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Gioco e risultati
18 gen 2016
In una partita dai ritmi alti, ben giocata da entrambe le squadre, il Napoli ha fatto valere la propria superiore qualità tecnica. Chi ha detto che giocando bene non si vince?
(articolo)
10 min
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Secondo una logica spesso associata al calcio italiano, il risultato è il fine ultimo di un allenatore e dei suoi calciatori. Un fine talmente importante da giustificare la trascuratezza del gioco, che nei casi più gravi può condurre a una distorsione dicotomica per cui il risultato esclude il gioco, e viceversa.

Il cammino virtuoso di Napoli e Sassuolo, tra le squadre più spettacolari del nostro campionato, dimostra come invece gioco e risultato siano due facce della stessa medaglia. La sfida del San Paolo tra le due formazioni non ha tradito le attese ed è stata una delle più belle e intense della stagione.

Il Napoli primo in classifica ha dovuto fare a meno, almeno inizialmente, di Kalidou Koulibaly: la nascita del figlio ha posticipato di un’ora l’arrivo allo stadio del difensore e Sarri ha deciso di non rischiarlo dal primo minuto. Di conseguenza è stato Chiriches a disimpegnarsi nel ruolo di difensore centrale sinistro accanto ad Albiol. Per il resto spazio ai “titolarissimi”, con Reina in porta, Hysaj e il rientrante Ghoulam terzini, Allan, Jorginho e Hamsík a centrocampo e il tridente formato da Callejón, Higuaín e Insigne in avanti.

Il Sassuolo “castiga-grandi” si presentava al San Paolo da sesto in classifica, ma con una partita da recuperare: un’eventuale vittoria avrebbe permesso di agganciare la Roma. Di Francesco ha dovuto rinunciare a due difensori centrali, Terranova (infortunato) e Cannavaro, che come Berardi aveva rimediato la squalifica per somma di gialli nella vittoriosa gara di San Siro contro l’Inter. Nel solito 4-3-3 con Consigli in porta, Ariaudo ha affiancato Acerbi da centrale, con Vrsaljko a destra e Peluso a sinistra. A centrocampo, con Magnanelli regista, spazio a Missiroli (costretto da un infortunio a lasciare il campo a Pellegrini dopo appena 16 minuti) e Duncan nel ruolo di mezzali. In avanti Sansone a sinistra e Politano a destra hanno supportato il centravanti Falcinelli.

La partenza cambia il risultato, ma non il piano gara

Per il Napoli l’inizio è stato un vero e proprio shock. Su una rimessa laterale all’interno del secondo minuto di gioco, Hysaj, sotto pressione, ha lanciato il pallone nel vuoto. Magnanelli ha recuperato palla e il Sassuolo ha operato due verticalizzazioni consecutive. Sulla seconda lo stesso Hysaj ha intercettato il pallone, ma poi non è riuscito a controllarlo, consentendo a Sansone di riconquistare il possesso e attaccare l’area palla al piede. A quel punto Albiol è intervenuto malamente sull’esterno neroverde causando il rigore poi trasformato da Falcinelli.

Il vantaggio immediato degli ospiti non ha però inciso in maniera determinante sulle strategie dei due allenatori. Entrambe le squadre hanno mantenuto le linee corte e compatte, con la difesa alta sul campo (il Napoli ha chiuso con un’altezza media nel fuorigioco di 28.6 m, quella del Sassuolo è stata addirittura di 29.4 m), cercando di congestionare gli spazi e pressando con insistenza.

Il livello di compattezza orizzontale e verticale di entrambe le squadra è stato per larghi tratti del match notevole. In questa situazione sia il Napoli, in possesso, che il Sassuolo, sono raccolti in non più di 10-12 metri.

Il Sassuolo ha operato un pressing impressionante per intensità e organizzazione, che ha messo in difficoltà anche una squadra tecnica come il Napoli. I passaggi in laterale, in particolare dal centrale di difesa al terzino, hanno rappresentato uno degli inneschi più riconoscibili del pressing degli uomini di Di Francesco.

Chiriches smista il pallone su Ghoulam: è l’innesco del pressing del Sassuolo. Politano si porta subito sul terzino del Napoli e rende complicato l’appoggio su Jorginho, su cui si sta portando anche Missiroli, mentre Falcinelli si colloca in una posizione che gli permette contemporaneamente di schermare Albiol e contrastare Chiriches. Ghoulam è costretto a ritornare su Chiriches, che è immediatamente pressato da Falcinelli e a sua volta deve retrocedere ulteriormente giocando il pallone su Reina.

Quando il Sassuolo non riusciva a intrappolare gli azzurri lungo le corsie si riorganizzava con un 4-1-4-1: con Magnanelli a difendere lo spazio tra le linee, le due mezzali si stringevano al centro del campo, mentre gli esterni d’attacco si abbassavano sulla stessa linea dei centrocampisti. Quasi sugli interni del campo, in modo da poter sia orientarsi verso il centro per dare manforte ai centrocampisti, che verso le corsie, oltre che compattare lo schieramento. Rispetto a diverse squadre che recentemente hanno affrontato il Napoli marcando a uomo i suoi centrocampisti, il Sassuolo ha mantenuto la zona.

Lo schieramento del Sassuolo in fase di non possesso. Un 4-1-4-1 con le linee molto vicine tra loro sia orizzontalmente che verticalmente.

Anche quando si riorganizzava in formazione il Sassuolo non rimaneva passivo ad attendere l’errore del Napoli, ma poneva sempre pressione sul portatore di palla. Pressione che diventava massima quando il pallone veniva giocato all’indietro, in modo da garantire perlomeno un’immediata copertura del pallone e consentire alla difesa di alzarsi, evitando di farsi schiacciare durante le fasi prolungate di possesso palla di un Napoli in cerca del pareggio.

In questa situazione Albiol non solo riceve un retropassaggio da Insigne, ma per controllare la sfera deve persino dare le spalle alla porta: scenario perfetto per innescare nuovamente il pressing del Sassuolo, che pur non riuscendo a recuperare il pallone giocato dal difensore al suo portiere, riguadagna considerevolmente campo.

Asse sinistro

Quando il Napoli riusciva a superare la prima linea di pressing, trovava anche molto spazio da attaccare, specie quando costruiva su un lato invitando il pressing, anche con Reina, e poi cambiava gioco palloni con un pallone in verticale a tagliare le linee (ben 259 verticalizzazioni, contro le 174 del Sassuolo).

Quando il Napoli superava il pressing del Sassuolo aveva anche molto campo da attaccare, come in questo caso, in cui Hamsík ha invitato il pressing di tutti i centrocampisti centrali degli ospiti, per poi cambiare gioco su Insigne. Con i due difensori contro Higuaín, anche Vrsaljko è costretto a scappare all’indietro: se fosse dribblato da Insigne lascerebbe i suoi in una situazione di 2 contro 2.

Ma il pressing è un fondamentale in cui eccelle anche il Napoli. Considerata l’inferiore qualità dei sassolesi e il fatto che i padroni di casa impiegavano anche più uomini rispetto agli ospiti, non sorprende il fatto che il pressing del Napoli sia risultato anche più efficace, rendendo sempre problematica la costruzione bassa degli avversari. Se il Sassuolo impiegava il pressing per recuperare soprattutto campo, l’obiettivo del Napoli era quello di recuperare il pallone. Sensazione confermata anche dall’altezza media di recupero palla: 41.6 m per i padroni di casa, 29.2 m per gli ospiti.

I giocatori partenopei portano pressione sull’uscita del Sassuolo in notevole superiorità numerica. Ariaudo, senza opzioni e costretto lungo la fascia è costretto ad alzare un campanile regalando il possesso. Il pressing della squadra di Sarri si è dimostrato ancora una volta implacabile.

La fase offensiva del Napoli si è rivelata selettivamente asimmetrica, con un notevole sbilanciamento verso la fascia sinistra del campo. Durante tutto il corso della stagione, gli azzurri hanno palesato una predilezione per la zona di influenza di Ghoulam, Hamsík e Insigne nello sviluppo delle loro azioni d’attacco, ma contro il Sassuolo ben il 45% delle offensive dei partenopei si sono sviluppate sulla sinistra. Probabilmente Sarri aveva identificato in quel lato del campo un punto debole del Sassuolo, vista la frequenza con cui Vrsaljko si sganciava in avanti e la presenza di Ariaudo, non esattamente una prima scelta nelle gerarchie di Di Francesco.

Normalmente, quando il Napoli attacca, uno dei due terzini accompagna la manovra mentre l’altro rimane basso e si stringe vicino ai centrali. Visto lo sbilanciamento verso la fascia sinistra, per larghi tratti della partita Hysaj ha di fatto agito da terzo centrale con Albiol e il mancino Chiriches, con Ghoulam stabilmente in linea con i centrocampisti, se non più avanzato.

Il Napoli attacca praticamente sempre lungo la sinistra, con Ghoulam particolarmente coinvolto negli sviluppi offensivi. Hysaj rimane invece in copertura, formando una difesa a tre con Albiol e Chiriches. In queste occasioni il modulo del Napoli assume la forma di un 3-5-2 notevolmente asimmetrico.

Anche Callejón, schierato come ala destra, ha praticamente abbandonato fin da subito il suo ruolo nominale, agendo di fatto da partner offensivo di Higuaín. Spesso si spingeva anche più vicino a Hamsík e Insigne, creando superiorità posizionale, ponendosi alle spalle della linea di centrocampo del Sassuolo, e numerica, con Magnanelli che si trovava frequentemente isolato e costretto a fronteggiare un due contro uno.

Callejón ha svariato su tutto il fronte, spostandosi spesso più vicino al centro del campo e alla fascia sinistra. Questi suoi movimenti hanno permesso al Napoli di sfruttare la conseguente superiorità creata, approfittando delle situazioni in cui il Sassuolo lasciava troppo spazio alle spalle della linea di centrocampo.

La decisione strategica dell’allenatore napoletano si è rivelata decisiva: i primi due gol del Napoli hanno avuto origine proprio da un cross dalla sinistra, con Ghoulam, Hamsík e Insigne protagonisti nello sviluppo dell’azione. Callejón, al primo gol in campionato, ha firmato l’1-1 su cross di Insigne, approfittando di un’amnesia dei difensori neroverdi, che si sono preoccupati solo di Higuaín. Lo stesso "Pipita" ha poi marcato il gol del vantaggio su cross di Hamsík, dopo essersi liberato della marcatura con una finta eccezionale.

Gap qualitativo

Così come il Napoli aveva eletto la fascia sinistra come la preferita per lo sviluppo dell'azione, anche il Sassuolo prediligeva attaccare sullo stesso lato di campo, per sfruttare le costanti sovrapposizioni di Vrsaljko. Il 40% delle azioni d’attacco degli ospiti hanno avuto sviluppo sulla fascia destra, ma anche la fascia sinistra è stata alquanto battuta.

Vrsaljko è stato molto presente in fase offensiva. In questo caso sfrutta l’uno-due con Pellegrini e arriva al cross.

Gli uomini di Di Francesco cercavano subito Falcinelli per far salire la squadra, oppure un’immediata palla verticale sui due esterni Sansone e Politano (poi sostituito da Floro Flores, a sua volta costretto a uscire per Defrel). I due sono giocatori molto diretti e, appena potevano, attaccavano in dribbling la difesa azzurra. Le offensive del Sassuolo però non hanno dato i loro frutti, adeccezione di qualche conclusione dalla distanza. Il Napoli ha rischiato soprattutto quando sull’uscita di uno degli interni in pressing, Jorginho andava a coprire il compagno riformando la linea a 4, ma concedendo spazio tra centrocampo e difesa.

Allan è uscito in pressing e Jorginho ricompone la linea a quattro. Ma Duncan coglie l’occasione per verticalizzare su Sansone con ben tre giocatori neroverdi tra le linee.

Nel secondo tempo il Napoli si è prodotto in un’organizzata difesa del risultato, affidandosi a un'altra arma in cui eccelle: il contropiede (il Napoli è la squadra di A che ha costruito più tiri sia da possessi consolidati che da azioni di contropiede). E al 93.esimo, con gli ospiti che rientravano sempre meno, è arrivato anche il gol del 3-1, il ventesimo in venti partite di Gonzalo Higuaín, che ha definitivamente chiuso la partita.

Contro il Sassuolo, il Napoli si è prodotto in un’altra grande prestazione e ha mantenuto la testa della classifica. Il potenziale offensivo degli azzurri sembra quasi illimitato e il San Paolo è ormai un vero e proprio fortino. Scalzarli dalla prima posizione non sarà affatto facile nemmeno per la Juventus delle dieci vittorie consecutive. Il Sassuolo ha mantenuto la sua identità anche contro i partenopei, ma il gap qualitativo ha fatto la differenza.

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