Non è mai facile scappare da New York. Lo sanno i REM, lo sa Jena Plissken, lo sa anche Mohamed Bamba, cresciuto nei projects di Harlem sopra uno dei playground più celebri di Manhattan, quella striscia di asfalto tra Malcom X Avenue e la Quinta che i residenti chiamano “The Kingdom” e che negli anni è stato il regno dei locali Ron Artest e Rafer “Skip to My Lue” Alston. Lì un giovanissimo e lunghissimo Mo ha iniziato per la prima volta ad assestare stoppate ai suoi coetanei, prima di capire che il suo talento sarebbe stato il biglietto d’uscita dalla giungla abitativa della Grande Mela. Così, a soli 12 anni, ha fatto i bagagli e ha salutato lo skyline newyorkese per iscriversi alla Cardigan Mountain School, un collegio per soli ragazzi nel New Hampshire, per poi continuare la sua educazione bucolica a Westtown, una scuola quacchera ai confini della Pennsylvania. Tra i boschi di conifere, Bamba è cresciuto fino a confondersi con gli alberi secolari, slanciato e nodoso con le braccia infinite che arrivano fino al cielo.
Nel 2016 viene inserito nella squadra a stelle e strisce che in Cile vince l’ennesimo titolo Under 18. Il coach di quella selezione è Shaka Smart, che lo convince a seguirlo in Texas, rinunciando ai palcoscenici più prestigiosi di Lexington e Durham per il caldo del sud. Negli ultimi anni per il campus di Austin erano passati alcuni tra i lunghi più interessanti della nazione come Myles Turner e Jarrett Allen, ma nessuno viveva di aspettative come il ragazzo di Harlem. Bamba aveva appena vinto l’MVP nell’ultimo McDonald’s All-American e completava la filosofia difensiva di Smart, sempre aggressiva alla ricerca dell’anticipo, con una presenza sotto canestro pronta a sconsigliare le gite nel pitturato. Sulla carta doveva essere un matrimonio perfetto.
In realtà la stagione dei Longhorns è stata ben più complicata del previsto, contrassegnata dalle ormai note indagini dell’FBI e dalle fragilità del giovane gruppo in mano a Smart dentro quella corrida che è ogni anno la Big 12. Un caos eccessivo per un giocatore come Bamba: in un contesto che non lo valorizzava e che anzi per lunghi tratti di partita lo rendeva un cervo in autostrada, Mo è riuscito comunque a tratti a mostrare lampi del giocatore che può diventare.
Bamba è qualcosa in più di un possibile rim protector di alto livello: se inserito del giusto contesto grazie alle sue doti fisiche futuristiche, può cambiare il modo di difendere in NBA. Le sue caratteristiche sono esattamente quelle che tutte le squadre cercano in un lungo moderno, capace di avere un impatto in entrambe le metà campo.
Lo scorso Maggio Bamba ha rotto la Draft Combine facendo segnare misure mai viste prima. Con un’apertura di braccia da aereo di linea di 7-10 (quasi 240 centimetri) e una standing reach di 9-7.5 (294 cm) ha riscritto gran parte dei record per i giocatori che entrano in NBA. Numeri che hanno fatto girare la testa a molti GM e scout in giro per la Lega, che guardano con gli occhi a forma di cuore tutto questo potenziale grezzo su cui poter lavorare negli anni a venire. Negli ultimi mesi ha scalato i Mock Draft delle squadre in Lottery, proponendosi come uno dei giocatori con più possibilità di crescita dopo Deandre Ayton e Luka Doncic. Bamba alla fine è stato scelto con la sesta scelta da Orlando e dal loro GM, John Hammond, confermando la loro incrollabile fede verso i freak atletici tutti da costruire. In Florida troverà una franchigia in stato confusionale, ancora indecisa sulla direzione da prendere e che dovrà fare scelte importanti in questa off-season per ristrutturare il roster. Immaginiamo che il suo arrivo segni anche la fine del soggiorno di Nikola Vucevic nei project della Florida e lanci definitivamente l’intrigante quanto complesso esperimento della coppia Bamba-Isaac sotto canestro. Due assoluti xenomorfi che trasformeranno i tentativi avversari in un film horror.
La presenza difensiva
Non si può iniziare a parlare di Bamba se non partendo da quelle braccia lunghissime che entrano negli incubi degli attaccanti avversari. Con 3.7 stoppate a partita è stato il secondo freshman della nazione (secondo solo a Jaren Jackson Jr.), arrivando a rispedire al mittente il 13.6% delle conclusioni avversarie. Sotto canestro è una costante minaccia sia in marcatura individuale che in aiuto dal lato debole: la sua agilità e la sua intelligenza difensiva gli consentono di essere sempre attivo e pronto a rimediare agli errori dei suoi compagni. Stoppa con naturalezza con entrambe le mani e ha la disciplina per contestare senza lasciare la terra con i piedi, sfruttando al massimo la clamorosa verticalità del suo corpo. La sola sua presenza in campo è un deterrente per i tiratori avversari, che sanno che devono sempre guardare negli specchietti prima di tentare la conclusione.
Kids see ghost sometimes.
Con le sue braccia telescopiche copre una tale quantità di campo da inibire i tentativi nel pitturato e allo stesso tempo ad essere estremamente efficiente anche sul perimetro. Bamba non è solo un Roy Hibbert 2.0, un totem ancorato nel pitturato e totalmente inefficace nel basket moderno, ma possiede la mobilità per cambiare sul portatore di palla e rimanere insieme a lui per uno o due palleggi. Questo per la verità è solo in potenziale: Bamba non è ancora abituato a mettersi in posizione seduta per contenere il ball-handler e i suoi tempi di reazione sono ancora da affinare. A volte rimane troppo eretto e viene bruciato senza pietà, ma grazie alla sua falcata da giraffa è spesso in grado di recuperare anche se inizialmente battuto, arrivando da dietro ad oscurare il sole.
Per quante qualità fisiche abbia, Bamba ha anche delle limitazioni intrinseche: innanzitutto non ha il bacino da campione di limbo di Clint Capela e dovrà lavorare molto per abbassare il suo punto di gravità, sfruttando al massimo lo spazio tra le sue anche e la punta delle dita. Ciò nonostante, è così lungo da poter concedere dello spazio all’avversario per assorbire l’eventuale penetrazione e allo stesso tempo contestare il suo rilascio, qualità perfette per fare drop back sui pick and roll. Bamba può davvero essere un’intimidazione anche in situazione di hedge, formando una “barriera” davanti al portatore di palla avversario nell’esecuzione di un gioco a due. Nonostante la sua mobilità est-ovest non sia supersonica - come è normale aspettarsi da un giocatore altro più di sette piedi - il figlio di Harlem non è affatto un giocatore inchiodato al parquet: poter attraversare l’intero campo in tre passi è di sicuro utile poi in situazioni di aiuto e recupero, sempre più importanti nell’economia delle difese NBA.
A Texas non è stato eccessivamente coinvolto nella difesa dei pick and roll, una situazione che cambierà appena debutterà in NBA. Bamba dovrà dimostrare di avere dei piedi leggeri e di saper spostare tutti i suoi 216 centimetri in giro per il campo con estrema disinvoltura. Ciò lo renderebbe cheat code imbattibile dentro una difesa organizzata, in grado di trasformarlo in un muro su ruote da piazzare dove serve all’occorrenza.
Bamba riunisce in sé le due qualità più importanti di un difensore moderno: la mobilità e la lunghezza. Quando riuscirà ad usare efficacemente entrambe tutti gli avversari avranno un grosso problema tra loro e il canestro.
Bamba è poi molto bravo a chiudere il possesso difensivo catturando il rimbalzo (il 28.6% di quelli disponibili, oltre 16 per 40 minuti al college) visto che pochi raggiungono le altezze a lui concesse e la sua mobilità, unita ad una spiccata sensibilità per dove andrà a finire la palla, gli permettono di essere molto efficace anche fuori dalla sua zona di competenza. Se e quando metterà i chili che gli permetteranno di non essere spostato da sotto canestro, tenerlo lontano dalla palla sarà impresa ardua, specie se finirà accoppiato con un difensore che gli concederà molti centimetri come spesso accade con le difese che cambiano su tutti i blocchi.
Il potenziale offensivo
Se l’impatto nella metà campo difensiva è sempre stato il biglietto da visita, l’upside del suo gioco offensivo è quello che lo sta facendo sempre più salire di considerazione agli occhi dei dirigenti NBA. Basandosi sulla esperienza collegiale a Texas è davvero difficile provare a capire che ruolo potrà svolgere Bamba in un attacco NBA tale è la distanza tra le due interpretazioni del gioco da rendere quasi superfluo un confronto all’americana. Per fare un esempio, l’anno scorso Capela e Rudy Gobert, due giocatori ai quali è legittimo paragonare lo sviluppo offensivo di Bamba, hanno giocato entrambi il 3.6% dei loro possessi in post-up, mentre Bamba il 27% - tra l’altro senza una grande efficienza.
In questo momento Bamba non ha nessuna certezza su quale potrà essere il suo ruolo in un attacco NBA. La sua capacità di trovare il pallone ad altezze himalayane e una buona coordinazione occhio-mano lo rendono un possibile futuro rim-runner, un bersaglio extralarge per i lob dei compagni nel pitturato. Il limite è rappresentato dall’intensità che è in grado di portare ad ogni azione sul campo di gioco, un difetto che ha contraddistinto tutta la sua giovane carriera.
Per anni descritto come lento o poco esplosivo nel muoversi lungo l’intera distanza del campo, Bamba ha stupito in un provino con i Chicago Bulls facendo segnare un incredibile tempo sullo sprint di ¾ campo: con 3.04 secondi ha battuto degli scattisti professionisti come Russell Westbrook, John Wall e Victor Oladipo prima di entrare in NBA. Se fresco e motivato Bamba può rivaleggiare in rapidità con chiunque, mentre se affaticato tende a trascinarsi su e giù per il parquet rimanendo sempre fuori posizione e diventando dannoso per la squadra. La condizione fisica sarà una dei punti più pressanti del lavoro in palestra: aggiungere solo tre o quattro minuti di autonomia sarà vitale per lui in chiave Draft.
Quando è attivo infatti, i suoi mezzi fisici costringono le squadre avversarie a preoccuparsi costantemente della possibilità di lob verso le sue gigantesche mani, pronte a schiacciare tutto quello che passa nelle vicinanze del ferro. Se piazzato nel dunking spot appena fuori dall’area può tenere impegnato il lungo avversario, impedendogli di arrivare in tempo per l’aiuto nel pitturato - una situazione di gioco molto utilizzata dagli Houston Rockets con Capela ad allargare il campo per gli isolamenti di James Harden e Chris Paul.
Rispetto al lungo svizzero, Mo deve imparare a gestire i pick and roll, individuando dove piazzare i blocchi e trovando i tempi giusti per rollare verso il canestro quando si apre uno spiraglio. A Texas ha avuto poche possibilità di dimostrare di essere un bloccante di livello (solo il 12% delle volte, generando solo 0.77 punti per possesso) ma ha le qualità per migliorare questo fondamentale. Come già detto, ha degli ottimi istinti di lettura di gioco e le sue infinite falcate gli permettono di spostarsi per il campo in pochi passi.
Conviene mettere sempre un corpo vicino a Bamba o si rischia di finire dalla parte sbagliata della storia.
Bamba è impressionante quando ha la possibilità di finire con spazio, mentre ha molte più difficoltà in traffico, dove viene disinnescato da lunghi più pesanti e palestrati. In questo momento del suo sviluppo si fa spostare troppo facilmente dalla posizione e per istinto di auto-conservazione ha ormai mentalmente accettato di evitare il contatto fisico. Lungo e sottile, Bamba ha sempre fatto molta fatica a strutturarsi in palestra, non riuscendo mai a mettere su più di cinque chili ogni anno. La speranza è che assistito da professionisti di alto livello (come ha già cominciato a fare) riesca finalmente a trasformare la sua figura cartonata in qualcosa di più tridimensionale. Specialmente nella parte bassa del corpo Bamba ha bisogno di rinsaldare le sue magrissime gambe per superare lo stress fisico di una stagione da professionista e non farsi bullizzare da stagionati veterani. Inoltre, l’esplosività sul breve è una qualità non demandabile nei giochi a due per finire in situazioni dinamiche.
La mancanza di esplosività e il lavoro di piedi primitivo lo limitano molto come rollante: mettere massa sarà una priorità subito dopo il Draft.
Mo deve dimostrare di essere efficace anche quando non riceve molti tocchi in attacco. Quando questo succedeva a Texas, dove a volte non vedeva la palla per quattro o cinque azioni consecutive, tendeva a spegnere l’interruttore e accettare un ruolo marginale - anche perché le sue limitazioni con la palla in mano, con la quale per ora non è capace a fare assolutamente niente per gli altri, lo rendono battezzabile quando si esilia sul perimetro. Nonostante il suo I.Q. cestistico sia piuttosto alto, è un passatore tutto da verificare: numeri alla mano è il peggior lungo passatore del Draft con un solo il 3.5% di assist e il 12.7% di palle perse, dati che rendono ancora più lampanti le sue difficoltà piuttosto che i numeri su 40 minuti, falsati dal basso Usage.
Non aiutato dal contesto di Texas, Bamba è sembrato sempre fuori ritmo quando si trattava leggere la difesa avversaria e di trovare i compagni di squadra. Le sue scelte non sono sempre limpide ma soprattutto rapide, tipico di chi non è a proprio agio con la velocità con la quale si sta giocando. La difficoltà al college di Bamba nel fare le scelte corrette è ancora più strana se letta in relazione a ciò che aveva fatto vedere al liceo e nelle selezioni giovanili, dove si era sempre dimostrato un passatore sopra la media. Nel report di DraftExpress dal Nike Summit Hoop 2017 si legge che “sa effettuare solidi passaggi alto-basso e trovare i tagli dei compagni”. Tutto questo è praticamente sparito nella sua esperienza texana, forse in un contesto meno caotico e una volta acquisito il suo ritmo di gioco troverà anche la sicurezza per effettuare le giuste giocate. Anche perché le capacità di playmaking di un lungo stanno diventando rapidamente sempre più importanti nell’economia di gioco e determinano quanto un giocatore limitato come creatore può rimanere in campo.
Per questo Bamba ha capito che, per diventare qualcosa in più di un giocatore di ruolo ed essere limitato intorno al canestro, deve espandere il suo bagaglio tecnico aggiungendo una nuova dimensione offensiva. Così, appena uscito dal campus dei Longhorns, Mo non ha perso tempo e ha lavorato duro per arrivare il più preparato possibile ai workout con le squadre NBA. In particolare ha speso molto tempo con Drew Hanlen, il nuovo guru dei preparatori che è dietro i successi di Joel Embiid e Jayson Tatum: quest’ultimo, dopo aver tirato con il 34% da tre a Duke, ha chiuso oltre il 43% nella sua prima stagione a Boston grazie ad un tiro rifinito dal lavoro certosino di Hanlen. Bamba spera di percorrere la stessa strada.
Il prodotto di Harlem ha dimostrato di non aver paura a prendersi le sue conclusioni da dietro l’arco a Texas, convertendo però solo il 28% di quelle tentate. Al di là dei numeri, non certo entusiasmanti, la sua meccanica faceva intravedere una solidità sulla quale costruire un possibile futuro da stretch 5. Ora, grazie alle ore passate in palestra con Hanlen, a giudicare dai video che circolano il suo jumper sembra essere molto più efficiente di prima: il meccanismo è più rapido e compatto, la rotazione più morbida e naturale. Il rilascio ovviamente è ad altezze siderali, dove nessuno può solamente pensare di ostacolarlo.
Drew Hanlen è riuscito a creare un altro mostro in laboratorio?
Il giocatore di scacchi più alto del mondo
Una delle qualità più intriganti non si vede in campo, o almeno non direttamente, ed è una delle più sottovalutate: la sua intelligenza. Recentemente LeBron ha evidenziato quanto sia importante avere giocatori dotati di alto I.Q. in squadra per costruire una cultura vincente e come Golden State e San Antonio siano riuscite a creare una dinastia seguendo questa filosofia. Mo è un ragazzo che non dimostra la sua età - come diceva il mai troppo compianto Prodigy, “I’m only nineteen but my mind is old” - e già ad ascoltarlo davanti alle telecamere si capisce perché ha lungamente accarezzato l’idea di passare il suo unico anno universitario ad Harvard: è comunicativo, articolato e pienamente a suo agio nel discutere di basket con giornalisti e addetti ai lavori.
Il primo trofeo che ha alzato al cielo è stato a sette anni dopo aver vinto un torneo di scacchi a New York, una passione che ha sviluppato la sua mente in una sofisticata calcolatrice.
Negli ultimi due anni è stato un regolare frequentatore della Sloan Sports Analytics Conference, l’appuntamento lanciato da Daryl Morey che riunisce per qualche giorno i nerd della palla arancione da tutto il mondo.
Bamba non è solo un atleta unico, ma è anche un grandissimo appassionato e un secchione del gioco, entrambe qualità che non si possono insegnare specialmente a un giocatore con quelle dimensioni. Come non tutti nascono con delle braccia da personaggio Marvel, così non tutti hanno dentro il sacro fuoco che ti fa saltare i party esclusivi, le Kardashian e le feste comandate pur di migliorare costantemente il tuo gioco. Se il motore di Bamba in campo è discutibile, quello fuori non ha rivali.
L’ambiente in cui si troverà ad Orlando sotto coach Steve Clifford sarà una discriminante enorme nel suo futuro sviluppo e carriera tra i professionisti. Se avrà la stessa fortuna di Gobert e Capela, entrambi scelti da squadre che hanno avuto la possibilità e le competenze per aspettare la loro maturazione inserendoli poi in contesti vincenti, Bamba ha tutte le possibilità per diventare tra qualche anno il miglior giocatore di questo Draft. Una combinazione così assurda di talento e mezzi fisici rappresenta un unicum anche in un mondo che sembra sfornare ogni anno mostri usciti dalla fantasia di Lovecraft.
Un difensore versatile sul perimetro e dominante sotto canestro, con una dimensione da stretch-5 in attacco. Un prospetto moderno che ha le radici nelle antiche, quasi ancestrali, ossessioni per le misure fisiche fuori dal mondo, come se fossero il segnale divino di un talento calato dall’alto. A lui toccherà il compito di realizzare queste promesse, ribaltando anche molti luoghi comuni su quale sarà il ruolo dei lunghi nel futuro prossimo della lega.
Scommettere su Bamba significa scommettere sulle capacità di sviluppare un prospetto, dalla forma grezza fino alla cesellatura barocca, ma è anche una scelta filosofica e riguarda la previsione di quale sarà la prossima valuta pregiata che avrà corso in NBA. In una lega che ha relegato i lunghi in ruoli sempre più marginali (ma non per questo meno efficienti) bisogna interrogarsi su quale futuro avranno tali atleti. Bamba è un rim protector eccezionale ma in un’epoca dove il cambio sistematico è prassi corrente tale qualità perde molto del suo valore. Ha dimostrato di essere capace di difendere sui portatori di palla avversari anche lontano dal ferro, ma se il suo ruolo viene massimizzato se riesce a rimanere sempre nel pitturato.
Capela e Gobert hanno avuto una stagione regolare incredibile e nonostante un contributo di livello anche durante i playoff, la loro influenza sulla squadra è scesa notevolmente contro avversari che riuscivano a isolare tutti i loro punti deboli. Bamba dovrà dimostrare di essere capace di fare quel passo in più rispetto ai suoi modelli, perché mai come ora in NBA il confine tra una Superstar e un Bust è sottile come un foglio di carta.