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La qualità del Napoli ha mandato fuori giri la Lazio
29 nov 2021
Il pressing della squadra di Sarri è stato un disastro.
(articolo)
9 min
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Con una prestazione straripante e una Lazio annichilita in meno di mezz’ora, il Napoli non ha solo onorato una serata dedicata a Maradona (con tanto di statua presentata al pubblico), ma ha anche staccato il Milan di tre punti issandosi di nuovo solitario in testa alla classifica. La serata per la Lazio è stata un incubo dall’inizio alla fine. Il bilancio in trasferta per la squadra di Sarri è pesantemente negativo: appena una vittoria (contro l’Empoli alla seconda giornata), due pareggi (Torino e Atalanta) e per il resto solo sconfitte, di cui alcune pesanti, come quella di ieri sera. Uno scontro diretto che ha messo in luce in maniera evidente lo stato di forma delle due squadre e soprattutto i pregi di una e i difetti dell’altra.

Eppure non pareva tutto rose e fiori per Spalletti, che doveva rinunciare a due dei suoi migliori giocatori - Zambo Anguissa e Osimhen – rimpiazzati da Lobotka e Mertens, in un assetto rimasto invariato rispetto al solito. Sarri invece aveva confermato la fiducia in Cataldi, schierato al centro del campo con ai lati Milinkovic-Savic e Luis Alberto e l’unica sorpresa era stata la scelta del terzino destro: con Marusic fuori per infortunio, l’allenatore ha scelto Patric anziché Lazzari, presumibilmente per controllare i movimenti di Insigne verso l’interno.

Pressare alto il Napoli era un incubo, ma la Lazio ci ha messo del suo

Questo adattamento non ha però portato i risultati sperati, anzi: dopo pochi secondi Insigne ha saltato secco Patric con un primo controllo dei suoi, di petto e allungandosi il pallone col destro, costringendolo al fallo e mettendo in chiaro che tipo di partita sarebbe stata per il terzino della Lazio. In generale tutto il Napoli è partito in maniera reattiva, prendendosi il controllo del pallone e la supremazia territoriale come fosse la cosa più semplice del mondo. Lo ha fatto anche grazie a Lobotka, che ha beneficiato di una certa libertà di manovra. Il play del Napoli, come vedremo più avanti, è stato favorito da alcune idiosincrasie della Lazio, ma è anche vero che ha disputato una partita di ottimo livello, mettendo in mostra una pulizia nella trasmissione del pallone, un controllo totale dello spazio intorno a sé e una disponibilità nei movimenti a supporto dei compagni con il pallone durante la costruzione arretrata per nulla banale. Insomma, una partita da mediano di regia consumato come non sempre gli abbiamo visto fare a Napoli.

Due interpretazioni raffinate di Lobotka che, sfruttando la passività della Lazio in maniera diversa, hanno creato un vantaggio al Napoli. Nella prima riceve da Koulibaly e temporeggia attirando a sé la pressione e permettendo a Fabian Ruiz di inserirsi alle spalle del centrocampo. Nella seconda, nonostante avesse lo spazio per girarsi e portare su il pallone, vede prima di ricevere il pallone il posizionamento vantaggioso di Fabian Ruiz e lo serve rapidamente.

Le grosse difficoltà mostrate della Lazio nel pressare la costruzione del Napoli sono lo specchio di una squadra che non gira come vorrebbe Sarri. L’allenatore dovrebbe iniziare a porsi qualche domanda: non è solo lo stile del pressing a non funzionare come dovrebbe, ma è anche l’approccio dei singoli a essere sbagliato. Sarri cerca una pressione alta e aggressiva sin dai primi passaggi dell’avversario, mantenendo un atteggiamento “di reparto”, cioè rompendo la linea solo in corrispondenza del portatore avversario, uscendo su di esso quando questo sta per ricevere il passaggio, dopo che il pallone è partito. Si tratta di un atteggiamento che per funzionare così in alto sul campo ha bisogno di una reattività perfetta dei giocatori coinvolti – cosa che i biancocelesti non hanno avuto - ma che più in generale non sembra particolarmente proficuo contro squadre capaci di costruire dal basso coinvolgendo tanti giocatori in maniera pulita. In assenza di questi sincronismi del pressing, la Lazio è andata in crisi troppo facilmente. Non è la prima volta in stagione, come abbiamo detto, ma contro questo Napoli è stato evidente come non mai. A fine partita lo stesso Sarri ha ammesso che, piuttosto che sembrare un pressing corale, quello della sua squadra sembra un insieme male assortito di azioni difensive individuali.

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Qui sopra c’è un’azione esemplificativa del pressing alto insensato della Lazio e della confusione dei singoli giocatori. A inizio pressing Immobile si gira accorgendosi di aver corso a vuoto da solo e allarga le braccia, richiamando presumibilmente Milinkovic-Savic, che in qualità di interno sul lato palla avrebbe dovuto accompagnarne la corsa in avanti. A sua volta il serbo allarga le braccia (seconda immagine), suggerendo l’idea che il suo compito dovesse essere quello di dare copertura a Felipe Anderson, mentre però alle sue spalle si sfila tranquillamente Fabian Ruiz. Koulibaly porta avanti il pallone e scambia con lo spagnolo, e il Napoli fa un breve giro palla passando da Mario Rui a sinistra prima di tornare a destra. Così la Lazio viene attirata in avanti, e quando il pallone passa da Ruiz prima e da Lobotka poi, sia Luis Alberto che Cataldi sono stati calamitati in avanti. Rrahmani è poi bravo a verticalizzare rapidamente su Zielinski, che può girarsi e andare nello spazio.

Come accaduto contro la Juventus la settimana scorsa, la Lazio ha fatto una fatica enorme a schermare le ricezioni del mediano avversario. La partita di Lobotka è stata facilitata dal tanto spazio a disposizione alle spalle della prima linea di pressione della Lazio: Immobile doveva indirizzare il palleggio avversario pressando i centrali, e quindi a dover prendere il centrocampista slovacco doveva essere uno dei tre centrocampisti alle sue spalle. Il sottile equilibrio tra l’uscita in pressione su Lobotka e la copertura dello spazio alle spalle del centrocampo di Sarri, però, è stato distrutto dalla proprietà di palleggio e di movimento nello spazio della squadra di Spalletti, che per altro poteva contare anche sulla qualità e la personalità di Koulibaly nel portare avanti il pallone quel tanto che bastava per eludere la prima pressione e far ricevere i centrocampisti più avanti.

Il banchetto tra le linee degli azzurri

Il Napoli è riuscito a verticalizzare tra le linee con grande facilità, trovando la ricezione del suo regista dopo un palleggio paziente dei suoi difensori. Una volta superata la prima linea del pressing, a cascata, la Lazio si trovava a cercare di coprire il pallone, ma finiva sempre per essere in ritardo mostrando grandissime difficoltà nel leggere i movimenti dei giocatori del Napoli lungo la propria trequarti. I ventuno passaggi che hanno portato al secondo gol sono emblematici sia della confusione della Lazio, che non è mai riuscita ad anticipare il destinatario del passaggio, sia della qualità del Napoli, capace di imbastire azioni di una pulizia e una raffinatezza tecnica unica. Se quell’azione è stato l’apice, in diverse circostanze il Napoli è riuscito ad alzare il proprio baricentro trovando con puntualità l’uomo tra le linee.

Il Napoli è riuscito a giocare verso Mertens in trequarti sia dal centro che dall’esterno, con una certa facilità.

Il Napoli non aveva rotazioni particolari in campo, a eccezione della sua zona sinistra del campo, con Mario Rui pronto a entrare anche in posizioni molto interne e Fabian Ruiz ad allargarsi verso la fascia, ma, nonostante ciò, è riuscito con una continuità disarmante a bucare il centrocampo avversario, approfittando soprattutto di Mertens, incline a venire incontro, ma anche del lavoro di Insigne e Zielinski.

L’altezza della linea del centrocampo di Sarri non faceva molta differenza nei piani del Napoli: che si trovasse qualche metro più avanti (come nella prima immagine qua sopra) o più in basso (seconda), l’influenza sul portatore era pressoché nulla, e alle loro spalle i movimenti per ricevere continuavano indisturbati. Qui per esempio vediamo la posizione stretta di Rui e quella di Insigne, che sfruttando il movimento a defilarsi di Mertens hanno mandato in crisi le uscite della difesa avversaria, trovando tempo e spazio per puntare l’area palla al piede.

Oltre alle incongruenze che abbiamo visto nel primo pressing della Lazio, è da sottolineare anche l’enorme difficoltà dei due difensori centrali nel rompere la linea per andare a disturbare Mertens, che tendeva ad abbassarsi per giocare con i compagni. In particolar modo la partita di Acerbi è stata molto sofferta da questo punto di vista.

Acerbi in forte ritardo su Mertens in due occasioni. Nella prima viene tagliato fuori da un colpo di tacco, nella seconda addirittura da uno stacco di testa. In entrambi i casi il Napoli prosegue la sua avanzata.

Dal punto di vista del pressing, il Napoli è riuscito a disturbare le rare azioni di costruzione della Lazio con un atteggiamento compatto partendo da un baricentro medio: Mertens si orientava verso il centrale in possesso, con Cataldi che veniva invece accorciato da Zielinski; alle loro spalle Fabian Ruiz controllava Milinkovic-Savic e Lobotka Luis Alberto. In questo modo, il Napoli poteva contare su una superiorità numerica dei quattro difensori contro i tre attaccanti della Lazio, con conseguente tranquillità nel rompere la linea per accorciare sui movimenti incontro di Immobile.

Paradossalmente la Lazio ha preso il gol del 3-0 nel momento in cui stava provando a rientrare in partita, grazie a un paio di azioni consecutive che avevano portato prima a un grande tiro al volo di Luis Alberto, deviato con uno spettacolare intervento da Ospina e, sull’angolo successivo, a un colpo di testa di Acerbi che ha scheggiato la traversa. A chiudere ogni speranza della Lazio, però, ci ha pensato Mertens. Proprio con Sarri il belga si era scoperto centravanti, un calciatore in grado di dominare l’area di rigore avversaria non con la propria fisicità ma con la tecnica. Il suo secondo gol, il terzo del Napoli, è esattamente il tipo di gesto a cui ci aveva abituato e che in Serie A forse solo lui può eseguire, un modo di svolgere il ruolo di centravanti peculiare e che richiede una sensibilità tecnica di altissimo livello. Se nelle ultime due stagioni, tra infortuni e un cambio nello stile di gioco, Mertens ha perso parte della sua centralità nel Napoli, ieri sera – in una notte particolarmente carica di significati – ci ha ricordato cosa può ancora dare a una squadra che, in assenza di Osimhen, è alla ricerca di un riferimento negli ultimi 16 metri di campo.

La miglior prestazione stagionale del Napoli è coincisa con una delle peggiori della Lazio. Non si tratta però di un caso isolato: se è vero che non si incontrano tutti i giorni squadre capaci di manipolare il pressing come il Napoli, i campanelli d’allarme per Sarri iniziano a essere troppi e troppo difficili da ignorare. La Lazio in questo momento ha problemi troppo profondi nella fase difensiva, dal pressing in giù, che finiscono per intaccare anche la propria fase offensiva. I punti di distacco dalla zona Champions, intanto, sono diventati sette e Sarri deve trovare una soluzione al più presto se non vuole staccarsi definitivamente, e troppo presto, da quello che sarebbe il principale obiettivo stagionale.

Spalletti, dall’altra parte, si sta godendo un momento magico della sua squadra che non è stato intaccato né dal passo falso contro l’Inter né dalle assenze di Osimhen e Anguissa. Se uno dei principali dubbi intorno alla sua squadra, e alle sue possibilità di Scudetto, erano legati alle future assenze dovute alla Coppa d’Africa, questa prima risposta è stata positiva. Si dice che i campionati si vincono con le rose lunghe e l’apporto dei giocatori dalla panchina. Le prestazioni di Mertens e Lobotka, in questo senso, sono una piacevole sorpresa per il Napoli, che può guardare al futuro con più tranquillità.

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