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Shai Gilgeous-Alexander fa sembrare normale ciò che è straordinario
14 mar 2025
La stella di OKC ha raggiunto una continuità di rendimento con pochissimi eguali.
(articolo)
9 min
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IMAGO / ZUMA Press
(copertina) IMAGO / ZUMA Press
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In una qualsiasi altra stagione, i risultati e i traguardi accumulati fino a questo momento da Shai Gilgeous-Alexander basterebbero e avanzerebbero per assicurarsi il premio di MVP senza troppe discussioni. SGA non risponde solamente alla domanda che tradizionalmente indirizza il premio individuale più ambito della stagione, vale a dire “Chi è il miglior giocatore della miglior squadra della lega?”, ma ha anche messo assieme il livello più alto di continuità di rendimento visto nell’arco dei sei mesi di regular season che si avvia alla conclusione. Se il premio di MVP non è ancora virtualmente tra le sue mani è solo per l’assurdo livello tenuto da Nikola Jokic quest’anno, ma non è detto che a fine stagione non riesca comunque a vincere il primo trofeo individuale della sua carriera.

UN LIVELLO INDIVIDUALE VISTO RARAMENTE
Gilgeous-Alexander aveva chiuso al secondo posto nella corsa al premio di MVP già lo scorso anno ed era nella top-5 nel 2022-23, ma quest’anno è senza alcun dubbio asceso a un livello superiore per rendimento e continuità. Non solamente sta viaggiando al suo massimo in carriera per punti a partita (32.8, capocannoniere NBA con margine su Giannis Antetokounmpo secondo), ma ha già superato quota 2.000 punti in stagione e, anche escludendo i punti segnati nei soli ultimi quarti, sarebbe comunque al numero 1 della lega. Ha più partite da 20, 30, 40 e 50 punti di chiunque altro in NBA e lo sta facendo con un’efficienza stellare, tirando col 57.6% effettivo dal campo col più alto numero di tentativi da tre punti della carriera. Al momento viaggia a 5.8 tentativi da tre a sera, più di due in più rispetto a un anno fa: aumentando esponenzialmente il numero di triple che si prende dal palleggio, è diventato una minaccia anche con i piedi dietro l’arco costringendo le difese a marcarlo anche molto lontano da canestro, aprendosi così nuovi percorso da esplorare nelle sue scorribande verso il pitturato.

La stagione che sta mettendo assieme dalla media distanza potrebbe essere una delle migliori di sempre per una guardia NBA. Tra i 25 giocatori che tentano almeno tre tiri dal mid-range a partita, solamente un’assoluta divinità del gioco come Kevin Durant fa meglio del suo 51.2%, a cui SGA aggiunge anche un eccellente 50.3% nelle conclusioni nel pitturato fuori dalla restricted area. Considerando che quando arriva nei pressi del ferro finisce col 71.3%, avendo anche la possibilità di concludere con entrambe le mani indifferentemente, e che perde una quantità risibile di palloni per quanto la tiene in mano (meno del 9% dei possessi: fa meglio di Tobias Harris che tira tutto quello che gli passa per le mani), il pacchetto completo lo rende in assoluto l’attaccante più difficile da marcare dell’intera lega.

Il modo in cui ha massacrato la difesa perimetrale più completa della lega è stato qualcosa di spaventoso.

SGA si muove per il campo con un ritmo tutto suo: la sua capacità di passare dalla prima alla terza marcia per poi scalare di nuovo in su o in giù non ha eguali, ma sono il suo ambidestrismo e la sua capacità di fermarsi per tirare da ogni posizione del campo a rendere impossibile creare uno schema per fermarlo. A questo ha aggiunto anche un uso eccezionale del corpo: pur non sembrando un giocatore imponente dal punto di vista fisico come Tatum o Doncic, quando può usare la spalla o l’avambraccio per provocare il contatto col difensore riesce sempre a creare separazione, azionando poi lo spettacolare arsenale di tiri dalla media distanza che ha costruito nel tempo. L’unica chance è quella di mandare uno o più corpi per cercare di costringerlo a scaricare il pallone, cosa che fa con grande continuità fidandosi dei compagni, oppure negargli proprio la ricezione sperando che uno degli altri quattro in campo tiri al posto suo. Se SGA tira, sei sostanzialmente alla sua mercé.

Gilgeous-Alexander penetra a canestro oltre 20 volte a partita (nettamente primo nella lega) e in quelle situazioni va a punti nel 76.5% dei casi, che sia tirando direttamente con un assurdo 57.6% di realizzazione o procurandosi tiri liberi che converte col 90%. Non è necessariamente una novità: già due anni fa scrivevamo di come difendere contro di lui facesse venire il mal di testa, e nel corso degli ultimi anni ha risposto positivamente a tutte le domande che ci facevamo su di lui dopo il primo anno a OKC.

Lo Shai Gilgeous-Alexander che al secondo anno realizzava una tripla doppia da 20+20+10 non è un giocatore così diverso da quello di oggi — solo che adesso può farlo ogni singola sera che scende in campo.

ANY GIVEN GAME
La cosa realmente straordinaria è che Gilgeous-Alexander ha trasformato quei lampi di talento abbagliante in straordinaria normalità. Se messi nelle giuste condizioni, tutti i 450 giocatori della NBA hanno il talento per segnare 20 punti in una partita qualsiasi; ciò che fa la differenza è riuscire a farlo sera dopo sera dopo sera senza mai una pausa, in qualsiasi condizione fisica o di calendario, di avversario o di compagni, di tempo atmosferico o di situazione mentale.

Gilgeous-Alexander, da questo punto di vista, sta mettendo assieme una delle più grandi stagioni di sempre per continuità di rendimento: va sopra quota 20 punti da 60 partite consecutive (il record in epoca moderna di Michael Jordan è di 69), e se dovesse reggere fino a fine stagione senza saltarne nessuna, finirebbe a quota 76 — vicino al record all-time di 80 di Wilt Chamberlain, che però nel 1962 doveva faticare un po’ di meno per segnare contro le difese dell’epoca rispetto a quando deve fare SGA.

Ma se fino allo scorso anno la sensazione era che ci fosse un qualche limite a dove potesse arrivare col suo sforzo offensivo, ora gli argini sono stati completamente divelti dal suo talento. Fino allo scorso anno da SGA ci si potevano aspettare 30 punti con grande efficienza, ma raramente prestazioni sopra i 40; quest’anno invece ha già realizzato 11 delle 24 prestazioni da almeno 40 punti della sua carriera, tra cui i primi quattro “cinquantelli”. E solo in un’occasione sono coincisi con una sconfitta.

La partita in questione è questa contro Golden State.

L'ATTACCO DI SGA È LA CHIAVE DELLA DIFESA DI OKC
Bisogna infatti sottolineare come questi numeri non siano fini a loro stessi, ma assolutamente cruciali per il successo di una squadra che sta dominando una conference difficile come la Western di quest’anno e che sta dando battaglia per il miglior record della lega agli splendidi Cleveland Cavaliers. Uno dei principali argomenti a favore di Jokic per l’MVP, cioè che nei minuti senza di lui il resto della squadra precipita in un abisso dal quale non riesce a riemergere, vale anche in tono minore per Gilgeous-Alexander.

Senza di lui i Thunder segnano 11.5 punti su 100 possessi in meno rispetto a quando è in campo, più del doppio rispetto al secondo compagno più impattante in una squadra che è in ritmo per chiudere col miglior differenziale su 100 possessi nella storia della NBA. Non siamo ai livelli di Jokic, che per il quarto anno consecutivo ha un differenziale on-off dalle parti dei 20 punti su 100 possessi, ma solo perché le guardie di riserva di OKC (da Cason Wallace a Alex Caruso passando per Isaiah Joe e Aaron Wiggins) sono migliori rispetto ai tremendi lunghi di riserva di Denver. In tutta la NBA, comunque, solamente un’altra assoluta stella polare in attacco come Steph Curry (-12.5) ha dei numeri paragonabili.

La capacità di SGA di caricarsi l’attacco sulle spalle e di creare un tiro efficiente a ogni azione (1.30 punti prodotti per tiro tentato: nessuna guardia produce più di lui, a maggior ragione considerando il 36% di Usage che gli viene richiesto) è l’architrave su cui Sam Presti ha costruito il resto del roster e che permette a coach Mark Daigneault di provare qualsiasi combinazione difensiva possibile e immaginabile. Questi Thunder potrebbero essere la squadra con più talento difensivo nella storia del gioco: in tutta la rotazione non c’è un singolo difensore nettamente sotto la media o comunque attaccabile dal palleggio, e con le aggiunte estive di Caruso e Hartenstein sono stati aggiunti due veterani che alzano ulteriormente un livello già molto alto di suo.

Per certi versi, la difesa di OKC potrebbe anticipare i trend difensivi dei prossimi dieci anni di NBA.


Paradossalmente, il peggior difensore del lotto rischia di essere proprio SGA — che non è neanche lontanamente considerabile come un cattivo difensore, ma che “sfigura” rispetto agli altri compagni di squadra anche per quello che gli viene richiesto in attacco. Raramente il canadese si occupa dell’esterno avversario più pericoloso e ogni tanto tende a perdersi l’uomo alle spalle o a farsi “portare sotto canestro” da avversari più grossi e possenti di lui. Ma coach Daigneault, dirottandolo lontano dall’inizio dell’azione, può sfruttare al meglio il suo incredibile fiuto per il pallone e la lunghezza delle sue braccia (211 centimetri di apertura alare su un corpo di 1.96 sono misure eccezionali) per renderlo una macchina da recuperi e stoppate all’interno della miglior difesa della lega.

LA CORSA AL PREMIO DI MVP NON HA UNA RISPOSTA GIUSTA
Per quanto stiamo vivendo una delle epoche più polarizzate nella storia dell’umanità, cercare di dare una risposta univoca, assoluta e definitiva a chi meriti di vincere il premio di MVP tra SGA e Jokic è semplicemente impossibile. Entrambi hanno messo assieme dei case pressoché inscalfibili ed entrambi sono più che meritevoli del premio più ambito: chiunque sia assolutamente certo che uno lo meriti più dell’altro vi sta dicendo una bugia. I due scontri diretti uno in fila all’altro di inizio settimana non hanno aiutato a risolvere la discussione, anzi se possibile l’hanno polarizzata ulteriormente fino a renderla tristemente tossica. I sostenitori di SGA non perdono occasione di sottolineare le mancanze difensive di Jokic (il quale però è ormai da considerare tutt’altro che un cattivo difensore, specie per l’intelligenza con cui usa le mani in difesa); al contrario i fan del serbo impazziscono per i tiri liberi che si guadagna SGA accusandolo di accumulare statistiche in maniera farlocca (ignorando però che il suo Free Throw Rate, cioè il rapporto tra liberi e tiri tentati, è perfettamente in linea con quello della sua intera carriera, ed è anzi in calo rispetto a due anni fa).

Quest’ultimo mese di partite forse riuscirà a risolvere la matassa, ed è possibile che alla fine il record di squadra decisamente favorevole a OKC finisca per essere decisivo agli occhi dei media che prenderanno la decisione finale, anche considerando che Jokic ha vinto tre degli ultimi quattro premi (in un mondo ideale non dovrebbe contare, ma sappiamo tutti che conta e conterà). Indipendentemente da chi si porterà a casa il trofeo intitolato a Michael Jordan, una cosa è certa: raramente abbiamo visto due giocatori di questo livello mantenere un rendimento così eccezionale senza mai prendersi una pausa, e averli potuti seguire quest’anno nella loro completa maturazione è un privilegio che non dovremmo mai dare per scontato.

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