Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Quale centrocampo per l’Italia
02 apr 2021
Un punto sul reparto più importante per la Nazionale a due mesi dagli Europei.
(articolo)
15 min
Dark mode
(ON)

Abbiamo sentito spesso dire che le partite si vincono a centrocampo, e forse mai come stavolta questo concetto un po’ vago si addice alla Nazionale italiana, per cui il centrocampo rappresenta il reparto più importante per la sua proposta di gioco, molto incentrata sul palleggio e sul dominio del possesso. A meno di imprevisti, il trio titolare è già deciso ed è composto da Jorginho, Barella e Verratti. Anche allargando lo sguardo alle altre convocazioni, il resto del reparto è abbastanza definito ma c’è ancora spazio per qualche sorpresa. Abbiamo fatto un punto della situazione a circa due mesi dall’inizio degli Europei, buona lettura!

Marco Verratti – 100%

Il giocatore più di talento, o quanto meno con il talento più visibile e chiaramente formato fin dagli anni di Pescara, è entrato nel suo ventinovesimo anno di vita. Eppure per il pubblico italiano, che lo vede poco, praticamente solo in Champions League e quando veste la maglia della Nazionale, resta un mistero. Quante responsabilità (speranze) possiamo affidargli?

Una parte della narrazione intorno a Marco Verratti tende a dipingerlo come un eterno bambino, un talento dalla crescita bloccata, un po’ per via di quella faccia che non invecchia, un po’ per il campionato in cui gioca, che ci ostiniamo a considerare di una categoria inferiore rispetto al nostro (anche quando magari le nostre squadre, in Europa, perdono con le francesi che non sono il PSG). Quando però Verratti gioca bene, in una frazione di secondo diventa “il giocatore intorno a cui va costruita la squadra”.

Per nostra fortuna, l’Italia di Roberto Mancini è una squadra costruita intorno a principi e idee ben chiare, piuttosto che intorno a questo o quel giocatore. Per fortuna di Verratti, si tratta di principi e idee adatte alle sue qualità. Verratti è fondamentale per una squadra che utilizza il doppio-play e una costruzione ragionata dell’azione offensiva. Nessuno, in rosa, ha il suo controllo, la sua capacità di resistere alla pressione e di condurre palla. Oltretutto con Pochettino sulla panchina del Paris Saint-Germain stiamo vedendo un Verratti più presente negli ultimi trenta metri di campo (l’assist per Mbappé contro il Barcellona ne è una prova) cosa che potrebbe tornare utile all’Italia sia nelle partite in cui la squadra avversaria difende particolarmente bassa, sia in quelle in cui Mancini voglia aggiungerlo a Jorginho e Locatelli per ragioni di controllo e difensive.

Gli ultimi metri di campo sono sempre stati le sue Colonne d’Ercole, il suo limite. Ci si aspettava forse di più, che diventasse un trequartista puro, tutta visione di gioco e assist geniali. Non è così, ma Verratti è un giocatore completo, che può curare l’azione dall’inizio alla rifinitura. La sua ispirazione e il suo stato di forma magari non ci faranno vincere, da soli, l’Europeo, ma possono influenzare lo stile e il livello complessivo della squadra più di quelli di ogni altro giocatore convocabile.


Jorginho - 100%

Sono ormai sei anni che Jorginho è nel giro della Nazionale e dallo stesso periodo di tempo si dice che possa giocare solo con Sarri. Anche nel Chelsea, dopo la partenza dell’allenatore italiano, Jorginho ha continuato a giocare stabilmente come titolare, sia con Lampard sia ora con Tuchel. Mancini lo ha messo al centro del suo progetto da subito, in maniera così naturale ed evidente che per molte partite è sembrato il giocatore più importante della Nazionale. Jorginho è un regista di alto livello, con i suoi movimenti e il suo gioco sul corto è stato fondamentale per avere la giusta fluidità a centrocampo.

L’Italia cerca di controllare le partite con il suo centrocampo e per farlo Jorginho è indispensabile. Nessuno in Italia ha la sua capacità di palleggiare in maniera così sicura, di non andare in confusione anche quando pressato. È anche un rigorista infallibile. Ha saltato le ultime convocazioni a causa di un problema fisico, ma la sua presenza nei 23 è certa. Il centrocampo titolare dovrebbe essere composto da Verratti, Jorginho e Barella. Tuttavia il regista del Chelsea sente il fiato sul collo di Locatelli, che sta facendo una grande stagione. Difficilmente Mancini si priverà di Jorginho nelle prime partite, ma sappiamo come in questi tornei anche la condizione del momento può fare la differenza. Il suo ruolo infatti richiede un movimento costante per offrire una linea di passaggio ai compagni e far risalire il gioco, con un dispendio fisico non indifferente.


Nicolò Barella - 100%

Il tempismo con cui Nicolò Barella è diventato ciò che in molti si aspettavano potesse diventare quando era ancora a Cagliari ha dello stupefacente. A 24 anni da poco compiuti il centrocampista sardo sta avendo quella che è di gran lunga la sua migliore stagione, nell’anno in cui l’Inter, dopo un'attesa di undici anni, veleggia sicura verso lo Scudetto. La fortuna, se così si può dire visto il motivo del rinvio, è aver avuto gli Europei proprio alla fine di questa stagione, in cui Barella si è affermato come il più importante centrocampista italiano in Serie A. Ma l’allineamento dei pianeti non deve ingannarci sulla consistenza dell’incredibile talento di Barella, la cui forza sta nel far apparire naturale ciò che per quasi tutti gli altri giocatori non lo è.

Non bisogna dimenticare, infatti, che l’Inter e la Nazionale giocano seguendo principi molto diversi. E se è logico pensare che Barella sia esploso con Conte, che asseconda la sua forza di volontà disperata chiedendogli di coprire porzioni gigantesche di campo in fase difensiva e di portare da solo il pallone sulla trequarti in conduzione, lo stesso non si può dire della Nazionale di Mancini, in cui teoricamente un giocatore così entropico e istintivo poteva avere qualche difficoltà. La grande sensibilità tecnica e coscienza del gioco del centrocampista dell’Inter, però, gli permette di non apparire fuori luogo in un contesto così diverso, anzi, Barella aggiunge qualcosa che altrimenti la Nazionale non avrebbe. Il centrocampista sardo con l’Italia agisce più da incursore che da portatore di palla, cercando di concludere in area l’azione che il più delle volte viene costruita a sinistra da Verratti e Jorginho. Con la maglia azzurra, quindi, vediamo un lato del suo talento che con l’Inter non vediamo spesso, e cioè quello nei movimenti senza palla offensivi. Qualcosa che sarà vitale per bucare difese di squadre basse e chiuse, come già quelle di Galles e Svizzera ai gironi.


Manuel Locatelli - 95%

Manuel Locatelli è parte integrante del gruppo di Mancini da settembre dell’anno scorso. Dopo la crescita avuta con il Sassuolo grazie al lavoro di De Zerbi era inevitabile. Locatelli è il profilo più intrigante tra i giovani centrocampisti italiani in grande ascesa. Nel centrocampo costruito da Mancini, può fare il regista ma anche la mezzala di possesso, rappresentando quindi una valida alternativa in più ruoli.

In queste partite senza Jorginho è stato schierato come regista davanti alla difesa, ma ad esempio contro l’Olanda ha giocato come mezzala di possesso insieme al centrocampista del Chelsea e i due avevano manipolato a piacimento gli avversari. Locatelli non è solo praticamente sicuro di avere un posto nei 23, ma può anche essere considerata la prima alternativa al centrocampo titolare (forse insieme a Pellegrini). Il primo da inserire in caso di infortunio o calo di forma dei titolari. Inoltre, finora, quando è stato impiegato da Mancini il centrocampista del Sassuolo ha giocato sempre ottime partite, dimostrando di non avere nessun timore nel vestire l’azzurro della Nazionale.


Lorenzo Pellegrini - 90%

In una Nazionale che forse per la prima volta nella sua storia gioca risalendo il campo con passaggi corti e che si è ritrovata in squadra molti palleggiatori abilissimi nello stretto (oltre a Jorginho e Verratti, anche Sensi e Locatelli), Lorenzo Pellegrini è diventato inaspettatamente un’eccezione. Un centrocampista, cioè, che cerca di prendersi la scena, che riceve per creare gioco, ovvero per mettere un compagno direttamente davanti alla porta. Il suo gioco molto verticale e diretto non si coniuga perfettamente con i nuovi principi dell’Italia di Mancini, che cerca di fare densità in zona palla e attaccare posizionalmente anche per facilitare il recupero del possesso appena perso, e questo spiega anche perché il CT lo abbia provato in zone più esterne, come nelle partite di Nations League dell’anno scorso contro Olanda e Polonia, in cui partiva da sinistra per venire dentro la trequarti.

Per le stesse ragioni, pur essendo sicuro di essere convocato agli Europei, Pellegrini non sembra avere molte speranze di rientrare tra i titolari, anche perché teoricamente si giocherebbe il posto con il centrocampista italiano più in forma della Serie A (Barella) e quello più in forma in Europa (Verratti). E questo nonostante Mancini sembri avere grande considerazione di lui, dato che lo ha fatto giocare da titolare in due di queste prime tre partite di qualificazione per i Mondiali. Pellegrini sembra insomma poter replicare in Nazionale le stesse controverse condizioni che ha vissuto in questa stagione in chiaroscuro con la Roma. Giocare in una squadra cioè in cui il talento è ormai riconosciuto e fuori discussione, lasciando però sempre l’impressione di mancare quel qualcosa necessario a togliere ogni dubbio sul fatto che i benefici del suo impiego siano di molto maggiori rispetto ai costi. Nel caso di Pellegrini, cioè, primi controlli non sempre perfetti, scelte di passaggio forzate, falli evitabili. Per Mancini, comunque, Pellegrini potrà essere utile per variare lo spartito di gioco, soprattutto contro squadre che non lasceranno volentieri il controllo del possesso e che dovranno essere attaccate con transizioni lunghe. Oppure negli ultimi minuti di partite bloccate, in cui c’è bisogno dell’ultimo passaggio o del tiro da fuori per sbrogliare i problemi.


Sandro Tonali - 40%

Se ci fermassimo alle parole dolci che gli ha spesso dedicato Roberto Mancini, allora le probabilità che Sandro Tonali giochi il prossimo Europeo dovrebbero essere più alte. Dopo averlo fatto esordire a ottobre del 2019 contro il Liechtenstein, il CT aveva detto: «Sandro è il giovane che mi piace di più, sta migliorando continuamente: all’Europeo ci può stare eccome». A maggio dello scorso anno, quindi prima del passaggio di Tonali al Milan, Mancini era entrato più nel dettaglio: «Tonali è uno dei più giovani che abbiamo. Se andrà a giocare in una squadra che farà le coppe accumulerà più esperienza, quando giocherà a certi livelli migliorerà notevolmente sotto tutti i punti di vista. Nel centrocampo a tre può giocare davanti alla difesa e da interno, ha un bel tiro, sa fare gol, sa iniziare l'azione, può fare tutto».

Tonali però non è stato una presenza fissa nel gruppo, ha continuato a giocare con l’Under-21 e anche lì le sue prestazioni non sono state eccezionali. L’ultima, contro la Repubblica Ceca nella prima partita degli Europei di categoria, si è conclusa con un'espulsione a cui è seguita una squalifica di tre giornate. Con il Milan, Tonali ha invece giocato molto, soprattutto per gli infortuni di Bennacer, nel centrocampo a due e con principi molto diversi rispetto a quelli che caratterizzano il gioco della Nazionale. Il Milan è più verticale e preferisce attaccare in spazi ampi, gli azzurri cercano invece di dominare il possesso e di schiacciare gli avversari nella loro metà campo. Tonali non ha avuto una stagione scintillante, è migliorato in fase difensiva ma è sembrato ancora troppo timido in costruzione, un limite non da poco per il modo in cui gioca la Nazionale. Altri centrocampisti sembrano più pronti di lui, ma il fatto di piacere così tanto a Mancini può tenergli un posto nelle convocazioni.


Stefano Sensi - 90%

Stefano Sensi non sta vivendo una buona stagione a livello personale. Una serie quasi infinita di infortuni lo ha tenuto fuori dal campo in maniera continuativa e a questo punto della stagione i minuti giocati con la maglia dell’Inter sono appena 329, neanche quattro partite complete. Anche nelle ultime settimane, in cui era a disposizione, Conte gli ha preferito altri giocatori, lasciandolo in panchina. Mancini però ha dimostrato più d'una volta di ritenerlo parte integrante del suo progetto, convocandolo anche per queste prime partite di qualificazione ai Mondiali. Sensi ha giocato da titolare contro la Bulgaria, mentre è entrato nel secondo tempo con la Lituania, trovando il gol dopo appena due minuti. Mancini ha elogiato le sue prove: «Sensi è un giocatore importante, un calciatore molto bravo [...] Ha sbagliato pochissimo, dando equilibrio alla squadra. Nella giusta condizione fisica sarà fondamentale per noi».

Le sue caratteristiche lo rendono molto adatto al gioco di Mancini. Sensi può fare il playmaker o comunque permettere al CT di avere sempre in campo almeno due giocatori a loro agio nel palleggio corto per risalire il campo. Inoltre Sensi, a differenza di altri nostri centrocampisti, ha anche dimostrato di saper fare gol e di poter giocare nella trequarti avversaria. Insomma le sue qualità polivalenti sono molto apprezzate da Mancini e non potrebbe essere altrimenti. Qualora fosse in una condizione fisica accettabile, aspettatevi di vedere Sensi in maglia azzurra, anche se non dovesse giocare da qui a fine stagione nell’Inter.


Gaetano Castrovilli 50%

Castrovilli non sta avendo una gran stagione, lo sappiamo, ma vi sfido a trovare un giocatore della Fiorentina che sta avendo una gran stagione. Nella confusione tattica, psicologica e gestionale della "Viola" Castrovilli è stato il più sacrificato: costretto a giocare troppo senza palla per compensare i movimenti di Ribery, oppure costretto a giocare spalla alla porta scontrandosi con i propri limiti. L’anno scorso ci aveva mostrato tutti i suoi punti di forza, quest’anno tutti i suoi difetti, in un gioco a specchio perfetto.

L’Italia sembra però il contesto perfetto per valorizzare il suo gioco in situazioni dinamiche, le sue conduzioni palla al piede, gli strappi con cui riesce ad andarsene fra mille avversarie con un controllo del corpo da ballerino. Pur con tutte le differenze, sarebbe il backup, almeno teorico, perfetto per Verratti. Un altro portatore di palla, anche se diverso e meno verticale del giocatore della Fiorentina. Per Castrovilli vale il mantra un po’ logoro, tuttavia valido, che si usa in questi casi: i giocatori di talento, senza pesare troppo le condizioni, bisogna portarseli.


Matteo Pessina - 20%

Due anni fa Matteo Pessina aveva le briciole dei minuti lasciati dai titolari dell’Atalanta. Sembrava un progetto incompiuto, uno di quei giocatori di cui si parla bene nelle giovanili che poi finiscono per avere carriere tutto sommato normali. Poi un anno al Verona aveva cambiato tutto. Tornato all’Atalanta, ha saputo sfruttare l’occasione - tra infortuni e la cessione improvvisa di Gomez - per mostrare le sue qualità.

Pessina è un giocatore dinamico, intenso, verticale. Mancini, in convocazioni sempre più larghe, lo ha chiamato spesso, dandogli anche una maglia da titolare nell’ultima partita con la Lituania. Tuttavia le sue caratteristiche non si sposano bene con il gioco dell’Italia, molto più improntato sul possesso e sul gioco di posizione. Pessina può provare a convincere il tecnico chiudendo la stagione alla grande, dopotutto un centrocampista diverso potrebbe tornare utile in determinate circostanze, e non si sa mai cosa può accadere in un torneo così breve. Non sarà facile tuttavia.


Roberto Soriano 10%

Roberto Soriano è il centrocampista col miglior rendimento dell’attuale Serie A, almeno se consideriamo come rendimento il numero di gol e assist. Nessun centrocampista ha contribuito direttamente a 13 gol se escludiamo i rigori (9 reti e 4 assist). Merito di un sistema, quello del Bologna, che ne esalta gli inserimenti senza il pallone, la raffinatezza tattica e la completezza tecnica. Un sistema di gegenpressing e transizioni come quello del Bologna è quanto di più diverso dal gioco dell'Italia, che vuole dominare il pallone e si trova a gestire molti attacchi posizionali.

Tuttavia Soriano in carriera ha giocato bene anche in un sistema più associativo come quello del Villarreal, accentuando parti del suo gioco oggi un po’ sopite. La sua presenza in area di rigore può tornare utile in contesti di partita bloccati, visto che l’Italia a volte fatica ad avere uno sbocco verticale al gioco. È vero che Soriano nel Bologna gioca dietro la punta ma l’Italia, con Jorginho e Verratti ha due play che aiutano nella costruzione bassa e Soriano può essere un buon sostituto di Barella come trequartista che occupa il mezzo spazio di destra. Si giocherà forse la convocazione con Pessina, che per ora parte avanti nelle gerarchie.


Matteo Ricci 2%

La convocazione di Matteo Ricci è suonata più come un premio alla sua ottima stagione con lo Spezia che come un serio progetto di convocazione. Davanti alla difesa sta governando i tempi di gioco della squadra di Italiano, con e senza il pallone, dove è il giocatore del campionato con più palloni recuperati nella metà campo avversaria. Ricci è una delle rivelazioni di questa stagione, dove è arrivato a fari spenti dopo una carriera che era cominciata con grandi promesse ma che sembrava rallentare in una gavetta lunghissima. Sembrava poter essere frenato da limiti fisici, ma l’intensità con cui sta giocando in Serie A ha smentito qualsiasi preoccupazione. In un sistema iper-codificato come quello dello Spezia è il giocatore che gestisce i tempi. Qualche settimana fa, in una partita tirata che volgeva al pareggio, Italiano gli ha chiesto di prendere in mano la squadra. Ha fondamentali tecnici puliti ed essenziali, un gran gioco di passaggi, lungo e corto, e usa bene entrambi i piedi. Le sue caratteristiche si sposano bene con l’identità tattica dell’Italia, ma la presenza di due tra Jorginho, Verratti e Locatelli limita le sue possibilità di convocazione. Dovrebbe tornare utile per il prossimo ciclo, però.


Rolando Mandragora 1%

Mandragora quest’anno ha scontato grossi problemi fisici - è tornato disponibile solo a dicembre - che forse hanno azzoppato le possibilità di guadagnarsi una convocazione. Nel girone di ritorno ha dato una sistemata alla confusione tattica del centrocampo del Torino, ma sembra ancora troppo poco per immaginare una sua convocazione.


Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura