Allora, com’è andata la UEFA Nations League?
https://twitter.com/UEFAEURO/status/1064652180127404033
Se capire il senso profondo della Nations League è ancora arduo - perché esiste veramente? Perché i giocatori e gli allenatori sembrano prenderla sul serio? - capirne i risultati finali si è dimostrato meno complicato del previsto. Ecco quindi un recap, punto per punto, in cui si ricostruisce cosa è accaduto finora e cosa accadrà nel prossimo futuro della Nations League:
- Le 4 vincitrici dei 4 gironi della Lega A (Olanda, Svizzera, Portogallo e Inghilterra) si sfideranno in una delicata fase finale che si terrà in Portogallo dal 5 al 9 giugno 2019 con un sistema di semifinali e finale.
- La vincitrice porterà a casa un trofeo in argento alto 71 centimetri e un montepremi di 7,5 milioni di Euro.
- Oltre a competere per la vittoria della prima UEFA Nations League, le quattro vincitrici dei gironi della Lega A si sono assicurati un posto nei gironi da cinque (e non in quelli da sei) delle qualificazioni agli Europei.
- Le prime classificate dei gironi delle Leghe B, C e D vengono automaticamente promosse alla Lega superiore. Svezia, Ucraina, Bosnia e Danimarca saranno le nuove accolte in quella A.
- Alle seconde classificate di tutti i gironi di tutta la Nations League, non succede praticamente niente. Senza stare qui ad elencarle tutte, c’è anche l’Italia, hanno tutte mantenuto il loro status quo e rimarranno nella lega di appartenenza anche nella prossima edizione, che si terrà nel 2020/21.
- Le ultime classificate dei gironi appartenenti alle Leghe A, B e C retrocedono. Quelle della D no, in quanto non possono scendere oltre. Scendono in B Croazia, Germania, Islanda e Polonia.
- Caso a parte è Cipro, che scende in C da peggiore terza, posizione ottenuta attraverso calcoli piuttosto complicati.
Ora rispondiamo alla domanda che tutti si stanno facendo: Il torneo è collegato alle qualificazioni per UEFA EURO 2020? Sì, nel senso che le prime classificate di ogni girone e di ogni Lega si affronteranno in un play-off (in programma nel marzo del 2020) per determinare quattro vincitrici. Queste si aggiudicheranno i quattro posti ancora a disposizione per l'europeo del 2020.
Se una delle squadre che ha diritto a partecipare ai playoff si è già qualificata all’Europeo (tramite le qualificazioni), il suo posto verrà preso dalla squadra col ranking maggiore all'interno della Lega di appartenenza (se anche queste fossero già qualificate si procederebbe con la lega successiva, tenendo conto sempre del ranking complessivo).
Influisce solo in questo modo? No: le classifiche della Nations League influiranno anche le teste di serie delle future qualificazioni europee, per fare un esempio concreto, la Germania - retrocessa - sarà per la prima volta nella storia in secondo fascia.
Tutto chiaro, no?
Il Qatar è una nazionale più forte del Belgio?
https://twitter.com/RobHarris/status/1062803865425321986
Procede spedita la costruzione della malvagia nazionale del Qatar, che nel 2022 sarà impegnata ad ospitare i Mondiali. Le sconfitte contro Uzbekistan, Liechtenstein e - addirittura - Curacao sono un lontano ricordo: nell’ultimo giro di amichevoli il Qatar ha pareggiato 2-2 contro un'Islanda sempre più in crisi, ma soprattutto ha ottenuto forse la vittoria più prestigiosa della sua storia, un 1-0 ai danni della Svizzera grazie ad un gol di Akram Afif, ala sinistra del Al Sadd Sports Club.
Considerando che pochi giorni dopo la Svizzera (ottava nel ranking FIFA) ha battuto per 5-2 il Belgio (primo nel ranking), possiamo affermare che il Qatar (96esimo) è una squadra migliore del Belgio e che magari ai Mondiali in casa sarà lei la squadra hipster da tifare?
Ecco alcune prove:
-il Qatar ha battuto la Svizzera, il Belgio no;
-il Qatar parteciperà alla Copa America del 2019, il Belgio no;
-il Qatar ha vinto per tre volte la Coppa Nazioni del Golfo, il Belgio non ha mai vinto coppe di nessun tipo (solo una medaglia alle Olimpiadi del 1920);
-il Qatar non ha mai perso una partita dei Mondiali, il Belgio 22.
Ultima di Rooney in nazionale :(
https://twitter.com/WayneRooney/status/1063195065688965120
Wayne Rooney ha disputato contro gli Stati Uniti la sua ultima partita con la maglia della nazionale inglese, ad oltre 15 anni di distanza dalla prima e a due dalla penultima. Entrato nel corso del minuto 58, Rooney ha collezionato così la sua presenza numero 120 (secondo miglior inglese di sempre dietro a Peter Shilton).
Nella mezz’ora in cui è stato in campo, Rooney ha visto Callum Wilson segnare davanti a lui il primo gol in nazionale senza però riuscire a ritoccare il suo di score. Non che sia un dramma: con 53 gol è il miglior marcatore nella storia dei Tre Leoni. Una storia d’amore iniziata non ancora maggiorenne e che l’amichevole contro gli Stati Uniti ha celebrato.
«È andata come immaginavo, davvero» ha detto Rooney alla fine della partita piuttosto emozionato prima di tornare negli spogliatoi e rilasciare il suo ultimo discorso da capitano dell’Inghilterra.
E anche l’ultima di Tim Cahill con l’Australia :(
Anche Tim Cahill ha dato l’addio ai Socceroos, dopo 15 anni, 4 coppe del Mondo, 5 gol ai Mondiali, 108 partite e 50 reti complessive. Oltre a una carriera sprimacciata e spremuta fino all’ultima goccia pur di farsi trovare pronto all’ultimo appuntamento importante dell’Australia, i Mondiali di Russia dell’estate scorsa.
Sarebbe dovuto succedere, prima o poi: certo, per la sua ultima partita ci si sarebbe potuti aspettare un po’ più di spettatori, un po’ più di gratitudine, e anche un discorso meno banale, più adatto alla mitologia della sua figura. Forse Cahill non ha mai cercato il video dell’addio di Totti su YouTube.
https://twitter.com/Tim_Cahill/status/1064991327690129409
Eppure una lacrimuccia ce l’hai strappata lo stesso. Ciao Timmie :’(
Proviamo a capire la Svizzera attraverso 4 suoi tifosi
di Emanuele Atturo
Gli svizzeri sono un popolo misterioso. Sono famosi per cose buffe come gli orologi a cucù, Guglielmo Tell, la puntualità; per cose belle come la cioccolata o Federer; ma anche per cose oggettivamente brutte come l’evasione fiscale e il razzismo. Ora guardiamo alcune immagini tratte dalla partita di calcio tra la Svizzera e la Svezia per capire qualcosa in più sul popolo svizzero: uno strano ibrido culturale al centro della nostra bella Europa.
1. Gli svizzeri indossano vestiti buffi con grande solennità
Guardatelo, questo banchiere di Berna vestito di tutto punto col suo completo ricoperto di croci greche. Come? Non sapevate che quella al centro della bandiera svizzera si chiama “Croce greca”? È proprio così: dovete considerare che gli svizzeri fino al XIX secolo non avevano una loro bandiera e quando si recavano in battaglia i soldati indossavano le effige del loro cantone. Tuttavia portavano addosso anche questa specie di croce per distinguersi dagli altri. Altra cosa importante: la bandiera svizzera è, insieme a quella di Città del Vaticano, l’unica bandiera quadrata.
2. Gli svizzeri esultano in modo un po’ nervoso
https://www.giphy.com/gifs/2w7c6yGuIhT20OGinA
Guardate quell’uomo col cappotto rosso come esulta in modo strano. Non sembra esserci una gioia pura e luminosa ma uno scoppio nervoso, come se si fosse rotto qualcosa dentro quest’uomo.
3. Gli svizzeri indossano i vestiti dell’azienda in cui probabilmente lavorano
https://www.giphy.com/gifs/2SYqz3ASObXS7J7iL1
Questo signore a sinistra ad esempio indossa il cappotto della KFV, un’importante azienda di serrature.
Intermezzo: esiste un fan club belga dedicato a Yann Sommer
4. Roberto Burioni tifa Svizzera
Ebbene sì.
Finalmente sappiamo qual è la peggiore squadra d’Europa
https://twitter.com/OptaJoe/status/1065199350849200130
Una cosa ottima della Nations League è che finalmente possiamo ufficialmente dire qual è la squadra peggiore d’Europa.
Questa volta è San Marino, con 0 punti nella lega D con 0 gol fatti e 16 subiti.
La Nations League come vetrina
https://twitter.com/Ditvi_Na/status/1064590631073386496
Giorgi Chakvetadze è la stella della Georgia regina della Lega D e per lui la Nations League è stata una benedizione: è apparso sui radar da subito, in quanto autore del primo gol della Nations League, e nonostante i 19 anni è sembrato di un altro livello, anche se contro avversari non sempre di primo piano. I 4 gol e i 3 assist l’hanno messo sulle mappe del calcio, come le sue prestazioni con il Gent in Belgio non hanno ancora fatto.
A vederlo dal vivo contro Andorra c’era uno scout del Barcellona e negli ultimi giorni è stato accostato anche ad altre grandi squadre come Bayern, Roma e Tottenham. Lui ha ripagato l’attenzione segnando anche contro il Kazakistan, per permettere alla Georgia di essere promossa da imbattuta alla Lega C.
Patrick Schick lo ha fatto ancora
https://twitter.com/omararsu/status/1064662371573145600
Siamo arrivati al terzo pezzo di commento alla pausa delle Nazionali in cui ci troviamo costretti a riflettere sulla totale mancanza di gusto da parte di Patrick Schick, che con la maglia della Cechia fa sempre qualcosa di migliore rispetto a quanto fatto con quella della Roma. Magari qualcosa di leggermente migliore, ma comunque migliore. In questo caso, dopo aver segnato da 0 centimetri contro la Sampdoria, in Nazionale si permette addirittura di scavalcare il portiere con due tocchi, un delicato pallonetto al volo, come solo una persona sicura di sé potrebbe fare. Schick ha avuto anche l’ardire di commentare dicendo che è stato uno dei gol più belli della sua carriera e che questo gol potrebbe “aiutarlo”, alimentando la narrativa del ragazzo in difficoltà psicologica a cui è impossibile credere ancora. Ormai è evidente che se le sue prestazioni in Serie A non sono convincenti è semplicemente per una sua libera scelta. Non c’è altra spiegazione.
Il Derby di Irlanda
di Francesco Lisanti
Il confine tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord è stato al centro del dibattito politico locale e internazionale negli ultimi due anni, in attesa di capire cosa ne sarebbe stato dopo Brexit. Proprio mentre filtravano le prime indiscrezioni sull’accordo raggiunto, rivelatosi più morbido del previsto in materia doganale, e le notizie di dimissioni dei componenti del Brexit Cabinet seguivano a cascata, le due squadre si sono ritrovate l’una di fronte all’altra a distanza di sette anni dall’ultimo confronto, quando sulla panchina degli irlandesi sedeva Trapattoni (che vinse 5-0).
Oggi come allora, la vigilia è stata occupata dall’eterno conflitto sul reclutamento dei giocatori idonei a giocare per entrambe le squadre, che per ragioni familiari sono molti, all’interno dell’isola. L’O’Neill che allena l’Irlanda del Nord (Michael, cattolico) accusa l’O’Neill che allena la Repubblica d’Irlanda (Martin, protestante) di contattare tutti i giocatori cattolici, a un’età in cui non sono in grado di prendere una simile decisione. L’altro O’Neill risponde che è più corretto convincere i minorenni che i calciatori già professionisti, come ha fatto lui con Alex Bruce.
Alla fine della partita, come ha scritto Roy Curtis sull’Independent, le polemiche sono state spente dalla noia e l’unico hard border visto in campo era quello che separava l’Irlanda dal più elementare grado di immaginazione. Per larghi tratti, le formazioni irlandesi hanno espresso un calcio rudimentale che sembrava uscito dai filmati in technicolor di account satirici come Crap 90s Football. Colpi di testa che rimbalzano da una metà campo all’altra, la palla che rimane sospesa in aria per manciate di secondi che sembrano minuti interminabili, contrasti che coinvolgono quattro, cinque giocatori contemporaneamente, e si risolvono in rimessa laterale.
L’unico confine che separa questi frangenti convulsi dal calcio degli anni Novanta è l’alta definizione
O’Neill ha sperimentato una difesa a tre che sembrava strappata al playbook di Ventura. Qui un grande classico: il terzo di difesa che sale a crossare, colpisce male e si fa trovare fuori posizione sulla transizione
È stata una serata difficile per Leehan: qui inciampa sul pallone e manda in porta Jones
Il Derby d’Irlanda è servito soprattutto a ricordarci che non tutti gli zero a zero si somigliano, e a lasciarci apprezzare con maggiore convinzione quelli particolarmente tattici, o in qualche modo spettacolari. In compenso, tutte le statistiche delle partite dell’Irlanda si somigliano. Gli avversari tendono a dominare il possesso palla (58%) e a registrare un numero spropositato di cross (19) e tiri da fuori area (6), a cui gli irlandesi rispondono con un numero spropositato di disimpegni e duelli aerei vinti in area di rigore. Il migliore in campo è stato il portiere Mike Randolph, che ha regalato a un pubblico annoiato i due migliori gesti tecnici della partita, respingendo con due parate spettacolari le conclusioni di Whyte e Jones.
È il momento più difficile della storia recente della nazionale irlandese. Il cambio generazionale fatica a intravedersi, le idee continuano a mancare, e di conseguenza anche i risultati: una sola vittoria nelle ultime undici partite, distante ormai più di un anno fa. Sembra lontanissimo il 2016, quando la formazione di O’Neill riuscì a superare il girone degli Europei e a mettere in difficoltà la Francia padrona di casa. Adesso l’opinione pubblica reclama con diffuso consenso l’affidamento della panchina nelle mani di Stephen Kenny, che nella piccola realtà di Dundalk è riuscito a proporre un calcio offensivo e a vincere 4 degli ultimi 5 campionati.
A proposito di Pallone d’Oro: ma Eden Hazard?
https://twitter.com/CazzaEdition/status/1063178285260136448?s=19
In questa settimana si è parlato molto di Ballon d’Or ed è persino uscita la shortlist con i tre possibili vincitori: Modric, Varane e Mbappé. Certo fa specie vedere escluso il giocatore francese con più influenza sul gioco della squadra campione del mondo, Griezmann, o il solito CR7 reduce da un’altra grande stagione (così come Messi, almeno a livello individuale), o ancora Salah, uno dei giocatori più sorprendenti della passata stagione. Ma inizia ad essere imbarazzante che non si parli mai di Eden Hazard, dopo un Mondiale in cui è stato forse il giocatore più dominante individualmente. In pochissimi hanno il suo controllo, quasi nessuno la sua progressione palla al piede. Chiedetevi adesso quanti giocatori, tra quelli che fanno del dribbling il proprio forte, hanno la sua stessa intelligenza e tempismo. Nel caso di questa palla servita contro l’Islanda, Hazard non solo stordisce il suo marcatore con finte e controfinte, ma vede anche il giocatore più lontano in assoluto, Meunier, e lo serve al momento giusto con una palla che sembra un pacco consegnato da un corriere di Amazon, mentre la difesa islandese sta ancora in fila alla Posta.
Forse Enis Bardhi odia gli anziani
https://twitter.com/Im_Pubs/status/1064629600850976774
Con il pennello che ha al posto del piede, Bardhi ha disegnato contro Gibilterra quello che può essere considerato il gol più bello di questa pausa delle Nazionali. Nell’azione del gol però ha fatto anche una cosa molto brutta. Voglio dire Lee Casciaro è un onesto attaccante di 37 anni e non si meritava assolutamente di essere mandato a rotolare a terra in questo modo davanti a tutti i suoi amici e parenti solo perché ha deciso di andare a cercare il pallone con un contrasto invece di tenere la posizione. Bardhi avrebbe potuto schivarlo senza umiliarlo e invece la finta è fatta proprio per mandarlo fuori equilibrio e farlo rotolare a terra. Dato che si vede bene come Bardhi ci pensa prima di fare la finta per mandare giù l’avversario, l’unica risposta è che la scelta di umiliarlo sia venuta alla vista del fisico abbondante e dai capelli brizzolati. Forse Bardhi non è una persona cattiva, però il sospetto che odi gli anziani ora ce l’abbiamo.
Lingard alla Del Piero
https://twitter.com/amadoit__/status/1063166948882739201?s=19
Nell’amichevole organizzata per festeggiare Wayne Rooney, la scena è stata rubata dalla nuova generazione del calcio inglese: un gol per Trent Alexander-Arnold e questo - bellissimo - di Jesse Lingard.
Lingard potrebbe essere davvero “un nuovo Rooney” per questa Inghilterra? Difficile, finora ha segnato 4 gol in 22 presenze, e alle sue spalle una batteria di giovani giocatori offensivi è pronta a contendergli il posto. Ecco però quello che sappiamo su di lui:
- Lingard ama indossare tutte della sua marca, Jlingz, tipo in questa foto.
- Non ama leggere, Rashford ha provato a spingergli dei libri di psicologia, ma non ricorda i titoli.
- In questo momento sta guardando la seconda stagione di “Making a Murderer” su Netflix.
- Su Youtube guarda i video di Ronaldinho e Iniesta.
Jedvaj ha addirittura segnato 2 gol
di Emanuele Atturo
https://twitter.com/FDismantled/status/1063445849001394177
Eravamo quasi sicuri che Tin Jedvaj non facesse più il calciatore nella vita, invece è rispuntato fuori un uggioso mercoledì di metà novembre per segnare due gol alla Spagna. Una strana doppietta, calcolando che Jedvaj gioca in difesa e non è neanche considerabile un terzino particolarmente offensivo. Jevaj ha segnato il primo gol di testa, spuntando sul secondo palo su un cross di Modric dopo una sua azione particolarmente elaborata. Un bel gol. Il secondo è più emotivo ed è un tap-in che segue a una lunga e paziente azione d’assedio della Croazia. Jedvaj sbuca dietro Sergio Ramos sul secondo palo e segna il gol vittoria, da qualcuno riadattato con la musica del Titanic.
Jedvaj ha dedicato la doppietta alle sue due mogli (scherzo, una è la sorella) e ha fatto parlare di sé di nuovo anche in Italia, il paese che lo avevo accolto nel 2013 ad appena 18 anni. In quel momento Jedvaj era uno dei giovani difensori più ambiti del calcio europeo: era soprannominato “Il Maldini croato”, per qualcuno era “Il nuovo Baresi” ed era cercato sul mercato da squadre come Milan, Arsenal e Tottenham. Alla fine è stata la Roma a comprare il suo cartellino per una cifra che in quel momento - e a dire la verità anche dopo - è sembrata assurda: 5 milioni di euro.
Sabatini ha provato a replicare l’operazione Marquinhos: prendere un giocatore semi-sconosciuto con pochissime presenze fra i professionisti. Jedvaj aveva i brufoli e una frangia frangia bionda che lo faceva sembrare il membro evil degli One Direction. La prima sera a Roma è uscito subito a Ponte Milvio per tastare la compatibilità culturale tra Zagabria e Roma Nord. Arrivato in Italia disse di preferire i difensori spagnoli o brasiliani, per la loro capacità di interpretare le due fasi e rassicurò di non avere fretta: «Sto studiando per diventare campione, senza fretta. Intanto faccio scuola guida». Giocherà appena due partite, lasciando l’idea di un giocatore completamente pazzo. Alcuni aneddoti su di lui galleggiano un po’ nella zona d’ombra fra realtà e leggenda: si dice che uscisse troppo la sera, che non avesse nessun senso dell’autorità, che un giorno in partitella si è permesso di fare un tunnel a Totti bruciandosi completamente la considerazione a Trigoria. In compenso la sua amicizia con Ljajic e Pjanic è sembrata il simbolo della pacificazione dei Balcani.
Passato al Bayer Leverkusen, Jedvaj sembrava aver trovato la propria dimensione ma dopo un paio di buone stagioni è finito di nuovo ai margini della squadra. Pare che a gennaio dello scorso anno fosse stato proposto al Benevento, sarebbe stato un altro incredibile colpo di quel magico mercato di gennaio. La doppietta alla Spagna sarà ricordato come il momento più alto della carriera di Tin Jedvaj?
L'Olanda è campione del mondo non ufficiale
di Daniele Manusia
Se nel calcio funzionasse come nelle arti marziali e il campione in carica dovesse difendere la cintura contro lo sfidante di turno, avremmo una nuova nazionale campione del mondo: l’Olanda, che ha battuto la Francia (2-0) e che poi ha difeso il titolo (a quanto pare per qualcuno funziona così e si chiama Unofficial Football World Championship) pareggiando all’ultimo con la Germania (2-2). Forse però la vera notizia è che l’Olanda di Ronald Koeman è davvero risuscitata, o quanto meno ha riaperto gli occhi. Non è una questione solo di risultati, piuttosto di un’armonia che sembrava persa.
Koeman è arrivato a un momento delicato, dopo molti esperimenti tattici falliti (basta ricordare che a giugno, contro l’Italia, l’Olanda giocava con la difesa a 5). L'allenatore è tornato proprio al modulo più olandese di tutti: il 4-3-3 - seppur atipico, con il triangolo di centrocampo che ruota portando Frenkie De Jong e De Roon a formare una coppia di centrocampo e Georginio Wijnaldum più avanzato sul centro-sinistra. La scelta di Koeman è funzionale alle caratteristiche dei giocatori a disposizione e all’equilibrio complessivo. Il cervello di De Jong si completa con i polmoni di De Roon; i movimenti di Ryan Babel sull’esterno sinistra compensano quelli di Memphis Depay, che dal centro dell’attacco ma con grandissima libertà di svariare e venire incontro, e Daley Blind che dalla posizione di terzino può salire lungo la linea o venire dentro al campo. E in precedenza Koeman ha sfruttato anche la connessione sulla fascia destra tra Durmfries e Bergwijn, compagni nel PSV, e insomma ci sta attento a queste cose.
Ovviamente molto passa dall’esplosione di due giocatori fuori dal comune che con Koeman hanno iniziato a rendere anche in Nazionale. De Ligt, che adesso forma con Van Dijk una delle coppie di centrali difensive nazionali più forti nell’uno contro uno (e chissà che ne sarà di De Vrij quando tornerà disponibile), ma l’influenza più grande su questa squadra - se si tolgono gli slanci di Depay e l’esplosività di Babel - è quella di Frenkie De Jong.
https://twitter.com/ChampionsLeague/status/1064537570632179713
Tra tutte le qualità a disposizione del giovane ajacide, Koeman ha sottolineato il “coraggio”: il palleggio intelligente di De Jong è fondamentale, più che per conservare il possesso, per far avanzare la squadra lungo il campo e dare verticalità al gioco. Non ha niente di unico, non ha né il fisico né la tecnica per essere tra i migliori in assoluto, ma il suo desiderio di giocare sempre guardando in avanti e la scioltezza con cui risolve problemi complessi lo rendono forse il giovane centrocampista più entusiasmante in Europa (qui se volete c’è un lungo pezzo dedicato a lui).
De Jong ha giocato una partita pazzesca contro la Francia e l’impressione è che la riuscita dell’Olanda sul medio periodo dipenda soprattutto dalla sua capacità di restare ad alto livello e, anzi, di aumentare la propria sintonia con i compagni di squadra.
L’Olanda ha avuto anche fortuna contro la Germania ed è tutto tranne che una macchina perfetta, ma sta mostrando di avere le idee sempre più chiare e la solidità per superare momenti difficili, per lasciare anche la palla ai suoi avversari senza andare in crisi. Probabilmente Koeman dovrà cambiare ancora molto prima del prossimo europeo, ma già alle final four di questa Nations League dovrà confermare il suo status di nuova squadra sorpresa.
E dovrà anche difendere il titolo UFWC, per quel che vale.
Il gesto più dolce della pausa internazionale: Virgil Van Djik consola un arbitro
https://twitter.com/elmauhernandez/status/1064913933998399490
A dieci minuti dalla fine della partita con la Germania l’Olanda perdeva 2-0. Ha accorciato le distanze Quincy Promes con un tiro da fuori dopo un’azione un po’ confusa, poi è stato Koeman ad aumentare il livello di entropia dando ai giocatori olandesi un bigliettino con la nuova formazione da adottare negli ultimi minuti, in cui Virgil Van Dijk doveva giocare da punta. La mossa ha funzionato, Van Dijk ha segnato il gol del pareggio e l’Olanda si può godere un momento di serenità dopo aver saltato l’ultimo Europeo e l’ultimo Mondiale.
Virgil Van Dijk, ormai lontano dalle polemiche sul costo del suo cartellino, è un giocatore talmente realizzato e nel pieno delle proprie capacità psico-fisiche che a fine partita ha trovato anche le risorse mentali per consolare uno degli arbitri che, commosso, gli ha detto all’orecchio di aver perso la madre. L’arbitro lo aveva saputo a fine primo tempo, ma aveva finito la partita. Van Dijk non si è limitato ad ascoltare, ma lo ha accarezzato e ha provato a dirgli qualcosa che gli fosse d’aiuto.
È senza dubbio il gesto più tenero di questa settimana e ci ricorda due cose: 1) non esiste successo senza generosità, 2) il calcio è uno sport di esseri umani con delle vite e dei sentimenti.
Videoarte: De Ligt su Mbappé
https://twitter.com/santiovalle/status/1063562716403646469
Le cose che ci dice questo video:
- De Ligt è già oggi, a meno di 20 anni, uno dei migliori difensori al mondo nell’uno contro uno.
- Il mestiere del difensore è fatto di piccoli dettagli.
- Bisognerebbe avere TUTTI i replay in slow motion.
A questa velocità possiamo apprezzare quante piccole cose ha dovuto curare De Ligt per fermare Mbappé. Possiamo ad esempio apprezzare come il difensore abbia deviato la propria traiettoria di corsa, in maniera leggermente diagonale per ostacolare Mbappé senza commettere ostruzione. Il modo in cui lo frena leggermente col braccio largo, appena accennato, appena prima che diventi fallo. Il modo con cui, a partire dalla posizione di vantaggio, gira attorno a Mbappé usando l’interno sinistro e frenando contemporaneamente la propria corsa.
È un uno contro uno tra due giocatori che nel calcio amano usare le stesse armi, ovvero l’esplosività fisica, per ingaggiare duelli individuali.
Lloris colleziona record
Nell’amichevole con l’Uruguay Lloris ha collezionato la presenza numero 108 in Nazionale, che gli ha permesso di eguagliare Zinedine Zidane. Negli ultimi dieci anni, in cui è stato una presenza costante dei Bleus, non gli era mai capitato però di doversi produrre in 9 (nove!) parate nella stessa partita, quella con l’Olanda, qualcosa che suo malgrado è risultata collezionabile su una mensola in salotto, un record.
Gli era già capitato di prodursi in parate multiple (un mesetto fa con l’Islanda, per esempio, fissando già allora l’asticella della sfida in alto): anche quella con l’Olanda è stupefacente per reattività e rapidità di pensiero.
https://twitter.com/via_goalsv3/status/1063540963363168257
Peccato che non sia riuscito però a non farsi beffare da Memphis Depay con il tipo di rigore più maleducato che esista.
Il “Ropero” non si ferma più
di Fabrizio Gabrielli
Federico Santander somiglia sempre di più all’autobus di Speed: qualcuno deve avergli piazzato dentro un ordigno che si è innescato al primo gol stagionale e finirà per esplodere se il guaraní smetterà di segnare. Per questo non poteva non fare gol anche nel “Nelson Mandela Challenge”, che è il nome altisonante e assurdo sotto il quale si è giocata un’amichevole come Sudafrica-Paraguay, che senza la presenza del “Ropero” e della splendida nuovissima maglia dell’Albirroja sarebbe altrimenti passata inosservata.
https://twitter.com/nanduti/status/1064943902615093248
Questo gol di Santander non sembra rientrare in nessuna delle categorie in cui si dividono le sue reti, o forse sì: è un gol “di corsa”, però frenata. A differenza di quanto possa sembrare, non è mica facile strozzare quella progressione accennata dall’altezza del dischetto del rigore fino a farla scemare in una successione di passetti sul posto che gli consentono di arrivare sul pallone senza travolgere sfera, pali, rete, curva del Moses Mabhida Stadium, palazzoni residenziali alla periferia di Durban.
Salah con un gol come altri mille gol di Salah
https://twitter.com/marwanahmed_kf/status/1063494252259405827?s=21
Con questo gol Salah ha permesso all’Egitto di battere la Tunisia, facendogli guadagnare il primo posto nel girone di qualificazione alla Coppa d’Africa. Ma di questo gol vorrei farvi notare una cosa: Salah è il secondo miglior giocatore al mondo a fare uno due in quella zona di campo e a concludere in porta. Il migliore in assoluto è Lionel Messi, quindi con questo gol vorrei dirvi che se il Barcellona avrà un giorno l’esigenza di sostituire Messi dovrà comprare Salah.
La difficoltà di quel tipo di azione è che è molto leggibile per la difesa. Per farla funzionare serve un’esecuzione che pochi giocatori al mondo riescono a fare. Un’esecuzione che permetta di superare i difensori non nell’idea ma nella velocità e nella tecnica. In questo gol Salah riesce a entrare nella difesa in modo misterioso, la palla di ritorno che riceve è corta e il difensore sembra in anticipo. Non si capisce cosa faccia per superarlo. Poi supera il portiere con un pallonetto puramente utilitaristico. Salah ha fatto già diversi gol in questo modo, ma continua a ripetere i propri gesti col gusto dell’artigiano del gioco offensivo da destra a sinistra.
Pickford si scrive sulla borraccia dove buttarsi
https://twitter.com/mhchehade/status/1064359350473551873?s=21
Ci ha ricordato qualcosa:
Facciamo un punto sulle qualificazioni alla Coppa d’Africa?
di Fabrizio Gabrielli
In questa finestra di Novembre altre 8 squadre hanno prenotato il loro posto a Cameroon 2019 (5 l’avevano già fatto a Ottobre), alcune delle quali decisamente a sorpresa: dopo il Madagascar, nella prossima AFCON ci sarà anche la Mauritania, alla sua prima partecipazione, guidata in panchina da Corentin Martins, ex centrocampista dell’Auxerre, una delle Nazioni che calcisticamente è cresciuta di più nell’ultimo decennio, anche grazie a un piano di sviluppo sovvenzionato dalla FIFA.
Tra le squadre ancora in corsa, che il prossimo Marzo giocheranno l’ultima partita della fase a gironi con la morte nel cuore, ce ne sono due per le quali dovreste particolarmente fare il tifo:
1) Gambia (Possibilità di qualificazione: 20% - Simpatia: 85%)
Essenzialmente perché ci gioca Musa Barrow, anche se nella partita fondamentale con il Benin, che ha contribuito a tenere vive le speranze dei Gabbiani (possiamo ribattezzarli così?), il nostro affezionato se ne è rimasto in panchina. Nel Gambia giocano anche altri “italiani”, tipo Jallow della Salernitana e Bobb del Cuneo (!!!), ma soprattutto c’è una mascotte (o un massaggiatore, o il fratello più piccolo di un centrocampista, o un nano) che indossa una maglia dell’Atalanta, perciò vedete voi.
2) Lesotho (Possibilità di qualificazione: 80% - Simpatia: 90%)
Nello scontro diretto contro la Tanzania (che si pronuncia, ricordiamo, con l’accento sulla “i” e che non schierava, chissà perché, Mbwana Samatta, che è poi il più forte calciatore mai nato in Tanzania, e fortunatamente ce lo possiamo godere in Europa League), Lesotho sapeva che sarebbe servito qualcosa di più di un buon risultato: sarebbe servita l’epica.
E per mettere in scena l’epica ci vuole un personaggio dai contorni quasi mitologici, tipo Tumelo Khutlang. Tumelo gioca in Sudafrica, ha ventidue anni e nella partita più importante nella storia della sua Nazionale ha deciso di comportarsi così:
https://twitter.com/TroIISports/status/1064201297497333760
Lo scatto e la motivazione con cui ci crede, tuffandosi tra la linea difensiva tanzaniana, è lodevolissimo. Che qualcosa di incomprensibile alle menti umane stia però per succedere lo avvertiamo dall’esplosione di fango che si solleva dal nulla, sotto la palla, mentre il portiere lo aggredisce in uscita. Con un rimpallo favorevole ora Tumelo deve solo appoggiare agevolmente in porta, limitarsi a colpire il pallone al volo. Però manca la sfera. O meglio, la svirgola quel tanto che basta a mandare fuori giri il difensore avversario e far scivolare il pallone verso la rete. Peccato però che rimbalzi beffardo sul palo.
Ma Tumelo non si arrende, segue gli sviluppi, e si fa trovare pronto, di fronte al palo, per il tap-in. Solo che manca completamente il pallone una seconda volta, come se qualcuno l’avesse fatto sparire per un istante. C’è un sacco di disillusione nella maniera in cui si accartoccia su se stesso, e poi crolla seduto vicino al palo, molle, sgonfiato, come le marionette quando il burattinaio si stufa.
Ce ne sarebbe a sufficienza per rovinare la carriera di questo giovane lesothiano, se non fosse che a un quarto d’ora dalla fine gli capiti di tirare il corner sugli sviluppi del quale i suoi acciuferanno una vittoria importantissima.
https://twitter.com/Football_Vid30/status/1064195514906877953
E c’è un che di eroico, stavolta sì, nella sua figura che si staglia imperiosa di fronte a una bandierina ghermita dal vento, e un camion dei pompieri della Mercedes. Cosa impariamo, da questa storia? Che ogni vita, quella di Tumelo inclusa, è un rincorrersi di stati d’animo. E che la tragedia può farsi catarsi nel giro di una mezz’ora. E che in lingua sotho, “fuoco” si dice “mollo”.
Movsisyan ha realizzato il primo poker nella storia della Nations League
https://twitter.com/karafayelyan/status/1063541090006048768?s=21
Dobbiamo abituarci al fatto che la Nations League diventerà una cosa di cui parliamo al bar. A giugno scopriremo il primo vincitore, ma altre prime volte sono arrivate, come - ad esempio - il primo giocatore a segnare 4 gol in una partita: Yura Movsisyan.
Fin quando qualcuno non deciderà di segnare 5 reti in una partita di Nations League, l’attaccante dei Chicago Fire conserverà questo record, che riscatta un 2018 assolutamente anonimo in cui aveva segnato una solo altra volta, sempre con la maglia della nazionale. Nel 6 a 2 con cui l’Armenia ha regolato Gibilterra, Movsisyan si è scatenato: un gol di esterno destro, dopo aver controllato il pallone di petto nel cuore dell’area; uno di esterno sinistro a beffare il portiere in uscita; un altro ancora di potenza, colpendo la parte interna della traversa, per finire con un facile piatto da pochi passi.
4 gol che non sono stati sufficienti per far promuovere l’Armenia nella Lega C, ma abbastanza per scrivere il suo nome sul libro dei record della Nations League.
Neymar sfida il Karma (e una volta tanto, perde)
Il karma è quella cosa che se sputi in aria e non ti togli, probabilmente lo sputo finisce per tornarti in faccia. Prima di infortunarsi dopo soli 7 minuti nell’amichevole con il Camerun (una lesione all’adduttore della coscia che probabilmente lo terrà fuori per l’importantissima sfida di Champions del PSG contro il Liverpool), Neymar aveva fatto di tutto per mettere a repentaglio la sua preziosissima mobilità nell’amichevole con l’Uruguay: con la Celeste ha inscenato una partita piena di trick e giocate super irriverenti, che è la cifra del Neymar dell’ultimo periodo, magari pure fedele allo spirito delle amichevoli, eh, però spinta all’eccesso, dando l’impressione che si stesse un po’ calando in uno specchio d’oceano pullulante di squali affamati con la sola gabbia della sua spocchia a proteggerlo.
Eppure gli è bastata, visto che è riuscito a uscire con le sue gambe non solo dallo scontro fedifrago con Cavani, ma anche da quello con Lucas Torreira, il cui spirito agonistico rispondeva all’incontenibile equazione garra charrúa + pubblico di casa (si è giocato all’Emirates Stadium, lo stadio dell’Arsenal).
https://twitter.com/afcpresswatch2/status/1063813588392005632?s=21
Se siete usciti da questo inizio settimana come Neymar dalle fauci di Torreira, no panic: non può più succedervi niente di orribile.
Bryan Ruiz se la tira un po’
Costa Rica ha sconfitto 3-2 la Roja in un’amichevole giocata in Cile, e Bryan Ruiz ha deciso di bullarsene condividendo in un tweet quest’azione prolungata, scattosissima, tutta a uno o due tocchi, in cui si concede il lusso di ritagliarsi un cammeo nel ruolo di Quello Che Fa Una Pausa Prima Di Lanciare L’Attaccante Che Spreca Malamente.
https://twitter.com/bryanruizcr/status/1064610429157236736
Esibizionismo pura vida.
Il Kosovo nella Storia
Dieci partite senza sconfitta; primo posto nel proprio girone di Lega D da imbattuto, e quindi promozione in Lega C nonché accesso ai play-off per un posto a Euro 2020 (in semifinale affronterà la Macedonia); 9 gol nelle ultime due partite. Che il Kosovo stesse per scrivere la Storia era evidente già dopo il 5-0 rifilato a Malta, prima vittoria fuori casa della sua parabola, ma nessuno poteva aspettarsi che per apporre la sua firma la Nazionale calcisticamente più giovane d’Europa avesse intenzione di usare il marker Nero d’Inferno.
«Siamo tutti euforici, e la gente sta diventando pazza», aveva confessato Besar Halimi prima di questa partita fondamentale, sicuramente la più importanta che il Kosovo avesse mai giocato. La posta in gioco era così alta che i biglietti messi in vendita erano andati esauriti dopo appena mezz’ora, tanto che neppure ai giocatori erano stati concessi ingressi gratis per i loro familiari.
Contro Azerbaijan bastava un pareggio, e invece a Pristina il Kosovo ha maciullato gli azeri sotto una gragnuola di gol, che alla fine saranno quattro, con una tripletta di Arbër Zeneli (che è anche il giocatore ad aver segnato il primo gol dei kosovari in una competizione ufficiale), un gol in più di quanti ne abbia segnati finora, in dodici partite di Eredivisie, con l’Herenveen.
https://twitter.com/IsmajlGerguri/status/1065014216892002304
Da quel pallone mi sa che non si separerà mai più.
Chi non vuole vedere un gol di un portiere?
Probabilmente il portiere che lo subisce.
Sicuramente vi sarà capitato sotto gli occhi questo gol segnato dal portiere della Giordania Amer Shafi Sabbah, in amichevole contro l’India:
https://twitter.com/FootballJOE/status/1064135665317830657
Nessuno però si è chiesto chi fosse il portiere ridicolizzato che l’ha subito. Si chiama Gurpreet Singh, e dire che pochi minuti prima aveva pure parato un rigore. Ed è uno dei pochissimi indiani (figuriamoci portieri) ad aver giocato in Europa. Nella fattispecie in Norvegia, nello Stabæk, squadra della quale ha difeso i pali anche in una partita di Europa League (diventando di fatto forse l’unico indiano ad aver mai giocato in una competizione europea). Peccato che sia stato sostituito dopo mezz’ora, in quell’unica presenza in Europa League. Tutto torna, insomma :( .
Quanto sadismo per Griezmann, però
Forse Antoine Griezmann non se le meritava, due partite contro il suo Paese Dell’Anima, l’Uruguay, in un periodo così ristretto di tempo. Dopo la sfida ai quarti al Mondiale quest’estate, un’amichevole capitata perdipiù nei giorni in cui si è trovato escluso dalla corsa al Ballon d’Or: non sarà stato troppo sadico?
Come saprete Griezmann è uno che indossa l’anima charrúa come noi le maglie dei nostri gruppi rock preferiti quando andiamo al mare (cioè ci crede tantissimo). Non per niente, per quest’amichevole aveva anche concepito degli scarpini celebrativi abbastanza schizofrenici, o estremamente innamorati, con due calabazas da mate dai colori dei due Paesi, e le sagome degli stessi.
https://twitter.com/AntoGriezmann/status/1064590425493782528
E come se non bastasse, alla Francia è stato concesso un rigore. Che avrebbe dovuto tirare lui, se non avesse temuto che gli si spezzasse il cuore in due. Per questo l’ha lasciato tirare a Giroud. Per questo, e nessun altro motivo al mondo.
Povero Antoine, che giorno triste, però così felice.
Finalmente Maurito
Nella doppia sfida calcistica probabilmente meno interessante in questo periodo storico in Argentina, cioè quella tra l’Albiceleste e il Messico, è successo che Icardi ha finalmente trovato il suo primo gol in Nazionale.
https://twitter.com/Argentina/status/1065034360141819904
Che c’entra, non è un gol bello come questo segnato in allenamento una manciata di ore prima, ma oh: bisogna pure sapersi accontentare.