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Cominciamo da un dato: era da più di sette anni che il Napoli non vinceva una partita rimontando due gol di svantaggio. Così come all’esordio contro la Lazio, anche il successo contro il Milan è arrivato in rimonta, ma in condizioni ancora più difficili: con meno di un tempo a disposizione per segnare 3 gol. In un certo senso è lo stesso Napoli dello scorso anno, quello che con Sarri ha avuto il record di punti guadagnati in rimonta: 28. Ma nemmeno con Sarri gli azzurri erano mai stati capaci di ribaltare una partita in svantaggio di due gol.
Per una squadra all’inizio di un un nuovo ciclo, e in particolare dopo i dubbi sollevati dalle brutte amichevoli estive, una vittoria come quella contro il Milan è preziosa soprattutto perché rinforza la fiducia nel nuovo progetto e dà a Carlo Ancelotti maggiore tranquillità per proseguire la sua opera di rinnovamento. Pur facendo affidamento sui giocatori della vecchia gestione (così come all’esordio con la Lazio, anche contro il Milan l’unico nuovo acquisto nella formazione titolare era il portiere, con Ospina che ha sostituito Karnezis), al loro bagaglio di conoscenze e agli strumenti accumulati negli anni con Sarri, Ancelotti ha iniziato a trasformare il gioco del Napoli, lasciando già un’impronta visibile sul ritmo e la direzione del possesso.
Come sta cambiando il Napoli
La fase offensiva azzurra non è più scandita dalle triangolazioni ravvicinate che trovano l’uomo libero dietro le linee di pressione, è più orizzontale e ricorre più spesso a giocate lunghe, sfruttando in particolare i cambi di gioco per allargare lo schieramento avversario e trovare spazi al suo interno. A centrocampo la disposizione è fluida e cambia a seconda delle necessità, con le mezzali che possono affiancarsi al nuovo regista, Hamsik, per facilitare l’uscita della palla dalla difesa o alzarsi dietro il centrocampo avversario.
In questo caso sia Zielinski che Allan sono di fianco a Hamsik, attirando la pressione delle mezzali milaniste, i terzini sono alti e spingono Insigne e Callejón dentro il campo, più vicini a Milik. Il Napoli occupa tutta l’ampiezza del campo e Albiol sceglie il passaggio largo su Hysaj.
La rotazione dei centrocampisti è già fluida e ha dotato il Napoli di uno strumento con cui cambiare sistema e rispondere alle difficoltà poste dalla partita. Gli azzurri possono schierarsi con il classico triangolo a vertice basso, con Hamsik regista, oppure scivolare in una disposizione con due interni e un trequartista, avanzando di qualche metro una mezzala: contro il Milan l’avanzamento di Zielinski in posizione di trequartista alle spalle di Milik ha contribuito a migliorare la prestazione della squadra dopo il 2-0 di Calabria.
Il nuovo schieramento ha facilitato la pressione sul mediano rossonero (prima Biglia e poi Bakayoko), un accorgimento decisivo in occasione del primo gol di Zielinski, nato proprio da un pallone tolto a Biglia. Il pressing inizia da una rimessa laterale battuta dal Milan ed è efficace per il rischio preso da Musacchio, che appoggia in avanti a Biglia nonostante la marcatura di Milik, ma il trequartista polacco è vicino e può intervenire dopo che il mediano del Milan sembrava poter proteggere la palla dopo essersi rialzato.
In chiave offensiva il cambio di sistema ha invece consentito al Napoli di sfruttare ancora meglio gli spazi ai lati del mediano, una zona di particolare debolezza per il Milan. Anche per i rossoneri si poneva il problema della marcatura del regista avversario, Hamsik, e come al solito da quando è iniziata la gestione di Gennaro Gattuso la risoluzione dipendeva dalla precisione dei meccanismi di uscita delle mezzali, che abbandonando la loro posizione aprivano spazi di fianco a Biglia.
La pressione di Bonaventura e Kessié, però, non ha mai creato problemi alla prima costruzione del Napoli, con Hamsik che è riuscito facilmente a smarcarsi per iniziare l’azione insieme ai difensori centrali e a farsi trovare come uomo libero dopo che il gioco veniva allargato sulle fasce.
Una situazione classica: Kessié esce in pressione, alle sue spalle si posiziona Zielinski. Hamsik può comunque smarcarsi facilmente e lo spazio tra la difesa e il centrocampo del Milan permette al Napoli di tornare al centro dopo essere uscito sulla fascia.
L’uscita delle mezzali doveva in teoria chiudere il gioco del Napoli sulle fasce, ma in pratica ha avuto il solo effetto di scoprire gli spazi ai lati del mediano, permettendo agli azzurri di tornare comodamente al centro dopo aver allargato il gioco, appoggiandosi a chi tra Milik e i due esterni andava a occupare le zone di fianco a Biglia.
La presenza di un trequartista ha permesso al Napoli di sfruttare stabilmente quegli spazi e va letto in questa ottica anche l’ingresso di Mertens, piazzato dietro Milik sul centro-sinistra lasciando largo Insigne. La copertura del centro del Milan, nel frattempo, non era migliorata con la sostituzione di Bakayoko per Biglia e probabilmente Ancelotti voleva puntare con maggiore decisione gli spazi alla sua destra, liberati non solo dall’uscita di Kessié ma anche dal minore frequenza con cui Suso ripiegava rispetto a Borini sulla fascia opposta.
Il gol del 3-2 nasce proprio da una ricezione di Mertens dietro Bakayoko e poi da un inserimento di Allan sul centro-destra, con il mediano ex-Monaco attirato da Diawara e i compagni alle sue spalle incapaci di chiudere la linea di passaggio e di seguire il movimento di Allan.
Cambiano le posizioni ma il Napoli occupa lo stesso tutti i corridoi verticali sulla trequarti. Mertens è più largo rispetto a Insigne e andrà a segnare spingendo in porta il cross di Allan, che vede il grande spazio tra Romagnoli e Rodríguez e si inserisce.
Gli interventi di Ancelotti sul sistema di Sarri hanno ovviamente anche dei costi. Il Napoli è sembrato vulnerabile, sia contro la Lazio che contro il Milan, quando non riusciva a interrompere la manovra avversaria col primo pressing. I meccanismi di pressione restano ottimi, ma sono meno sistematici, anche perché Hamsik si è finora dimostrato meno bravo di Jorginho ad accorciare la squadra. I tempi delle sue uscite non sono sempre perfetti e il margine di manovra concesso a chi impostava l’azione è stato il principio dei tre gol subiti finora dalla squadra di Ancelotti.
Il Napoli ha subito gol sia dalla Lazio che dal Milan con lanci da posizione centrale a scavalcare la difesa. Contro la squadra di Gattuso gli azzurri hanno sofferto in particolare i cambi di gioco verso Suso alle spalle di Mário Rui. In occasione dell’1-0 lo spagnolo ha controllato il lancio di Biglia e poi ha cambiato a sua volta il gioco verso Borini, che ha appoggiato di testa all’indietro verso Bonaventura.
Nell’azione del 2-0, invece, Suso ha servito l’assist a Calabria dopo un’altra apertura di Biglia. Lo sviluppo dei due gol è stato quasi identico, a sfruttare i limiti difensivi di Mário Rui e quelli di squadra nella copertura del lato debole e nell’assorbire gli inserimenti da dietro.
Il Milan alla ricerca della profondità
A parte i lanci di Biglia, il Milan non ha comunque mostrato grandi idee per risalire il campo. Il prolungato possesso in zone basse, uno strumento largamente sperimentato da Gattuso nelle amichevoli estive, serviva ad attirare la pressione del Napoli per poi trovare spazi alle spalle in cui verticalizzare. La cessione di Bonucci ha paradossalmente spinto i rossoneri a palleggiare con ancora più convinzione da dietro, compensando con una manovra più ragionata e orizzontale la capacità di guadagnare velocemente campo assicurata dalle verticalizzazioni di Bonucci.
In alcuni momenti il Milan sembrava però limitarsi a sfidare il pressing del Napoli, conservando il possesso ma senza avere la forza e le idee per avanzare. La squalifica di Calhanoglu ha limitato le possibilità di risalire il campo a sinistra, grazie all’imprevedibilità e agli scambi garantiti dall’intesa del turco con Bonaventura, ma anche a destra non si sono quasi mai visti i tipici meccanismi che coinvolgono Suso, Kessié e Calabria.
La presenza centrale di Higuaín ha aumentato le possibilità di aggirare il pressing avversario, non solo avanzando dalle fasce appoggiandosi agli esterni ma anche giocando passaggi diagonali verso il centravanti. L’intesa dell’argentino con i compagni è però ancora in una fase primordiale: Higuaín ha condizionato soprattutto Bonaventura, il giocatore incaricato di seguirne da vicino i movimenti occupando gli spazi liberati dal “Pipita”, come in occasione dell’1-0.
L’abbassamento del numero 9, decisivo ad esempio nello sviluppo dell’azione che ha portato al gol di Calabria, ha però reso ancora più piatta la manovra del Milan, aprendo il dibattito su come inserire le sue qualità all’interno del sistema rossonero.
I giocatori più indicati ad andare in verticale compensando i movimenti incontro di Higuaín sono Kessié e Bonaventura, più portati a inserirsi rispetto a Suso e Calhanoglu, ma entrambi contro il Napoli non hanno mai allungato la squadra sfruttando gli spazi aperti dal centravanti argentino.
Il possesso del Milan si è poi sviluppato troppo in basso per occupare efficacemente la zona di rifinitura, avvicinando giocatori a Higuaín per costruire combinazioni nei pressi dell’area e metterlo nelle condizioni di tirare spesso. Suso e Borini sono rimasti larghi per fornire una soluzione in uscita dalla difesa, con Kessié impegnato nei tipici tagli verso la fascia per dare continuità al possesso e Bonaventura portato ad allontanarsi dalla palla, occupando appunto gli spazi lasciati dal centravanti argentino.
Higuaín si abbassa oltre il centrocampo del Napoli ma il Milan non ha profondità e permette alla linea difensiva azzurra di accorciare stando vicina al centrocampo. Bonaventura fa il centravanti al posto dell’argentino ma è fermo, Suso vuole la palla sui piedi e Kessié sceglie il passaggio più semplice verso Calabria.
Higuaín è stato più volte un riferimento prezioso per raccordare la costruzione bassa con la manovra nella trequarti, grazie alla sua abilità nella protezione della palla e la pulizia delle sue aperture, e nei momenti più difficili si è anche impegnato a portare avanti da solo la squadra, conservando il possesso per i secondi necessari ai compagni per salire ad accompagnarlo. Ma ha avuto solo un’occasione per tirare in porta, su un passaggio all’indietro di Laxalt nei minuti finali dopo una bella combinazione tra l’uruguaiano e Rodríguez a sinistra, e la sua conclusione mancina è comunque finita molto lontana dalla porta di Ospina.
L'incredibile numero di palle recuperate dal Napoli.
Napoli e Milan stanno provando a conciliare i necessari cambiamenti per far evolvere il loro gioco con la continuità rispetto al passato. I partenopei partivano da una posizione privilegiata e restano davanti. Ancelotti ha attenuato i picchi di brillantezza che il Napoli raggiungeva con Sarri, sta aggiungendo nuovi strumenti esplorando soprattutto le possibilità di un possesso più paziente ed equilibrato sui due lati del campo.
Gli azzurri sembrano in grado di reagire più velocemente alle difficoltà adattandosi al contesto e hanno già assorbito la tranquillità del nuovo allenatore, senza perderla nemmeno in svantaggio di due gol in maniera immeritata, puniti dagli unici due tiri in porta del Milan fino a quel momento.
I meccanismi del pressing non sono efficienti come ai tempi di Sarri, allungando la squadra quando la prima pressione viene aggirata e mostrando la fragilità della linea difensiva se è costretta a correre verso la propria porta, ma i palloni recuperati nella metà campo avversaria sono stati comunque moltissimi (grazie anche a una grande partita di Zielinski e Allan).
L’esordio positivo contro due avversarie di livello dà ad Ancelotti la tranquillità e la fiducia necessaria a continuare il processo di trasformazione del Napoli intervenendo sugli aspetti più problematici. In molti davano il Napoli in ritardo rispetto alle altre squadre di vertice: invece dopo due partite la squadra di Ancelotti è a punteggio pieno avendo battuto la Lazio che è cambiata pochissimo rispetto a quella che lo scorso anno ha chiuso con il miglior attacco, e l’ambizioso Milan rinforzato dall’arrivo di Higuain.
La squadra di Gattuso sembra più lontana dall’equilibrio tra le diverse fasi di gioco: l’atteggiamento attendista in fase difensiva sembra indicare l’intenzione di Gattuso di dare un’anima più verticale alla squadra, che però fatica a proteggere il centro e non ha chiari meccanismi di recupero della palla.
L’inserimento di Bakayoko al posto di Biglia non ha migliorato la situazione, ha peggiorato la qualità della prima impostazione e sottratto ai rossoneri le uniche soluzioni efficaci per risalire il campo. Gattuso in conferenza stampa ha criticato il francese sottolineando le sue difficoltà a ricevere la palla con la postura corretta, un difetto grave soprattutto per il ruolo che il tecnico milanista gli ha assegnato a Napoli, da vertice basso davanti alla difesa.
L’ostinata ricerca di una costruzione pulita con un palleggio prolungato in zone basse, un rischio che è costato il primo gol di Zielinski, sembra però soffiare in direzione contraria a una maggiore verticalità, specie se mancano i meccanismi per sfruttare gli spazi che si aprono alle spalle delle linee di pressione. Alzare di diversi metri il possesso permetterebbe inoltre di utilizzare meglio le qualità del miglior giocatore della squadra, Higuaín, avvicinandolo alla porta e mettendolo quindi nelle condizioni di tirare con maggiore frequenza.
L’inserimento dei nuovi acquisti potrebbe però impoverire la qualità della costruzione, trasformando il Milan in una squadra maggiormente votata alle transizioni. Gattuso, insomma, dovrà dimostrare di essere un buon sarto per allungare una coperta che al momento sembra troppo corta.