Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
NBA Mock Draft 2018 2.0
21 giu 2018
A meno di 24 ore dal Draft, cerchiamo di capire come si muoveranno le 30 squadre NBA al primo giro.
(articolo)
15 min
Dark mode
(ON)

Siamo a meno di 24 ore dalla prima chiamata del commissioner Adam Silver e nonostante un mese di incessanti rumors, ipotesi su strategie e mosse, il quadro al di fuori della prima scelta assoluta sembra tutt’altro che nitido.

Si tratta di uno scenario abituale quando si parla di Draft: in questa edizione il sovraffollamento dei lunghi nelle primissime posizioni potrebbe creare confusione all’interno della lottery, visto che basta una mossa imprevista per far cadere tutte le tessere del domino in maniere imprevedibili.

Da seguire con molta attenzione le quotazioni di Michael Porter Jr e le valutazioni sullo stato fisico della sua schiena che lo faranno oscillare dalla 2 fino a chissà dove, e alla possibile e inaspettata uscita di Luka Doncic dalla top-3 dopo esser stato l’unico avversario credibile di DeAndre Ayton nella corsa alla numero 1 per quasi tutto l’anno.

1. PHOENIX SUNS - DeAndre Ayton (C, Arizona)

Difficilmente i Suns andranno in una direzione diversa da quella che porta alla scelta di Ayton e le motivazioni sono decisamente convincenti: è complicato ignorare un giocatore con una tale prestanza fisica (216 centimetri per 120 chili di marmo muscolare) che abbina qualità motorie e doti offensive interne e perimetrali con potenziale per diventare di livello élite.

Potremmo fare le pulci sull’impatto di un difensore al momento ancora molto indietro nella comprensione di quello che gli succede intorno all’interno di una delle peggiori difese NBA, ma anche questo fa parte del potenziale inesplorato e di conseguenza degli ampi margini di miglioramento che questo prospetto può garantire.

2. SACRAMENTO KINGS - Marvin Bagley (PF, Duke)

Probabilmente anche noi potremmo essere caduti in uno smokescreen magistralmente architettato dal front office dei Kings, ma sembra che nell’iniziale dualismo tra Ayton e Doncic ne abbia guadagnato l’esplosivo atleta proveniente da Duke.

Bagley è ancora al bivio tra big man e ala ma grazie all’energia infinita e al suo dinamismo funzionale potrebbe diventare un giocatore capace di dare un contributo in termini di punti e rimbalzi immediato. Anche qui i dubbi sulle capacità difensive esistono e sono molto più preoccupanti di quelle di Ayton, visto che non ha istinti per proteggere il ferro e si trova molto spaesato nei tempi di aiuto - un’ancora di salvezza potrebbe essere data dalla capacità di poter cambiare su attaccanti più rapidi, ma è chiaro che stiamo parlando di una proiezione in chiave futura.

3. ATLANTA HAWKS - Jaren Jackson Jr (FC, Michigan State)

La tentazione-Doncic qui potrebbe essere molto forte se non fosse che gli Hawks sembrano non avere alcuna fretta di competere nel medio termine e che quindi questa ricostruzione possa portarli a scegliere in alto anche nei prossimi anni. A meno che, come pare dalle ultime ore, non abbiano capito che più sotto di loro ci sono tante squadre interessate per salire a prendere il talento del Real Madrid.

Le qualità di Jaren Jackson sono come il colore nero nei capi vestiari: stanno bene su tutto.

Nel caso in cui la scelta non venisse scambiata, Jaren Jackson diventerebbe un tassello fondamentale della ricostruzione degli Hawks perché giovanissimo e con una versatilità che possono metterlo a proprio agio in qualsiasi sistema di gioco. Difficilmente avremo a che fare con un Hall of Fame, ma un lungo con range di tiro, capacità di mettere palla a terra e tremendamente efficace in difesa ha un valore immenso nella costruzione di una squadra.

4. MEMPHIS GRIZZLIES - Luka Doncic (G, Real Madrid)

Se il miglior giocatore del Draft - almeno allo stato attuale - casca fino alla 4 è difficile lasciarlo passare a cuor leggero. Soprattutto se a questo punto delle scelte troviamo una squadra come i Grizzlies, che avrebbero la possibilità di inserire un giocatore già pronto in rotazione per poi dargli gradualmente le redini della franchigia una volta nel momento in cui Conley e Gasol usciranno dal loro prime (e probabilmente lo spagnolo lo ha già fatto).

Su Doncic c’è poco da dire: vincitore dell’Eurolega, MVP della manifestazione e della Finale. Quello che gli altri prospetti (ma non tutti) sono riusciti a fare contro i coetanei lui lo ha fatto contro adulti e professionisti veri. Un colpo sicuro che meriterebbe di non cadere fino a questo punto.

5. DALLAS MAVERICKS - Mohamed Bamba (C, Texas)

Inizialmente fu la beffa di DeAndre Jordan e del suo dietro-front con il contratto già firmato, poi Nerlens Noel e Rick Carlisle incapaci di mantenere un rapporto di minima sopportabilità. Insomma la storia recente dei Mavs e della loro costante ricerca di inserire a roster un centro per puntellare il sistema è tutt’altro che incoraggiante.

In estate la free-agency nella posizione di lungo ha come punta di diamante DeMarcus Cousins, ma i Mavs non possono perdere l’occasione per prendersi un lungo in un Draft in cui ce ne sono di tutti i gusti. Bamba e le sue braccia interminabili potrebbero dare un cambio di filosofia prendendo quello che potenzialmente è il miglior rim-protector del lotto. Un Rudy Gobert col tiro rischia di essere una previsione utopica, ma sicuramente Carlisle è uno dei migliori allenatori nel coinvolgere chiunque a livello offensivo.

6. ORLANDO MAGIC - Trae Young (PG, Oklahoma)

La nuova (si fa per dire) dirigenza di Orlando ha la necessità di andare a prendere un giocatore con spiccate caratteristiche realizzative e nessuno sembra essere corrispondere all’identikit più di Trae Young, ancor di più se pensiamo al buco nel ruolo che la squadra della Florida ha avuto negli ultimi anni.

Una scelta rischiosa - Trae è difficile da progettare a livello difensivo, soprattutto da nascondere per i suoi chiari limiti atletici e fisici - ma con un front office più orientato alla pallacanestro rispetto al precedente sembra essere la scelta più coerente.

7. CHICAGO BULLS - Wendell Carter (C, Duke)

Con il passare dei giorni sembra farsi sempre più piede l’ipotesi che i Bulls possano snobbare un prospetto dal potenziale elevato come Michael Porter Jr. per andare su una scelta più sicura come Wendell Carter.

Rispetto agli altri Carter paga in termini di potenziale ma arriva in NBA con uno stile di gioco moderno e già ben sviluppato, essendo un lungo abile a tirare/passare/palleggiare e con una solida intelligenza cestistica per difendere più ruoli nonostante un atletismo di livello buono ma non eccellente. Sulla carta è il complemento perfetto per Lauri Markkanen nella front-line dei prossimi 10 anni.

8. CLEVELAND CAVALIERS - Michael Porter Jr (F, Missouri)

Le voci che riguardano Porter e la sua schiena rimbalzano incessanti in questi ultimi giorni di valutazione. Sembra che qualche squadra possa scommetterci una scelta molto alta (Sacramento su tutte), ma la recente storia clinica potrebbe farlo precipitare in sede di Draft perchè un rischio così grande è difficilmente perdonabile quando hai un parco di talento così folto come quest’anno.

Cleveland invece potrebbe essere la soluzione ideale per questo realizzatore che si avvicina ai sette piedi di altezza e ricalca perfettamente la figura dell’ala moderna NBA. Una promessa, una situazione boom-or-bust come quella in cui la dirigenza si ritrova nella prossima free-agency.

9. NEW YORK KNICKS - Kevin Knox (F, Kentucky)

Da questa scelta in poi le tessere del domino potrebbero iniziare a cascare una dietro l’altra, e i Knicks in questa posizione potrebbero sorprendere tutti andando a prendersi quest’ala di ottime dimensioni che a Kentucky ha promesso tanto ma concluso poco.

La combinazione di statura, mobilità e pulizia tecnica è molto affascinante in prospettiva.

Ragazzo giovanissimo che denota una personalità ancora adolescenziale (compirà 19 anni ad agosto) ma con centimetri (208) e stile di gioco da ala di stazza e allo stesso tempo difensivamente versatile e con grande pulizia tecnica. Una delle più belle meccaniche di tiro tra i giocatori in odore di scelta.

10. PHILADELPHIA 76ERS - Mikal Bridges (SF, Villanova)

Una situazione win-win per entrambi: Mikal è un 3&D fatto e finito con qualità per marcare più ruoli in un solido sistema difensivo garantendo spaziature e poco coinvolgimento in termini di creazione dal palleggio. Un fit perfetto per i Sixers per mettere un altro bersaglio perimetrale per i passaggi di Ben Simmons e aprire gli spazi per Embiid. Essenziale.

11. CHARLOTTE HORNETS - Shai Gilgeous-Alexander (G, Kentucky)

La possibile partenza di Kemba Walker dovrebbe dare il via a scenari di ricostruzione in North Carolina e puntare sul potenziale di questo play che si avvicina ai 2 metri di altezza e mostra grande talento nelle situazioni di pick and roll potrebbe rivelarsi un’ottima idea.

SGA può nascondere molto di più di quello che ci si aspetta, ma dovrà lavorare molto sul fisico e sul tiro per poter garantire minuti di qualità. Progetto a lungo termine, sperando di aver pescato un Michael Carter-Williams efficiente.

12. L.A. CLIPPERS - Lonnie Walker (SG, Miami)

13. L.A. CLIPPERS - Collin Sexton (PG, Alabama)

Con due scelte consecutive i Clippers hanno l’occasione di poter mettere a posto il backcourt delle prossime stagioni con due giocatori di prospettiva che ben si adattano ai canoni atletici e fisici richiesti nella Lega.

Entrambi dotati di grande personalità, gioco esplosivo e corpo pronto al livello NBA nonostante qualche lacuna a livello decisionale: Walker è il prototipo della guardia realizzatrice lontano dalla palla, capace di colpire dalla distanza sia piedi per terra che dal palleggio, interessante da progettare all’interno dei set NBA.

C’è già chi crede tantissimo nelle capacità di Lonnie Walker - tipo adidas, che gli ha già fatto firmare un contratto pluriennale.

Sexton deve imparare a giocare anche a ritmi più bassi e affinare la tecnica, ma è il giocatore su cui non scommettere mai contro: ha aggressività, fame e pochi hanno la sua abnegazione al lavoro.

14. DENVER NUGGETS - Miles Bridges (F, Michigan State)

Qualora precipitasse fine a questa scelta, i Nuggets sarebbero pronti a fare i salti di gioia nell’inserire a un gruppo giovane il pezzo di puzzle mancante, una combo-forward altrettanto giovane con potenziale da glue-guy in quel ruolo in cui non sono mai riusciti a trovare il complemento perfetto.

Migliorato molto al tiro quest’anno nonostante un’annata sotto le aspettative, ala di energia che potrebbe sviluppare doti per poter giocare qualche possesso come realizzatore di emergenza.

15. WASHINGTON WIZARDS - Robert Williams (C, Texas A&M)

Centro sottodimensionato che nell’anno in cui doveva perfezionare il tiro si è trovato in uno dei sistemi più disfunzionali del College Basketball, dove non solo non è riuscito a trovare le situazioni per allargare il bagaglio tecnico ma si è trovato anche la strada sbarrata per esaltare le sue qualità di roller accoppiandolo a un altro lungo di peso. Atleta élite per verticalità e forza fisica, rim-protector grazie a braccia lunghe ed elevazione.

16. PHOENIX SUNS - Zhaire Smith (GF, Texas Tech)

Il miglior atleta del Draft. Saltatore di (pre)potenza con potenziale difensivo illimitato per dinamismo e strumenti (210 centimetri di apertura di braccia). Le misurazioni alla Combine lo hanno un po’ ucciso perchè è un 3 nel corpo di un 2 incapace di dare un contributo offensivo sul perimetro, ma ai Suns serve qualcuno che possa garantire effort difensivo sugli esterni.

17. MILWAUKEE BUCKS - Jerome Robinson (G, Boston College)

Fast-riser di questi ultimi giorni, realizzatore di statura che ha tanti modi per far male alla difese, come testimoniano i 30 segnati in casa di Virginia, la miglior difesa di tutto il panorama collegiale. Milwaukee ci ha abituato a scommesse alternate a scelte solide: questa è la perfetta via di mezzo.

Oltre ai 30 contro Virginia, ne ha messi 45 contro Notre Dame… sempre a domicilio.

18. SAN ANTONIO SPURS - Troy Brown (GF, Oregon)

Un’esaltazione della versatilità: in campo sa fare talmente tante cose che la paura è che non riesca a farne una veramente bene. È però giovanissimo e viene da una stagione parecchio frustrante a Oregon, ha istinti puri da playmaker nonostante sia ben oltre i 2 metri. In attesa degli sviluppi della situazione-Leonard, gli Spurs potrebbero affiancarlo a Dejounte Murray e Derrick White in un futuribile trio di trattatori di palla con dimensioni per poter marcare più ruoli.

19. ATLANTA HAWKS - Kevin Huerter (SG, Maryland)

L’intervento ai legamenti della mano destra che lo terrà fuori nei prossimi due mesi non dovrebbe penalizzarlo in termini di quotazioni. Ha illuminato il cinque-contro-cinque alla Combine con scelte intelligenti e rapide, notevole capacità di tiro abbinata a passaggi, letture e fluidità motoria. Bianco e smilzo, adattarsi ai canoni fisici NBA sarà la sfida più grande.

20. MINNESOTA TIMBERWOLVES - De’Anthony Melton (PG, USC)

Non è una point guard naturale e la sospensione da USC che lo ha tenuto fuori tutta la stagione lo ha segnato nel feeling per il gioco come ha dimostrato a Chicago alla Combine. Ha potenziale però per essere il miglior difensore del lotto sulle guardie, un cagnaccio sulla palla e un gioco offensivo non così indietro da mettere a posto per il piano di sopra. Le percentuali al tiro saranno fondamentali nella sua carriera, ma Tom Thibodeau stravede per giocatori del genere.

21. UTAH JAZZ - Keita Bates-Diop (F, Ohio State)

Giocatore di sistema, combo forward che fa della multiposizionalità offensiva e difensiva il suo maggior pregio su un campo da basket. Talento e atletismo nella media ma inserito in un sistema offensivo solido che gioca a basso ritmo come i Jazz dispone di quelle piccole cose che gli permettono di guadagnare minuti facili (tiro, QI).

22. CHICAGO BULLS - Chandler Hutchison (SF, Boise State)

È stato uno dei primi a cancellare tutti i workout individuali programmati, chiaro segnale di una promessa di scelta. C’è da capire quale franchigia gli abbia garantito una chiamata: i Bulls sembrano essere i maggiori indiziati per prendersi nelle fila questo 3 capace di andare a rimbalzo come un lungo e difendere sfruttando stazza e feeling innato per il gioco. La capacità di attaccare i closeout con entrambe le mani è interessante solo se riesce a mettere a posto il tiro piedi per terra.

23. INDIANA PACERS - Elie Okobo (PG, Pau Orthez)

Quest’anno si è preso sulle spalle la sua squadra portandola ai playoff di ProA, chiudendo un percorso di crescita che non sembrava così auspicabile qualche anno fa. Supera il metro e novanta e dal palleggio ha mille modi per arrivare alle conclusioni con il suo affidabilissimo pull-up jumper. La scarsa presenza di point guard in questo Draft potrebbe portare il francese a scalare posizioni velocemente nel Draft.

24. PORTLAND TRAIL BLAZERS - Khyri Thomas (SG, Creighton)

Sembra disegnato per le necessità dei Blazers: in attacco è un tiratore che si trova a suo agio in un attacco di flusso come quello di Stotts ed è uno dei pochi giocatori divertenti da veder agire in difesa per come lotta per passare sopra i blocchi, attaccare l’uomo in pressione e recuperare le rotazioni con equilibrio.

25. LOS ANGELES LAKERS - Aaron Holiday (PG, UCLA)

I Lakers quest’estate puntano alla caccia grossa nel mercato free-agent (LeBron James, Paul George) e non solo (Kawhi Leonard), ma hanno comunque bisogno di mettere qualche paletto nel core giovane nei ruoli in cui sono scoperti. Holiday è un prodotto di casa, point guard piccola ma dinamica che garantisce anche range da 3 punti dal palleggio. La scarsa statura lo fa oscillare tra le scelte appena fuori dalla lottery fino, appunto, alla fine del primo giro.

26. PHILADELPHIA 76ERS - Donte DiVincenzo (SG, Villanova)

A proposito di profeti in patria: Donte DiVincenzo nella finale NCAA ha esaltato tutta Philadelphia aiutando gli Wildcats a conquistare il secondo titolo in 3 anni con una prestazione da 31 punti. Il “Michael Jordan del Delaware” è un esterno capace di dare tutta quella serie di intangibles che ai Sixers, dalla panchina, potrebbero trasformarsi in oro colato: tiro, difesa, grinta e un valido aiuto ai lunghi a rimbalzo. Può diventare un T.J. McConnell con più talento.

27. BOSTON CELTICS - Grayson Allen (SG, Duke)

Allen ha chiuso la carriera a Duke come ultimo elemento della stirpe dei White-Guy-Blue-Devil, odiato nella maggior parte delle arene e una fama che lo precede in tutto quello che fa sul campo. La personalità di Grayson è però una di quelle che hanno un impatto in NBA, soprattutto se inserito nel giusto contesto, dove può dimostrare di essere un atleta migliore di quello che si pensi e che possa limitare alcune decisioni avventate che fanno parte del personaggio. Danny Ainge in campo era uguale a lui: potrebbe scattare il colpo di fulmine.

28. GOLDEN STATE WARRIORS - Josh Okogie (GF, Georgia Tech)

Un prodotto grezzo con particolari qualità fisiche - muscolare con grandi mani e apertura di braccia notevole - che gli Warriors possono mettere in laboratorio per crearne il nuovo elemento da far uscire dalla panchina in posizione di ala. Giocava da lungo al liceo e la transizione sul perimetro è ancora in atto, nonostante nelle ultime stagioni ci abbia giocato stabilmente.

29. BROOKLYN NETS - Rawle Alkins (SG, Arizona)

Impetuoso atletone dotato di un’armatura di muscoli, in campo fa valere questa stazza in tutto quello che lo riguarda: in attacco guida penetrazioni potenti fino al ferro, mentre dall’altra parte del campo è capace di mettere la museruola al miglior attaccante avversario con grande aggressività. Sul tiro c’è un pericolosissimo cartello di work in progress e ovviamente non è il miglior decision-maker del lotto, ma con un parco di guardie di talento ma di scarso impatto fisico i Nets potrebbero essere interessati a inserire un giocatore con questo impatto.

30. ATLANTA HAWKS - Jevon Carter (PG, West Virginia)

Per capire a che livello possono arrivare le capacità difensive di Carter basta pensare che la maggior parte degli agenti dei giocatori accoppiati a lui nei workout individuali hanno scelto di cancellarli non appena venivano a sapere della presenza del play di West Virginia. Carter non è aiutato dai centimetri (arriva a malapena al metro e 80), ma in un modo o nell’altro chi lo affronta tende a giocare male di fronte alla sua combinazione di cattiveria agonistica, mani e piedi rapidissimi e un motore che non si spegne mai. Playmaker sottovalutato, niente di eccezionale ma sbaglia poche scelte.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura