Nel dopo-partita di Napoli - Roma l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri, suo malgrado ma fin troppo in fretta, sembra aver concesso l’onore delle armi nella corsa al campionato: «La lotta scudetto riguarda la Juventus e basta». I giallorossi, che sembravano avvitati nell’ormai consueta spirale negativa di metà stagione, hanno sorpreso gli azzurri, giocando in maniera convincente su tutti i piani di cui si compone una partita di calcio: tattico, tecnico ed emotivo.
Il piano tattico
Così come hanno fatto altre squadre in visita al San Paolo consce di non poter dominare il Napoli – in particolare Juventus e Inter – la Roma ha provato a diminuirne l’efficacia offensiva. Ha cercato cioè di ridurre l’influenza sul gioco di alcuni giocatori, per aumentare quella di altri, ritenuti meno pericolosi. Ha protetto alcune zone di campo, per costringere gli avversari su terreni dai quali era più complicato creare pericoli sostanziali.
Fin dal primo minuto la Roma, organizzata difensivamente secondo il 4-1-4-1, ha mostrato un pressing aggressivo e organizzato. Dzeko ha avuto il compito di schermare il passaggio verso il centro da parte di Koulibaly e Albiol. Alle sue spalle, Nainggolan e Strootman hanno formato due coppie naturali con le mezzali opposte, rispettivamente Zielinski e Allan. La marcatura del regista del Napoli, Jorginho, è stata curata in maniera diversa a seconda delle altezze di campo dove questa avveniva: nel terzo di campo difensivo del Napoli, quando la linea di difesa della Roma si era alzata, era De Rossi a salire su Jorginho; nel resto del campo, la mezzala sul lato forte usciva sul centrocampista italo-brasiliano e lasciava il proprio uomo alla scalata in avanti del capitano giallorosso.
Anche negli scivolamenti laterali sul giro palla del Napoli, la Roma è stata precisa nel mantenere la compattezza delle proprie linee e l’orientamento all’uomo nella zona di ciascun giocatore. Nell’immagine si notano: Cengiz Ünder, che va a stringere la sua posizione su Zielinski; Nainggolan, che scala coerentemente su Jorginho; Strootman, che esce sul portatore di palla per schermare la sua visuale verso la profondità; De Rossi e Perotti, che si dividono lo spazio tra Allan e Hysaj. Nell’occasione per Albiol è impossibile giocare sui centrocampisti ed è costretto a lanciare sul terzino sinistro, il cui controllo laborioso dà tutto il tempo alla Roma di accorciare in zona palla.
Il Napoli, soprattutto nei primi 20', è riuscito comunque a saltare il pressing avversario, e ha di fatto costretto la Roma a lunghe fasi di difesa statica. Ma i partenopei sono stati costretti dagli avversari ad appoggiarsi più spesso su Mario Rui e Hysaj, che su Zielinski, Jorginho e Allan. I due terzini hanno dovuto giocare molti più passaggi di quanto facciano abitualmente: Mario Rui ha una media in campionato di 78,8 passaggi effettuati, mentre contro la Roma ne ha giocati 98; Hysaj, sabato, ha passato la palla 72 volte, contro una media in campionato di 66. Rui e Hysaj sono stati non solo più coinvolti di quanto fossero abituati, ma anche pressati efficacemente da due ali offensive come Ünder e Perotti, bassi sulla linea dei centrocampisti e pronti a mettere pressione sui terzini. La precisione delle giocate di Rui e Hysaj è stata di 4 punti percentuali inferiore alle loro medie usuali (contro la Roma hanno avuto rispettivamente l’83% e 82% di passaggi riusciti).
I movimenti opposti di Mertens e Insigne spezzano la linea difensiva giallorossa, che non riesce a mettere Callejon in fuorigioco sul lancio di Jorginho, per una volta lasciato senza pressione. L’ala spagnola servirà successivamente Insigne, che con un movimento ad arco si libererà alle spalle dei difensori avversari, tutti orientati verso la propria porta.
Nelle fasi di difesa statica, la Roma ha lavorato in copertura del centro del campo, con la linea dei difensori bassa e stretta, quella dei centrocampisti poco distante. Il Napoli è stato costretto a lavorare sulle catene esterne e in qualche occasione è riuscito a disordinare le linee avversarie, soprattutto sui movimenti opposti di Insigne e Mertens. In tutti gli altri casi, l’assenza di Hamsik, bravo a navigare senza palla negli spazi tra le posizioni degli avversari, ha reso meno fluida la manovra e ha costretto il Napoli a forzare dei cross (21) su cui Fazio e Manolas non hanno mostrato sbavature.
A differenza della Roma, il Napoli non ha portato delle modifiche al suo consueto assetto difensivo. La squadra di Sarri non ha, ad esempio, usato l’exploit Manolas, il giocatore meno dotato tecnicamente nel pacchetto arretrato giallorosso. Molte delle squadre che hanno affrontato la Roma fin qui, hanno lasciato al greco libertà palla al piede, forzandolo a giocare molti palloni e a commettere degli errori. Il Napoli invece ha continuato ad usare il suo sistema di pressione, che prova ad orientare il palleggio avversario verso i laterali di difesa. In questo modo Florenzi e Kolarov sono stati i giocatori più coinvolti della Roma in tutta la partita, ma il pallone è spesso uscito pulito dai loro piedi o verso il centrocampo, soprattutto da sinistra; oppure è tornato all’indietro verso i piedi sicuri di Alisson (45 passaggi giocati dal portiere giallorosso). Manolas ha dovuto passare il pallone soltanto 18 volte, risultando alla fine il giocatore meno impegnato in campo.
Il piano tecnico
Il Napoli ha macinato la stessa quantità di gioco ma, passando per giocatori meno dotati, la qualità complessiva ne ha risentito. Per certi versi, è possibile vedere un riflesso di questo aspetto nella prestazione di Lorenzo Insigne, che si è quasi sentito in dovere di tentar di più, di provare a risolverla da solo. L’attaccante napoletano ha fatto 13 tiri verso la porta di Allison, 6 dei quali da da fuori area. I dribbling tentati da Insigne nel solo primo tempo sono stati 8, ma di questi uno solo è riuscito. Non è la prima volta in stagione che il Napoli forza l'inerzia del gioco attraverso la responsabilità individuale dei suoi giocatori di maggiore qualità, ma stavolta è stato più impreciso del solito.
La grandezza del pallino è proporzionale al numero di tocchi, quindi mostra che Jorginho è l’uomo che ha portato di più la palla. Lo spessore delle linee grigie rappresentano il numero di passaggi giocati o ricevuti e dicono che Mario Rui è stato l’uomo più coinvolto nella manovra offensiva.
La Roma, invece, dopo aver passato in apnea i primi 20 minuti del primo tempo, è riuscita a trovare coraggio nella brillantezza delle giocate dei suoi singoli. Già 5 minuti prima del gol del momentaneo 1-2, la Roma era riuscita a risalire due volte il campo dopo aver riconquistato palla nei pressi della propria area, una volta appoggiandosi su Dzeko e una successiva sfruttando una conduzione palla al piede di Perotti.
Il gol è arrivato su una lunga azione, durata quasi un minuto di possesso, nel quale sono stati giocati 19 passaggi. Il pallone è passato da destra a sinistra, poi di nuovo a destra, prima che Florenzi rimettesse il pallone al centro per la testa di Dzeko. Sono diversi i gesti tecnici da segnalare: la Roma attira il pressing del Napoli, girando il pallone all’indietro, salta il primo uomo in pressione, Callejon, con Fazio. Il pallone arriva a Kolarov, che serve Strootman facendo tunnel ad Allan. Il cross in controtempo di Florenzi piove giusto sulla testa di Dzeko: il calcio anticipato del romanista ruba una frazione di secondo a Rui, che era uscito dalla linea in chiusura, e ad Albiol, che non è riuscito a staccare più in alto dell’attaccante bosniaco.
Tanto per capirci, circa il livello di fiducia che la Roma ha accumulato nel corso della partita: in questa occasione, il bistrattato Manolas ha dato origine ad un’azione offensiva, calciando forte su Ünder, in un canale stretto tra ala e mezzala avversarie, pur sotto pressione.
Col vantaggio acquisito e col passare dei minuti la Roma si è come convinta di poter competere sullo stesso livello degli avversari, sulla carta favoriti. Il gol del 1-3, che ha spento l’ardore agonistico del Napoli, è arrivato ancora su un pezzo di bravura di Dzeko. Ma l’azione è iniziata nell’alveo tattico nel quale la Roma ha incanalato la partita, ovvero da un intercetto di Strootman dopo una giocata forzata da parte di Mario Rui.
Il piano emotivo
Che il Napoli sia sceso in campo demotivato dal gol al novantaquattresimo di Dybala in Lazio-Juventus, può essere un’ipotesi affascinante ma impossibile da verificare. Piuttosto la Roma ha dimostrato al Napoli di poter essere pericolosa ogni volta che ne ha avuto l’occasione. Dopo 69 secondi di gioco, Nainggolan ha trovato Perotti libero davanti a Reina, con l’argentino che ha messo alto di testa da pochi passi. Ünder ha pareggiato il gol di Insigne immediatamente, seppur aiutato dalla sorte.
Il piano della partita non si è inclinato a favore dei partenopei nemmeno quando hanno tirato su le tende nella metà campo della Roma, coi giallorossi tenuti a galla da Alisson, che ha vinto la sua sfida personale contro Insigne. La Roma ha vinto la gara volgendo a proprio favore tutti i momenti decisivi, un aspetto sottile e spesso decisivo nel calcio, che il Napoli in questa stagione era riuscito a governare e che sembrava rappresentare il suo maggiore salto di qualità rispetto al passato. Quello dei momenti è un aspetto che spesso viene erroneamente associato al caso ma che in realtà può essere sottoposta al controllo e all'allenamento, come ci ha detto Davide Nicola in una recente intervista: «per me, l’unico modo di allenare la gestione dei momenti in partita è ricrearne il contesto in allenamento con le stesse difficoltà». Quella della gestione dei momenti è un'arte che si conferma fondamentale per vincere i campionati, e che in questa giornata ha premiato più la Juventus del Napoli.