Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
L'NBA Cup e le ambizioni rinnovate dei Bucks
18 dic 2024
OKC smette di segnare nel secondo tempo e Giannis alza la NBA CUP.
(articolo)
8 min
Dark mode
(ON)

All'intervallo il punteggio è di 51-50 a favore dei Milwaukee Bucks. La seconda finale di NBA Cup della storia magari non è spettacolare, ma almeno è equilibrata, sentita. Guardando i giocatori in campo si capisce che c’è qualcosa in palio, che non è una delle 82 partite della stagione regolare dove magari ogni tanto puoi tirare il freno.

IL DISASTROSO SECONDO TEMPO DI OKC
Poi, in maniera totalmente inaspettata, nel secondo tempo gli Oklahoma City Thunder smettono di segnare. Stiamo parlando della migliore squadra dell’Ovest per distacco, con un record di 20-5 e favorita per arrivare fino in fondo ai playoff. Per capirci ancora meglio, prima di stanotte, in stagione non avevano mai segnato meno di 99 punti in una partita. Nel secondo tempo della finale di NBA Cup ne segnano appena 31.

I Bucks al contrario approcciano il terzo quarto con la giusta aggressività e prendono il largo, arrivando a +19 all’inizio dell’ultimo quarto, un vantaggio suggellato da una tripla dal parcheggio di Brook Lopez, a mostrare il livello di fiducia generale della squadra di Doc Rivers. E poi difeso dal velleitario tentativo di rimonta di OKC, concluso a due minuti dalla fine.

View post on X

Shai Gilgeous-Alexander, la stella dei Thunder e serio candidato al premio di MVP stagionale, ha segnato solo 21 punti, con 8 su 24 al tiro. Ma sarebbe ingiusto scaricare tutta la sconfitta su di lui, perché i suoi compagni sono andati anche peggio: Jalen Williams si è fermato solo a 18 punti con 8 su 20 al tiro; Lu Dort 4, Cason Wallace 5, Alex Caruso 2. L’unico ad uscire dalla partita con una prestazione sufficiente è Isaiah Hartenstein, con 16 punti e 12 rimbalzi e la sensazione che fosse il solo - insieme forse a Dort - a non mollare nel momento delicato, a metterci tutto per provare a invertire la rotta. Troppo poco, anzi il minimo in una finale.

Il problema per OKC è stato il tiro da 3 punti, appena 5 triple segnate su 32 tentate (15.6%, una miseria). Nella NBA attuale con una percentuale del genere da dietro l’arco, con quel volume, perdi contro tutti, semplicemente perché è molto complicato arrivare oltre 90 punti. Se poi gli avversari, come hanno fatto i Bucks, tirano con un ottimo 42.5% di squadra da tre punti, puoi solo perdere. Il solo Lillard ha segnato lo stesso numero di triple di tutta OKC. In generale Milwaukee ha segnato 51 punti da triple contro gli appena 15 di OKC, stravincendo la battaglia della matematica.

LA RINASCITA DEI BUCKS
Proprio la terribile serata al tiro di una squadra che, in media, segna il 35.1% delle sue triple (un dato non eccellente, ma almeno sostenibile) rende difficile giudicare i Thunder. Sono serate storte che, nei playoff, si spera per loro, possono essere aggiustate dalle serie al meglio delle sette partite. Per i Bucks, e per Giannis, invece, questa è soprattutto una vittoria arrivata al momento giusto, perché certifica la rinascita dopo un inizio particolarmente complicato, e candida Milwaukee se non proprio al ruolo contender, quantomeno a quello di mina vagante di una NBA senza troppe gerarchie.

Il record di 2-8 di inizio stagione aveva lasciato presagire una squadra a fine ciclo e destinata a sfaldarsi, anche per alcune dichiarazioni dei suoi leader. Poi è arrivata la svolta, una serie di vittorie in sequenza per aggiustare il tiro e ora questa vittoria della NBA Cup (che però non conta per il record di squadra). Per raggiungere la finale i Bucks hanno battuto gli Orlando Magic e gli Atlanta Hawks nella fase a eliminazione diretta, dopo essere rimasti imbattuti nel girone di qualificazione. E la vittoria è arrivata senza Khris Middleton, che ha saltato la finale per una malattia presentatasi lunedì mattina e non meglio specificata.

I Bucks hanno fatto una partita migliore a tutto tondo, meglio nelle percentuali al tiro, meglio a rimbalzo (25 contro i 13 di OKC), migliore nella lucidità e nell’aggressività mostrata in ogni frangente. Ha detto Lillard: «La squadra con la quale abbiamo iniziato la stagione non è quella che siamo ora e non è mai stata quella che eravamo veramente». Aggiungendo poi che la vittoria della NBA Cup serve a mostrare quanto costruito: «Penso che tutto sia venuto fuori nella nostra partita più importante fino a questo momento».

Ma è soprattutto una vittoria che rilancia le ambizioni personali di Giannis Antetokounmpo, che ora ha affiancato LeBron James come unico giocatore ad essere nominato MVP della stagione regolare, delle finali, dell'All-Star Game e della NBA Cup. In una partita di cartello, con gli occhi addosso, ha vinto la sfida e fatto molto meglio di SGA, uno dei giovani che vogliono spodestarlo nell’élite della Lega. Se in questo momento il miglior giocatore al mondo è unanimemente Nikola Jokić, la stagione di Giannis, almeno a livello numerico, sta avvicinando quella del serbo (in sostanza un po’ più di punti per Giannis, un po’ più di rimbalzi e assist per Jokić). Soprattutto, il fatto che con le sue prestazioni abbia rigirato completamente la stagione dei Bucks dopo l’inizio così negativo, è proprio il tipo di reazione che può fare la differenza quando si tratterà di votare l’MVP, o comunque di stare in alto nella considerazione generale.

Negli ultimi anni, un po’ per gli infortuni ai playoff, un po’ per le difficoltà avute dai Bucks come franchigia, si è dato per scontato il livello di gioco che sta tenendo il greco, alcuni suoi miglioramenti, lo stile peculiare con cui domina le partite. Ieri Giannis non ha provato neanche una tripla, rimanendo fedele al suo stile, che vuol dire arrivare al ferro o prendersi un tiro dal mid-range, il tanto bistrattato tiro dai 5-6 metri, che però in questa stagione gli sta entrando con costanza, al contrario del passato.

Ieri non gli è neanche servita questa opzione (1 su 4 dal mid-range), però rimane una possibilità decisiva per Giannis, perché se la difesa deve contrastare anche quel tiro contro di lui, oltre a preoccuparsi dei suoi tentativi di arrivare al ferro… beh: buona fortuna. A 30 anni, con la necessità di iniziare a preservare il fisico, avere sempre più fiducia in questo tipo di conclusioni potrebbe sbloccare una nuova versione di Giannis, ancora più decisivo soprattutto nelle partite che contano ai playoff, quando il centro dell’area avversaria diventerà più intasato. Il pitturato, comunque, rimane il suo giardino, e lo è stato anche contro i Thunder, forse la miglior difesa della NBA (8 su 13 nelle conclusioni sotto canestro).

Addirittura possiamo dire che SGA e i suoi compagni si siano fidati fin troppo delle loro capacità difensive, non riuscendo ad aggiustarsi contro le scelte di Giannis, che è stato lucidissimo nel capire quando liberarsi del pallone cercando il compagno meglio piazzato dall’arco e quando invece attaccare il ferro con quel suo stile erculeo. OKC avrebbe dovuto provare a togliere al greco il pallone dalle mani, ma non ci è riuscita, o non ci ha pensato, finendo per soccombere.

View post on X

Hartenstein, ad esempio, non è mai stato mandato in aiuto su Giannis nel pitturato, una soluzione non particolarmente elaborata che però è difficile attuare nella singola partita. Probabilmente, se questa fosse stata una serie di playoff, sarebbe stato il classico aggiustamento da Gara-2. Daigneault, l’allenatore dei Thunder, nonché uno degli astri nascenti della panchina, non ha forse voluto o non ha avuto il tempo di provare a stravolgere il suo piano, lasciando carta bianca a Giannis. C’è da dire che poi la stella dei Bucks ci ha messo del suo chiudendo una straordinaria tripla doppia da 26 punti, 19 rimbalzi e 10 assist, tirando con il 53% dal campo e con l’unico dettaglio negativo dei soli 6 liberi segnati su 11 tentati (ma sappiamo che quello è un po’ il suo limite, in questa stagione è al 61.5% dalla linea). Con la partita di ieri ha allungato a 24 la sua striscia con almeno 20 punti tirando sopra il 50% dal campo, un tipo di efficienza offensiva che paga. Ma Giannis, non è una novità, è anche una forza difensiva, come dimostra l’impressionante stoppata che ha spazzato via Caruso sul finire del terzo quarto.

View post on X


FINALMENTE LEADER
Tirare fuori una prestazione del genere in una finale, per quanto il valore della NBA Cup sia ambiguo, contro una delle favorite al titolo, evidenzia un altro aspetto che può far contenti i Bucks e i suoi tifosi: ora Giannis è un leader molto più positivo del passato. Più vocale in campo e meno fuori, pronto a dividere gioie e dolori coi compagni. «Cerco di andare in campo e di dare l'esempio», ha detto dopo la semifinale contro gli Hawks, «so che la mia voce ha un grande peso ed è molto importante all'interno della squadra. Quindi cerco di parlare il più possibile senza far sentire troppo la mia voce». Una differenza notevole con il passato silenzioso: avere un Giannis coinvolto e partecipativo aiuta i Bucks a rimanere nel flusso delle partite, come si è visto anche nel terzo quarto contro OKC, quando la partita è girata. Se Milwaukee è stata trascinata dal suo leader, i Thunder hanno mostrato tutti i limiti di un roster giovanissimo e inesperto. Ma questa è la strada per loro, e già questa sconfitta potrà tornare utile in ottica futura: si impara strada facendo.

Una vittoria quindi prestigiosa ma che i Bucks hanno deciso di non festeggiare troppo. Su imbeccata del suo assistente Darvin Ham, che la scorsa stagione ha vinto l’NBA Cup da capo-allenatore dei Lakers, Doc Rivers ha deciso di non far entrare l’alcool negli spogliatoi e di dare spazio solo a una sobria cerimonia di premiazione. Una decisione che ha fatto storcere il naso a Giannis, secondo cui: «I ragazzi avrebbero dovuto festeggiare: non si sa mai se ci si troverà di nuovo su questo palcoscenico». Una dichiarazione che sicuramente avrà fatto piacere ad Adam Silver, che tanto ha voluto questa competizione e che ci tiene a dargli un’importanza che vada oltre al montepremi economico finale. In quello che è storicamente uno dei punti più bassi di interesse per la stagione regolare (tra novembre e dicembre), inserire un nuovo trofeo serviva proprio a creare qualche storia, un po' di sana competizione. «Stiamo migliorando», ha detto Antetokounmpo durante la consegna del trofeo: «Nelle ultime 15 partite siamo stati competitivi, abbiamo giocato un basket di squadra, ci siamo fidati l'uno dell'altro». Non sarà stata la partita che mette in dubbio il livello eccellente e le ambizioni di OKC, ma questa è la vittoria che segna ufficialmente il ritorno delle ambizioni dei Bucks e della loro stella Giannis Antetokounmpo.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura