
Ultimi giorni di giugno 1998. L’incubo degli italiani ha un nome, un volto e 193 centimetri di altezza: Tore André Flo. È la vigilia degli ottavi di finale del Mondiale francese e la Nazionale di Cesare Maldini si prepara a sfidare la Norvegia con lo spauracchio del centravanti scandinavo, compagno di Zola nel Chelsea. I giornali seminano il terrore, come se l’Italia dovesse prepararsi ad affrontare l’invasione di una minaccia aliena, anche perché pare che il CT voglia mettere in marcatura su di lui il piccolo Cannavaro, che gli concede una ventina di centimetri d’altezza: “Flonaldo, il fenomeno sotto zero”, titola il Corriere della Sera; “Attenti a Flonaldo, il fenomeno dei Fiordi", replica la Gazzetta senza molta fantasia; esce addirittura un’intervista a Roberto Di Matteo per capire come fermare il norvegese.
Se Tore André Flo, col massimo rispetto per un attaccante di alto livello come è stato l'ex Siena, riusciva a incutere una paura del genere nelle redazioni del nostro Paese, quali titoli dovremo aspettarci per quando, tra qualche mese, affronteremo Erling Braut Haaland?
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