Dopo aver firmato un’estensione contrattuale da 130 milioni di dollari per quattro anni, Pascal Siakam non è diventato soltanto la pietra angolare su cui costruire il futuro dei Toronto Raptors, ma anche il volto stesso della franchigia canadese. Per quanto Kawhi Leonard sia stato – e sarà per sempre – l’Uomo della Provvidenza, quello che ha reso possibile il raggiungimento di un sogno, o per quanto Kyle Lowry rappresenti la connessione tra passato, presente e futuro, condizione necessaria per la costruzione di una cultura del lavoro duratura, è Siakam ad avere il profilo perfetto per impersonificare lo spirito dei Raptors.
La sua mentalità da colletto blu e la sua etica del lavoro sono i tratti distintivi della Raptors Basketball, dove il successo arriva da un lavoro collettivo di grande intelligenza e lungimiranza, figlio di un melting-pot non soltanto etnico ma anche e soprattutto tecnico-culturale. Un giocatore moderno per una franchigia moderna, capace di individuare e coltivare il talento e di saper innovare come poche altre nella lega.
Dopo il premio di giocatore più migliorato dell’anno della scorsa stagione e una campagna esaltante ai playoff, culminata col titolo contro i Golden State Warriors, l’ultima cosa che serviva a Siakam per completare la sua trasformazione in giocatore franchigia era un un ulteriore salto di qualità. E il camerunese ha risposto subito presente: il suo inizio di stagione da 28 punti, 9.2 rimbalzi e 3.7 assist (tutti massimi in carriera per 36 minuti) lo stanno consacrando come una delle nuove stelle nascenti della NBA. Ma Siakam non sembra aver intenzione di fermarsi qui: per quanto sia migliorato in maniera costante anno dopo anno fin dal suo ingresso nella lega, come se non riuscisse a fare a meno di evolversi, il suo gioco sembra essere ancora lontano dalla forma definitiva. E con lui il futuro dei Toronto Raptors potrebbe tornare a essere luminoso ben prima di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi.
Ultima evoluzione: livello Superstar
Per quanto riuscire ad alzare costantemente l’asticella del proprio rendimento sia una cosa estremamente difficile, i Raptors hanno svolto un eccezionale lavoro di sviluppo tecnico su di lui, con il coaching staff di Toronto (con Nick Nurse come anello di continuità tra la gestione di Dwane Casey e quella attuale) che ha saputo lavorare per livelli, permettendogli di acclimatarsi gradualmente. La sua facilità di apprendimento ha fatto il resto.
Il far sentire la propria presenza sotto entrambi i tabelloni delle due metà campo non è mai stata un problema per Siakam, ma se oggi è un difensore in grado di prendersi in consegna un prisma di avversari che va da Jrue Holiday a Kemba Walker a LeBron James è grazie alle sfumature lasciategli nei primi due anni, in cui le sue doti fisiche erano preziose più che altro nel dare multidimensionalità ai quintetti dei canadesi. Poi, nella passata stagione, Siakam è finalmente uscito dal proprio bozzolo, esplodendo come arma offensiva in grado di punire in più modi grazie all’elasticità fisica tanto quanto una tecnica decisamente più affinata dall’allenamento. L’anno scorso è stato capace di chiudere nel 80° percentile in transizione, dal post e in situazioni di spot-up, con la metà dei suoi possessi offensivi che derivavano proprio dalla sua capacità di spaziare il campo o di bruciarlo dopo uno stop difensivo, permettendo ai suoi di alzare il ritmo e togliere ossigeno agli avversari.
Con 1.32 punti per possesso, anche in questo avvio di stagione Siakam è uno dei giocatori più efficaci in transizione, situazione nella quale l’intesa con Lowry è ormai telepatica.
Dopo la partenza di Leonard, il camerunese non ha avuto problemi nell’assorbire la crescita esponenziale del suo Usage% (da 20.5 al 31%) né nell’assorbire gli oneri e gli onori di un primo violino offensivo. Grazie a un palleggio più solido che gli permette di attaccare con più facilità, Siakam è riuscito finora a duplicare i possessi in isolamento rispetto alla scorsa stagione (da 1.5 a 3.2 a partita), mentre quelli da palleggiatore nel pick and roll sono addirittura triplicati (da 0.8 a 2.8), con i suoi giochi dalla punta che stanno iniziando a diventare uno dei nuovi tratti distintivi dell’attacco dei Raptors.
Seguendo la linea dei Milwaukee Bucks, dove quattro giocatori spaziano il campo per garantire a Giannis Antetokounmpo la possibilità di attaccare il ferro, anche i Raptors stanno cercando di mettere Siakam nelle condizioni migliori affinché possa sfruttare tutto il suo atletismo atipico. Per quanto non sia un giocatore particolarmente esplosivo e abbia un telaio diverso da quello dell’ultimo MVP, le sue skills atletiche sono altrettanto speciali, dove l’agilità e un motore sempre in azione sono le chiavi di volta per piegare la difesa al proprio volere, arrivando al ferro oppure subendo falli e andando in lunetta (dalla quale in questo inizio di stagione è pressoché infallibile). Se le penetrazioni di Antetokounmpo assomigliano a un’esondazione vulcanica che, inarrestabile, devasta tutto quello che incontra, quelle di Siakam si mantengono in equilibrio sopra la punta di un fioretto, costringendo il diretto avversario a un ballo della morte dove servono piedi veloci e braccia infinite per non cadere nel vuoto.
Con il campo perfettamente spaziato, le difese avversarie difficilmente riescono a contenerlo in uno-contro-uno, e il 26/27 ai liberi di queste prime sei partite rendono sconsigliabile pure provare a mandarlo in lunetta. Inoltre, Siakam è nel 75° percentile in situazioni di pick and roll dove è lui a gestire il pallone, un dato incoraggiante visto il maggiore utilizzo.
Il miglioramento più notevole nella giovane carriera di Siakam è senza dubbio l’aver sistemato il proprio tiro in sospensione. In due anni è passato dal 22% su 1.6 tentativi al 42.4% su quasi sei tentativi da tre di questa stagione, sempre tenendo bene in testa che il campione statistico è ancora ridotto. E per quanto tenda ancora a gettare un po' indietro le spalle, la sua meccanica di tiro è molto più compatta rispetto ai tempi del college, cosa che gli ha permesso di diventare letale sugli scarichi (1.48 punti per possesso da spot-up, 94° percentile).
Il punto di forza della sua evoluzione a Superstar, comunque, sono le ricezioni in post-up – anche queste triplicate rispetto alla passata stagione, arrivando a 6 per partita. Grazie a un corpo elastico che sembra snodarsi sopra un unico filamento, Siakam è in grado di imparentarsi con la figura del proprio difensore quasi fosse fatto di gomma, modellarsi sulle imperfezioni delle posture difensive dell’avversario per poi ruotare sul perno per trovare la via più facile verso il canestro. I suoi spin hanno un che di scolastico, ma sono fatti a una velocità e con una coordinazione tale che, grazie anche alla lunghezza delle braccia, diventano difficili da contestare.
Anche un buon difensore come Jonathan Isaac, che teoricamente avrebbe le misure per stare con lui, non riesce a contenerlo.
Non si smette mai di migliorare
Nonostante i 26.3 punti di media a partita e l’aumento di volume del suo gioco perimetrale – in questa stagione ha iniziato a prendere molte più triple dal palleggio e dalla zona centrale del campo (da 0.8 a 4 di media a partita), chiaro segnale della sua centralità nell’attacco canadese – rendano Siakam già oggi uno degli attaccanti più prolifici della lega, il suo gioco presenta ancora grossi margini di miglioramento, soprattutto dentro l’area. Per quanto il tocco sia piuttosto morbido, ha ancora qualche problema nel finire al ferro, dove i suoi lay-up, per quanto difficilmente contestabili, risultano a volte imprecisi o frettolosi. A volte sembra sbagliare l’angolo di tiro o perdere l’orientamento col canestro; altre invece il suo equilibrio non sembra perfetto e preferisce chiudere con un floater piuttosto che cercare il contatto dell’avversario.
Intanto però è tra i primi dieci per triple centrali tra quelli che ne prendono almeno quattro a partita, bombardando col 48% nonostante molti più tiri dal palleggio.
È vero che le sue conclusioni nel pitturato sono aumentate (da 5.7 a 7.2 a partita) rispetto alla passata stagione, ma la sua efficacia è scesa di oltre sette punti percentuali, fino al 63.5% attuale, e la sua mancanza di fisicità (intesa come muscoli) ed esplosività si nota soprattutto nella scarsa efficacia come rollante verso canestro dopo un blocco, dove, a differenza di Giannis, spesso non riesce a concludere. L’utilizzo dello short-roll in stile Ibaka per prendersi un tiro dalla media distanza è un buon palliativo al momento, ma molto del suo potenziale esprimibile passerà proprio dalla migliore capacità di usare il suo corpo.
Nonostante le ottime percentuali dal perimetro, Siakam tende ancora a non fidarsi del tutto del suo range di tiro, preferendo entrare in area per un palleggio-arresto-tiro dalla media distanza, dove, complice la partenza di Leonard, ha più occasione di prendersi responsabilità. Quello delle letture - non solo nelle scelte di tiro, ma anche nella gestione dell’attacco - è forse l’aspetto in cui è più indietro nel suo sviluppo.
Siakam non è un giocatore che ama particolarmente palleggiare e quando riceve il pallone è in grado di compiere decisioni veloci e tenere fluido il possesso, cose che fanno ben sperare in un’evoluzione positiva, ma il suo playmaking presenta ancora ampi margini di miglioramento – per adesso ha distribuito tanti assist (20) quante palle perse (19) – e ancora non riesce a scansionare bene il campo o manipolare gli schieramenti difensivi. Non è un caso che Nurse difficilmente tolga dal campo Lowry e Fred VanVleet, rispettivamente primo e secondo per minuti giocati in questo avvio di stagione, ma non è impossibile che possa raggiungere un discreto livello — anche perché aggiungere il playmaking primario, per un esterno, è forse la componente che richiede più tempo e dedizione.
Un esempio di cattiva lettura nella partita persa contro i Celtics. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, nonostante abbia uno degli Usage% più alti tra i giocatori con almeno 25 minuti di utilizzo, le palle perse per cento possessi non sono aumentate rispetto a un anno fa (11.2 contro 10.5) e sono comunque inferiori di giocatori come James Harden, Antetokounmpo o Luka Doncic.
Prendersi il futuro
Anche il suo ex compagno di squadra Leonard ci ha messo un po' prima di essere a suo agio nello scandagliare il campo in cerca del passaggio migliore, e quindi non è detto che in futuro anche Siakam non possa essere in grado di leggere in maniera più lucida le difese avversarie. Dopotutto, si parla di un giocatore di 24 anni con una parabola piuttosto difficile da prevedere e che appena tre anni e mezzo fa usciva da Mexico State University con la speranza di trovare spazio come gregario nella NBA.
Anche in questo Siakam sembra davvero il simbolo perfetto dei Toronto Raptors, una franchigia che negli ultimi anni ha spiegato bene come nella NBA le cose possano cambiare improvvisamente in poco tempo: quanto sembrano lontane, oggi, le eliminazioni per mano dei Cavs nei playoff del 2016 e del 2017? E quanto sembra già lontano il titolo vinto appena cinque mesi fa?
In una lega in cui gli esterni in grado di fare la differenza su entrambi i lati del campo sono merce rara e spesso determinante, Siakam rappresenta per i Raptors la miglior via possibile verso un futuro da protagonisti. Toronto è riuscita a restare solida e organizzata nonostante le perdite estive, che hanno drasticamente ridotto le rotazioni (in questo, la crescita di OG Anunoby è da seguire con particolare interesse); ma ciò nonostante i campioni in carica non sembrano interessati a recitare un ruolo secondario. Il lavoro di Nurse difficilmente troverà soddisfazione in questa stagione, dove altre squadre sembrano avere una marcia in più, ma potrebbe pagare grossi dividendi nel giro di pochi anni, specie se supportato dal lavoro di Masai Ujiri, forse il miglior dirigente della NBA in questo momento.
L’estensione di Siakam, soprattutto se supportata da prestazioni come quelle di questo inizio stagione, sarà una bella carta da visita da mostrare nel corso della free agency del 2021, quando molti dei principali giocatori della lega torneranno disponibili via free agency, e dove i Raptors si presenteranno con tanti soldi e altrettante ambizioni. La piazza ha già dimostrato di avere tutto (dal pubblico al folklore al merchandising alla cultura del lavoro e - adesso - anche l’esperienza di un titolo) per essere di primissimo livello, e Toronto è una città sempre più apprezzata anche dai giocatori NBA, al netto delle tasse che rimangono uno scoglio non indifferente.
Ma con la definitiva consacrazione di Siakam ormai sotto i nostri occhi, ogni notte, Toronto ha già iniziato a pianificare un nuovo ciclo vincente.