La tradizione delle partite di Natale è ormai vecchia quanto la NBA stessa. Quella che si aprirà domani con la sfida tra New York Knicks e Atlanta Hawks è infatti la 74° edizione di un appuntamento che, almeno dal punto di vista mediatico, rappresenta uno dei momenti più importanti della regular season. Inaugurata il 25 dicembre del 1947 con un tutt’altro che indimenticabile 89-75 dei Knicks, presenza pressoché immancabile nei Christmas Day Games, sui Providence Steamrollers (franchigia la cui esistenza terminerà giusto un paio d’anni più tardi), la tradizione nel corso del tempo ha regalato diversi episodi a loro modo memorabili. E visto che a questo giro la pandemia rischia seriamente di compromettere la qualità delle singole partite a calendario, ne abbiamo scelte cinque con cui potersi eventualmente consolare. Se poi voleste indulgere nella nostalgia, abbiamo aggiunto qualche nota d’epoca cinematografica e musicale, che non di solo basket vive l’uomo (anche se).
1961: Philadelphia Warriors-New York Knicks 135-136
Per evidenti ragioni di carattere tecnico, la prima partita che vi proponiamo è anche l’unica di cui non esistano riflessi filmati. Occorre quindi uno sforzo di fantasia per immaginare la sfida andata in scena al Madison Square Garden il giorno di Natale di sessant’anni fa: gli Stati Uniti sono al termine del primo anno della presidenza Kennedy, al botteghino spopola Colazione da Tiffany e se si accende la radio è praticamente impossibile non sentire Are You Lonesome Tonight? del Re Elvis Presley.
I Celtics hanno vinto gli ultimi tre titoli, scrivendo le prime pagine di una dinastia destinata a durare ancora un decennio, ma gli occhi degli appassionati sono puntati sul ciclone che sta travolgendo la NBA e che risponde al nome di Wilt Chamberlain. Alla sua terza stagione nella lega, l’ex-Harlem Globetrotters fa registrare le sbalorditive medie di 50.4 punti e 25.7 rimbalzi a partita. Non è un caso, quindi, che per la partita natalizia i suoi Philadelphia Warriors siano chiamati ad affrontare i Knicks, insieme ai Celtics la squadra più popolare del paese. E la partita non delude le aspettative, con una vittoria dei padroni di casa al secondo supplementare, ma è soprattutto Chamberlain a non deludere l’attesa dei presenti. Wilt gioca tutti e 58 i minuti, segna 59 punti tirando 23 su 44 dal campo e trova anche l’energia necessaria per strappare 36 rimbalzi. Una prestazione mostruosa che non porta alla vittoria ma che gli vale un record, quello dei punti segnati in una partita di Natale, che durerà per parecchio tempo.
Così, giusto per capire che razza di extraterrestre fosse Wilt Chamberlain.
1984: New Jersey Nets-New York Knicks 120-114
Arrivati al 1984 lo sforzo d’immaginazione è decisamente più contenuto: invece di Colazione da Tiffany a metà anni Ottanta si va in massa al cinema a vedere Beverly Hills Cop, mentre dal punto di vista musicale la successione al trono ha premiato Michael Jackson, indiscusso Re del Pop. Il giorno di Natale, nella nuova incarnazione del Madison Square Garden, si scrive ancora una volta la storia del gioco. Il derby tra Nets e Knicks non ha grande appeal: i padroni di casa attraversano l’ennesima stagione mediocre il cui unico sussulto sarà la prima scelta al Draft che porterà in dote Patrick Ewing, mentre i cugini arriveranno ai playoff solo per essere eliminati al primo turno con un secco 3-0 da parte dei Detroit Pistons. In campo però ci sono due giocatori, uno per parte, che valgono il prezzo del biglietto. Spike Lee, pronto di lì a poco a esordire sul grande schermo ma già presenza fissa sulle tribune alle partite interne degli adorati Knicks, confermerebbe questa tesi.
Il grande protagonista è Bernard King, attaccante di eccezionale talento che segna 60 punti in 41 minuti, frantumando il record di Chamberlain dopo quasi un quarto di secolo. E proprio come capitato a Wilt nel 1961, la grande prestazione di King non basta perché a portarsi a casa la vittoria sono i Nets guidati da Michael “Sugar” Ray Richardson. La battaglia tra due autentici califfi del gioco in post e del mid-range si lascia guardare ancora oggi, anche solo per farsi un’idea di come il gioco sia cambiato negli ultimi 30 anni.
Anche dal punto di vista della produzione televisiva sono stati fatti grandi passi in avanti.
1995: Orlando Magic-Houston Rockets 92-90
Non ci sono record particolari a segnare il giorno di Natale NBA del 1995, ma una novità di rilievo viene comunque introdotta: per la prima volta si mette in cartellone la rivincita tra finaliste della stagione precedente. Ironicamente, la decisone della lega arriva dopo una delle finali più sbilanciate di sempre. Per quanto vale, i Magic riscattano il 4-0 subito nel giugno precedente grazie al canestro di Penny Hardaway, che a 3 secondi dalla fine fissa il risultato sul 92 a 90. La battaglia tra Hakeem Olajuwon e Shaquille O’Neal, forse gli ultimi due centri davvero dominanti a sfidarsi per il titolo, finisce con una doppia-doppia per entrambi ma senza giocate decisive. La gara è combattuta ma poco spettacolare: chi si annoia prova a recuperare andando al cinema a godersi futuri classici per grandi e piccini come Jumanji e Toy Story, oppure si lancia in audaci karaoke a colpi di Mariah Carey, TLC e Boyz II Men.
Sotto-trama per veri nerd NBA: la sfida tra Horace Grant e Robert Horry.
2004: Miami Heat-Los Angeles Lakers 104-102
La NBA, spesso accusata di favorire una narrazione un po' melensa delle gesta dei suoi campioni, quando vuole sa essere luciferina. Non c’è gran spirito natalizio sul parquet dello Staples Center il giorno di Natale del 2004, perché in scena va il primo rendez vous tra Kobe Bryant e Shaquille O’Neal. La coppia che ha dominato l’epoca post-Jordan, dopo una lunga opera di logoramento reciproco, è scoppiata durante l’estate e Shaq è emigrato verso South Beach. Le due squadre sono un work in progress, cantieri aperti su cui i due front office sapranno costruire corazzate da titolo. La partita che ne esce è caotica, a tratti addirittura selvaggia: Kobe ne segna 42 ma tira con il 40% dal campo, mentre Shaq si porta a casa la consueta doppia-doppia dando l’impressione di impegnarsi il giusto.
I protagonisti sono allora un giovane e a tratti incontenibile Dwyane Wade e l’altro ex, Lamar Odom, che tiene in piedi i suoi nel tiratissimo supplementare. Lo spettacolo complessivo rimane forse un po' sotto le attese, peraltro altissime, soprattutto se paragonato a quello offerto da Ocean’s Twelve, secondo capitolo della saga diretta da Steven Soderbergh che vanta un cast stellare e strega gli spettatori. Meglio non accendere la radio, invece, a fine 2004, pena il rischio di incappare in dimenticabilissimi successi firmati Maroon 5e Nickelback (davvero, si può fare peggio di così?).
Vi siete mai chiesti perché a inizio carriera Lamar Odom veniva definito “Magic Johnson with a jumpshot”?
2016: Golden State Warriors-Cleveland Cavaliers 108-109
La tradizione del rematch della Finals inaugurata nel 1995 prosegue ininterrotta negli anni seguenti e trova il suo culmine nel 2016. La NBA è reduce da una delle serie finali più epiche di sempre e la rivincita tra Warriors e Cavs è il piatto forte del menù di Natale. Molte cose sono cambiate nei mesi successivi alla strabiliante rimonta di LeBron James e compagni, prima di tutto a Golden State è arrivato Kevin Durant. E l’ex-Thunder (36 punti e 15 rimbalzi) è il migliore in campo di una sfida che vede i Dubs in controllo del gioco e in vantaggio nel punteggio per i primi 46 minuti.
Nell’ultimo quarto, però, in una sorta di replica del finale di gara-7 delle Finals, sale in cattedra Kyrie Irving. I suoi 14 punti, comprensivi dei due canestri che svoltano la partita negli ultimi 40 secondi, regalano un’altra gioia ai tifosi di Cleveland. Una gioia che risulterà l’ultima della lunga rivalità con gli Warriors, perché da lì in poi il conteggio complessivo delle vittorie sarà 11 a 1 in favore di Golden State con i Cavs in grado di vincere la sola gara-4 delle Finals 2017. La vittoria dei campioni in carica a Natale 2016, in definitiva, si trasformerà in singolo capitolo di una lunga saga, un po' come Rogue One: A Star Wars Story che proprio in quei giorni fa registrare il tutto esaurito nei cinema americani. Molto meno epico, invece, il sottofondo sonoro che comprende i grandi successi di Justin Bieber, vero trionfatore di un 2016 musicalmente rivedibile.
Promemoria di cosa è capace di combinare Kyrie Irving quando gioca a pallacanestro.
Nella speranza che le cinque partite di domani possano un giorno soppiantare quelle contenute in questa lista, vi auguriamo un grandissimo Natale spaparanzati sul divano in compagnia dello sport più bello del mondo.