissa che viene però intercettato da Anguissa.
Nel secondo gol a essere decisiva è invece la posizione interna di Di Lorenzo, ricevendo a inizio azione il passaggio di Rrahmani alle spalle della pressione di Mbangula, subentrato a Yildiz.
Rrahmani trova Di Lorenzo dentro al campo alle spalle della pressione di Mbangula. Su Di Lorenzo esce in ritardo Kalulu che sguarnisce la linea difensiva. Di Lorenzo apre su Politano che ritorna al centro su Lukaku con Gatti piuttosto lontano dal centravanti del Napoli. Lukaku ha il tempo di girarsi verso la sua sinistra e trovare McTominay su cui entra in scivolata, in maniera davvero poco lucida e precipitosa Locatelli.
Dopo il gol del vantaggio il Napoli ha abbassato i giri della pressione, ma non l’intensità. Pur con meno controllo del pallone la squadra di Conte ha continuato a dominare, e la Juventus, tramortita, non ha trovato né le contromisure, né l’energia, né la spinta emotiva per almeno provare a trovare il pareggio ed evitare la prima sconfitta in campionato.
Tra il primo e il secondo tempo il Napoli ha alzato la percentuale dei duelli vinti da circa il 50% al 63%, con un picco del 68% nel terzo centrale della ripresa. Forse è questo il singolo dato, il più significativo che spiega il dominio assoluto degli uomini di Antonio Conte nel secondo tempo, il dato che ci tenta e che più di tutte potremmo utilizzare per ridurre a un numero le ragioni della vittoria del Napoli.
L’intensità e la forza fisica messa in campo da Anguissa, Politano, McTominay, Lukaku nel secondo tempo non è stata pareggiata dalla Juventus, e questo è servito a cambiare la partita, insieme ovviamente a quelle che sono le idee tattiche del Napoli di Conte, che ormai i suoi giocatori sembrano aver ben interiorizzato. Per 25 minuti la sua squadra ha prodotto un calcio di altissimo livello, un'energia fisica, nervosa, tecnica e mentale che se l’allenatore riuscirà a capitalizzare, complice il solo impegno del campionato, può davvero portare verso lo Scudetto.
La Juventus di Thiago Motta invece deve ancora crescere, specie in termini di interpretazione tattica e nervosa della partita in corso, per tradurre in risultati il grosso lavoro di preparazione delle partite piuttosto evidente in campo, ma che sconta spesso l’incapacità di gestire tutte le variabili più aleatorie che si presentano in corso d’opera. Non sempre troverà squadre con la veemenza di questo Napoli, ma non può essere un caso che abbia perso 17 punti da situazioni di vantaggio.