Ci eravamo un po’ dimenticati di Cade Cunningham. Del resto, chi avrebbe voglia di guardare le partite di una delle peggiori squadre nella storia della NBA? Questo sono stati i Detroit Pistons 2023/24, capaci di perdere 28 partite consecutive e pareggiare il record negativo all-time nella Lega stabilito due volte dai Sixers. A infrangere una striscia che sembrava non poter finire mai - nessuno voleva regalare una vittoria a una squadra del genere - ci pensò Cade Cunningham con 30 punti, 12 assist e 0 palle perse.
Dal suo arrivo in NBA nel 2021, l’ex giocatore di Oklahoma State è sempre stato il più forte a roster dei Pistons, ma quanto lo era davvero? I risultati di squadra erano pessimi da anni e nemmeno le scelte alte al Draft, nemmeno l’arrivo di Monty Williams in panchina, dopo la ricostruzione lampo dei Suns, avevano sortito effetto, anzi. I Pistons sembravano lo specchio di una città che aveva sofferto come poche la crisi di fine anni ’00, da cui però non era riuscita a sollevarsi, a differenza di Motown.
Ebbene, tutte le partite che non sono riusciti a vincere lo scorso anno le stanno vincendo ora: non ironicamente, visto che quota 14 vittorie, tutte quelle ottenute l’anno scorso, in questa stagione è stata raggiunta il 26 dicembre. Le motivazioni sono svariate, ma l’uomo che più di tutti merita le copertine è proprio Cade Cunningham.
LA CURA
Vuoi per scelte sbagliate, vuoi per caso, negli ultimi 20 anni i Pistons non hanno mai avuto grossa fortuna al Draft. Nelle ultime stagioni, poi, pur vivendo perennemente nei bassifondi della NBA, non sono mai riusciti ad avere una scelta in top 3, a eccezione del 2021. La perenne ricostruzione di una squadra in macerie necessitava di una accelerata sostenuta, e quella sembrava potesse arrivare proprio da Cade, prima squadra All-American con Oklahoma State nel suo unico anno di college.
L’ultimo decennio delle squadre sportive di Detroit non è stato esattamente scintillante, e che la comunità avesse drammatico bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi si capisce da un semplice fatto; senza nemmeno un minuto ufficiale di NBA, Cade Cunningham fu messo a recitare (parola forte, ma ci siamo capiti) nella pubblicità di una compagnia assicurativa per automobili. Il play texano non cambiò effettivamente faccia alla franchigia, ma finì comunque terzo nelle votazioni per il premio di Rookie of The Year, qualcosa che a Detroit non si vedeva dal 1995 con Jason Kidd – a proposito di quello che si diceva poco fa sulla storia della squadra al Draft.
A posteriori, dei primi tre anni quello fu di gran lunga il più agevole, per lui e per la franchigia. Un infortunio nel suo secondo anni lo costrinse a saltare gran parte della stagione, mentre la stagione scorsa è stata uno scempio senza fine. Nelle sue precedenti esperienze da capo allenatore, Monty Williams aveva costruito delle ottime squadre a New Orleans e Phoenix, e del resto a Detroit non è che avessero fretta: i 6 anni di contratto facevano capire che la costruzione di una cultura di squadra, qualcosa che durasse a lungo, era la priorità, mentre i 78 milioni totali (il massimo di sempre per un coach NBA) erano sufficienti a chiarire che prima o poi i risultati sarebbero dovuti arrivare. Quello tra Williams e i Pistons è stato un matrimonio nato male e finito peggio; il coach aveva più volte rifiutato le avances di Detroit per motivi familiari, essendo la sua seconda moglie malata di cancro (la prima, come è purtroppo noto, morì in un incidente stradale nel 2016). Alla fine era stato il proprietario a intercedere personalmente per fargli cambiare con la classica offerta irrifiutabile; Williams accettò, ma l’idea è che tra ottobre 2023 e aprile 2024 lui volesse essere dappertutto tranne che su una panchina NBA ad allenare una squadra di ragazzi inesperti e da testare ai livelli più alti.Con l’arrivo di JB Bickerstaff è però cambiato tutto. Il nuovo allenatore ha portato un’impronta difensiva di cui la squadra aveva tremendamente bisogno, oltre alla capacità a lavorare con i giovani già apprezzata a Cleveland; veterani come Beasley, Harris e Hardaway Jr. stanno dando un contributo tangibile dentro e fuori dal campo, e poi, finalmente, questa squadra ha un All-Star, e forse anche qualcosa di più. No, le nomination non sono ancora state rese ufficiali, ma è solo questione di giorni prima che Cunningham diventi il primo giocatore dei Pistons dal 2019, dopo Blake Griffin, a partecipare alla gara delle stelle.
SCUSATE IL RITARDO
Alla sua quarta stagione tra i pro, possiamo ormai dirlo: in attacco, Cade Cunningham può fare tutto, anche grazie a un fisico eccellente per il ruolo (è pur sempre un play di quasi 2 metri per 100 kg). MotorCade sta mettendo a referto i migliori numeri in carriera in qualsiasi voce statistica a eccezione della percentuale ai liberi: sebbene questi numeri non possano giustificare il premio di Most Improved Player, è evidente che senza questo Cade i Pistons non sarebbero questi Pistons.
L’aspetto che salta più all’occhio è la percentuale al tiro da 3; se da un anno all’altro i tentativi di media sono sempre rimasti attorno ai 5-6 a partita, lo stesso non si può dire della percentuale: dal 27.9% del secondo anno, ampiamente insufficiente per una guardia, al 37.7% di questa stagione. Non è ancora il giocatore che volete si prenda una tripla dopo aver insistentemente palleggiato sul posto, ma il miglioramento da un anno all’altro è evidente. L’anno scorso il numero 2 di Detroit si prendeva 2 triple dal palleggio a partita convertite con il 32.5%: quest’anno sono 4.2 con il 35.5%. Lui giustamente si prende anche quello che le difese gli concedono: 2.8 triple di media sono open, secondo NBA Stats, mentre 2.3 sono wide open. In effetti, in situazioni di pick and roll, gli avversari tendono a passare sotto i blocchi e, soprattutto, i lunghi non lo vanno a prendere alti ma rimangono a coprire in drop.
Difficilmente Cunningham batte l’avversario dal palleggio con il primo passo, ma riesce comunque a prendere vantaggio grazie alle finte dal palleggio o ai blocchi rigettati. La tecnica non gli manca e anzi, è uno di quei giocatori che ti chiedi come facciano a battere l’uomo in maniera così costante pur avendo un’esplosività quantomeno nella media del ruolo.
Non essendo particolarmente rapido nel mettere palla per terra, prendere vantaggio tramite il blocco è fondamentale per lui: Cunningham è il secondo giocatore per possessi a partita da palleggiatore in situazioni di gioco a due (11.1, un centesimo dietro Trae Young), situazione in cui produce 10.5 punti di media a gara.