Napoli e Juventus sono arrivate alla prima sfida stagionale con la squadra di Sarri in vantaggio di 4 punti su quella di Allegri. Vincendo aveva l’occasione di consolidare ulteriormente il proprio primato in classifica, mettendo ancora più distanza tra sé e i principali rivali. Ma la partita era attesa anche perché era considerata un importante test per certificare definitivamente la crescita del Napoli, al confronto con i campioni d’Italia degli ultimi 6 anni.
Allegri ha provato a ridimensionare l’importanza della partita, ma la Juventus rischiava di allontanarsi troppo dalla capolista, minando ulteriormente, dopo le 2 sconfitte già subite in campionato, le certezze sulla propria solidità.
Sulla carta, leggendo i titolari scelti da Allegri, si poteva pensare a uno schieramento con un centrocampo a 3, almeno in fase di possesso palla, e invece, fedele ai precedenti scontri avuti con il 4-3-3 di Maurizio Sarri, il tecnico juventino ha scelto un 4-4-1-1 piuttosto rigido in entrambe le fasi, con Matuidi spostato sulla fascia sinistra e Douglas Costa ad occupare quella destra, con Khedira sul centro destra e Pjanic sul centro sinistra. In maniera nemmeno troppo sorprendente, Asamoah è stato preferito ad Alex Sandro come terzino sinistro, perché più adatto al controllo di Callejon e alla gestione posizionale dei suoi tagli sul secondo palo, anche per una somiglianza tra il ghanese e lo spagnolo nella frequenza di corsa.
Da parte sua, senza l’assillo di dover gestire difensivamente il gioco aereo di Mario Mandzukic (assente per infortunio), Maurizio Sarri ha risolto l’unico dubbio che aveva preferendo Mario Rui a Maggio, con Hysaj riportato nel suo ruolo più naturale di terzino destro.
La strategia di Allegri a misura del Napoli
Fin dall’inizio della partita la Juventus ha mostrato il proprio piano gara, provando a giocare una fase di non possesso cucita sulle caratteristiche offensive degli avversari; ma era meno facile da immaginare che Allegri tentasse di utilizzare a proprio vantaggio anche le tendenze del Napoli in fase difensiva, come ha fatto.
Contro il pressing aggressivo e sempre molto avanti della squadra di Sarri, la Juventus ha giocato ostinatamente il pallone dal basso, attirando, anzi, gli avversari in avanti e sfruttando gli spazi alle spalle della prima linea di pressione.
La Juventus non rinuncia a cercare di uscire palleggiando dal pressing del Napoli anche a ridosso della propria linea di fondo. Benatia si allarga dall’altra parte dell’area di rigore mentre Pjanic si abbassa per dare una soluzione di passaggio e, in ogni caso, attirare dietro di sé un avversario.
La strategia bianconera ha sorpreso il Napoli, che non ha trovato la maniera di riconquistare il pallone, allungando il campo in pressing ed esponendosi agli attacchi in verticale dei bianconeri, non appena superato il fronte della pressione. Nei primi 10 minuti la Juve ha avuto il 63% di possesso palla e creato un’importante occasione da gol con Higuain, che Reina ha sventato in uscita.
L’idea di Sarri era quella di pareggiare numericamente i centrali bianconeri con l’uscita di Callejon, confidando nella scarsa capacità di Chiellini di giocare sotto pressione il passaggio verso Asamoah, coperto dall’angolo di aggressione dell’esterno spagnolo e, in ogni caso, nelle minori capacità del lato sinistro della Juventus di risalire il campo con il terzino ghanese e Matuidi. Sulle ricezioni di Asamoah usciva addirittura Hysaj, che si allontanava molto dalla linea difensiva.
Sarri ha orientato in maniera asimmetrica le uscite dei suoi giocatori contro la costruzione bassa avversaria: mentre Insigne restava largo su De Sciglio, Callejon stringeva la sua posizione orientandosi su Chiellini e Mertens affrontava Benatia. Dietro la prima linea, Allan alzava la sua posizione su Pjanic che, dei 2 interni del centrocampo della Juventus, era quello che doveva abbassarsi per ricevere il pallone dei difensori.
Il pressing asimmetrico del Napoli con Callejon che si alza su Chiellini e Allan su Pjanic, lasciando libero lo scarico esterno verso Asamoah.
L’azione che ha portato alla prima occasione da gol della partita di Higuain (nelle immagini qui sotto) è paradigmatica delle scelte di pressing del Napoli e della maniera della Juventus di aggirarlo.
In quel caso il meccanismo di pressing del Napoli non è stato preciso: la Juventus ha raggiunto Asamoah, con Hysaj in ritardo, e una volta saltato il pressing i bianconeri hanno spostato velocemente il pallone da sinistra a destra, dove Douglas Costa ha potuto giocare l’assist filtrante per il centravanti argentino.
Invece, il gol che ha deciso la partita (finita 1-0) ha mostrato come la Juventus possa risalire velocemente il campo direttamente con Douglas Costa, che una volta rubato il pallone ad Insigne al limite della propria area è partito in conduzione, ribaltando rapidamente il fronte del gioco. L’assist di Dybala e il controllo preparatorio di Higuain prima del tiro sono i due pregevolissimi gesti tecnici che hanno consentito alla Juventus di capitalizzare il vantaggio tattico acquisito nei primo quarto d’ora di gara.
Le capacità di conduzione e dribbling di Douglas Costa consentono alla Juventus di saltare la prima linea di protezione in transizione difensiva, costituita da Jorginho e Allan, e di affrontare in un tre contro tre la difesa del Napoli. Dybala e Higuain si occuperanno brillantemente, poi, della rifinitura e della finalizzazione.
La volontà della squadra di Allegri di costruire dal basso non si è esaurita dopo il primo gol e, al tempo stesso, non era priva di rischi: la Juventus ha concesso tiri e occasioni potenziali sulle rapide e brevi ripartenze del Napoli successive a palle perse per errori in impostazione. Le 21 giocate corte di Buffon - su 23 azioni iniziate dal portiere bianconero nel primo tempo - testimoniano di una scelta precisa di Allegri la cui concreta attuazione, tuttavia, è stata resa sempre più difficoltosa dalla crescente efficienza del pressing del Napoli.
Dettare il contesto difendendo
Il pressing del Napoli ha recuperato via via sempre più velocemente il pallone, riducendo gli spazi di ripartenza e di gestione alla Juventus. Al dato di possesso dei primi 10 minuti si è contrapposto il 67% a favore del Napoli nella frazione di primo tempo successiva al gol del vantaggio bianconero, e il 73% di tutto il secondo tempo.
Nonostante ciò, il controllo del pallone del Napoli non ha coinciso con il dominio degli spazi, rimasti sotto l’influenza del gioco della Juventus.
La mappa del recupero del possesso delle due squadra. In rosso il Napoli, in azzurro la Juventus che ha recuperato solo 4 dei suoi 54 palloni nella metà campo avversaria (via Wyscout).
Come nelle sfide passate contro il Napoli di Sarri, Allegri ha scelto di difendere con due linee da quattro strette orizzontalmente e il più possibile ravvicinate. L’obiettivo era di proteggere ad ogni costo il centro del campo e di negare gli spazi tra le linee, e tra i singoli giocatori di uno stesso reparto (es. tra terzino e centrale difensivo) che il Napoli è solito utilizzare per sviluppare le proprie combinazioni palla a terra e disordinare la struttura difensiva avversaria.
Senza mai diventare passiva, giocando anzi con una certa aggressività sia sui ricevitori interni che sulle linee di passaggio, la Juventus è stata prudente nel non lasciare spazi alle spalle dei suoi uomini, pagando volentieri il prezzo della compattezza verticale e centrale, concedendo cioè gli spazi esterni al Napoli. Davanti alle due linee, l’applicazione difensiva di Higuain e Dybala è stata ammirevole per concentrazione e continuità. Disposti in verticale, Dybala schermava le ricezioni di Jorginho o lo marcava da dietro, impedendone il coinvolgimento nella manovra napoletana, mentre Higuain pressava il centrale in possesso di palla spingendolo verso il lato forte, dove era massimo l’affollamento dei difensori juventini.
Lo stretto e compatto 4-4-2 della Juventus, con Higuain e Dybala che lavorano nella propria metà campo su Koulibaly e Jorginho.
Il 4-4-1-1 di base era arricchito da Allegri da alcuni accorgimenti ad hoc per adattare ancora di più il proprio abito difensivo sulle abitudine offensive del Napoli. Oltre ad intasare gli spazi centrali, la Juventus sporcava la propria zona con un’attenzione particolare alla posizione degli avversari, definendo lo schieramento difensivo, oltre che in funzione della posizione del pallone, di quella dei giocatori da marcare.
I due interni, Pjanic e Khedira si sono orientati sulle due mezzali avversarie, Allan e Hamsik. Sulla fascia destra della propria difesa, De Sciglio è rimasto sempre piuttosto vicino a Benatia per seguire da vicino i tagli interni di Insigne mentre Douglas Costa si è occupato di Mario Rui. A sinistra, la posizione di Asamoah è stata più distante dai propri centrali per gestire da vicino Callejon, sempre più aperto di Insigne.
In aggiunta, per contrastare proprio il fronte sinistro dell’attacco napoletano, quello da cui nascono - tramite le combinazioni tra terzino, mezzala ed esterno - la maggior parte delle azioni pericolose della squadra di Sarri, la Juventus ha fatto collassare in fase di non possesso verso il proprio lato destro, affollandolo e impedendo al Napoli di trovare gli spazi tra le linee necessari ad avanzare in verticale, creando zone di superiorità posizionale.
La Juve intasa il lato sinistro dell’attacco del Napoli. Matuidi, l’esterno del lato debole è nella metà destra dello schieramento difensivo bianconero. Intanto Asamoah rimane sempre vicino a Callejon. I giocatori della Juventus rimangono vicini al loro avversario di riferimento.
Contro il fronte destro dell’attacco del Napoli, lo scivolamento delle linee verso la zona palla era molto meno pronunciato, in accordo alla minore capacità di avanzare tramite combinazioni corte della catena destra della squadra di Sarri.
Lo scivolamento verso il lato destro del Napoli è molto meno pronunciato, con le distanze più ampie tra Matuidi e il resto dei compagni.
Con il centro intasato e la zona sinistra del proprio attacco affollata dagli scivolamenti avversari, il Napoli era costretto a spostare orizzontalmente il pallone da sinistra a destra, come voleva la Juventus. Far sviluppare le azioni del Napoli dalla parte di Hysaj, Allan e Callejon, molto meno gradita da Sarri.
La scelta di Matuidi come esterno sinistro di centrocampo e l’inversione delle posizioni abituali di Pjanic e Khedira, hanno garantito nella parte sinistra del centrocampo due giocatori in grado di scivolare rapidamente e con continuità verso il lato debole, seguendo i ribaltamenti orizzontali da sinistra a destra a cui il Napoli era costretto.
Specie nel secondo tempo, la partita si è sviluppata all’interno di uno scenario tattico definito e immutabile, con i partenopei come sempre eccellenti nel pressing e nel recupero del pallone, ma che pur dominando il possesso hanno sbattuto contro la perfetta partita difensiva della Juve, costretti a giocare negli spazi che i bianconeri avevano scelto al posto loro.
La partita che voleva Allegri
Per Maurizio Sarri la vera sfida tattica era quella di schivare le trappole che prevedibilmente Massimiliano Allegri avrebbe disseminato per il campo. La Juventus avrebbe fatto di tutto per impedire al Napoli di sviluppare il proprio gioco offensivo, fatto di un fitto passing-game orientato alla destrutturazione della compattezza difensiva avversaria per mezzo di inviti al pressing e ricerca degli half-spaces. Allegri, per vincere, avrebbe dovuto far di tutto per piegare a proprio vantaggio il gioco del Napoli.
La sfida l’ha vinta Allegri, e non solo per il risultato finale. Ancora una volta, il tecnico livornese ha dimostrato il suo talento nel preparare la singola partita, in funzione delle qualità dei propri giocatori e degli avversari. La gara ha seguito l’andamento tattico voluto dalla Juventus e alcuni dati sono abbastanza esplicativi di come sia riuscita a rovesciare le tendenze del gioco del Napoli, portandolo al di fuori della propria comfort-zone.
Il Napoli sviluppa mediamente il 47% del proprio gioco sulla fascia sinistra e solo il 26% su quella destra, ma i bianconeri hanno costretto la squadra di Sarri a ribaltare il lato d’attacco preferito, limitando al 33% gli attacchi subiti dalla sinistra degli azzurri e forzandoli al 42% su quello destro. La direttrice di passaggio più utilizzata è stata quella tra Albiol e Hysaj, con il pallone che è transitato dal centrale spagnolo al terzino destro per 27 volte, ad ulteriore testimonianza della capacità della Juventus di orientare a proprio piacimento il flusso del gioco degli avversari.
Il giocatore che effettua più passaggi nella squadra di solito è Jorginho, che mediamente ne gioca più di 20 del secondo, Koulibaly. I due costituiscono quindi la primaria fonte di gioco nell’impostazione arretrata della manovra azzurra. Nella partita con la Juventus, invece, i giocatori che hanno effettuato più passaggi sono stati Albiol e Hysaj, mentre il peso nella costruzione bassa di Jorginho e Koulibaly è stato contenuto dall’ottimo lavoro difensivo di Dybala e Higuain.
Ancora: la Juventus, forte della superba protezione del cuore dell’area di Benatia e Chiellini (20 spazzate in coppia sulle 46 totali della squadra) ha concesso l’esterno al Napoli e lo ha forzato di conseguenza ad attaccare con una delle sue armi più spuntate, costringendo la squadra di Sarri all’enormità di 41 cross, il doppio rispetto al solito, e il doppio rispetto anche alla solita proporzione tra totale dei passaggi e cross. E dei 41 cross, solo uno è stato effettuato da Insigne, il più pericoloso in questo fondamentale con le sue traiettorie verso il lato debole attaccato da Callejon.
In questo scenario la partita è stata dominata difensivamente dalla Juventus. E non facciamoci ingannare dai 21 tiri totali del Napoli: di questi solo sei sono stati indirizzati nello specchio della porta e l’ xG medio per tiro è stato inferiore a 0.04, un valore molto basso, indice di una pessima qualità delle occasioni.
Con un terzo dei tiri del Napoli, la Juventus ha generato più xG degli avversari, segno di una qualità delle occasioni molto superiore di quella della squadra di Sarri.
La Juventus è stata molto abile ad andare in vantaggio sfruttando gli ottimi 15 minuti iniziali. Un po’ come fatto dallo Shakhtar Donetsk in Ucraina, i bianconeri hanno girato a proprio vantaggio l’aggressività del pressing del Napoli, cercando spazi alle spalle della pressione degli azzurri. Una volta trovato meritatamente il vantaggio, poi, la Juventus ha potuto preoccuparsi di meno della sempre maggiore efficienza del recupero palla della squadra di Sarri e concentrarsi su una partita difensiva di estrema attenzione e concentrazione, lodata a fine partita da Massimiliano Allegri.
Ancora una volta la sfida tra i due tecnici toscani è stata vinta da Allegri, grazie alla sua capacità di sporcare il piano gara avversario sfruttando al massimo le proprie individualità. Una strategia che ha di nuovo avuto la meglio sul gioco estremamente organizzato e proprio per questo prevedibile, di Maurizio Sarri.
Oltre che per la classifica, la vittoria al San Paolo rilancia prepotentemente l’entusiasmo e la convinzione della Juventus che ha così mandato, alla sua maniera, un rumoroso segnale al resto delle contendenti allo Scudetto. Al termine della partita, Maurizio Sarri, elogiando la partita dei suoi giocatori, ha però ammesso la scarsa brillantezza del suo reparto avanzato. Le rotazioni troppo corte e le limitate alternative tattiche sembrano ancora un fattore limitante, sul lungo periodo, alle ambizioni degli azzurri.
E così, quasi all’improvviso, dopo aver vissuto uno strepitoso inizio di stagione, l’asticella per lo Scudetto sembra messa più in alto per il Napoli. Nulla è perduto e, anzi, psicologicamente c’è ancora un punto a fare da cuscinetto, ma adesso tocca a Sarri e ai suoi uomini dimostrare di saper reagire da grande squadra.