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Nazionale della Politica-Nazionale Cantanti 7-7: l’analisi tattica
18 lug 2024
18 lug 2024
Renzi e Conte hanno deluso le attese, ma alla fine la Nazionale della Politica l’ha spuntata.
(foto)
IMAGO / ABACAPRESS
(foto) IMAGO / ABACAPRESS
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Alla lettura delle formazioni della sfida tra Nazionale Cantanti e Nazionale della Politica, era chiaro il modo in cui avrebbe potuto indirizzarsi la partita. Ignazio La Russa, tecnico dei politici, aveva deciso di contravvenire alla regola aurea del calcio italiano: in barba a ogni conservatorismo, aveva pensato che il modo di vincere era schierare sin dall’inizio entrambi i principali talenti offensivi a disposizione, Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Nessuna staffetta Mazzola/Rivera.

Erano loro due i calciatori più attesi della partita disputata a L’Aquila. Entrambi elementi tecnici e portati al palleggio – più seconda punta Conte, più centrocampista Renzi – la loro presenza in contemporanea sarebbe stata sostenibile solo se i politici fossero riusciti ad amministrare il pallone. Alla fine non solo la squadra del Palazzo non è riuscita a tenere il possesso, ma la presenza di Conte e Renzi si è rivelata deleteria: ad evitare la clamorosa debacle ci ha dovuto pensare La Russa con le sostituzioni tra primo e secondo tempo. Insomma, per la politica italiana sono arrivate risposte contraddittorie, nonostante la vittoria ai rigori.

Ma cosa è andato bene e cosa, invece, non ha funzionato allo stadio Gran Sasso d’Italia?

Il primo tempo: il capolavoro di Albano Carrisi
Nonostante il 3-5-2 sia uno dei punti cardine della destra italiana tanto quanto la lotta all’immigrazione e l’abolizione del reddito di cittadinanza, Ignazio La Russa ha voluto sperimentare soluzioni diverse. Forse sulla scorta di quanto visto agli Europei, il sistema di base della Nazionale della Politica era un 4-3-3. Di fronte a Giancarlo Giorgetti, la linea arretrata era composta dai terzini Biondi a destra e Lorenzo Fontana a sinistra, con Marsilio e Jacopo Morrone al centro. In mezzo al campo Grazia Di Maggio, mezzala destra, era chiamata a portare equilibrio su quello che era il lato forte della Nazionale cantanti, mentre Maurizio Lupi e Renzi dovevano occuparsi dell’impostazione. In avanti, il tridente sulla carta era ben assortito, con Conte nelle vesti di attaccante-regista e Schlein e Furfaro ai suoi fianchi.

Ci si poteva attendere una ricerca insistita del possesso con una formazione del genere, ma già dall’inizio è apparso chiaro come la Nazionale Cantanti avesse le idee più chiare. Albano Carrisi si è costruito la fama di allenatore relazionista. Col volto abbronzato e scavato dalle rughe, il completo elegante e le idee di destra, è chiara la sua ispirazione a Manuel Pellegrini. Il primo tempo della sua squadra è stato un piccolo capolavoro: dopo la Fluminense di Diniz, la Nazionale Cantanti è il nuovo punto di riferimento per i relazionisti.

Non avrebbe potuto essere altrimenti vista la quantità di talento in campo. Nel 4-3-1-2 di partenza, infatti, insieme agli sguscianti Drillionaire e Il Tre, sulla trequarti c’era ancora spazio per El Cabezón Enrico Ruggeri. Passano gli anni, ma la classe di Enrico Ruggeri non invecchia mai. Il suo fisico è sempre più asciutto e non può più contare sull’appoggio di Luca Barbarossa e Paolo Belli, le cui assenze continuano a pesare anche ad anni di distanza dal ritiro, ma la sua influenza sulla squadra rimane indiscutibile. Ruggeri si abbassava e legava il gioco con tocchi minimali, avvicinando i compagni e creando sulla sinistra i sovraccarichi tipici del gioco relazionale.

La Nazionale Cantanti addensava uomini sulla corsia mancina e cercava la triangolazione che portasse in area. Su quel lato, la Nazionale della Politica non sapeva mai che pesci prendere. È così che è arrivato l’1-0.

Ubaldo Pantani, il metodista, sposta il gioco sulla sinistra, dove Dolcenera sale nel corridoio intermedio. Intanto Il Tre si abbassa – perché Al Bano vuole che i suoi migliori calciatori vadano incontro al pallone, è contrario all’idea del gioco di posizione di aspettare palla alle spalle delle linee avversarie – si prende la sfera dai piedi della compagna e attiva una triangolazione con Drillionaire che porta al gol. Il passaggio in diagonale dall'esterno verso il centro per attivare una triangolazione veloce, la "escadinha" come la chiamano i brasiliani, è una delle giocate tipiche del calcio relazionale per la sua spontaneità e il primo gol nella Nazionale Cantanti ne è un buon esempio, con Il Tre che dopo aver scaricato su Drillionaire si muove in avanti per farsi restituire la palla.



Quasi allo stesso modo, un paio di minuti più tardi, è arrivato il 2-0. La terza rete, invece, è nata da uno spunto di Rocco Hunt: sono passati più di dieci anni dal suo esordio in “King’s Supreme”, una canzone che a posteriori ha portato più danni che altro al rap italiano, ma finalmente Rocco sembra aver trovato una sua dimensione.

E la Nazionale della Politica? L’atteggiamento dei parlamentari nel primo tempo è stato inaccettabile. La Russa non ha pensato alle conseguenze di una formazione tanto spregiudicata. Conte, Furfaro e Schlein, i tre davanti, si disinteressavano della fase difensiva: nel calcio contemporaneo non è sostenibile schierare tre giocatori che non offrono nulla senza palla, tanto più contro una squadra organizzata come la Nazionale Cantanti. La conseguenza della passività degli attaccanti è stato un PPDA troppo alto, che ha portato i politici a imbarcare acqua da tutte le parti.

Giuseppe Conte è stato la grande delusione di ieri sera. Lui e Renzi erano chiamati a fare un passo avanti, a dimostrare di essere all’altezza di notti del genere, e invece sono rimasti nascosti. Renzi, quantomeno, provava ad abbassarsi per toccare qualche pallone in più, Conte invece si è limitato ad aspettare con indolenza, una partita assistenzialista la sua.

Gli aggiustamenti di La Russa dalla panchina
Viste queste premesse sembrerebbe di aver assistito a un trionfo della Nazionale Cantanti. Ma come ha fatto, allora, la Nazionale della Politica a spuntarla alla fine? Il merito va ricercato nella mano di Ignazio La Russa, che ha rivoltato la squadra come un calzino. In più, è giusto interrogarsi sui possibili limiti di una proposta di gioco come quella di Al Bano.

Il pugliese si è espresso più volte contro i giovani che non vogliono lavorare nelle sue tenute e contro questa moda di impostare col 3-2-5: i suoi principi, in questo senso, sono una ribellione nei confronti dei paradigmi del gioco di posizione che dominano il calcio contemporaneo. Quanto è sostenibile, però, questo tipo di gioco? Nel momento in cui non ha avuto più il dominio della palla, la Nazionale Cantanti ha spalancato le porte della sua area di rigore agli avversari.

Hanno fatto la differenza gli ingressi di Damiano Tommasi a centrocampo e di Massimo Oddo da ala destra, certo, ma in generale i parlamentari hanno cambiato il loro atteggiamento. Fuori la tecnica leggera e inconsistente di Conte e Renzi, dentro il dinamismo del deputato Andrea Pellicini, con il numero 45 sulle spalle in onore di Mario Balotelli.

La Nazionale della Politica ha iniziato a giocare un calcio chiaramente di destra, fatto di lanci, seconde palle e riaggressione immediata, coerente con le idee del suo allenatore. È così che è arrivato il pareggio. I difensori lanciavano subito per i giocatori più avanzati, così da cercare il recupero del rimbalzo.

Senza un sistema di pressing definito e con meno fiato rispetto all’inizio, la Nazionale Cantanti non ha più trovato il modo di recuperare palla e si è abbassata. I parlamentari, portando tanti uomini a ridosso dell’area per i lanci, avevano gioco facile anche nell’attivare il gegenpressing.


Un esempio del Gegenpressing della Nazionale della Politica, con Massimo Oddo (in maglia bianca) che accorcia in avanti aiutato da due compagni che rientrano furiosamente.



Un chiaro esempio è il gol del 6-7, con Romani capace di addomesticare col tacco la seconda palla sul limite dell’area e poi di scaricare in porta. Da notare la raffinatezza tattica di Ignazio La Russa, che al momento del lancio che porta al gol invita il terzino destro, sul lato debole, a rimanere stretto per prevenire un'eventuale transizione offensiva degli avversari.



Sul finale di partita è rientrato in campo anche Renzi. Un suo assist aveva ispirato il gol di Elly Schlein, ma per i parlamentari si era rivelata un’illusione: Renzi, infatti aveva tergiversato col pallone, nonostante Schlein ad ampi gesti gli avesse indicato il passaggio in profondità. Alla segretaria del PD rimarrà il rimpianto di non aver trovato il gol, a noi appassionati rimarrà la sua capacità di leggere lo spazio come i migliori attaccanti. Si dice che la caratteristica che distingua i campioni dal resto dei giocatori sia la capacità di analizzare lo spazio intorno a sé, di fare scanning con la testa prima di ricevere: osservate come Schlein si guardi intorno in continuazione per capire quando scattare ed eventualmente dove girarsi.



Renzi, in ogni caso, è sembrato cercare con continuità il dialogo con Schlein. Da settimane, ormai, si sente parlare di campo largo, ma la verità è che Renzi dà il meglio quando il campo si stringe e può far valere la sua tecnica nello stretto. Nel fotogramma qui sotto dopo lo scarico sul limite dell’area si muove in avanti proprio per chiedere la chiusura del triangolo a Schlein e calciare in porta.



In definitiva, il pareggio è stato meritato per la Nazionale della Politica, nonostante sia arrivato solo al 96’ grazie al gegenpressing del Ministro Fontana, che ha riconquistato palla prima che arrivasse a Moreno e innescato Morrone in area, il quale ha guadagnato il rigore decisivo.



Dopo il 7-7 nei tempi regolamentari, si è andati direttamente ai rigori, che hanno premiato la squadra di Montecitorio. Da segnalare la prestazione tra i pali di Angelo Bonelli, capace, con la sola presenza, di condizionare gli avversari e costringerli ad angolare troppo il tiro.

Alla fine, la capacità di adattamento, il trasformismo della politica, ha avuto la meglio sul calcio troppo ideologico di Albano e dei suoi. La politica italiana è riuscita a salvarsi anche stavolta sgraffignando un calcio di rigore all’ultimo secondo: se vi serviva una metafora banale sullo stato in cui versa il nostro Paese, la partita di ieri sera ve l’ha offerta.

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