Conclusa la pausa invernale, la Serie A ha offerto subito uno scontro di alto livello. Il Napoli di Carlo Ancelotti ha ospitato al San Paolo la Lazio di Simone Inzaghi. Il girone di andata aveva decretato due posizioni di distacco tra le due squadre, con gli azzurri secondi e i biancocelesti quarti, virtualmente qualificati alla Champions League.
A stupire era però il distacco di 13 punti tra le due squadre: bisogna tornare addirittura alla stagione 2006/07, per trovare un distacco paragonabile tra la seconda e la quarta in classifica al giro di boa del campionato. Allora la Roma seconda, aveva 13 punti di vantaggio sul Catania quarto e, curiosamente, era staccata dall’Inter quanto il Napoli dalla Juventus. Terzo era il Palermo, a sottolineare come si tratti praticamente di un eone fa in termini calcistici.
Il girone di andata, insomma, ha stabilito precisi rapporti di forza nelle zone alte della classifica, marcati tanto quanto quelli della stagione del post-Calciopoli, con la Juventus in fuga verso il titolo e il Napoli, pur staccato, unica squadra in grado di tenere la corsa al titolo virtualmente aperta.
Ci sono poi sei squadre in 6 punti, tutte in lizza per l’ultimo posto che vale la Champions League. L’Inter, terza, rimane equidistante dal secondo e dal quarto posto, che dallo scorso anno hanno all’incirca lo stesso valore dal punto di vista sportivo - anche se con una leggera differenza nella distribuzione del montepremi della Champions League. Napoli - Lazio non ha fatto che rimarcare il solco che si è creato tra la formazione di Ancelotti (pur falcidiata dalle assenze) e le squadre in lotta per il quarto posto. In più è stata certificata la difficoltà della Lazio contro le “grandi”: fin qui la squadra di Simone Inzaghi è stata capace di raccogliere solo un punto nelle gare contro le prime sei in classifica.
Tra squalifiche e infortuni, i padroni di casa hanno dovuto rinunciare a Koulibaly, Allan, Hamsik e Insigne. Malcuit ha vinto il ballottaggio con Hysaj per giocare nella linea difensiva davanti a Meret, completa da Albiol, Maksimovic e Mario Rui. È stato praticamente obbligato il centrocampo con Zielinski, Diawara, Ruiz e Callejón. In avanti Mertens è partito regolarmente dal primo minuto e ha affiancato Milik, nonostante i dubbi sulle sue condizioni fisiche.
Nessun problema di formazione invece per Inzaghi, che ha deciso di rinunciare a Correa dall’inizio per schierare un 3-5-1-1 tipico. Difesa con Luiz Felipe (uscito per infortunio nel primo tempo e sostituito da Bastos), Acerbi e Radu. Lucas si è posizionato davanti alla difesa con Parolo e Milinkovic ai fianchi, mente Lulic e Lukaku hanno giocato larghi. Luis Alberto ha supportato l’unica punta Immobile, mai in gol al San Paolo prima di questa partita.
La fluidità posizionale del Napoli
Il 4-4-2 del Napoli ha preso fin da subito la forma di un 3-5-2 in fase di possesso, con Zielinski e Fabian Ruiz liberi di sganciarsi dalla linea di centrocampo per andare ad occupare gli spazi ai fianchi di Lucas Leiva, potenziale punto debole dello schieramento difensivo della Lazio.
La complementarità dei movimenti dei giocatori offensivi del Napoli: Zielinski va ad occupare la trequarti, Milik viene incontro al portatore mentre Mertens parte più indietro per attaccare la profondità.
È stato interessante vedere come la fluidità posizionale fosse incoraggiata da Ancelotti con l’obiettivo di produrre giocate tra le linee e nei mezzi spazi: oltre alle proiezioni sulla trequarti dei due centrocampisti, sono stati frequenti i movimenti verso l’interno di Callejón o quelli a venire incontro, sempre tra loro coordinati, di Milik e Mertens.
La Lazio, che pur aveva iniziato creando un’occasione di testa con Milinkovic, è stata subito messa sotto dal Napoli. Il pressing predisposto da Inzaghi si è dimostrato poco efficace, sia per l’abilità sotto pressione degli azzurri che per la frequente disponibilità di spazi sul lato debole, complicato da difendere per la Lazio vista la scelta di creare grande densità sul lato della palla per intrappolare la manovra avversaria lungo la fascia.
La Lazio crea una situazione di 4 contro 3 lungo la fascia sinistra. Il Napoli riesce però ad uscire e a guadagnare facilmente campo, giocando il pallone verso la fascia opposta passando da Diawara.
Dopo il rischio corso in apertura e sventato da Meret, il Napoli ha trovato maggiore compattezza, raccogliendosi nel proprio classico 4-4-2 difensivo. Il pressing offensivo veniva innescato da i retropassaggi, in particolare quelli verso il portiere, ma per il resto la priorità era quella di mantenere la struttura per minimizzare le opzioni di passaggio e costringere i difensori centrali laterali della Lazio ad avanzare o ad incanalare immediatamente il gioco lungo le fasce, complicando lo sviluppo dei biancocelesti.
Callejón, su cui non sono riusciti a chiudere né Radu né tantomeno Lukaku, ha trovato il gol del vantaggio proprio in occasione di una giocata all’indietro degli ospiti, che hanno regalato palla in seguito ad una rimessa laterale. Al vantaggio, sopraggiunto dopo che il Napoli aveva già colpito due pali, ha fatto immediatamente seguito il 2-0 segnato su calcio di punizione da Milik: un uno-due micidiale che ha consentito alla squadra di Ancelotti di mettere la partita dalla propria parte.
L’ingresso di Correa
Alla ripresa del gioco nella seconda frazione, Inzaghi ha immediatamente gettato nella mischia Correa, richiamando in panchina Lukaku e spostando Parolo esterno a tutta fascia a destra. La mossa, che probabilmente era l più prevedibile, è stata anche la più azzeccata. L’argentino si è subito messo in mostra nel 3-4-2-1, creando scompensi nello schieramento avversario con le sue conduzioni.
I due uomini tra le linee (Correa e Luis Alberto) si sono rivelati difficili da gestire per i difensori del Napoli (e l’azione che ha generato il gol è il perfetto esempio), messi sotto pressione anche dall’affollamento dell’area di rigore. Erano quasi sempre sei i biancocelesti che attaccavano gli ultimi 16 metri in concomitanza di un cross. Con la Lazio costretta a porre la massima pressione offensiva, però, non sono mancate al Napoli le occasioni di colpire in transizione, come nel caso del palo colpito da Fabian Ruiz al termine di un’azione di contropiede. Lo spagnolo è stato il giocatore del Napoli ad aver eseguito più passaggi, 85 (con più del 90% di riuscita), e in generale ha disputato una delle migliori partite da quando è in Italia, dimostrando un controllo tecnico impressionante.
Dopo un altro legno scheggiato dai partenopei, stavolta da un colpo di testa di Callejón, la Lazio ha rimesso il risultato in discussione, con Correa, di fatto il migliore in campo nonostante abbia giocato per appena 45 minuti, che ha servito l’assist decisivo per Immobile.
Nello sviluppo dell’azione del gol della Lazio è stato fondamentale il posizionamento tra le linee di Correa. Forse, Inzaghi avrebbe potuto osare di più inserendo l’argentino dal primo minuto, considerati i problemi che ha causato la sua presenza a fianco a Luis Alberto tra le linee.
Proprio nel momento chiave della partita, in cui l’inerzia sembrava essersi spostata in favore dei biancocelesti, la Lazio si è fatta nuovamente del male da sola, cercando un disimpegno complesso da cui è scaturita una palla persa e soprattutto il fallo costato ad Acerbi il secondo giallo. Oltre a mandare all’aria i piani di rimonta della squadra di Inzaghi, l’espulsione dell’ex difensore del Sassuolo ha interrotto la sua striscia di 149 partite giocate consecutivamente. Sfumata dunque la possibilità di battere il record detenuto da Javier Zanetti (162).
A perdere il pallone sull’azione dell’espulsione è stato Milinkovic-Savic, in un altro momento negativo della sua stagione che sembrava finalmente riprendersi. Il tecnico lo ha richiamato in panchina ed ha inserito Patric. A posteriori, considerando la quantità di palle lunghe giocate dalla Lazio negli ultimi minuti - e l’inconsistenza di Luis Alberto - forse non una scelta felice. Ancelotti ha risposto al cambio inserendo inserendo Verdi al posto di Diawara per beneficiare degli spazi allargati dall’inferiorità numerica degli avversari. Nei minuti finali è stato il Napoli ad andare più vicino al gol con Ounas, che aveva rilevato Mertens. Il punteggio non è più cambiato e la squadra di Ancelotti, in attesa della gara dei bianconeri, ha accorciato il distacco della Juventus a sei punti. La Lazio, invece, si è vista scavalcare al quarto posto dai rivali cittadini della Roma.
La squadra di Inzaghi domenica affronterà proprio la capolista Juventus, e lo dovrà fare senza Luiz Felipe (infortunatosi alla coscia) e Acerbi, squalificata. Ma più di ogni altra cosa Inzaghi dovrà sperare di ritrovare la sua brillantezza offensiva, che oggi sembra non poter fare a meno della presenza del “Tucu” Correa.
Il Napoli ha invece confermato - in una giornata in cui ha dovuto schierare una formazione rimaneggiata - di avere tante frecce al proprio arco. Un aspetto incoraggiante, alle soglie del periodo più intenso della stagione.